Basta poco per sentirsi soli è un libro di Grazia Cerchi, giornalista e fondatrice dei Quaderni Piacentini, curatrice editoriale e scrittrice di Scompartimento per lettori taciturni, e Fatiche d'amore perdute.
Non ho letto questi libri, forse non si trovano più, ma conosco lei tramite Luca Pantarotto, blogger e uomo di molte letture, sensibile e attento.
Basta poco per sentirsi soli
Non l'ho letto, non si trova più, ne ho sentito parlare e per come ne intuisco sembra la mia piccola e lunga odissea nel trascorrere dei giorni.
lunedì 31 agosto 2015
Come un film francese. Roberto Saporito
Come un film Francese di Roberto Saporito
Comincia così con i consigli alla lettura
"Marc Augé, La madre di Arthur
John
Barth,L’opera galleggiante
Luigi Bernardi, Senza luce
Thomas Bernhard, Ja
Philippe Besson, E le altre sere verrai?
Nicholas Blincoe, Tacchi alti
Michel
Butor, La modificazione
Peter Cameron, Un giorno questo dolore ti sarà utile
Kate Christensen, Il lamento di Epicuro
Diego De Silva, Non avevo capito niente
Don DeLillo, Mao ii Philippe Djian, Imperdonabili
Bret Easton Ellis, Imperial Bedrooms
Wilhelm Genazino, La stupidità dell’amore
Jonathan Lethem, Chronic City
Cees
Nooteboom, Perduto il Paradiso,
Antonio Paolacci Salto d’ottava,
Lorenzo
Pavolini, Essere pronto,
Francesco Piccolo La separazione del maschio,
Alessandro Piperno, Con le peggiori intenzioni"
"Con le peggiori intenzioni" è l'unico che ho letto
Come al solito salto il pasto, dovevo completare prima la velocissima e piacevole lettura del libro" Come un film Francese" di
Saporito, nomen omen, scusami. Rido e poi io so come sono i film francesi e
anche conosco Piperno, nelle migliori intenzioni, così come mai e poi mai
credo nella scrittura creativa.
Che cosa è? si chiede, giustamente e d'accordo
con me, il protagonista del libro, un professore che tiene un corso di scrittura
creativa in virtù di sua fama di scrittore. La scrittura si insegna, certo, la
creazione no, il talento è un dono, l'originalità pure e nei dubbi del
professore seguiamo la storia che qualche volta, volutamente, scende su immagini
scontate e già lette di dietro e davanti. Scusami. Il libro si legge con piacevolezza,
i passi più simpatici sono proprio quelli che riguardano il professore e la sua
ipocondria, sono quelli che ci rimandano a luoghi letterari ben assimilati, a
scene alla Thelma e Louise, al killer di Amelie Nothomb al quale io devo aver
fatto post: Diario di rondine, dove si racconta quanto sia facile diventare killer, allo stesso modo che diventare scrittore creativo, aggiungerei io, dissacrando il corso e chi vi insegna.
Ho letto qualche recensione su questo libro e
odio chi racconta il libro compresa la scena finale che, per fortuna, io non
conoscevo e non vi svelo per darvi la curiosità di legger questo racconto, strutturato in tre scansioni, con il diario di tre protagonisti nel divenire
astorico di rapporti fermi su una pagina bianca.
Leggete quindi questo piacevolissimo stralcio dal libro di Saporito per gradire.
"Io non so neanche se sia possibile o meno insegnare a
scrivere in maniera creativa: ma intanto loro mi pagano e io allora insegno.
Insegnerei qualunque cosa per soldi, anche cucina creativa, visti i quattro
soldi che ho guadagnato con i miei romanzi. Oh, fama tanta eh, vincitore di
importanti premi letterari (e lì qualche soldo nelle mie tasche devo dire che è
entrato), ospite fisso in tutti i festival letterari, recensioni entusiastiche
dei miei libri su prestigiose riviste letterarie che nessuno legge, forse
neanche chi ci scrive, ma guadagni veramente pochi. E quindi se mi pagano sono
disposto anche a insegnare assicurazioni creative, o ping pong creativo
E questa è la mia piccola rivincita: insegno qualcosa che
nessuno mi ha mai insegnato e che sono sempre più fermamente convinto che non
si possa insegnare: sono un sostenitore del talento, e il talento o ce l’hai o
non lo si impara da nessuna parte, e in modo particolare non a scuola.
– Finalmente conosciamo il famoso scrittore. Io mi riempio
le narici del suo buon profumo, gli occhi della sua generosa scollatura e le
decanto un affabulatorio e ispirato e sospiroso: – Già!
Poi pensi che gli altri ti odiano e dici: La verità è che io
non sopporto più la gente, non sopporto più nessuno, gli esseri umani mi
provocano una sorta di orticaria esistenziale, un prurito all'interno del
sangue. È anche possibile che io sia diventato sociopatico (oltre che
paranoico), oppure no, non sono io che sono diventato sociopatico ma loro, la
gente, tutti quanti loro sono diventati sociopatici nei miei confronti, è possibile.
Forse ha colto, finalmente, un lato del mio carattere, ha
compreso che io amo di più i miei scrittori che le persone: forse è perché sono
uno scrittore, ma io vivo di persone e cose che non esistono, se non nella mia
testa o in quella di quelli come me, o che comunque vivono come me: gli
scrittori appunto. O forse è una sorta di tara mentale, una malattia, ma che
non si cura, o quanto meno io non sono curabile. E, cosa più importante, a me
va benissimo così."
domenica 30 agosto 2015
Digesto di Massimo Sannelli
In fieri
Ho conosciuto Massimo Sannelli qualche anno fa tramite mia cara amica di Palermo, Loredana.
Lei, fine ed elegante narratrice in versi e prosa, mi parla di Massimo Sannelli, a teatro, un vero protagonista, un attore, poeta, istrione, un grande, padrone del luogo e dello spazio mentale e fisico. Un incantatore. Mentre mi racconta lei conclude ogni suo pensiero con:- Ti piacerà.
Così io, non subito, ma da quando l'ho letto, ho iniziato a dire a tutti quanto sia stata rapita dal suo modo e dal suo mondo, dalle frasi e dalle associazioni flash che illuminano i suoi articoli sul giornale "Trentino libero" , testata web dove lui scrive.
Ho letto e visto, spulciato quello che trovavo in Rete e ora il nuovo film " L'Arte del Fauno" con la regia di Fabio Giovinazzo.
Ho conosciuto Massimo Sannelli qualche anno fa tramite mia cara amica di Palermo, Loredana.
Lei, fine ed elegante narratrice in versi e prosa, mi parla di Massimo Sannelli, a teatro, un vero protagonista, un attore, poeta, istrione, un grande, padrone del luogo e dello spazio mentale e fisico. Un incantatore. Mentre mi racconta lei conclude ogni suo pensiero con:- Ti piacerà.
Così io, non subito, ma da quando l'ho letto, ho iniziato a dire a tutti quanto sia stata rapita dal suo modo e dal suo mondo, dalle frasi e dalle associazioni flash che illuminano i suoi articoli sul giornale "Trentino libero" , testata web dove lui scrive.
Ho letto e visto, spulciato quello che trovavo in Rete e ora il nuovo film " L'Arte del Fauno" con la regia di Fabio Giovinazzo.
giovedì 27 agosto 2015
Quando c'era Marnie
Quando c'era Marnie, lei prendeva appunti
dal Romanzo al film. Dal 1967 ad oggi in un film che potrebbe essere l'ultimo dello Studio Ghibli...
Il segreto che custodiamo è la fiducia. Si diventa amici se ci possiamo confidare un segreto, anche piccolissimo, che sappiamo solo noi, e regalarlo all'altro che ci donerà a sua volta il suo segreto. Questo mi sembra il bellissimo messaggio che Marnie ci dà.
