Il Lametino ben raccontato all'Uniter attraverso gli studi di Raffaele Gaetano con le testimonianze dei viaggiatori nei secoli dei secoli amen.
Ho già scritto una mia lettura del libro di Raffaele e metto link https://trollipp.blogspot.com/2015/05/lo-sdegno-elegante-di-raffaele-gaetano.html per chi voglia rileggere, mi soffermerò invece sulle frasi di Ceronetti tratte da "Un viaggio in Italia" commissionato da Giulio Einaudi allo scrittore, pubblicato nel 1983.
"Lamezia, un luogo texano, italianamente inesistente... Lo squallore intollerabile di Nicastro... Un funebre vacare di giovani nei bar, raggruppati intorno al Niente... Come si può vivere in un luogo così brutto? “...E le cose visibili s’intendono per la notizia delle cose invisibili” (così deve parlare un vero storico!). Nicastro sembra una ricostruzione post-atomica, talmente affrettata e stracciona da far rimpiangere quando la bomba aveva fatto il deserto. Qualche avanzo povero, che sarà demolito per fare posto al disumano... Mio Dio, quant'è brutta l’Italia! Di bellezza restano poche, assurde tracce: beato chi le ritrova e le segue, fuori di questo mondo. Qualche bel topo lungo i binari della ferrovia. Vernice rossa e croci nazi... Facce concentrate hanno tutti i calabresi. Sembrano, anche non pensando, una nazione di filosofi..."
In effetti il paesaggio a ben guardare conserva ancora molta bellezza, certo deturpata, però presente, e il pittoresco, benché molto omologato, si può trovare. Il vero orrido che affascina, il sublime, presente nelle irregolarità, nel rumore, nella laidezza dei gesti oppure nella generosità che non aspetti più, vivacchia nella piana lametina come altrove mostrando segni di una vitalità restia ad arrendersi.
Raffaele mi incoraggia a risiedermi ai tasti e a ripigiarli, ed a lui rispondo, alla generosità di chi ci crede, di chi crede al potere dello scritto che possa immortalare quel "momento storico" di ieri sera.
La relazione era conclusa, Raffaele Gaetano aveva trattato il tema in modo puntuale e preciso, sublime direi, anche ironico, il dibattito era vivace e durante un mio breve intervento ho sintetizzato il senso delle parole di Ceronetti affermando che da anni, come Ceronetti, avevo coniato un unico termine per il luogo infelice e malsano dove ci troviamo: Il Lametame. https://trollipp.blogspot.com/2015/09/lametame-forever.html
Il Lametame riecheggia da anni, da moltissimi anni, nelle teste benpensanti del Lametino e da allora in poi Il Lametame sarà il pubblico termine coniato da me e esportato nella nazione delle patrie lettere. Un marchio SIAE per indicare non tanto un luogo o il suo paesaggio bensì i gesti, le scortesie, le piccinerie, con cui si pensa di fare comunità, a dir la verità una comunità che non esiste.
Le parole di Ceronetti continuano nella descrizione del cimitero:
"Nel cimitero di Lamezia (dove scivolo disperato per tanta bruttezza) una splendida, grassa, lucente lucertola annuncia tripudiante l’Anàstasis a Giorgio Fragalà il quale “dedicò ogni suo atto alla Famiglia e al suo Impiego”. (Forse è da interpretare: a come impiegare, nel senso di adoperare, la Famiglia)... E intanto musica, fischi di treno, mai pace."
Credo, ridendo, che fra topi, lucertole e serpenti, una colomba possa ancora volare sui cieli della piana infelix
Con la gioia di averti ascoltato, Raffaele
Ippolita Luzzo
giovedì 28 febbraio 2019
mercoledì 27 febbraio 2019
Subhaga Gaetano Failla La casa sul molo di Nantucket
"Racconti di fantascienza" così risponde Ismaele alla domanda del suo amico su cosa legga nel racconto della casa sul molo di Nantucket. E sono racconti di fantascienza e di ricordi, racconti elegiaci e di omaggio questa raccolta di Gaetano Failla, Edizione ensemble, pubblicati nel gennaio 2019, a Marzo presentati, fra altri appuntamenti, alla Ubik di Catanzaro lido e alla Mondadori di Lamezia terme.
La lettura affascina; la cura dei dialoghi, i rimandi letterari, la profonda conoscenza di testi, fa sì che io possa affermare che la letteratura è la casa di Gaetano Failla, un grande lettore prima che uno scrittore, un lettore attento e innamorato degli scrittori come Tabucchi, Bonaviri e via via dei poeti come Roberto Amato. Potrei scriverne moltissimi altri ma io voglio che ognuno dei lettori di Gaetano possa trovare in questi racconti i suoi autori preferiti."...I libri che vale la pena leggere non sono quelli "ancora attuali" o che "parlano di noi": sono quelli che hanno il meccanismo più ricco, complesso, misterioso e il cui funzionamento appare più semplice. L'unico modo per cercare di scoprirne il segreto è accostare le loro copertine all'orecchio e ascoltare il ronzio delle parti in movimento.»
