Si può dipingere ogni cosa
Basta soltanto vederla.
Giorgio Morandi
Leggo questa frase sulla
rivista di arte che lui mi porge, prima di aprire la pagina sui suoi quadri.
Leggo e ascolto la bella
sinergia, la capto, ecco perché la sento, fra Alberto Badolato e Amedeo de
Benedictis, due modi di essere, due modi di vedere la materia, il colore, la
percezione.
Loro due possono dipingere
ogni cosa, loro.
La vedono e la trasformano.
Uno astraendola, l’altro
mutandola.
Dall’astratto alla
metamorfosi, due atteggiamenti di caratteri diversi, entrambi con connotazioni
forti, scelte di vita, prima che pittoriche.
Ogni artista butta nel
momento creativo il suo carattere, la personalità che è. Per questo mi
affascinano le biografie, nonostante poi Amedeo mi dica che bisogna guardare
solo il quadro, solo il racconto, così mi dicono anche altri, io non riesco. Il
quadro mi parla di chi l’ha fatto, perché come dice Cocteau, chi scrive o
dipinge o suona, sempre il suo autoritratto fa.
Vi cito Cocteau, perché dice
le stesse cose che dico io, non per un delirio di supponenza ma per avvalorare
le parole di una sconosciuta che parla senza avere mestiere.
Sono una semplice fruitrice del
bello e dell’arte che scrive solo per affetto.
Diverso è invece quando si giudica un prodotto da chi l’ha fatto ed è il nome che vende bene e non il suo
contrario. Ma questa é una logica di mercato che non ci appartiene. Non siamo fra venditori ma fra
persone che posseggono il fuoco della creazione, l’urlo delle forme che
vogliono nascere, il parto generativo del momento parlante. Se parlo se scrivo
se dipingo un motivo c’è…
E così mi ritrovo a
canticchiare
Sincera
come l'acqua di un fiume
di sera
trasparente eppur mi sembri
nera
diceva Lauzi...
Ho visto
cattedrali di luce nel cuore
Troppo sole può fare morire
Ecco proprio non sapevo che
questo testo mi sarebbe apparso nel momento in cui io danzavo con i fiori in
mano.
I fiori di Amedeo de Benectis non somigliano a
nessun fiore, eppure profumano e si spappolano musicalmente in note gioiose...
L'idea di fiore non è un
fiore. Una idea è pur sempre un'astrazione, dicono insieme Gaber ed Hegel. Le
gerbere, dalla realtà della composizione al divenire colore su tela, camminano da
un concreto verso l'immaginario trasformandosi. La metamorfosi che tutti
attuiamo quando introiettiamo in noi quello che odoriamo, tocchiamo, vediamo. E
poi ributtiamo in forme varie a secondo come riusciamo a goder di tanto dono
Dalla realtà all'astrazione e
poi di nuovo realtà, un masticare che dovrebbe dare una maggiore digeribilità
... Tanto per citarmi da sola
Alberto Badolato interviene " Dall'astrazione all'idea astratta e poi dall' idea
astratta all'astrazione. La realtà è dentro e fuori di
noi, ci dà ricordi, sensazioni, emozioni... l'astrazione nasce nella realtà ma
non è realtà... è rinuncia alla realtà. Ma l'astrazione non è fuga dalla realtà né
tanto meno può diventare un mezzo per superare i "colpi reali". Per me
è un modo di essere che si libera dalla realtà nel momento, e solo nel momento,
in cui riesce a liberarsene".-
Ed io dico: "Liberiamoci, dunque, dalle nostre
catene. Possiamo? In una bella poesia di un carcerato lui vedeva le sbarre
delle nostre astrazioni più reali e chiudenti delle sue sbarre. Temo che abbia
ragione. D'altronde abbattere le sbarre dell'astrazione comporta coraggio!
Quello sì, reale. Astrarsi comporta rinuncia. Anche gli eremiti sì astraevano
Ci si libera liberandosene, come
dice Alberto.
Ed io concludo indegnamente
questo collage di canzoni, spezzoni di dialogo, da conversazione reale a conversazione virtuale, un mio parlare di colori
fatti di fiori, di fiori viventi e parlanti che danzano al suono della
metamorfosi generale, dopo che il cavallo ha perso la maschera, la grinta ha
affrontato sputi sentenze e umiliazioni, dopo che il tempo passò e l’urlo
divenne solo fioco ricordo, esile momento di rabbia che accecava il
vedere, dopo che "dall'asfittico spazio del destino", scrive la
poetessa Pina Majone Mauro, si è trovato il varco della poesia, dei colori, dei
fiori.
Molti rimangono intrappolati
nella rabbia, nel rincrescimento diventano prigionieri dei loro stessi lamenti,
altri, vanno altrove con in mano soltanto un fiore, una penna, una tavolozza di
colori, una nota… facciamo sette, le sette note, i sette colori dell’arcobaleno,
la legge del sette di Gurdjeff, dove tutto è
energia…
Come coriandoli, una
manciata di petali. Nuovi coriandoli sopra di noi scendono e si fermano solo se
vedono la tela
Si spiaccicano proprio
….
Come dice la figlia delle sue
tele: sono loro che osservano te, con affetto aggiungo io. Con grande
serenità.