Esserci o non esserci poi non è influente se sta dentro di noi chi ci diede vita e sempre potrà trovare la strada per parlarci.
Una storia che è un saluto al mondo dallo Studio Ghibli che già ci aveva donato Si Alza il vento,
saluto di un altro regista Miyazaki.
Ci salutano così le grandi fantasie del novecento, ci salutano i personaggi e la nostra infanzia, ci salutano gli anni che se ne vanno, lasciandoci due dita incrociate, quelle delle due amiche, che si salutano anch'esse, promettendosi incontro futuro. Chissà se ci sarà, se un altro mondo la mia vita troverà... sulla colonna sonora di incontri che cambiano la vita, anche Anna tornerà fiduciosa alla vita, alleggerendo le asprezze, sentendosi più accettata, capendo che si è parte di un grande disegno proprio perché ha trovato il filo che la lega al passato. Se nessuno si salva da solo, allora ha una sua bellezza la villa abbandonata e circondata da una palude con la marea che sale e rende inaccessibile, tutto diventa lontano e difficile, se nessuno si salva da solo. La barca, il pescatore silenzioso, i coniugi simpatici ed accoglienti, il bene che dà sollievo, e poi gli scontri, le minuzie e le piccole cattiverie, il male inutile, banale. Nel delicato e verdissimo film che sono riuscita a vedere, grazie alla Marnie che io ho incontrato, c'è la poesia lieve dell'attesa, del disegno, dei pastelli e delle matite, del quaderno e del foglio che Anna abbraccia e appunta, schizza, invera e inventa il suo paesaggio, il paesaggio dell'anima.
dal Romanzo al film. Dal 1967 ad oggi in un film che potrebbe essere l'ultimo dello Studio Ghibli...
Il segreto che custodiamo è la fiducia. Si diventa amici se ci possiamo confidare un segreto, anche piccolissimo, che sappiamo solo noi, e regalarlo all'altro che ci donerà a sua volta il suo segreto. Questo mi sembra il bellissimo messaggio che Marnie ci dà.
Esserci o non esserci poi non è influente se sta dentro di noi chi ci diede vita e sempre potrà trovare la strada per parlarci.
Una storia che è un saluto al mondo dallo Studio Ghibli che già ci aveva donato Si Alza il vento,
saluto di un altro regista Miyazaki.
Ci salutano così le grandi fantasie del novecento, ci salutano i personaggi e la nostra infanzia, ci salutano gli anni che se ne vanno, lasciandoci due dita incrociate, quelle delle due amiche, che si salutano anch'esse, promettendosi incontro futuro. Chissà se ci sarà, se un altro mondo la mia vita troverà... sulla colonna sonora di incontri che cambiano la vita, anche Anna tornerà fiduciosa alla vita, alleggerendo le asprezze, sentendosi più accettata, capendo che si è parte di un grande disegno proprio perché ha trovato il filo che la lega al passato. Se nessuno si salva da solo, allora ha una sua bellezza la villa abbandonata e circondata da una palude con la marea che sale e rende inaccessibile, tutto diventa lontano e difficile, se nessuno si salva da solo. La barca, il pescatore silenzioso, i coniugi simpatici ed accoglienti, il bene che dà sollievo, e poi gli scontri, le minuzie e le piccole cattiverie, il male inutile, banale. Nel delicato e verdissimo film che sono riuscita a vedere, grazie alla Marnie che io ho incontrato, c'è la poesia lieve dell'attesa, del disegno, dei pastelli e delle matite, del quaderno e del foglio che Anna abbraccia e appunta, schizza, invera e inventa il suo paesaggio, il paesaggio dell'anima.
Quando c'era Marnie. Non siamo mai soli se ci abitiamo
dentro. Le case vive del nostro immaginario. Nelle tante
sovrapposizioni fra il nostro vivere e i giorni che si
affastellano ci sta la fantasia. Sempre con noi stanno coloro
che ci amarono se ci amarono, sempre a far parte di un
vissuto oltre il muro della realtà.
mercoledì 26 agosto 2015
La magnifica inconcludenza di alcuni post su facebook
Postare è gratis, facile e compulsivo. Lo faccio anche io da mane a sera. Alcuni postano pensieri alati tratti da libri molto studiati, altri argomentano pensieri propri, raggiungendo l'eccellenza. Nell'inconcludenza.
Si dà così ragione ad un antico adagio:" Magnifica facciata ha Fortunato ma il piano superiore è spigionato" Intendendo che il piano superiore di bel castellotto, colto di facciata, nessuno lo vuole affittare, quindi vuoto sta, e che molti hanno bella presenza e testa sfitta.
Mi giungono segnalazioni amene di post fatti da operatori e operatrici culturali che operano in sale operatorie culturalmente anestetizzate all'intelligenza ed al riso, con personale che sconosce un significato concluso di pensiero espresso.
Uno dei più recenti pervenuto nelle nequizie quotidiane ve lo ripropongo qui come bozzolo in cui avvolgere noi stessi: Che questo fermento culturale s'innalzi sempre più come un'onda coraggiosa che urtandosi contro qualunque venditore di fumo raggiunga la famosa isola che non c'è.
Nella babele di facebook, quindi, operatori e operatrici culturali operano, producono succulenti prodotti di consumo rapido: Metafore, anafore, similitudini, ossimori, paronomasia, endiadi, zeugma, anadiplosi...
le figure retoriche che tutti utilizziamo nel lessico più usuale.
Se però codesto lessico dovesse servire a far germogliare la pianta del sapere allora ogni frase dovrebbe significare ed avere in sé un concetto, un'idea conclusa ed io per quanto abbia analizzato post che vi ho appena messo come esempio non trovo corrispondenza fra immagini e significato.
Qualora qualcuno riesca a far esegesi del testo appena proposto sarò felice di applaudire il nuovo e giovane pensiero che avanza come un'onda coraggiosa
Si dà così ragione ad un antico adagio:" Magnifica facciata ha Fortunato ma il piano superiore è spigionato" Intendendo che il piano superiore di bel castellotto, colto di facciata, nessuno lo vuole affittare, quindi vuoto sta, e che molti hanno bella presenza e testa sfitta.
Mi giungono segnalazioni amene di post fatti da operatori e operatrici culturali che operano in sale operatorie culturalmente anestetizzate all'intelligenza ed al riso, con personale che sconosce un significato concluso di pensiero espresso.
Uno dei più recenti pervenuto nelle nequizie quotidiane ve lo ripropongo qui come bozzolo in cui avvolgere noi stessi: Che questo fermento culturale s'innalzi sempre più come un'onda coraggiosa che urtandosi contro qualunque venditore di fumo raggiunga la famosa isola che non c'è.
Nella babele di facebook, quindi, operatori e operatrici culturali operano, producono succulenti prodotti di consumo rapido: Metafore, anafore, similitudini, ossimori, paronomasia, endiadi, zeugma, anadiplosi...
le figure retoriche che tutti utilizziamo nel lessico più usuale.
Se però codesto lessico dovesse servire a far germogliare la pianta del sapere allora ogni frase dovrebbe significare ed avere in sé un concetto, un'idea conclusa ed io per quanto abbia analizzato post che vi ho appena messo come esempio non trovo corrispondenza fra immagini e significato.
Qualora qualcuno riesca a far esegesi del testo appena proposto sarò felice di applaudire il nuovo e giovane pensiero che avanza come un'onda coraggiosa
martedì 25 agosto 2015
Luce Nera di Nicola Vacca
In copertina Mario Pugliese con Inchiostro di solitudini
"Luce Nera" Marco Saya Edizioni
Appena arrivata nella solitudine mia affollata, già leggo.
Dal profondo del maiale e unisco questo titolo a Mirco Mungari, archeologo, che ha scritto "De suina immolatione", poemetto satirico, edito Delirium e mi piace questo incontro sul megafono della poesia civile, contro ogni schiavitù, per la luce che ci illumini quel tanto che basti per vedere.
