venerdì 4 ottobre 2013

Quest'ombra sul terreno- Felice Mastroianni



Quest’ombra sul terreno- Felice Mastroianni


La favola


Mi sveglio.

Ѐ la favola della nostra vita

Quando possiamo affacciarci

A salutare

Un nuovo mattino.



Così Felice Mastroianni continua l’eterno canto dei poeti che non si stancano di ricordare che nulla è scontato, che solo le piccolissime cose fanno di noi un essere umano, che essere felici vuol dire accorgersene, accorgersi che è di nuovo mattino.

Quest’ombra sul terreno, titolo di una sua raccolta, avviata alle stampe nel 1983, ad un anno della sua scomparsa, obbedisce ad una disposizione delle liriche, curate dallo stesso autore.

Il libro è stampato postumo, nel baule altri suoi scritti aspettano vengano editi.

Le sue raccolte, in vita, avevano titoli di antiche praterie nei pascoli verdi di Manitù, “L’arcata sul sereno”, “ Favoloso è il vento”, “ Luna santa luna”, titoli di un amore sconfinato verso il cielo.

“ Quante volte ho guardato al cielo” canta Renato Zero, quante volte abbiamo guardato il cielo, noi tutti, per prendere il volo, per sentirci piccoli dinnanzi alla grandezza, tanto piccoli da aver inventato il metro, per misurarlo un po’.

Sfoglio e risfoglio questa raccolta di poesie, la porto in giro per casa, anche a mare, in borsa, in terrazza, dinanzi al cielo che muta, a nuvole che dipingono rosee, dipingono grigio, il nostro cielo.

La poesia ci chiede sguardi sbilenchi, ci chiede di alzare gli occhi, di guardare di lato, di stare sul baratro fissi a vedere vertigine. La poesia è vertigine, affidare a parole la vita, affidarsi al giudizio di chi, leggendo capirà altro, non avendo visto lo sbalanco.

Felice Mastroianni, dal suo sbalanco, tiene stretto per mano tutti gli altri poeti, suoi simili, a lenire quella inquietudine di sentirsi un’ombra sul terreno.

“ Perché il vento non si porti via tutto di me” è la sua preghiera a moglie, ai  figli, una preghiera universale che tutti facciamo nostra. Mentre lui prega che questo accada, che lui rimanga nella memoria, già sa che

“ Cadranno le mie parole,

col tuo volto

E non sappiamo alba

 che venga a risvegliare il tuo nome

e la mia voce,

…Viene un vento d’anni

cui non reggerebbe un cuore.”

Felice "è tardi per noi", potrebbero rispondere a lui Montale con “ Non recidere forbice quel volto”, Costabile con la sua apparentemente frivola risata, espressione di una sofferenza inaudita e “Nel cammino senza tempo questa ombra sul terreno non è che un istante” vero?

Eterno l’andare?
Eterno e circolare, risponderebbe Sereni, lui che lesse" Sola", lui al quale Mastroianni chiese " Ma a che cosa abbiamo creduto?" rispondendosi " è rimasto il vento delle colline a risonarci dentro" e la risposta soffia nel vento.
Soffiano nel vento della storia le tante domande dull'ingiustizia, sull'infelicità, sull'ineguaglianza.
Parlando con Rocco, suo coetaneo, contadino del paese,  Felice cerca la solidarietà, " in te ritrovo... la traccia che può riportarmi lontano agli anni del silenzio" e ancora " tu solo forse hai un'immagine di me la più vera: scaviamo invano io l'anima tu la terra per un filo di sorgiva" 
Dal suo vissuto al nostro, dalla storia ai miti, con libri in mano, con scolari davanti, con inchiostro e pennini, siamo arrivati da lui  a noi e con lui diciamo " siamo gli eredi delle mani screpolate e incallite gli estranei al cuore della terra" " si spegne la luce... d'un mito di salvezza... all'arca dei sopravvissuti ai diluvi del mondo." Sembra cronaca di oggi, sembra dolore di oggi, sembra che questi versi siano lo scrivere di un nostro coetaneo, di chi stia guardando un mondo senza luce e  senza salvezza 
Ippolita Luzzo 




giovedì 3 ottobre 2013

Teneramente Tattico- Daniele Timpano



Teneramente tattico- Daniele Timpano

All’ingresso del  teatro Politeama di Lamezia stiamo fermi in tanti, aspettiamo che inizi un monologo in cui l’Italia s’é desta, dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa, e scopriremo in seguito, grazie a Carla, l’invisibile, che in realtà l’Italia sta nel burrone.

Dalila contro Sansone, Dalila Cozzolino, contro la ‘ndrangheta.

Siamo fermi, dicevo, appoggiati al muro, e conosco Daniele Timpano così.

Al muro. Lui si gira, accetta il contatto facebook, immediato, clicca mi piace, e la giornalista se lo porta via.

Le serate della rassegna Ricrii, stagione teatrale di residenza 2013, in questo settembre ottobre, cercano disperatamente, ma non troppo, un padre da guardare.

