lunedì 26 ottobre 2015

Jeffery Deaver e Alberto Biasi al Marca


Strill "Da “Il Collezionista di Ossa”, dopo “Nero a Manhattan” e “Requiem per una pornostar”, Deaver racconterà, all'interno del Museo Marca di Catanzaro, “Hard News”, l’ultima avventura della “Trilogia di Rune”: una storia dal ritmo serrato ambientata a New York dove, dietro il paravento del grande giornalismo, si nascondono volgari menzogne e pericolosi inganni." Dallo scrittore all'artista. Inizia propria parlando delle opere di Alberto Biasi Deaver
 E noi siamo al Marca stasera fra le opere di Alberto Biasi che in una intervista a Stile arte aveva dichiarato"Credo che il senso del gioco e l’ironia non debbano mai mancare in un artista. 
L’ironia e l’autoironia. Una volta ho realizzato un’opera cinetica che aveva l’inconfondibile forma di una vulva, una vulva – è ovvio – in movimento. L’ho intitolata L’inganno di Afrodite. Poi ne ho creata un’altra dove queste “vulve” erano tre, ed il titolo è stato Le tre Grazie…" Io le vulve stasera non le fotografai, attratta dai colori e dalle forme che cambiavano a secondo della distanza dei nostri occhi dal quadro.

Sta dicendo Jeffery: E così come cambia la percezione delle cose cambia anche la comprensione della trama e dei personaggi nei miei libri. Lo scopo dell'arte è proprio questo. Fuori dall'abitudine farci precipitare nel continuo stupore afferrati al filo della narrazione.
 La complessità fortissima che Nunzio Belcaro, emozionato libraio della Ubik di Catanzaro, sta porgendo all'autore,  con  le domande sui personaggi della trilogia insieme alla lotta interiore che li contraddistingue contro i limiti personali giganteschi, ha un nome: Una battaglia per la verità. Sarà una battaglia contro il crimine e per la verità che muoverà un paraplegico, tale è il protagonista del Collezionista di ossa, a sfidare i suoi limiti corporei e andare oltre con la forza dell'intuito e della razionalità. 

Nei miei libri, dice Deaver,  sarà come andare sulle montagne russe, mano a mano che leggerete l'idea che vi sarete fatti cambierà, così come cambia la visione di questi quadri man mano vi allontanate. Presi dalla lettura non vi accorgerete di trovarvi a Milano mentre avreste dovuto essere a Salerno, ed è stato il treno della lettura a rapirvi. 
Un mio libro è come una piramide, lo costruisco come un architetto costruisce una trave, l'architrave e poi tutto il palazzo, mi documento per mesi e mesi, non improvviso. E qui differenzia il giornalismo ed il blogger, questa strana figura che sembra giornalismo e non lo è, non possedendo un codice di riferimento, etico, tale da impedire che possa dire una bufala. Ci sono vari livelli di controllo nella professione del giornalista, nessuno nel fare il blogger. Infatti in un altro suo libro parla della disonestà del blogger, della facilità con cui si può essere disonesti .Tesi da me sempre sostenuta. Ne sono veramente convinta. E dopo aver detto che lui era un ragazzo sfigato, visto che non era interessato allo sport e leggeva come sua unica occupazione da Holmes a James Bond di Fleming, riprende a dire che solo grandi lettori scriveranno e scriveranno. E nel bel ricordo di Giorgio Faletti a Roma che gli consegna un foglietto con un suo ritratto perfetto, fatto in cinque minuti si chiude una serata che non finirà in ascensore... 

Perché non sono una blogger

Blogger  Termine inglese ed io sono italiana
Blogger colui o colei che scrive su un blog
ed io scrivo con penna e foglio, poi trascrivo, 
sul web trascrivo per non intasare casa-
Che già è invasa.
Blog vuol dire Diario ed io un diario non ho.
Io faccio pezzi e non post, i post li lascio alla posta, alla scrittura delle adunanze, dei comitati, delle cordate.
mi trovo un blog da Trollipp, cioè da troll quale io fui, senza colpa però.
Comunque 
Blogger non ha nessuna qualità se non quella di stuzzicare la curiosità
Blogger possiamo esserlo tutti
Tutti, nessuno escluso
Io invece sono per situazioni uniche, solitarie, non di gruppi, collettivi, cooperative e associazioni. 
Io sono per invenzione, fantasia e personaggi.
Blogger che personaggio è? Nulla
Un nulla. Certo può avere milioni di click come Grillo, Parlante o meno, ma basta un soffio e blogger non più. Morto e sepolto quel bel blog che vi piaceva tanto.   
Invece io sono un personaggio ed il personaggio non muore.