Oltre poi è luce che abbaglia e nulla più si vedrà. Luce nera sarà.
Da Isaia ai nostri giorni
"Macello sublime
Hanno disinnescato gli allarmi
adesso il pericolo non sarà più avvertito"
Leggo con aderenza assoluta ad un mio sentire i versi di Nicola Vacca che a me sono fraterni e familiari, più della parentela appioppatami dal sangue.
Leggo di una Città dei Dormienti, già descritta da Massimiliano Santarossa nel suo ultimo romanzo "Metropoli".
In versi o in prosa uno solo è il desiderio- Poter svegliare i dormienti anestetizzati, poter fermare uno sciupio, la perdita di diritti, di conoscenze, come se fossimo ora alla fine oppure all'inizio del male assoluto.
"Prima che il sonno diventi
il peggiore degli incubi"
"Nessuno coglie più rose d'amore
in questa grande abbuffata di male
hanno anche reciso le sue radici"
Itinerario di uno smarrimento.
Siamo con Nicola nei gironi danteschi, nel vagare di anime dannate in terra, nell'antinferno dove sono puniti gli ignavi con il girovagare senza meta e senza ideali.Questi inseguono una insegna senza posa, tormentati da vespe e da mosconi. Leggendo le poesie Dante fa visita in questa Luce Nera all'alba del 2015. Mille anni dopo siamo sempre al capolinea a chiedere giustizia e serietà, uno scopo per vivere e uno per rispettarci insieme. A volte quartine, a volte distici, ottave, oppure versi liberi, le stanze della poesia di Nicola Vacca si distendono con ordine ed armonia, dosate e lineari nel raggiungere il chiarore necessario per essere lette e ascoltate.
Leggevo proprio oggi che il pensiero parla.
Andrea Moro in "Accenti", la lingua di Babele, riferisce di ultime ricerche che provano la produzione di onde sonore nel cervello ad ogni atto connesso con il linguaggio. L'impressione di sentire il suono delle parole quando leggiamo a mente le strofe di Luce Nera, oppure il libro di Camus, non è impressione ma realtà,
quindi grande ordine ha Nicola perché lui sa che
"Non c'è parola che tenga
nel disordine delle stanze"
" Viviamo in posti che non siamo capaci
di abitare con gli incontri.
Si chiama deserto e si dice vuoto
il luogo dove moriamo lentamente"
L'inverno dell'umanità, ricordo con Massimiliano Santarossa.
Diviso in quattro parti come possiamo dividere una arancia, il libro è la sfera che ci accoglie con freddo e gelo, senza rumore significativo, il poema con una rosa nel caos ci offre la poesia. La rosa che ci sublima dal profondo del maiale.
L'istintualità ed insieme la facilità a cui, manomessi, gli uomini tutti perdono speranza e futuro, diventando piante senza radici ed esseri senza vista, per ricordare Isaia e tutti i profeti che, in ogni tempo, hanno ammonito con immagini simili gli individui smarriti e brancolanti in epoche di transizione, l'istintualità va regolata con disciplina e metodo.
Stiamo transitando Acheronte, per restare con Dante, e che questo inferno sia migliore del luogo dove stiamo può mostrarcelo solo una poesia, la poesia che sia insieme messaggio e sferza, paura e sollievo.
" Questi giorni senza amore
non tollerano nemmeno
una felicità di riserva"
continuo dopo
Stamattina riprendo a leggere Luce Nera con negli occhi il Parco Impastato, ieri sera, nel mambo tristissimo di periferia, su una piazzola asfaltata, davanti ad altri dormienti seduti, umanità poverissima mimava i passi al suono dell'amplificatore. Se questo è l'antinferno, mi sono detta, la perdita di qualsiasi individualità, meglio l'inferno della solitudine e la musica di un verso amico.
Triste di una tristezza universale
" Siamo tutti sulla stessa strada
aspettiamo chissà che cosa
seduti su questa terra morta.
arriverà presto il giorno
in cui le parole non diranno niente"
ieri sera quel giorno era arrivato, laggiù in un parco di periferia, affollato e abitato, laggiù sulla riva del mare, all'Hang loos beach, affollato e abitato, laggiù dove le parole non hanno suono e le relazioni diventano uguale gesticolare delle membra, nel divertere che musica non è, e nemmeno luce.
Luce Nera di Nicola Vacca, la lampada di Wood contro ogni falsificazione.
Ippolita Luzzo
"Luce Nera" Marco Saya Edizioni
Appena arrivata nella solitudine mia affollata, già leggo.
Dal profondo del maiale e unisco questo titolo a Mirco Mungari, archeologo, che ha scritto "De suina immolatione", poemetto satirico, edito Delirium e mi piace questo incontro sul megafono della poesia civile, contro ogni schiavitù, per la luce che ci illumini quel tanto che basti per vedere.
Oltre poi è luce che abbaglia e nulla più si vedrà. Luce nera sarà.
Da Isaia ai nostri giorni
"Macello sublime
Hanno disinnescato gli allarmi
adesso il pericolo non sarà più avvertito"
Leggo con aderenza assoluta ad un mio sentire i versi di Nicola Vacca che a me sono fraterni e familiari, più della parentela appioppatami dal sangue.
Leggo di una Città dei Dormienti, già descritta da Massimiliano Santarossa nel suo ultimo romanzo "Metropoli".
In versi o in prosa uno solo è il desiderio- Poter svegliare i dormienti anestetizzati, poter fermare uno sciupio, la perdita di diritti, di conoscenze, come se fossimo ora alla fine oppure all'inizio del male assoluto.
"Prima che il sonno diventi
il peggiore degli incubi"
"Nessuno coglie più rose d'amore
in questa grande abbuffata di male
hanno anche reciso le sue radici"
Itinerario di uno smarrimento.
Siamo con Nicola nei gironi danteschi, nel vagare di anime dannate in terra, nell'antinferno dove sono puniti gli ignavi con il girovagare senza meta e senza ideali.Questi inseguono una insegna senza posa, tormentati da vespe e da mosconi. Leggendo le poesie Dante fa visita in questa Luce Nera all'alba del 2015. Mille anni dopo siamo sempre al capolinea a chiedere giustizia e serietà, uno scopo per vivere e uno per rispettarci insieme. A volte quartine, a volte distici, ottave, oppure versi liberi, le stanze della poesia di Nicola Vacca si distendono con ordine ed armonia, dosate e lineari nel raggiungere il chiarore necessario per essere lette e ascoltate.
Leggevo proprio oggi che il pensiero parla.
Andrea Moro in "Accenti", la lingua di Babele, riferisce di ultime ricerche che provano la produzione di onde sonore nel cervello ad ogni atto connesso con il linguaggio. L'impressione di sentire il suono delle parole quando leggiamo a mente le strofe di Luce Nera, oppure il libro di Camus, non è impressione ma realtà,
quindi grande ordine ha Nicola perché lui sa che
"Non c'è parola che tenga
nel disordine delle stanze"
" Viviamo in posti che non siamo capaci
di abitare con gli incontri.
Si chiama deserto e si dice vuoto
il luogo dove moriamo lentamente"
L'inverno dell'umanità, ricordo con Massimiliano Santarossa.
Diviso in quattro parti come possiamo dividere una arancia, il libro è la sfera che ci accoglie con freddo e gelo, senza rumore significativo, il poema con una rosa nel caos ci offre la poesia. La rosa che ci sublima dal profondo del maiale.
L'istintualità ed insieme la facilità a cui, manomessi, gli uomini tutti perdono speranza e futuro, diventando piante senza radici ed esseri senza vista, per ricordare Isaia e tutti i profeti che, in ogni tempo, hanno ammonito con immagini simili gli individui smarriti e brancolanti in epoche di transizione, l'istintualità va regolata con disciplina e metodo.