Maurizio Salabelle
"La scatola di Minsk"
Il semplice, Anno 1996"
Mi piace raccontarvi di "C'era il mare la sabbia il mese di giugno" uno dei racconti dedicati a Mimmo, un suo caro amico, dedicato ai sedici anni, all'amicizia che si regala, per la quale si darebbe la vita per difenderla, e c'è un elicottero che cade in mare. Degli uomini finiti dal cielo in mare, naufraghi soccorsi da quei ragazzi di sedici anni che si tuffano e li salvano, ragazzi di sedici anni che sapevano fare la respirazione bocca a bocca avendolo imparato nei corsi da boy scout.
" E poi vennero macchine e motoscafi e elicotteri e tanta gente in divisa da tutte le parti...e noi sembrava che fossimo invisibili e nessuno ci rivolse la parola neanche un grazie e rimanemmo sbalorditi di fronte al mondo degli adulti che giungeva in soccorso quando non c'era più nessuno da soccorrere da circa un'ora." Il gruppo dei ragazzi di sedici anni, al campeggio estivo, sul mare, e la massima evangelica "siate puri come colombe e prudenti come serpenti" nella difficile strada verso l'età adulta della disconoscenza.
Racconti da leggere e da amare.
Nella fantascienza che attraversa il nostro immaginario rimaniamo sempre sbalorditi come quei ragazzi di sedici anni che donano gratuitamente il loro gesto di salvezza nel mare della disconoscenza.
Ippolita Luzzo
La lettura affascina; la cura dei dialoghi, i rimandi letterari, la profonda conoscenza di testi, fa sì che io possa affermare che la letteratura è la casa di Gaetano Failla, un grande lettore prima che uno scrittore, un lettore attento e innamorato degli scrittori come Tabucchi, Bonaviri e via via dei poeti come Roberto Amato. Potrei scriverne moltissimi altri ma io voglio che ognuno dei lettori di Gaetano possa trovare in questi racconti i suoi autori preferiti."...I libri che vale la pena leggere non sono quelli "ancora attuali" o che "parlano di noi": sono quelli che hanno il meccanismo più ricco, complesso, misterioso e il cui funzionamento appare più semplice. L'unico modo per cercare di scoprirne il segreto è accostare le loro copertine all'orecchio e ascoltare il ronzio delle parti in movimento.»
Maurizio Salabelle
"La scatola di Minsk"
Il semplice, Anno 1996"
Mi piace raccontarvi di "C'era il mare la sabbia il mese di giugno" uno dei racconti dedicati a Mimmo, un suo caro amico, dedicato ai sedici anni, all'amicizia che si regala, per la quale si darebbe la vita per difenderla, e c'è un elicottero che cade in mare. Degli uomini finiti dal cielo in mare, naufraghi soccorsi da quei ragazzi di sedici anni che si tuffano e li salvano, ragazzi di sedici anni che sapevano fare la respirazione bocca a bocca avendolo imparato nei corsi da boy scout.
" E poi vennero macchine e motoscafi e elicotteri e tanta gente in divisa da tutte le parti...e noi sembrava che fossimo invisibili e nessuno ci rivolse la parola neanche un grazie e rimanemmo sbalorditi di fronte al mondo degli adulti che giungeva in soccorso quando non c'era più nessuno da soccorrere da circa un'ora." Il gruppo dei ragazzi di sedici anni, al campeggio estivo, sul mare, e la massima evangelica "siate puri come colombe e prudenti come serpenti" nella difficile strada verso l'età adulta della disconoscenza.
Racconti da leggere e da amare.
Nella fantascienza che attraversa il nostro immaginario rimaniamo sempre sbalorditi come quei ragazzi di sedici anni che donano gratuitamente il loro gesto di salvezza nel mare della disconoscenza.
Ippolita Luzzo
martedì 26 febbraio 2019
Karma Hostel Francesco De Luca
"Ognuno di noi è DeLuFa, è Sawa, è Su, è Ajie, è Jiya, è Steven, è Junjun, è Achao, è XiaoGang, ed è tutti gli uomini e tutte le donne che ho incontrato durante il viaggio, durante questo mio breve stare cinese, sull'isola di Hainan, a Chengdu o a Chongqing, su tra i monti delle fate o nelle viuzze di Qingyan, a Pechino o a Tianjin."