Luca Gallo Come l'insalata sotto la neve

Seconda lettura più bella della prima. Ne farò una terza lettura e poi vorrei parlare di questo libro per ogni luogo. Un libro di esordio nella narrativa  di Luca Gallo. Una fiaba su una infanzia al confine con l'adolescenza, sul limitare del bosco adulto che ci rapirà con le sue paturnie e remissività, con la violenza ed il servilismo. Qui siamo ancora nel momento in cui l'insalata sta sotto la neve e si aspetterà la primavera del risveglio. Stranamente i miei libri che fanno amicizia tra loro hanno presentato Peter Cameron " Un giorno questo dolore ti sarà utile" a Luca Gallo, ed insieme i due autori intrattengono ora un loro dialogo su l'insalata parigina, lattuga, che James prende al teatro-ristorante pag 106. James è quasi diciottenne e Gembier, protagonista dell'insalata sotto la neve, è dodici tredicenne... una delle età che ognuno di noi ricorda di più, eppure i due ragazzi sembrano intendersi.
Bellissima storia, quella di Gembier e Tari, suo fratello, con il nome di due composti, un tannino e via, storia ambientata in conceria, in una casa improbabile eppure realissima, in un interno domestico che mi ha riportato anche alla storia di Crocifisso Dentello, altro autore con talento originale,  che esordirà a metà Novembre. 
Libro che sarebbe ideale per i ragazzi e per gli adulti, che vedrei messo in scena, con riduzione teatrale, libro di già con uno stile e un ritmo personale e godibile nella lettura. E questa è letteratura... direbbe Javier Marìas, uno dei segreti della letteratura è immaginare il fatto come se fosse accaduto davvero, in uno stato di coma, di velo, che poi sarebbe il velo della fantasia, aggiungo io,  con le tante letture che ci hanno permesso il riconoscere la qualità nel mare immenso delle pubblicazioni. Mi sono così coinvolta nella lettura che ho preso la rosellina inglese al profumo di limone, raccolta e poggiata sul libro stamani, e l'ho messa nelle pagine, con un gesto antico, risalente ai miei tredici anni, ed il tutto con il peso del rosso dizionario Zanichelli trasformerà la mia rosa nel fossile del ricordo.

giovedì 22 ottobre 2015

Lamezia Summertine 2015 Teatroltre Vetrina Teatro Ragazzi

Giovanna Villella, responsabile dell'Ufficio stampa, illustra stamane alle autorità preposte allo spettacolo ed alla cultura, ed ai giornalisti della stampa ufficiale e non, il programma di Teatroltre che inizierà domani mattina, ore 10 al teatro comunale "Grandinetti"
Lamezia Summertine è il contenitore di una serie di progetti che, presentati alla regione Calabria, hanno avuto il via e la fattibilità sul territorio. 
La rassegna che inizierà domani riguarda il teatro ragazzi ed è un momento di grande partecipazione per famiglie allargate, con pubblico numerose e fanciulli festanti. Da oltre trenta anni io seguo queste giornate che,  nel tempo, si svolgevano per una settimana di fila, una immersione nel teatro e  mi auguro possa risuccedere. 
Ascolto perciò con grande attenzione le parole di Giovanna e desidererei che  fossero recepite dai due amministratori della cosa pubblica che, catapultati dai loro mille problemi in un mondo oltre, un mondo non loro, dovranno far collegare le richieste ad iter burocratici farraginosi.