Stiamo transitando Acheronte, per restare con Dante, e che questo inferno sia migliore del luogo dove stiamo può mostrarcelo solo una poesia, la poesia che sia insieme messaggio e sferza, paura e sollievo.
" Questi giorni senza amore
non tollerano nemmeno
una felicità di riserva"
continuo dopo
Stamattina riprendo a leggere Luce Nera con negli occhi il Parco Impastato, ieri sera, nel mambo tristissimo di periferia, su una piazzola asfaltata, davanti ad altri dormienti seduti, umanità poverissima mimava i passi al suono dell'amplificatore. Se questo è l'antinferno, mi sono detta, la perdita di qualsiasi individualità, meglio l'inferno della solitudine e la musica di un verso amico.
Triste di una tristezza universale
" Siamo tutti sulla stessa strada
aspettiamo chissà che cosa
seduti su questa terra morta.
arriverà presto il giorno
in cui le parole non diranno niente"
ieri sera quel giorno era arrivato, laggiù in un parco di periferia, affollato e abitato, laggiù sulla riva del mare, all'Hang loos beach, affollato e abitato, laggiù dove le parole non hanno suono e le relazioni diventano uguale gesticolare delle membra, nel divertere che musica non è, e nemmeno luce.
Luce Nera di Nicola Vacca, la lampada di Wood contro ogni falsificazione.
Ippolita Luzzo
lunedì 24 agosto 2015
Gli Storioni di Rambaldi
Continuo a stare con la testa in tutto quello che non si è
detto .
Continuo a dialogare
con chi è stato assente eppur presente e
che ha preso la scena molto più del reale
vivente.
Continuo a giocare con i salmoni di Carlo Rambaldi per
sorprendere lui ed il figlio Alessandro intenti a far andare avanti i pesci invece di vederli risalire la corrente saltellando.
Di tutta una lunga conversazione che i gentilissimi e
disponibili figli, Daniela e Victor, mi hanno concesso seduti nel giardino di
Villa Ventura, in attesa che iniziasse la serata E.T. Sotto le stelle, mi rimane un non detto e su quello io ho continuato a
chiacchierare ed a domandarmi diventando amica e compagna di chi si tace.
In ogni biografia mi affascina un solo dettaglio, lo
amplifico e nel dilatarlo occupa lo spazio di anni, di una vita. Un solo
dettaglio.
Così Di Carlo Rambaldi, nato in un piccolo paese del
ferrarese , con il talento di far vivere le sue
fantasie con congegni meccanici, riporto le frasi del figlio Victor , il
racconto dei salmoni, che in effetti
Victor di storioni mi ha parlato.
Siamo negli anni cinquanta, nel ferrarese di Florestano
Vincini, di Folco Quilici, già lavora Antonio Sturla, come direttore alla
fotografia. Antonio Sturla «ha
consentito il battesimo nel cinema di Carlo Rambaldi, «Per un documentario su
Delta del Po – mi racconta Victor- un
filmato ambientato a Pila di Porto Tolle, con soggetto la pesca dello storione
, mancavano proprio gli storioni, non essendo
stagione.
Carlo Rambaldi realizza tre storioni elettromeccanici. Fu
merito della loro realizzazione che ebbe l’occasione di farsi conoscere e di
trasferirsi a Roma per continuare la strada nel cinema.
Il fiume più lungo d’Italia, la storia del cinema italiano,
che si snoda tortuosa nel racconto di Victor. Una storia, quella
dell’imprenditoria cinematografica, affidata alle individualità, una storia non
agevolata da rispetto ma affidata alla improvvisazione, a stranissimi impedimenti
che ostacolano il fluire, che impediscono la realizzazione di molte idee
geniali.
Nel racconto della vita di Carlo Rambaldi, scivolano le diapositive di moltissimi film ai quali
l’artista ha lavorato, creando effetti speciali: Alberi che si muovono, cani,
gatti, pipistrelli, Quattro mosche di velluto grigio, e Profondo rosso.
Mescolo volutamente
titoli di film e creature meccaniche , come un puzzle di una
conversazione per offrire ai lettori l’empatia della conversazione con Victor e
Daniela, una conversazione sul Cinema e su Carlo, su Alessandro che , come
Victor, seguì il padre in America, a Los Angeles nel ‘76
Come se fossimo a girare un film , dividiamo lo spazio e
amplifichiamo la realtà effettuale, stasera.
La vita di Daniela, di sei anni e la vita di Victor, maturando di licenza
liceale, diventa un’altra vita. Le valigie ed i congegni di Carlo andranno in laboratori più
attrezzati dove saranno ricompensati e apprezzati per il genio che donano.
Il movimento è emozione, ripeteva spesso Carlo Rambaldi ai
figli. Star fermi è contemplazione. Le
due positività dell’agire umano che possono diventare negatività se il
movimento diventa strumentale ad un consumo e lo star fermi a solo guardare
passivi.
Nello scarto dell’arte si vive comunque , e nelle
parole di Victor , tutto il lungo
lavorio di un pensiero, gli intoppi creati da istituzioni miopi, la nascita di
una fondazione che, in nome di Carlo ed
io direi di Alessandro, vive il cinema non digitalizzato della vita.
La Fondazione Carlo Rambaldi avrà come sede
il Polo Scolastico
di Vigarano Mainarda (Ferrara) dove Carlo è nato il 15 settembre !925
|
Ippolita Luzzo
mercoledì 19 agosto 2015
La Linea di Enrico Astolfi
L’esplosivo
piano di Bazil- La linea
Organizzato
dal Collettivo autonomo Altra Lamezia, al Parco Impastato, martedì 18 agosto, ore 18,30,
La Linea,
favola breve di Enrico Astolfi, con illustrazioni di Aladin Hussain Al
Baraduni, Lorusso editore.
Vado con i
miei fogli
L’esplosivo
piano di Bazil è un film francese del 2009, riproposto questo inverno a
Lamezia da UNA, associazione culturale
per la visione di film in lingua originale con sottotitoli.
In questo
film il protagonista, solo e senza famiglia,
insieme a una umanità varia e generosa, decide di combattere le
multinazionali delle armi. Armi che avevano causato la morte del padre e ferito
lui in modo indelebile, portando in testa una pallottola non removibile.
Quello che
mi rimase del film furono il grottesco ed il surreale, la giocosità insieme
alla distorsione della realtà che trovo tutta stasera, nell'approccio che lo
scrittore Enrico Astolfi ha dato alla
sua storia sul conflitto, “La Linea”
Favola con immagini disegnate da Aladin.
Tanti i
punti in contatto con quel film, anche fuori dal contenuto vero e proprio del
libro.
Il
presentatore sembra quel simpatico personaggio del film che parlava per luoghi
comuni, una serie di immagini che sembravano uscire direttamente dalla
sceneggiatura di Bazil.
Modi di
parlare. Come si parla e di cosa si parla quando si parla dove si parla. E così
sorridendo ascolto la storia di un conflitto.
Enrico
racconta che con Aladin, Yemenita ed ora abitante di Centocelle da dieci anni,
si è incontrato in uno sgombero, fra una occupazione e una manifestazione.
Lui,
originario di Ferrara fuori le mura, ora vive a Roma, alternando lavori precari
alla sua attività di scrittore.
Nasce, dall'incontro fra i due, una prima idea di una Linea, nasce dalle parole di un funzionario della Digos che bloccando entrambi durante un picchetto anti sfratto, proibisce
loro di varcare una linea che non era segnata e visibile. Mentre chiedono al funzionario dove fosse questa linea, si sentono rispondere che è lui
a decidere dove sia e come e quando
poter essere varcata.
Così La
Linea, favola su un conflitto, non specifico, su un conflitto che può essere
ogni conflitto, su un generale conflitto fra tesi e antitesi, prende vita in un
non luogo, con protagonista che lo
diventa in modo assolutamente casuale, durante una notte.