Karma Hostel Edizione Il Foglio febbraio 2019 Copertina di Claudio Parentela.
Scrivo pigiando forte sui tasti di un computer ormai spento da tempo, i tasti si rifiutano di riportare le sillabe e più forte devo pigiare i nomi di sconosciute località, di sconosciuti uomini incontrati dal protagonista del romanzo in questo suo reportage dall'Oriente, dalla Cina.
"A Pechino i sellini delle biciclette,le macchine e le luci venivano filtrate come attraverso un velo fitto; lo smog, infatti, si mischiava alla luminosità della sabbia filtrando le insegne al neon delle strade. Mancava soltanto che la gente cominciasse a correre atterrita gridando all’Apocalisse."
Scritto come se fosse un diario di guerra, sulle note dei commentari, sulle antiche riminiscenze mie di Plutarco e Cesare, scritto come una confessione, lo leggiamo come se stessimo con l'autore ad un bar seduti ad ascoltarlo. Da lui sentiamo ciò che impotenti noi già sappiamo, l'avvelenamento della Cina, l'avvelenamento del nostro pianeta, e poi il tentativo di pochi di scappare verso luoghi ancora possibili. Ci sediamo insieme a XiaoGang con una dombra,uno strumento musicale, e suonando in quel borgo tutto ha un'anima.
Karma Hostel è dunque un incontro fra uno di noi e uno di loro.
Il mio professore di Storia della filosofia ci spiegava come l'Oriente avesse in sé l'essere e l'Occidente il divenire. Era per questo motivo che la storia dell'Oriente rimase ferma per millenni nella contemplazione spirituale mentre il divenire, il progresso avesse trascinato eventi veloci nella storia dell'Occidente. In effetti nel nostro secolo questa dicotomia si è azzerata e il divenire ha conquistato la Cina e come un vortice ha spazzato storia millenaria.
Fra disperazione e frustrazione, fra speranza e desiderio di esserci, seguiamo le avventure e le trasformazioni di un luogo, impotenti noi come i nostri amici cinesi
"Non memorie né sogni... bensì fatti, situazioni, azioni in compimento, srotolantesi come scialli di papiro su aurighe in corsa" Le immagini di similitudini impossibili mi ricordano la stessa impossibilità provata da ragazzi nel leggere le avventure nei mari del Sud. Nel raccontare l'autore ci fa domande, come se volesse essere rassicurato da noi, chiedendo cos'altro avrebbe potuto fare. Lo chiede a noi lettori, altrettanto in stand by.
La novità del libro mi sembra la sincerità e l'originalità della trama, e credo bene come abbia dovuto penare l'autore per trovare un editore libero e coraggioso che lo pubblicasse. Siamo ai tempi in cui si discetta di fica, se sia la stessa o diversa dopo il tradimento, nel recente finalista al Premio Strega, siamo in tempi cretini e sguaiati e purtroppo avvelenati e questo libro lo testimonia con la serietà del cronista e la adesione alla condizione umana uguale ormai sia in Oriente che in Occidente.
Ippolita Luzzo
Karma Hostel Edizione Il Foglio febbraio 2019 Copertina di Claudio Parentela.
Scrivo pigiando forte sui tasti di un computer ormai spento da tempo, i tasti si rifiutano di riportare le sillabe e più forte devo pigiare i nomi di sconosciute località, di sconosciuti uomini incontrati dal protagonista del romanzo in questo suo reportage dall'Oriente, dalla Cina.
"A Pechino i sellini delle biciclette,le macchine e le luci venivano filtrate come attraverso un velo fitto; lo smog, infatti, si mischiava alla luminosità della sabbia filtrando le insegne al neon delle strade. Mancava soltanto che la gente cominciasse a correre atterrita gridando all’Apocalisse."
Scritto come se fosse un diario di guerra, sulle note dei commentari, sulle antiche riminiscenze mie di Plutarco e Cesare, scritto come una confessione, lo leggiamo come se stessimo con l'autore ad un bar seduti ad ascoltarlo. Da lui sentiamo ciò che impotenti noi già sappiamo, l'avvelenamento della Cina, l'avvelenamento del nostro pianeta, e poi il tentativo di pochi di scappare verso luoghi ancora possibili. Ci sediamo insieme a XiaoGang con una dombra,uno strumento musicale, e suonando in quel borgo tutto ha un'anima.
Karma Hostel è dunque un incontro fra uno di noi e uno di loro.
Il mio professore di Storia della filosofia ci spiegava come l'Oriente avesse in sé l'essere e l'Occidente il divenire. Era per questo motivo che la storia dell'Oriente rimase ferma per millenni nella contemplazione spirituale mentre il divenire, il progresso avesse trascinato eventi veloci nella storia dell'Occidente. In effetti nel nostro secolo questa dicotomia si è azzerata e il divenire ha conquistato la Cina e come un vortice ha spazzato storia millenaria.