Intanto ci auguriamo tutti, sta dicendo Pierpaolo Bonaccurso, che entro il 4 Novembre, giorno dell'unità nazionale e delle forze armate e giorno della scadenza del bando, possa essere già inoltrata dal Comune la domanda  per far in modo che Lamezia Terme abbia un teatro ragazzi abitato, affidato ad una compagnia teatrale già consolidata  da oltre 15 laboratori teatrali nelle scuole.
Domani inizierà la rassegna la compagnia Dracma e Andrea Naso, responsabile e attore, ci parla di re Artù, di come sia importante educare i ragazzi, i bimbi ed insieme gli adulti, alla semplicità del cibo genuino, alla semplicità dei giochi e dei racconti su quella tavola rotonda della compagnia uccisa e annegata nei Centri Commerciali, dove vengono liberati i piccoli a pascolare compleanni e domeniche. 
Liberiamo il teatro, per strade vicoli e palazzi, sta dicendo Piero Bonaccurso, il capocomico, colui che crede, da una vita, possibile far vivere centri storici con piroette e grancasse, con rappresentazioni di strada e musica, colori. Da quaranta anni lui vive il teatro e non ha nessuna intenzione di vivere altro. Una bellissima opportunità quindi ha Lamezia, luogo fertile di idee e suggestioni, già residenza teatrale e nella storia che continua Evviva  il teatro che potrà farci conoscere come Lamezia Teatro Abitato da "tout le monde"!

La Testimonianza di Lorenzo Raffaini

"Amo troppo la vita per riuscire a viverla" In televisione 15 Dicembre 2013 Masterpiece: ore 23.28.
 Lorenzo ha scritto 'Amo troppo la vita per riuscire a viverla'. Legge un piccolo pezzo del suo libro che parla e racconta il dramma della droga. E dichiara: "Questa è la mia storia". Promosso a pieni voti da tutti e tre... poi continuo.
Io non ho mai visto Masterpiece, non vedo la televisione da oltre venti anni. Intanto Lorenzo va  dalla televisione alla carta stampata.
"Questo romanzo è opera della fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e
avvenimenti sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale."
Così sta scritto nella pagina bianca dei Tascabili Bompiani prima edizione di aprile 2015 ma già Andrea De Carlo, scrittore che firma la prefazione del libro, sconfessa quella dicitura "Amo troppo la vita per riuscire a viverla è troppo vero per essere un romanzo, troppo ricco di implicazioni per essere una memoria personale. È una testimonianza diretta, bruciante, che in certe parti si può leggere come una confessione, in altre come un’avventura." E poi anche l'autore sconfessa e dedica la testimonianza "Ai miei figli, con l’augurio di essere felici e di non vivere mai le mie disavventure"
Quindi anche se qualcosa viene inventato per rendere più narrazione un continuo di fatti, sappiamo che questi sono gli avvenimenti accaduti a chi scrive, a Lorenzo cioè.
Lorenzo che ha deciso di raccontare spinto da una necessità interiore e ora può dire " Cercherò di vivere tutto con molta semplicità, di godere al meglio quello che ho. La mia speranza è un po’ come l’orizzonte: una linea lontana e vaga che non ti illude più di tanto ma che ti invoglia ad andare avanti, passo dopo passo"
Lorenzo che ora va nelle scuole a testimoniare quanto sia facile cadere nella trappola delle droghe, quanto siano facili i luoghi dove procurare o vendere droghe, come sia facile imparare tutti i meccanismi per non essere puniti... Una facilità pazzesca che ci preoccupa. Preoccupa anche lui, ora miracolato da una serie di incontri, da una serie di situazioni che lo hanno sollevato dall'inferno e lo hanno redento dalla droga e dai suoi meccanismi perversi. Una necessità che Lorenzo ha sentito e raccontato e che continuerà a raccontare agli studenti, nei luoghi dello sport, e perché no, negli istituti di rieducazione, nelle aule del parlamento italiano,  per  questo bel senso civico che gli fa onore. Così come gli fa onore quel confessare ad inizio del suo scrivere come in effetti non sia facile scrivere. 
"Scrivere un libro per uno come me, abbastanza ignorante
dell’italiano, ho studiato solo fino alla terza media, non è
stato certamente facile. Come in molte cose della vita, serve
costanza e buona volontà. Il mio non vuole essere un saperne
più degli altri, è un percorso interiore che ho vissuto,
una crescita che mi ha permesso di sbarazzarmi dei grossi
problemi in cui si era invischiata la mia vita. Una crescita
che spero continuerà, dato che l’entusiasmo e la fame di
apprendere aumentano con l’andare avanti degli anni, e almeno
fino a quando il cervello mi sosterrà avrò qualcosa da
imparare, perché anche da vecchi e da saggi si continua a
sbagliare. I miei errori sono stati gli insegnanti migliori, e
ora mi permettono di provare a commetterne il meno possibile,
o almeno a non ripeterli."