Infatti la
favola inizia di notte. Viene tracciata una linea in un luogo immaginario,
arrivano da una parte e dall'altra manifestanti che vogliono attraversarla e poliziotti che impediscono il passaggio. Un divieto fatto senza conoscere i
motivi, un bisogno di attraversare senza saper perché. Solo per avere spazio.
La favola ha
una morale senza voler fare morale e
credo che la morale stia proprio nello spazio che si vorrebbe, lo spazio immaginativo.
Le linee
sono tante, sono importanti. Bisogna tracciare una linea al nostro
comportamento, sempre molto contraddittorio e contorto.
Nello spazio
dell’arte il conflitto trova il luogo della rappresentazione portando le storie e i
personaggi a riconoscersi. I disegni
sono veri quando le persone vivono e si riconoscono partecipi nella
rappresentazione, dirà Aladin, ripetendo più e più volte, come Boezio, la
differenza fra vero e falso. L’arte è militanza, sia su murales che in un
disegno o sulle pagine di un libro. Storie vere. Aladin si fa raccontare le
storie vere nei luoghi dove va, storie di disagio, di infelicità, storie che nell'arte entusiasmano, aprono il varco del chiuso vivere di ossessione e
liberano il soggetto in una appartenenza universale. Ci siamo tutti, anche noi,
nello spazio.
E mentre i
fogli sui banchetti messi accanto prendono il volo sollevati da un soffio di
vento, e mentre i due cagnetti mimano un conflitto fra loro, e mentre la sera si tinge di rosa, io ritorno a casa con una
immagine affettuosa, quella dell’editore del libro che, in Puglia, ha seguito ogni presentazione fatta, con l’autore. Un editore indipendente che pubblica
cinque libri all'anno e li segue come suoi familiari, e crede come tutti noi nell'unicità, nelle storie e nel grande spazio che c’è per tutti quelli che lo
sanno vedere. Come Bazil.
domenica 16 agosto 2015
Scrivere per viverci dentro. Sull'isola di Venerdì
Robinson Crusoe naufraga e vivrà per molti anni da solo su un'isola. Trova come compagno Venerdì salvandolo dai cannibali che infestavano l'isola. Dovrò rileggermi questa storia che già mi sembra più abitata del luogo, della cooperativa di disabitanti, del paese senza relazione continuata, della città dove io dovrei abitare. Una isola che è isola fra isole. Senza alcun arcipelago mai, se non momentaneo, raro.
Nell'isola la zattera di Robinson, nell'isola quotidiana la zattera si chiama scrittura. Robinson annota i giorni per non impazzire, per sapere quanto tempo sta passando, per dare scansione al tempo.
La scansione degli anni è stata inventata da noi umani per avere un prima, un poi e un mentre. Per avere una opportunità.
Così nelle isole, dove ci si attrezza per anni e anni, la scrittura e la lettura sono vivi, vivono con noi dandoci la compagnia.
Ci scrivo e poi ci vivo dentro. Come Robinson scriveva e segnava sui muri i giorni, così noi tutti scriviamo sui blog, sui siti, sui fogli di carta, e insieme leggiamo sul cellulare, sul tablet, sul libro di carta, leggiamo e leggiamo l'invenzione di vivere.
Poi Robinson andò via dall'isola e ritornò in Inghiterra, lui era un personaggio nel romanzo, noi, che nel romanzo non stiamo, restiamo e restiamo per sempre nel luogo da dove non siamo e per dove non siamo naufragati davvero, nell'unica e sola certezza che abbiamo, di aver per destino quest'isola in dono.
Nell'isola la zattera di Robinson, nell'isola quotidiana la zattera si chiama scrittura. Robinson annota i giorni per non impazzire, per sapere quanto tempo sta passando, per dare scansione al tempo.
La scansione degli anni è stata inventata da noi umani per avere un prima, un poi e un mentre. Per avere una opportunità.
Così nelle isole, dove ci si attrezza per anni e anni, la scrittura e la lettura sono vivi, vivono con noi dandoci la compagnia.
Ci scrivo e poi ci vivo dentro. Come Robinson scriveva e segnava sui muri i giorni, così noi tutti scriviamo sui blog, sui siti, sui fogli di carta, e insieme leggiamo sul cellulare, sul tablet, sul libro di carta, leggiamo e leggiamo l'invenzione di vivere.
Poi Robinson andò via dall'isola e ritornò in Inghiterra, lui era un personaggio nel romanzo, noi, che nel romanzo non stiamo, restiamo e restiamo per sempre nel luogo da dove non siamo e per dove non siamo naufragati davvero, nell'unica e sola certezza che abbiamo, di aver per destino quest'isola in dono.
sabato 15 agosto 2015
La Lavatrice di Ferragosto
Saranno
sessanta i ferragosti che dovrei aver fatto uguale a questo e, se un tempo mi
arrovellavo, mi ribellavo e mi sembrava una punizione ingiusta, ora reputo che
il ferragosto fatto così sia molto meglio delle tante lavatrici con cui si
condiscono i dialoghi fra amici.
Non che non
sappia della bellezza di conversazioni amene e leggermente ilari, ne ho appena
fatto io una poco fa con gruppo di famiglia amicale, però mi restano ferme quella
domanda e quella risposta che interrompono l’interesse altrui e lo dirottano sulla lavatrice.
Qualche
tempo fa ad una mia amica domandai se la interessavo, lei mi rispose che
proprio in quel momento la lavatrice, bloccata, aveva ripreso a girare,
rendendo così inutile intervento del tecnico. Era bastata la mia telefonata! E impedendomi di parlare lei magnificava i giri del cestello.
Ovviamente
la telefonata rimase storica nella mia testa e qualche tempo fa, altra amica, a
mio nuovo tentativo di dire cosa io stessi pensando di noi due, mi rispose che
aveva fatto la lavatrice, suddiviso i bianchi dai colorati, le tovaglie
dalle lenzuola, l’intimo dagli abiti, insomma reduce da tre lavatrici era poi
passata a raccontarmi come avesse fatto la lavastoviglie, messo i
bicchieri in su, di come avesse lavato a mano a mano altri bicchieri, più
fragili. Già io mi ero distratta e lei, accorgendosi, mi domandava ” mi
ascolti?” mentre io, in preda a mal di testa da lavatrice, ripetevo a lei per
filo e per segno ogni cosa, e aggiungevo " no, no, non
sono distratta".
Certo avevo
capito una cosa: era finita, finito l’interesse fra me e lei, fra me e l’altra,
ogni interesse non può durare su un giro di lavatrice.
Oggi quindi
augurando a mie amiche storiche e non una
estate ed una festa che non passerò con loro, così come non ho trascorso tutti gli altri
anni, giochicchio con i tasti di un computer che nemmeno compagnia mi fanno
più. Anche loro mi vogliono dire che sarebbe meglio andare a fare una
lavatrice?
lunedì 10 agosto 2015
Richard Galliano e Gabriele Mirabassi a Jazz e Vento
Gli appunti della serata si mescolano agli appunti presi per
un film, visto di recente.
Il concerto
« L'orchestra è un mondo. Ognuno contribuisce con il
proprio strumento, con il proprio talento. Per il tempo di un concerto siamo
tutti uniti, e suoniamo insieme, nella speranza di arrivare ad un suono
magico: l'armonia »
|
Concerto per violino e orchestra di Čajkovskij
Così dice il protagonista del film ed aggiunge: “ Questo
concerto è un grido, una confessione”
Anche un divertimento, potremmo aggiungere noi questa sera
con le parole di Gabriele Mirabassi, Clarinettista italiano che, con Richard
Galliano alla fisarmonica, suona e si
diverte. Si divertono molto.
Entrambi i musicisti vivono così intensamente la musica per
finire di somigliare ai loro strumenti, questi fanno parte del loro corpo, in una
simbiosi perfetta.