Fra disperazione e frustrazione, fra speranza e desiderio di esserci, seguiamo le avventure e le trasformazioni di un luogo, impotenti noi come i nostri amici cinesi
"Non memorie né sogni... bensì fatti, situazioni, azioni in compimento, srotolantesi come scialli di papiro su aurighe in corsa" Le immagini di similitudini impossibili mi ricordano la stessa impossibilità provata da ragazzi nel leggere le avventure nei mari del Sud. Nel raccontare l'autore ci fa domande, come se volesse essere rassicurato da noi, chiedendo cos'altro avrebbe potuto fare. Lo chiede a noi lettori, altrettanto in stand by.
La novità del libro mi sembra la sincerità e l'originalità della trama, e credo bene come abbia dovuto penare l'autore per trovare un editore libero e coraggioso che lo pubblicasse. Siamo ai tempi in cui si discetta di fica, se sia la stessa o diversa dopo il tradimento, nel recente finalista al Premio Strega, siamo in tempi cretini e sguaiati e purtroppo avvelenati e questo libro lo testimonia con la serietà del cronista e la adesione alla condizione umana uguale ormai sia in Oriente che in Occidente.
Ippolita Luzzo
lunedì 25 febbraio 2019
Un saluto da Andrea Barbato
e ho detto tutto. Dal “Ti ricujjisti?” all’”esperimento socio culturale” credo che la raffinatezza della piana mefitica abbia completato l’opera iniziata con quella meravigliosa indifferenza con cui ha condito ogni giorno i piatti prima di servirli. Ora fra cancellazioni e offese, fra volgarità degne del parlare da menti impedite tutto si conforma al luogo misero. Ultimo in ordine di disimportanza ieri ma potrebbe essere domani uguale
martedì 29 gennaio 2019
Il Pantarèi di Ezio Sinigaglia
"Porta fortuna. Scriverò il romanzo. Come si modifica la cultura in cinque giorni. Pantarèi."
Lo avevo perso e per un istante ho pensato di non trovarlo ma poi l'ho chiamato e lui era lì sulla sedia della cucina ad aspettarmi.
Il Pantarèi di Ezio Sinigaglia ha una lunga storia, ne sentivo parlare da anni da Giuseppe Girimonti Greco, traduttore e consulente editoriale, nonché amico di Ezio. Insieme, loro due, in alcune avventure: traduzioni di racconti, curatele. Entrambi una vita trascorsa nella letteratura.
Il Pantarèi viene pubblicato da Giovanni Turi, direttore editoriale della Casa Editrice TerraRossa, una casa editrice virtuosa, nata da poco tempo, una casa editrice che, nella collana Fondanti, al suo quarto titolo, vuole riproporre opere che hanno avuto un significato fondamentale nel tempo e ora introvabili. Mi sembra bellissimo questo voler dare opportunità a ciò di cui si favoleggiava prima che l'incuria possa obliare la testimonianza.
Coraggio e passione, credere e agire, mi sembra il dettato di questa casa editrice che seguo, ammirandone le scelte di contenuto. Nel senape della copertina di Francesco Dezio la bellissima ed elegante Olivetti sta al centro di tutte le cose, di tutte le parole nate da lei.
Pubblicato per la prima volta nel 1985 Il Pantarèi mi porta al mio concorso per l'insegnamento, proprio in quegli anni, gli anni ottanta, quando ancora si poteva fare un progetto, vincere un concorso, avere un ruolo.
Tutto scorre e di quegli anni è rimasto solo il ticchettio della macchina da scrivere.
Ezio Sinigaglia scriverà questo romanzo dall'ottobre del 1976 al maggio del 1980, ed il titolo iniziale era I romanzi e i giorni.
Avrebbe dovuto raccontare il romanzo, come un ascensore, i romanzi stavano sull'ascensore di sinistra, i giorni su quella di destra. La dimostrazione che il romanzo non fosse morto: I romanzi erano la scala saggistica, i giorni quella narrativa. Ezio ci spiega, nella prefazione, quella illuminazione notturna della genesi del romanzo, costruito per omaggiare il romanzo stesso, come atto d'amore verso la narrativa, verso tutta la letteratura. Del ticchettio della macchina da scrivere ora restano questi tasti del computer, dove anche io indegnamente pigio, e Stern, il protagonista, che non avrebbe potuto più svolgere quelle mansioni, "curare enciclopedie" essendo terminata la stagione delle enciclopedie. "L'avanguardia di oggi è la retroguardia di domani" dice Ezio e noi con lui, nel vedere ormai come sono spariti o quasi i telefoni fissi, le macchine da scrivere, i mangianastri.