martedì 20 ottobre 2015

Favola e fiaba ne Il Saltozoppo di Gioacchino Criaco

C'era una volta un castello fatato, un grande mago l'aveva creato per noi, comincia così il canto "La nostra favola" di Jimmy Fontana e comincia così Il saltozoppo, favola e fiaba di Criaco, narrata affinché noi possiamo trarne una morale, un insegnamento. Narrata con l'artificio della fiaba per offrire quella luce e quel futuro che ognuno si augura lieto anche dopo aver sgominato mostri e truppe sanguinarie, affrontato ostacoli e subito prepotenze. Il bene vince, così nelle fiabe come nella scrittura, come consolazione, come desiderio e seme che germoglierà.
Leggo Il Saltozoppo e guardo il mare Ionio  steso su un litorale lunghissimo, ora tappezzato di case su case.
Leggo e vado  da Pietragrande a Riace e poi giù Locri, Siderno...
La Locride e le sue faglie, i suoi calanchi che scendono giù, le fiumare. La fiumara  Allaro. Tra il 1951 e il 1953 la fiumara esonda creando enormi disastri al comune di Caulonia. Una terra che cambia e  balla con una gamba sola, nella storia degli uomini che se la contendono.
In questo luogo tessono le Parche i destini di noi uomini in cerca di spazio. Qui come antiche figure mitologiche stanno ai loro telai le nonne, ed insieme una matriarca, zia Tuzza, quasi mummificata viene issata su un trono per la festa di san Silvestro. Qui si tesse con colori sgargianti il corredo, il tovagliato con cui allietare banchetti, asciugamani e damaschi da esporre al balcone al passare della sera nella festa del santo. Qui ci stanno famiglie che si odiano per un pezzo di terra che sparisce in una sola spazzata del torrente. Terra difficile. Alluvionata, sia morfologicamente che nell'anima dei suoi abitanti sempre in costante all'erta contro un nemico a cui piantare uno sparo uno sputo una maledizione. 
Eppure come nella fiaba di Propp i suoi elementi si mescolano ed il bene ha un volto  consegnato ad Agnese dalle donne che intrecciano i fili  "Lana, seta, canapa, ginestra... la stanza dei telai era un composto di profumi: filati e colori che si mischiavano nell'aria per dare a quel posto un sentore che era solo il nostro. Di donna. Lì dentro avevo saputo e capito tante cose. Lì, le parole delle donne si intrecciavano, costruendo una scala di corda che si arrampicava attraverso gli anni passati, risaliva il tempo di decenni e poi di secoli." e la nonna le dice " Il tempo si ingrigisce e io uso colori sgargianti. E più fuori diventa nero, più qua dentro noi uniamo trame colorate, vive, a orditi pallidi."
C'era una volta in un paese fatato, c'era una volta un bambino dal nome straniero, Julien, e tutti i Julien della letteratura ci sorridono affettuosi, e questo bimbo va alla festa del paese "Durante il ballo si rompevano le convenzioni, cadevano i divieti. Io mi misi in coda, dietro a tanti ragazzini, per toccare l'ernia  di don Nino Codispoti, di cui si diceva che la suonasse come una zampogna"
Julien che si rifiuta di sparare ad una bottiglia di vetro, Julien che confessa " vidi le cose per come erano: avevo sempre saputo cos'era la peste, e dopo un po' avevo intuito che mio padre era uno degli untori" Julien che era un campione del saltozoppo  "piego la gamba destra dietro la schiena e saltello fino all'uscita sulla sinistra"  
"Quattro salti, è la lunghezza del mio passaggio. Me ne bastano tre per coprirne la larghezza. Mentre ce ne vorrebbero più di dieci per scalarlo, ma non servirebbe a nulla, il cielo non potrei toccarlo..." 
Qui e lì gli avverbi di luogo più usati da me per collocare luoghi e spazi che vanno poi dirigendosi verso Milano alla fermata di Porta Vittoria e la fiaba diventa un thriller per poi ritornare al funerale di zia Tuzza.
 "Per sapere i fatti è necessario ascoltare le donne, unici testi attendibili delle storie familiari per come davvero si sono svolte. Presenze mute che interpretano le assenze, lavano i panni sporchi di sangue e riescono ad ascoltare e interrogare persino i morti. La verità e il cambiamento sono affidati a loro."
Agnese dolce Agnese con la musica di Ivan Graziani
Io penso ad un barcone 
rovesciato al sole 
in un giorno in pieno agosto 
le biciclette in riva al mare 
Agnese mi parlava 
della sabbia infuocata 
ed io non so perché 
non l'ho dimenticata. 
e poi Agnese Therrime e la sua passione per la tessitura ci riporta alla storia. Una coltivazione di gelsi bianchi 