Gabriele racconta l’incontro con Galliano, più adulto e già un maestro del Jazz, nel 1991.
Lui era un ragazzino,
agli inizi, eppure fu subito amicizia ed insieme fecero un disco "Coloriage".
Gli avvenimenti della vita ci hanno allontanato per anni, sta raccontando
sul palco, e poi i fili mai interrotti di un sentire, ci hanno ricongiunto e da
pochi mesi hanno riannodato una amicizia.
Risuonare insieme, dopo tanti anni, brani che abbiamo suonato
allora ci permette di riconoscerci, in
uno scambio felice fra noi, insieme con voi spettatori. Un riconoscerci
tutti. Per divertirci, perché la
musica è uno dei sistemi necessari per re-imparare a stare insieme.
Le parole di Gabriele sono accompagnate dallo sguardo di
Richard, che annuisce. Lui parla in francese, benché di origine italiana, ed in
francese annuncia i pezzi che suoneranno.
I loro pezzi inframmezzati da pezzi di Nino Rota, di Astor
Piazzolla.
Il Padrino
Oblivion
Sul palco le note, festose, uccelli che cinguettano, gruppi
di uomini si materializzano, con clarinetto i primi, e fisarmonica gli altri.
Terra ed aria, Jazz e vento, ed il suono parla e balla.
Ballano infatti. Saltella Gabriele, si sbilancia quasi in
movimenti carpiati.
Le spalle di Galliano seguono l’apertura della fisarmonica,
un grande libro si apre per noi.
Il tango. Jazz e vento.
Nel vento dei suoni, in piazza Cefaly, a Cortale, un affollato pubblico ha chiesto più volte il ritorno sul palco ai due musicisti, nel riconoscersi auspicato da Gabriele ad inizio serata.
Un riconoscersi che ora ha lo sguardo musicale e commosso di Francesco Scaramuzzino, musicista amico, che incontriamo e salutiamo nell'andare via, nella musicalettura sul libro dell'ascolto.
Il tango. Jazz e vento.
Nel vento dei suoni, in piazza Cefaly, a Cortale, un affollato pubblico ha chiesto più volte il ritorno sul palco ai due musicisti, nel riconoscersi auspicato da Gabriele ad inizio serata.
Un riconoscersi che ora ha lo sguardo musicale e commosso di Francesco Scaramuzzino, musicista amico, che incontriamo e salutiamo nell'andare via, nella musicalettura sul libro dell'ascolto.
sabato 8 agosto 2015
Teresa Sperarò
La Pro Loco di Platania in collaborazione con
l’amministrazione comunale ed il sindaco Michele Rizzo, stasera, sette agosto
2015, alle ore 21, in piazza Sacerdote
Cimino, accanto U Palazzu dei D'Aquino, ospitano Domenico Dara, scrittore del Breve Trattato
sulle coincidenze.
Il Libro.
A parlarne con l’autore è Domenico Piraina Responsabile del
Polo museale e dei Musei scientifici di Milano
Attendendo Dara
Le immagini di Platania scorrono sullo schermo, in piazza.
Il
sindaco, con in mano copia del libro, me la mostra inspessita di salsedine,
bagnata dal mare proprio mentre lui leggeva la storia.
Aspetta Dara per suo intervento da lettore appassionato ed attento, per
dedica che non mancherà.
Domenico, intanto passa fra noi con gruccia e vestiti, va a
cambiarsi. Dal primo pomeriggio è a Platania, con Rosy De Marco, sua moglie, per assistere al pane appena sfornato.
Siamo tutti pronti
Una musuica dolce suona per noi: Murolo. Riconosciamo i suoi
brani. Reginella, Resta cu ‘mme, Anema e core. Cantati e suonati magistralmente, tra un brano letto ed un altro, da
Gerardo Berlangieri, con liuto –chitarra, strumento costruito da lui, ed Ancilla Victoria, sua
figlia, voce solista.
Una serata viva, teatro d’avanguardia più teatro classico.
Lettura recitata e fatta vivere dai ragazzi che leggono brani scelti da libro.
Giovanna e Raffaele Perri,
Alma Pesce , Alfonso Sacco, Francesco Gennaccaro, mi manca nome terza
ragazza, in fila, sull’attenti, sono
loro che appendono le parole ai fili volanti del nostro sentire donandoci
brividi di vera lettura.
Un applauso a chi, come loro sa leggere, vivendo. Addirittura Teresa, la protagonista di molte
lettere, era materializzata nella voce intensa di Giovanna. Tutti da applauso.
Domenico Piraina, in sintonia, visualizza il libro come un quadro. Ricorda in carrellata le tante
recensioni, fra cui quella di Ferrero, giurato
al Premio Calvino, del dialetto calabrese che ha un suo posto nella
letteratura con questo libro, del film che tutti vedremo .
Due le suggestioni da lui riportate.
Il tempo sospeso di calma apparente che fa somigliare il
libro ai quadri sulla metafisica di De Chirico e l’atmosfera del film “ Nuovo Cinema
Paradiso”
Per lui è questo un romanzo corale fra personaggi reali e di
fantasia. In una Calabria terra di ogni bene, afferma.
Domenico Dara, intanto, questa terra la sta percorrendo ogni
sera, in ogni sua curva, in ogni faglia tettonica, ed ogni sera parla di questa
favola che ieri ci illuse ed oggi ci illude e si chiama letteratura.
Letteratura che rende universale il racconto di qualsiasi
piccolezza possa accadere se viene trasfigurata nella partecipazione da un pensiero
strutturato.
La struttura, che lo sorregge e che trasforma un asino
in un ciuccio o in un onagro, sembra
proprio lo studio e l’amore verso altri libri ancora, nella relazione mai
interrotta fra la letteratura e lo
scrittore, fra lui ed i lettori.
Una serata da portare con noi, con il plauso a
Francesco Gennaccaro, organizzatore e
regista del tutto, un plauso a chi sa che, in ogni tempo Consolazione è la lettura di libri veri.
Pubblico numeroso, attento e partecipe.
Domenico, alla
fine, firma e firma dediche su coincidenze che ci saranno.
Ippolita Luzzo
venerdì 7 agosto 2015
Ade Zeno- L'angelo esposto
Ade Zeno, il funambolo che aspetteremo
Leggo e rileggo una storia scritta benissimo, alcuni momenti
li trascrivo.
Guardo la bellissima copertina con un funambolo che sta in equilibrio in alto lassù. Un angelo
sembra, nel biancore lattiginoso del paradiso immaginato.
Seguo Ade, nelle sue vignette su Tersite, vignette brevissime ed ilari, di una ilarità
intelligente.
La stessa intelligenza e padronanza che si legge in queste
pagine dove si narra una storia, tante storie che dovrebbero legarsi eppure
sono staccate.
La storia del bimbo che aspetta il funambolo e poi vuole imitarlo, proprio mentre lui sta
lassù fra cielo e terra. La storia del
bimbo che verrà salvato, essendo precipitato nel fiume, proprio dal funambolo
che si tuffa da lassù, è la storia più poetica.
Poi la storia racconta altro. La racconta con maestria, con tecnica, ma senza
più raggiungere il momento empatico iniziale. Come se la necessità si fosse esaurita nel bellissimo
quadro delle prime pagine.
Di solito in tanti racconti che leggo succede tutto il
contrario. Scrivono molti con imperizia,
senza ritmo e tecnica. Qui, invece, c’è già tutto, bisogna però seguire i consigli
che lui stesso si dà.
L’impianto narrativo
segue una musica emotiva che va al di là, proprio sul filo del
funambolo.
“Prima e unica regola della sua bibbia personale è: trova
una cosa da fare, poi impara a farla bene, dopodiché innamoratene perdutamente.