Eppure il fascino sta tutto nella sparizione, sta tutto nella freschezza di un mondo eterno nelle sue dinamiche, nelle sue passioni per Proust, citato nel capitolo primo in in una edizione francese, per Joyce, per Svevo, per Cèline, per Robbe-Grillet.
Il Pantarèi corre nei corridoi della letteratura con la stessa leggerezza con cui Ezio Sinigaglia passeggia fra la sua sterminata conoscenza regalandoci il romanzo.
" Sax dunque. Nome?” “Dario” “Dario Sax. Non ci mette molto lei a fare una firma” “ No, certo.” “Anni?” “ Ventidue” “Complimenti non ne dimostra più di quindici” Arrossendo arrossendo la faccia infuocata arrossito fino alla radice dei capelli cortissimi. “ Già lo so soprattutto con i capelli tagliati così corti” “Militare?” “Appena finito" Romanzo di Daniele Stern.
"Porta fortuna. Proprio lì davanti. Deve avere un significato. Scriverò il romanzo. Signor Stern, qualcuno ha lasciato un messaggio per lei. Già, purtroppo non l'ho visto in tempo. Meglio così. Porta fortuna. Scriverò il romanzo. Come si modifica la cultura in cinque giorni. Pantarèi."
Magistralmente scritto e condotto, la lettura ci abbraccia, a Stern non piace Cèline, e che bello poter dirlo! nella gassificazione della critica letteraria, ed intanto restiamo con quella stupenda domanda: "Una leggenda sfatata può essere rifatata?"
Nello splendore della letteratura stiamo con Ezio Sinigaglia.
In Litweb in tripudio " Porta fortuna. Scriverò il romanzo. Come si modifica la cultura in cinque giorni. Pantarèi" Si vede che lo amo moltissimo? Lo amerete tutti: Porta fortuna leggerlo.
Ippolita Luzzo
Lo avevo perso e per un istante ho pensato di non trovarlo ma poi l'ho chiamato e lui era lì sulla sedia della cucina ad aspettarmi.
Il Pantarèi di Ezio Sinigaglia ha una lunga storia, ne sentivo parlare da anni da Giuseppe Girimonti Greco, traduttore e consulente editoriale, nonché amico di Ezio. Insieme, loro due, in alcune avventure: traduzioni di racconti, curatele. Entrambi una vita trascorsa nella letteratura.
Il Pantarèi viene pubblicato da Giovanni Turi, direttore editoriale della Casa Editrice TerraRossa, una casa editrice virtuosa, nata da poco tempo, una casa editrice che, nella collana Fondanti, al suo quarto titolo, vuole riproporre opere che hanno avuto un significato fondamentale nel tempo e ora introvabili. Mi sembra bellissimo questo voler dare opportunità a ciò di cui si favoleggiava prima che l'incuria possa obliare la testimonianza.
Coraggio e passione, credere e agire, mi sembra il dettato di questa casa editrice che seguo, ammirandone le scelte di contenuto. Nel senape della copertina di Francesco Dezio la bellissima ed elegante Olivetti sta al centro di tutte le cose, di tutte le parole nate da lei.
Pubblicato per la prima volta nel 1985 Il Pantarèi mi porta al mio concorso per l'insegnamento, proprio in quegli anni, gli anni ottanta, quando ancora si poteva fare un progetto, vincere un concorso, avere un ruolo.
Tutto scorre e di quegli anni è rimasto solo il ticchettio della macchina da scrivere.
Ezio Sinigaglia scriverà questo romanzo dall'ottobre del 1976 al maggio del 1980, ed il titolo iniziale era I romanzi e i giorni.
Avrebbe dovuto raccontare il romanzo, come un ascensore, i romanzi stavano sull'ascensore di sinistra, i giorni su quella di destra. La dimostrazione che il romanzo non fosse morto: I romanzi erano la scala saggistica, i giorni quella narrativa. Ezio ci spiega, nella prefazione, quella illuminazione notturna della genesi del romanzo, costruito per omaggiare il romanzo stesso, come atto d'amore verso la narrativa, verso tutta la letteratura. Del ticchettio della macchina da scrivere ora restano questi tasti del computer, dove anche io indegnamente pigio, e Stern, il protagonista, che non avrebbe potuto più svolgere quelle mansioni, "curare enciclopedie" essendo terminata la stagione delle enciclopedie. "L'avanguardia di oggi è la retroguardia di domani" dice Ezio e noi con lui, nel vedere ormai come sono spariti o quasi i telefoni fissi, le macchine da scrivere, i mangianastri.