 "La Calabria è una terra strana, sospesa tra passato e presente. La sua lingua non contiene il futuro dei verbi, il domani è affidato al destino." E io riprendo il racconto delle nonne. L'elastico che ci tiene in vita. 

sabato 17 ottobre 2015

Massimo Cacciari a Vibo. " Perché Leggere?"

Perché leggere? Risposta: Per capire.
Capio-prendere-comprendere.
Comincio dalla fine una lezione iniziata con la doppia etimologia della parola leggere, nel suo significato greco e latino. Dalla radice leg,  è Logos parola, linguaggio, in greco, in latino leg lego raccolgo, metto insieme. 
E nel primo frammento di Eraclito questo logos è armonia, ciò che armonizza facendo in modo che abbiano un senso ed un significato le parole.
Come in un prato raccogliamo e scegliamo i fiori armonizzandoli secondo colore e forma e profumo per ottenere piacere e bellezza così chi legge raccoglie la lettura, il mazzo di fiori, parole, per il piacere di capire. 
Nel VII e VI secolo si ha il passaggio dall'oralità alla scrittura. Omero. Nella trasformazione del linguaggio in segni, dalla parola viva alla lettura, la parola scritta.
Ci furono molte resistenze, allora, verso la scrittura, considerata la causa della perdita della memoria.
Fino a quel tempo tutto veniva tramandato oralmente ed imparato a memoria. Si veneravano le Muse e Mnemosine.
Ma nel passaggio dalla fase orale dell'umanità alla fase scritta la parola era muta, senza suono, senza dialogo.
Vico studiò le fasi del passaggio in cui nella scrittura si deposita il significato della raccolta dei segni razionali, per far capire razionalmente quello che era stato un turbamento del sentire: Ciò che sta a cuore. 
C'è una storia dietro lo scritto, da leggere ad alta voce anche da soli, per ridare voce al testo; Da Eraclito a Parmenide, a Sant'Agostino che leggeva a voce alta da solo, a Cicerone e Quintiliano, la nascita della retorica. 
Uno scritto deve seguire regole sintattiche e grammaticali, deve essere senza errori di forma ma poi bisogna trovare un argomento e svilupparlo con fantasia, con originalità. 
Prima di scrivere bisogna immaginare, in un rapporto intersoggettivo fra chi scrive e chi leggerà. 
Una relazione fra umani.

La lingua è anche un corpo che parla, è fatta di gesti, di suoni, di musica, di ritmo.
La scrittura è metrica. Poesia.
Ogni lingua ha la sua poesia che fonda, ricorda e riconosce. Dobbiamo capire. 
La ricerca del nostro leggere e scrivere è capire.
Capire la complessità in cui viviamo, i processi storici e l'idea che ci sostiene.
Il linguaggio e l'idea sono indiscindibili per domandarci sempre noi davanti ad un nostro interlocutore: chi sei? come ti chiami? quale linguaggio adoperi?
La domanda è già una risposta.
Il chiedersi. 
Ecco perché leggere e, aggiungerei io, studiare
Ippolita Luzzo