Grazie a lui, il ragazzo riuscirà presto a fare tutte e tre le cose nello
stesso momento.” Dice Lilit
“Lilit riesce a fare davvero un mucchio di cose. Prima di
tutto sa parlare. E quando dico parlare intendo proprio prodursi in discorsi
degni del massimo rispetto, con tanto di costruzioni sintattiche ardite e
divagazioni etimologiche da fare invidia a dieci pedanti messi in fila.
Questo perché, in un passato nebbioso mai svelato in modo serio, il suo amico
ha letto libri, divorato enciclopedie, frequentato università, conquistato
titoli, per poi gettare tutto alle ortiche nello stesso istante in cui viene a
sapere che la sua dolce mademoiselle Risette se la fa con un idraulico austriaco."
“ Ogni dettaglio è stato consegnato all'oblio. Che ne è
stato della sua strabiliante celebrità? Che fine hanno fatto i suoi giorni
migliori, i versi giusti? Sta tentando di raccontarmelo, si districa fra gli
ingranaggi del ricordo, ma certe storie pesano troppo, devono versare dazi
spaventosi alla banca della nostalgia, e lui sembra ancora parecchio lontano dall'ultima rata. Eppure non si rassegna, malgrado la sofferenza insiste a
pagare.”
“Ho sempre pensato alla voce come a un organo vero e
proprio, una parte del corpo non meno concreta di un braccio o di un orecchio,
o dei polmoni che fino all'ultimo trattengono e spingono ossigeno. Sentirla
parlare, arrendermi alla friabile parete di suoni che sapeva costruire pezzo
dopo pezzo come un castello di sabbia in balìa delle onde, non era molto
diverso dall'affondare nelle carezze dei suoi capelli di neve. Perché una voce
non è mai soltanto una voce: è l’impronta di un corpo che nuota, il suo
autografo, la sua seconda ombra. Una volta sbriciolata, ricordarla diventa via
via sempre più complicato, quasi impossibile raccontarla.”
“ non è mai possibile essere del tutto soli. Eppure non
riesci a togliertela di dosso, questa sensazione, perché in fondo gli altri non
contano, le loro solitudini abiteranno per sempre altrove.”
Bellissimo inizio “L’uomo
sul filo ondeggia a due passi dall'abisso come se niente fosse. Il cavo metallico
disteso tra l’estremità più alta e il punto invisibile che tremula dalla parte
opposta del ponte si flette sotto i suoi piedi nervosi deformando la linea
retta in un lungo accenno di curva. È il segno tangibile del passaggio, una
specie di firma fluida destinata a sparire sotto il peso di ogni movimento per
poi ricomparire un attimo dopo, e via così, su e giù, su e giù, fino all'ultimo passo.
L’uomo
sul filo autografa il cielo.
giovedì 6 agosto 2015
Una difficile città. La città delle relazioni.
" è imago ideale fatta con penna, pastelli, colori a base di
acque, foglio vergine e.. passione!"
Roby Erremme di Napoli disegna e colora le linee di una città. Sue parole.
Conosco così Roberto Matarazzo questa estate, proprio quando lui decide di andare via da facebook e di lasciarci il suo Torrione Stravagante, da dove ogni tanto si sarebbe affacciato.
Oggi ritorna ad abitare la mia mente e scopro le belle copertine di libri aperti dai suoi disegni, libri interpretati e rilasciati agli autori ed ai lettori
sua la porta di ingresso in Non Luogo A Procedere di Magris, sua la porta di Cocteau
Jean Cocteau (prefazione di Claude Arnaud): Disegni, Edizioni Clichy.
Intanto che oggi, come regalo di Natale, mi regalo Roberto Matarazzo, scoprendo una
Danza della Surreal_Dadaista, '15 Scena Illustrata, edizione dedicata numero 405, Firenze.
Leggo qualcosa su internet solo per conoscere un suo vissuto artistico e le mostre fatte, una a Benevento al Bar Orsini Art Cafe’ " mostra dal titolo “fogli timbrici” dell’artista beneventano Roberto Matarazzo, autore di fogli colorati poeticamente segnati. L’artista crede in un cosmopolitismo culturale e/o delle idee; ora sta lavorando attorno al concetto di arcaico_contemporaneo , sghembo_ apticocreativo "
gli ex libris per le edizioni L'arca felice
e leggo altro ma voglio leggere me stessa mentre guardo i tratti, le linee con cui Roberto disegna il suo mondo ideale, natante come i pesci, suo sole di nascita.
Nella città ideale del nostro immaginare l'aria è pura, il cielo è limpido e case, castelli e chiese lungo la stessa strada stanno. Una strada che sia linea, tratto e disegno artistico, che sia tasto e possa far nascere parole che ci prendano per mano.
Nel regalarmi stamattina un artista, sotto il segno dei pesci, mi ritrovo a cantare, la cantiamo tutti insieme, da me con la luna in pesci e stonata dalla nascita. Nel nuotare dell'arte. e nel salutare un artista con la canzone Sotto il segno dei pesci, voglio mettere uno stralcio di un mio pezzo "Pesci sì pesci no"
Sono circondata da Pesci – zodiacali –
Personalità affascinanti, donne, uomini, con progetti inesauribili da realizzare, idee, idee, cervello che produce senza stare mai fermo a riposare, un fermento. Perseguono le loro idee avanzando leggeri ma tenaci, avvolgendo gli altri e coinvolgendoli nel loro stesso obiettivo. Parlano, convincono.
Grandi, grandissime cose vedrai se tu li seguirai!
E così io, razionale, ma irretita da una luna in Pesci, li seguo.
E tutto cambia… I pesci nuotano liberi nell'acqua. Personalità così acquatiche non lavorano con… loro nuotano da soli nel mare, nel fiume della vita.
E ti trovi a nuotare anche tu, sperando di restare a galla.
Pesci sì, per un po' ti prendono per mano, poi si allontanano, per un po' sono tutti sorrisi, poi all'improvviso la malinconia, e non trovi più il loro sguardo… puff… scomparso.
Per i pesci, se sbagli il metodo, se sbagli l’intonazione, se sbagli il momento, sei cancellato per sempre.
Sono pesci no all'improvviso, lo diventano senza ragione, così, cambiano direzione, e tu puoi solo sentire il salato del loro passaggio.
Ma averli conosciuti arricchisce e impoverisce nello stesso tempo in maniera considerevole la nostra vita e la trasforma.
e la gente che correva, e gridava insieme a noi,
tutto quel che voglio, pensavo, è solamente amore,
ed unità per noi, che meritiamo un'altra vita
più giusta e libera se vuoi, corri amore, corri non aver paura.
Mi chiedevi che ti manca, una casa tu ce l'hai,
hai una donna, una famiglia, che ti tira fuori dai guai,
ma tutto quel che voglio, pensavo, è solamente amore,
ed unità per noi, che meritiamo un'altra vita
più giusta e libera se vuoi,
nata sotto il segno, nata sotto il segno dei pesci.
Arte libera se vuoi. Arte solo libera può vivere
martedì 4 agosto 2015
Le ossessioni di Domenico Dara
Vi parlerò
stasera delle ossessioni, delle idee fisse dominanti che si installano nella
testa di tutti noi ed alcune volte condizionano il nostro vivere, facendolo
virare verso l’arte pura.
La prima
volta che sentii questa teoria delle ossessioni fu durante una lezione di
Stefano Zenni su Coltrane, autore di un disco storico A Love Supreme. Un disco
culto per gli appassionati del jazz.
Stefano
Zenni, docente presso i conservatori di Bologna, Firenze e Pescara, analizzava ogni momento della possessione,
quasi amorosa, con cui veniva avvinto Coltrane, che viveva con in testa quel suo motivo.
Vi dico
questo perché leggendo il libro voi
sentirete un motivo suonare in ogni pagina, in
ogni episodio, in ogni incontro raccontato. Il motivo che sta nella
testa dello scrittore. Il suo motivo. Un linguaggio modale, nel modale ci si basa su un punto fisso, invariabile per lungo tempo, l'impianto sempre uguale che suona di base ogni musica di Coltrane, in ogni pagina di Dara.