Eppure il fascino sta tutto nella sparizione, sta tutto nella freschezza di un mondo eterno nelle sue dinamiche, nelle sue passioni per Proust, citato nel capitolo primo in in una edizione francese, per Joyce, per Svevo, per Cèline, per Robbe-Grillet.
Il Pantarèi corre nei corridoi della letteratura con la stessa leggerezza con cui Ezio Sinigaglia passeggia fra la sua sterminata conoscenza regalandoci il romanzo.
" Sax dunque. Nome?” “Dario” “Dario Sax. Non ci mette molto lei a fare una firma” “ No, certo.” “Anni?” “ Ventidue” “Complimenti non ne dimostra più di quindici” Arrossendo arrossendo la faccia infuocata arrossito fino alla radice dei capelli cortissimi. “ Già lo so soprattutto con i capelli tagliati così corti” “Militare?” “Appena finito" Romanzo di Daniele Stern.
"Porta fortuna. Proprio lì davanti. Deve avere un significato. Scriverò il romanzo. Signor Stern, qualcuno ha lasciato un messaggio per lei. Già, purtroppo non l'ho visto in tempo. Meglio così. Porta fortuna. Scriverò il romanzo. Come si modifica la cultura in cinque giorni. Pantarèi."
Magistralmente scritto e condotto, la lettura ci abbraccia, a Stern non piace Cèline, e che bello poter dirlo! nella gassificazione della critica letteraria, ed intanto restiamo con quella stupenda domanda: "Una leggenda sfatata può essere rifatata?"
Nello splendore della letteratura stiamo con Ezio Sinigaglia.
In Litweb in tripudio " Porta fortuna. Scriverò il romanzo. Come si modifica la cultura in cinque giorni. Pantarèi" Si vede che lo amo moltissimo? Lo amerete tutti: Porta fortuna leggerlo.
Ippolita Luzzo
lunedì 28 gennaio 2019
Dalle gru al canto libero fra gli alunni
La scuola è fatta da bianche gru e da alunni in fiore. " Oggi 28 gennaio, in occasione della Giornata della Memoria, nell’Aula Magna dell’Istituto Comprensivo di S. Eufemia, alle ore 16,00, si è tenuto il recital degli alunni delle classi quarte, intitolato “La memoria rende liberi”, in omaggio a Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e testimone dei campi di concentramento nazisti." leggo il comunicato stampa e partecipo su invito dell'insegnante che ha curato, insieme alle colleghe, l'evento.
La Dirigente scolastica mi saluta cordiale con:- Ah abbiamo la blogger!- ed io felice faccio alcune fotografie a ciò che entrambe abbiamo notato, le gemme. L'albero dell'istallazione ha le gemme. Le gemme fioriranno a primavera, pensiamo. Le gemme, come la libertà, in fiore, una promessa. Leggo ancora sul comunicato "Nell’ambito della manifestazione, alla Segre è stata dedicata anche un’opera installazione
“Un albero della memoria per coltivare la speranza”, arricchito da gru di carta realizzate dai bambini e splendidi origami ottenuti utilizzando fotocopie delle pagine del suo libro “Fin quando la mia stella brillerà”. Le gru costruite con gli origami, presso i popoli orientali rappresentano la speranza e sono segno beneaugurante che si dona a chi è malato e sofferente. Quest’opera dunque, è una metafora della speranza. Essa, nel solco fertile delle parole della Segre, permette di sognare un mondo migliore, in cui “la memoria rende liberi”."
L’albero dei giusti, l’albero delle gru, costruito con rami in gemme e sui rami i fogli del libro di Liliana Segre, in forma di gru. Leggono gli alunni stralci del libro di Liliana Segre, testimone di ciò che non dovrà essere dimenticato. Leggono alternando canzoni che conosciamo: La guerra di Piero, Ad Auschwitz, Imagine, e scorrono immagini su un video dal campo di concentramento. I bimbi sono bellissimi, mai ho visto bimbi così belli, così interessati. In un altro video vediamo le classi all'opera, mentre preparano gli origami e mentre li appendono all'albero. L'istallazione resterà in ricordo, nella scuola, resterà come memoria di un sapere artistico che illumina sempre il fare. Una promessa di libertà. In canto.