Patres sembra Recalcati, lo scrittore  dopo aver partorito Telemaco, Dario e Gianluca dopo La tempesta, Patres, Padre nostro che sei nei cieli…

Il padre che non abbiamo

Dal padre al figlio, seguo queste tre sere, sempre con questo padre, il padre di Dario, di Dalila ed ora il padre di Daniele.

Il padre partito, Il padre sparito, il padre morto.

Eureka, il padre non c’è. Evviva! Chissà come sarei stata, saremmo stati felici di saperlo tutti, un tempo lontano

Eppure abbiamo legami, legacci, e mattoncini lego che ci legano ancora…

Il lupo di Daniele lega la mamma, così non scappa, nelle "Operine splendide", che Timpano ha scritto a venti anni,  lega Clorinda terrorizzandola, certo per amore, solo per amore, e Oreste uccide la mamma, consigliato da Apollo. “Posso ammazzare la mamma?” é la domanda ovvia. Certo che puoi, caro!  

Il dadaista, che saresti tu, caro Daniele,  ci lascia stasera, dopo due ore di monologo, in cui io ho provato di tutto, sfinita mi sono poi arresa, uccisa e risvegliata, ho avuto un sussulto di orgoglio e riconosciuto Renato Curcio sui monti di pietra…

Insomma anni terribili e  tu sorpreso ti sei chiesto come fai ad esserci dentro visto che, come il lupo e l’agnello, sei nato dopo, quindi non puoi aver sporcato l’acqua, quindi non puoi arrabbiarti così, quindi non sei tu ad averla sporcata.

Veramente mi rifiuto anche io, io non c’ero, non sono stata,  e se c’ero leggevo. Non ho mai vissuto qui
Chi ha rubato la marmellata?
La fiducia di credere che un giro lo possiamo fare tutti, la fiducia di credere che non uccidi mai definitivamente, che nessuna cosa viene uccisa per sempre, perchè tutti dopo tre giorni risorgeremo, la fiducia di fare parte di un tutto, questa fiducia non ci lascia mai
Il surrealismo a luci rosse, proprio rosse, come il colore di tutto quel sangue rosso, come il rosso del tramonto che ...se rosso di sera, il rosso che non è più una bandiera e continua però ad essere il colore della vita, del palcoscenico, quel rosso di una Renault Rossa che ci appartiene, trasforma il bagagliaio morto in un fremito di memoria viva, vivo come sei tu.

 

lunedì 30 settembre 2013

Blowin’ in the wind 25 febbraio 2012





La risposta soffia nel vento

Hugo Cabret   In time   Midnight in Paris

Soffia nel vento della comunicazione il meme  del  nuovo  tempo che si fa spazio

All’alba di un nuovo e sempre eterno sentire andiamo indietro per la rincorsa

Come gli atleti  indietreggiano  per prendere lo slancio così noi,  loro,  registi cantanti scrittori, riprendono a dirci che nulla è scontato, che nulla si perde se c’è l’amore, la passione di andare a cercare quello che si era perduto oramai.

Gli uomini, è vero, vivono  di cappuccini, di cornetti e brioche, vivono anche di polli allo spiedo, di maserati, di auto scassate, poi, certo, vanno al bagno, ogni mattina, i fortunati, si lavano, si pettinano, si guardano allo specchio e non si conoscono.

Li aspettano giù il commercialista,  l’avvocato, il collega d’ufficio, oppure nessuno, non devono uscire, sono costretti in un letto a guardare la televisione.

La vita è questa?  Mi domanda Odradek 

O non piuttosto  l’immaginario, il sogno sognato di tanti pensieri?

Ed io che ho vissuto sul sogno e sulla fantasia d’istinto verrebbe di dire la vita non è comprare comprare,  non siamo solo dei consumatori da incasellare da derubare

Non siamo solo istinti animali da solleticare con un corpo discinto

Non siamo solo dei mostri che uccidono senza coscienza che vanno sul molo a fotografare la nave  Concordia che cala giù

Siamo diversi  ognuno è diverso  diversi ma simili  poco pochissimo quel tanto che basta per poterci parlare

Con un nick, con una mail, con una lettera tradizionale

Questi sono soltanto dei mezzi con cui noi  riusciamo ad uscire nel mondo vivente  col   nostro sognato

Perché, è vero, sognare è bello, io poi ho sempre parlato soltanto con me,  ma  questo sogno se  lo vediamo negli altri, se sappiamo trasmetterlo ad un altro  con la scrittura con la scultura oppure soltanto con un piatto fumante  e se vediamo negli occhi di un altro la felicità che abbiamo dato 
allora allora il sogno diventa realtà

Non importa se è un nick ad averlo dato  o Martin Scorsese

Conta però quella risposta che soffia nel vento per tutti noi.




venerdì 27 settembre 2013

Omofobi o non omofobi- this is the problem

 

 

 

