Leggo prima tutta la storia del
buratto. Con fotografie. Prima però sono andata alla posta, ormai sono amica di
posta e postini. Gentilissimo lui mi consegna due plichi. Ed io apro subito
questo racconto, facente parte di AA.VV Racconti Toscani. Gli occhi azzurri del
buratto. Fa che la molla funzioni. Mi trovo immersa in lettura coinvolgente e
decido di voler immagine del buratto. Della giostra
Lo leggo e prendo appunti.
Nello
sfogliare Il libro mi soffermo e leggo Gli attimi perfetti di Lucilla Gattini.
Le perfezioni provvisorie, gli attimi perfetti. Lei racconta “ Il burattino
conserva un posto defilato, involucro pesto e muto a ricordare il percorso, le
amputazioni volute e subite, una catalessi vicino al non esistere. Tra le
pieghe del caso”
Mi sembra non un caso. Già prima, appena fatta
lettura, avevo intuito la perfezione. Alla rilettura ne sono convinta. Il
racconto di Silvio Simi racconta la storia di un buratto. Un saracino, re delle
Indie, re di un regno esistente quanto la Litweb. Lui non nota la sua diversità
ma quella altrui, in una immagine di eterna giovinezza e con il culto della sua
estraneità, che lasciò nel mondo di quel regno che non era il suo. Fa che la
molla funziona, pensava il buratto, protagonista di una integrazione
impossibile in una società che lo relega a fare il buratto finché piaccia la
sfida, il gioco. In un racconto che anima e invera, in corpo un burattino
disarticolato e vivente a molla, con il vivere di tanti saracini nei nostri
paesi, altrettanti sconosciuti.
Una gara
vissuta in geometrie perfette. La piazza del Vasari in discesa. Due vertici di
un quadrato messi a rombo al centro della piazza a segnare i punti cardinali. Centro
dell'universo un buco nero. Punto finito come l'infinito. L'alba sulla piazza
arriva tardi. Una immagine curva che sogna di coprire l'universo.
Continuo a
scrivere febbrilmente a memoria come faccio quando qualcosa mi carica
lentamente come i due che caricano il buratto e lo armano della forza di
vivere. Quella resistenza che è l'unico ostacolo ad una forza. La forza dello
scrivere, del leggere amando il testo. Una scrittura che mantiene il tempo del
lettore, lo lega empatico al destino del buratto che diviene il suo destino. Un
punto doppio per lo scrittore per aver dimostrato il suo coraggio, la sua
bravura a quel lettore che in cuor suo dice ho vinto io perché la molla ha
retto e si rigioca
“Tutta colpa
della resina” di Marco Tondi
Il caso che
gira e rigira bellamente le nostre vite che fanno come il buratto, si caricano
a molla ogni qual volta un entusiasmo li spinge nel centro di piazza Vasari.
Ho sfogliato
i quaranta racconti, di varia composizione, con curiosità ed ho apprezzato di
alcuni la compostezza e la pulizia, il rispetto verso il racconto di per sé.
Raccontare è una regola. Interessare il lettore.
Da lettrice
disordinata e viscerale mi sono subito innamorata del personaggio del buratto,
del modo come tutti i suoi momenti sembrassero i miei, lui re delle Indie ed io
regina di un regno che non esiste, ho scritto sotto ipnosi e non mi pento perché
uno scritto sia vivo deve trascinare chi lo legge nel mondo onirico della
somiglianza.
Così ieri
sera io ho fatto la Giostra del Saracino in piazza Vasari da dove manco dagli
anni ottanta quando assaggiai i crostini al fegato d’oca a casa di Lea D’Ippolito. Arezzo così.