Ippolita Luzzo
La Dirigente scolastica mi saluta cordiale con:- Ah abbiamo la blogger!- ed io felice faccio alcune fotografie a ciò che entrambe abbiamo notato, le gemme. L'albero dell'istallazione ha le gemme. Le gemme fioriranno a primavera, pensiamo. Le gemme, come la libertà, in fiore, una promessa. Leggo ancora sul comunicato "Nell’ambito della manifestazione, alla Segre è stata dedicata anche un’opera installazione
“Un albero della memoria per coltivare la speranza”, arricchito da gru di carta realizzate dai bambini e splendidi origami ottenuti utilizzando fotocopie delle pagine del suo libro “Fin quando la mia stella brillerà”. Le gru costruite con gli origami, presso i popoli orientali rappresentano la speranza e sono segno beneaugurante che si dona a chi è malato e sofferente. Quest’opera dunque, è una metafora della speranza. Essa, nel solco fertile delle parole della Segre, permette di sognare un mondo migliore, in cui “la memoria rende liberi”."
L’albero dei giusti, l’albero delle gru, costruito con rami in gemme e sui rami i fogli del libro di Liliana Segre, in forma di gru. Leggono gli alunni stralci del libro di Liliana Segre, testimone di ciò che non dovrà essere dimenticato. Leggono alternando canzoni che conosciamo: La guerra di Piero, Ad Auschwitz, Imagine, e scorrono immagini su un video dal campo di concentramento. I bimbi sono bellissimi, mai ho visto bimbi così belli, così interessati. In un altro video vediamo le classi all'opera, mentre preparano gli origami e mentre li appendono all'albero. L'istallazione resterà in ricordo, nella scuola, resterà come memoria di un sapere artistico che illumina sempre il fare. Una promessa di libertà. In canto.
Ippolita Luzzo
giovedì 24 gennaio 2019
La donna in grigio Anna Maria Villalonga
Titolo originale dell'opera: La dona de gris
Libres de Delicte, Barcelona 2014
Traduzione dal Catalano di Laura Mongiardo.
Edizione della Goccia ottobre 2018
Mai avrei conosciuto Anna Maria Villalonga se non tramite Laura Mongiardo, traduttrice dal catalano di questo noir che vi farà stare col respiro sospeso. La donna in grigio è un ottimo noir, ha i tempi perfetti, le situazioni si uniscono con logica consequenzialità e il ritmo della storia è incalzante.
"Tutto ebbe inizio come un gioco per scongiurare la routine. Non gli pass per il capo che, talvolta, i giochi ci sfuggono di mano, impossibili da controllare" L'idea del libro è mia compagna da anni, scongiurare la solitudine interessandomi della vita raccontata. Nasce proprio così il regno della Litweb " Senza nulla di concreto da fare, si sente ogni giorno più slegato dalla realtà. L'aspetto delle cose, le sensazioni, le voci... Tutto ha assunto una cadenza nuova... immagina di essere andato a finire in un universo parallelo, in un mondo identico a quello di sempre ma... una scenografia dipinta male... Nessuno lo attende a casa al suo rientro e nessuno sentirebbe la sua mancanza se un giorno se ne andasse. Se ne sta al mondo immobile, solo, divenuto l'ombra di qualcun altro, accettando come propria la vita altrui. Non è una persona, è un automa" Bisogna lottare contro l'abulia e trovare un motivo per vivere, un interesse. Il protagonista da subito ci appare simile, nella diversità delle situazioni. Lui ha perso suo padre, è in pensione e vive solo.
"Vuole fuggire dalla noia" ed è questo che ce lo rende caro, carissimo. Fuggire dalla noia come se si stesse costruendo un romanzo, come se fosse possibile incontrare i personaggi letterari al bar, oppure far diventare un personaggio letterario la donna che ora entra nel bar e "Né giovane né anziana, né alta né bassa, né bella né brutta. La normalità che trasuda, tanto evidente quanto la propria, attira la sua attenzione. Vestita di grigio, fa un cenno al cameriere e infila la testa nella borsa fino ad estrarne un portamonete. A causa del movimento, il foulard che porta al collo, l'unico dettaglio di civetteria che la contraddistingue, scivola delicatamente, come una piuma, e cade a terra."
Presento così il protagonista e la donna al bar, alle prese con un caffellatte e una ensaimada, una brioche, a tre e cinquanta.
Il foulard sarà il filo conduttore della storia, e mi guardo intorno toccando il mio foulard, le mie sciarpe, da oggi in poi anch'esse un topos letterario.
Mi rendo conto di aver imparato a memoria le strade e la casa, la vicina di pianerottolo e il cameriere del bar, Hector, e seguo la tragedia, perché assumerà i toni della tragedia la storia di Glòria Riera Munoz, della donna in grigio.
Guardo sempre al destino benigno quando arrivano simili libri a casa, da me, nel regno uguale, nel regno della costruzione di un personaggio e della relazione fra personaggi.