Con un nick diverso mi ero provata a postare questa provocazione vera. Una cosa sono i diritti civili che alle coppie di uguale sesso siano riconosciuti, altro è il fatto che loro possano essere, per noi eterosessuali, uguali, almeno nei gusti.
Abbiamo gusti diversi.
Non accetto la presunzione dei gay come non accetto il becero degli etero che li vorrebbero bruciare. Fra la supponenza delle coppie di uguali e l’intolleranza dei diversi, scelgo di starmene di lato, la posizione più difficile.
Con grande umiltà riconosco la mia difficoltà ad accettare che due uomini o due donne  si bacino, con discrezione però non nego che vengano difesi da attacchi, non accetto  che sia una guerra, non accetto il biasimo a Barilla, non accetto che Mariano Sabatini ci inviti a non mangiare più pasta Barilla.
Insomma io non mangio pasta già da anni e mangio riso, non vedo tg, non accendo tv, insomma pietà, smettiamola!

Ho visto due uomini baciarsi sulla bocca

ritratto di loreda



Erano alti, belli, due ragazzi
si erano presi per mano e si baciavano.
Io sono stata male
mi si è stretto lo stomaco,
mi sono infuriata di più con me stessa.
Mi sono domandata:-Ma come?
dopo tutto il mio parlare di diritti per tutti,
di coppie da riconoscere con la legge in mano
Ed ora, anch'io volgo il capo e non voglio proprio vedere?-
Che anomalia è questa?
fra quello che si dice in teoria e poi ...
si sconfessa in continuazione.
E' duro da accettare
ma un conto è pensare e un conto è vedere
il mondo del diverso  della sessualità
di tutti i diversi
anche delle coppie eterosessuali
che inseguono modelli
di grande attualità


Dopo questo blog il diluvio...

 

martedì 24 settembre 2013

Togliere tutto. Alberto Badolato



Togliere tutto- Alberto Badolato


Nelle lezioni americane Calvino dice che la sua operazione sia stata il più delle volte una sottrazione di peso; ha cercato di togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città; soprattutto ha cercato di togliere peso alla struttura del racconto e al linguaggio.

Non so come altro definire questo lavoro sull’inquietudine del togliere, sul brinamento e conseguente  congelamento di rarefatte esistenze paesaggistiche che poi svaporano nelle nebbie.

In chimica il brinamento è il passaggio dallo stato aeriforme allo stato solido senza passare per lo stato liquido, e l’immaginario silenzioso di quadri, diciamo su aspetti naturali e paesaggistici, sembra abbia ottenuto questo brinamento della materia, lasciandoci inquieti e tristi.

Quello che è materia non lo è, non è morta e non è viva, è distante, infatti lui ha tolto il vitale. Materia ormai inutile all’uomo- dice Alberto- sotto un suo quadro, e continua a togliere, con una reiterazione del gesto.

Spalma, rispalma, livella, poi ritorna sui colori per trovare il varco dal quale scorgere angoscia che lui trattiene sotto. Colori gelidi, nessuna concessione ad una facile fruizione visiva, guardare questi dipinti ci inquieta, tanto il suono afono ci respinge.

Nunc est bibendum- ora, nel presente, in questo presente,  lui tenta la carta del mito, ritorniamo tutti al mito, per spiegarci il perché di tanta tristezza, un tentativo rosso, non pompeiano, un rosso diffuso timido scolorante.

Allegria di naufragi-diceva Ungaretti

Allegria di una vita infelice, malgrado tutto.

E mi sembra vera lettura di questa offerta visiva schiva e ritrosa, il pensiero di Anna Badolato , la figlia, restauratrice e storica dell'arte, che ci dice di essere stata spettatrice delle cose non dette che diventavano forme, di pensieri timorosi che bevevano solo colori, delle mostre mai fatte, di opere su tele, su tavola, su muri, con olio, con calce, con gesso, per togliere sempre, in un dialogo interno verso l’armonia.

Le nozze di Cadmo e Armonia era il titolo di un libro di Roberto Calasso che io ho letto e riletto fino ad impararlo a memoria.

«Queste storie non avvennero mai, ma sono sempre». Tali parole di Sallustio – forse la più bella, certamente la più concisa definizione del mito – si leggono nell'epigrafe delle Nozze di Cadmo e Armonia.

 Il suo primo libro, senza

 senza titolo le sue opere, senza un sole che ci illumini, senza facilità di prendere fiato, lui, l’artista quasi ci chiede scusa di essere stato solo un tramite di un disagio esistenziale che si è adagiato sulle sue tele armonizzandosi solo in modo dissonante e inquieto, con l’ultima figura che a me sembra Simenon oppure Maigret, indagante un caso di difficile soluzione…

Togliere è un'arte ostica, togliere è non dare elementi, tracce per risalire al misfatto...
Concludo con un sorriso. 
Mi dice l'autore che nel quadro finale non è Maigret, è un particolare del quarto stato di Pellizza da Volpedo, e quindi Avanti popolo, sempre una condizione molto complicata e difficile!