Come può nascere una storia? Nasce se c'è un interesse, ci dice Anna Maria Villalonga, nasce se si vuole cercare, ricercare, partecipare. Essere quasi un destino. Chiamerei destino il personaggio principale, certo un destino anch'esso annoiato e abulico e quindi in cerca di un diversivo. Conosceremo Albert e Cèlia, conosceremo Cris, ed avremo la grande pietas verso ogni personaggio colpito dalla sorte, nella lotta fra il bene e il male.
" L'uomo si china e raccoglie il foulard, che è rimasto incastrato tra le gambe di uno sgabello. Fa un tentativo di chiamarla" ed io rileggo ogni istante ripetendo il gesto e svolgendo la trama.
Tradotto con uno stile musicale, aderente al racconto, voi amerete tanto questo libro almeno quanto io l'ho amato e lo raccomando al regno immaginario della Litweb raccogliendo il foulard.
Ippolita Luzzo
Libres de Delicte, Barcelona 2014
Traduzione dal Catalano di Laura Mongiardo.
Edizione della Goccia ottobre 2018
Mai avrei conosciuto Anna Maria Villalonga se non tramite Laura Mongiardo, traduttrice dal catalano di questo noir che vi farà stare col respiro sospeso. La donna in grigio è un ottimo noir, ha i tempi perfetti, le situazioni si uniscono con logica consequenzialità e il ritmo della storia è incalzante.
"Tutto ebbe inizio come un gioco per scongiurare la routine. Non gli pass per il capo che, talvolta, i giochi ci sfuggono di mano, impossibili da controllare" L'idea del libro è mia compagna da anni, scongiurare la solitudine interessandomi della vita raccontata. Nasce proprio così il regno della Litweb " Senza nulla di concreto da fare, si sente ogni giorno più slegato dalla realtà. L'aspetto delle cose, le sensazioni, le voci... Tutto ha assunto una cadenza nuova... immagina di essere andato a finire in un universo parallelo, in un mondo identico a quello di sempre ma... una scenografia dipinta male... Nessuno lo attende a casa al suo rientro e nessuno sentirebbe la sua mancanza se un giorno se ne andasse. Se ne sta al mondo immobile, solo, divenuto l'ombra di qualcun altro, accettando come propria la vita altrui. Non è una persona, è un automa" Bisogna lottare contro l'abulia e trovare un motivo per vivere, un interesse. Il protagonista da subito ci appare simile, nella diversità delle situazioni. Lui ha perso suo padre, è in pensione e vive solo.
"Vuole fuggire dalla noia" ed è questo che ce lo rende caro, carissimo. Fuggire dalla noia come se si stesse costruendo un romanzo, come se fosse possibile incontrare i personaggi letterari al bar, oppure far diventare un personaggio letterario la donna che ora entra nel bar e "Né giovane né anziana, né alta né bassa, né bella né brutta. La normalità che trasuda, tanto evidente quanto la propria, attira la sua attenzione. Vestita di grigio, fa un cenno al cameriere e infila la testa nella borsa fino ad estrarne un portamonete. A causa del movimento, il foulard che porta al collo, l'unico dettaglio di civetteria che la contraddistingue, scivola delicatamente, come una piuma, e cade a terra."
Presento così il protagonista e la donna al bar, alle prese con un caffellatte e una ensaimada, una brioche, a tre e cinquanta.
Il foulard sarà il filo conduttore della storia, e mi guardo intorno toccando il mio foulard, le mie sciarpe, da oggi in poi anch'esse un topos letterario.
Mi rendo conto di aver imparato a memoria le strade e la casa, la vicina di pianerottolo e il cameriere del bar, Hector, e seguo la tragedia, perché assumerà i toni della tragedia la storia di Glòria Riera Munoz, della donna in grigio.
Guardo sempre al destino benigno quando arrivano simili libri a casa, da me, nel regno uguale, nel regno della costruzione di un personaggio e della relazione fra personaggi.
Come può nascere una storia? Nasce se c'è un interesse, ci dice Anna Maria Villalonga, nasce se si vuole cercare, ricercare, partecipare. Essere quasi un destino. Chiamerei destino il personaggio principale, certo un destino anch'esso annoiato e abulico e quindi in cerca di un diversivo. Conosceremo Albert e Cèlia, conosceremo Cris, ed avremo la grande pietas verso ogni personaggio colpito dalla sorte, nella lotta fra il bene e il male.
" L'uomo si china e raccoglie il foulard, che è rimasto incastrato tra le gambe di uno sgabello. Fa un tentativo di chiamarla" ed io rileggo ogni istante ripetendo il gesto e svolgendo la trama.
Tradotto con uno stile musicale, aderente al racconto, voi amerete tanto questo libro almeno quanto io l'ho amato e lo raccomando al regno immaginario della Litweb raccogliendo il foulard.
Ippolita Luzzo
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