Una
ossessione che abbiamo tutti, eppure non tutti sappiamo trasformarla in arte.
Le idee
fisse sono diventate nel corso dei secoli, nella storia, dei miti,
delle religioni, degli usi e costumi che hanno creato la civiltà.
Così
Domenico, mentre si accinge a costruire il suo romanzo, con una scrittura che dia armonia, mentre si chiede in ogni pagina quale sia il motivo per cui seguiamo una strada oppure un'altra, per cui avvengono alcuni fatti invece di altri, fissa i personaggi
mitologici di riferimento che apriranno e chiuderanno Il breve Trattato sulle Coincidenze, come furono fissati in tutti i tempi, con un sottotesto universale, per sottotraccia una semplice domanda: Perché?
Su quel motivo semplice poi la complessità ha un senso. Legato dal filo sottostante.
Su quel motivo semplice poi la complessità ha un senso. Legato dal filo sottostante.
Un libro che
di lettere parla, di un uomo che le recapita per lavoro, e che un giorno conserva una lettera di una Naiade. Le Nàiadi -
figure della mitologia greca (Ναϊάδες dal greco νάειν,
"fluire," e νἃμα, "acqua corrente") - erano le ninfe che
presiedevano a tutte le acque dolci della terra e possedevano facoltà
guaritrici e profetiche; sono esseri di sesso femminile, dotate di una vita
longeva, seppur mortale. Una di queste
ninfe mitologiche, per il protagonista del libro, sarebbe Marianna Focaru, Via Conello, numero 6, donna con dei seni statuari,
messa ad aprire una storia vissuta sul
piano dell’immaginario, di quelle ossessioni che vi dicevo. Lui, filo conduttore del
racconto, di mestiere fa il postino, e
decide per la prima volta di contravvenire al suo ruolo di servizio conservando una lettera
spedita a Marianna, con una sua fotografia in costume da bagno. La conservò come si conservano i segreti in
confessionale, la conservò come se fosse la stessa cosa se averla o non averla
quella donna per sé. Nella vita parallela che vedremo svolgersi nelle pagine di
questo romanzo nel quale dopo la Ninfa incontriamo Ermete, in latino il
dio Mercurio, e poi Cloto, figlia della
notte, una delle tre Parche, nome che in
greco antico significa "io filo", che appunto filava
lo stame della vita, Lachesi, la sorte, e poi Orfeo ed Euridice, Medusa , e Lete,
messaggero e fiume di oblio e
dimenticanza ed infine Tiresia,
l’indovino cieco che sa, oltre la vista.
Così le
ossessioni di tutti prendono forma ed il postino inizierà questo cantico delle
illusioni, nel suo vivere di lato, sulle
vite degli altri, mentre su di lui il fato interviene con spazio e tempo e
luogo, in coincidenze che conservate e rilette daranno a noi, il filo e la
storia per capir le nostre di ossessioni.
Molte storie
vissute tra Girifalco e San Floro, con la Svizzera lontano, più lontana della
luna che pur nel libro proprio quell’anno viene visitata dalla sonda spaziale e
dagli uomini. Siamo nel 1969
Un libro che
vi porterà in molte storie per liberarvi
infine nel suono e nella capacità di
appartenere al destino di tutti come A
Love supreme di Coltrane. Il suono scritto.
lunedì 3 agosto 2015
Gli atti (im)puri della poesia- Poeti a duello
Gli atti
poetici della serata
Nel borgo storico di Cropani, “Citta’ del libro”, grazie alLa
Masnada, un collettivo nato nel 1999 con
l’omonima rivista, si svolge, questa sera di agosto, "Poeti a duello" una variante dello slam poety americano, che proprio dal gruppo è stato introdotto per la prima volta in Calabria nel 2004.
Appunti
fatti da me, in veste di partecipante e già presidente di giuria, nonché
vincitrice nel 2013 della competizione di cui scrivo.
Si è appena
conclusa la serata con discorso di Raffaele Mercurio, presidente della Masnada.
Dal prossimo anno si cambia, sta dicendo.
Dal prossimo anno si cambia, sta dicendo.
Infatti un
altro anno il tredicesimo sarà.
Cambiare
Raccolgo i
fogli e questo anno andò così.
Presidente
di giuria Anna Pascuzzo, già vincitrice dell’anno scorso.
19
candidati, alcuni con poesia dialettale, altri con poesia erotica, altri ancora
con poesia a strappo.
Tanti
generi, dunque. Giuria popolare scelta da un bambino, tirando a sorte da un
sacchettino dei bigliettini con numeri. Furono estratta tutti i 40.
41, 42, 43, 44, 46, 47, 48, ed infine 38.
Giuria
popolare dove non sono permessi mamme,
fratelli, sorelle, nipoti e zii dei candidati.
Si inizia
dopo aver sostituito mamma di un poeta che non partecipava, ma avrebbe potuto
favorire altro poeta. Suppongo. Nella parentela allargata.
Si inizia e
si termina con proclamazione del vincitore. A lui saranno donati i libri che
sta portando Nunzio Belcaro, titolare della animante Libreria Ubik di Catanzaro
Lido.
Dal 2016 giuria tecnica ci sarà.
Mi perdonino
le suore riparatrici che ospiteranno domani perfomance poetica del vincitore,
Giuseppe Stillo, poeta delle emozioni,
ma la Litweb ha già
premiato e dato targa mentale a Daniele
Natali da Caminia, poeta del risveglio.
Svegliamoci
infatti dal sonno e dai sogni, dalle emozioni e dal bianco mattino, da una
poesia stantia e soporifera. Triste e senza voglia di combattere. Daniele ci
sta dicendo di svegliarci.
Lo diciamo
in tanti che bisogna far della poesia una spada, a duello con una realtà sempre
più carogna, e Daniele questo fa con la sua arte.
Nella serata
che finisce porto con me i versi di Rosario
Cortese, forse dedicati proprio alla poesia: ”Ti ho uccisa”
Gli chiedo i
versi e lui, con atto poetico, strappa
foglio dal suo quaderno a spirale e mi consegna l’unica copia. Mi
ha affidato i suoi versi ed io mi sento depositaria e nello stesso tempo
impegnata di trascriverli e di rimandarglieli, per non perderli.
La fiducia impegna. Sembra una poesia di gesti. Di atti. La poesia che vince, nello strappo del quotidiano che Subhaga Gaetano Failla fa ad inizio competizione.
La fiducia impegna. Sembra una poesia di gesti. Di atti. La poesia che vince, nello strappo del quotidiano che Subhaga Gaetano Failla fa ad inizio competizione.
La serata di
ritorno si addolcisce in macchina con le canzoni di Mannarino scelte da
Antonella, e ritmate da Salvatore, con la partecipazione mia e di Francesca
alla sera del dì di festa.
sabato 1 agosto 2015
Arrivederci, amore, ciao
Il pezzo è del 2010, la notizia di cronaca è di oggi Giugno 2017.
Docente invita la sua ex e il fidanzato a cena e poi li massacra
Il delitto è stato portato a termine nell'appartamento dell’omicida a Mestre, che ha prima narcotizzato le vittime e poi le ha uccise
Agosto 2010
Avete visto il
film “Arrivederci amore, ciao?” Nooo?
Dovete assolutamente vederlo -
Il protagonista – Alessio Boni – faccia d’angelo e anima cattiva viene inserito in un programma di riabilitazione dopo aver commesso una serie di misfatti. Alla fine sarà riabilitato, perché riuscirà a compiere il misfatto più grave restando impunito per sempre.
Una ragazza timida, carina, semplice e retta s’innamora di lui, si fida e si sposa. Poi durante la vita matrimoniale lei si accorge di aver sposato un killer e lo lascia. Non lo avrebbe però mai tradito, mai denunciato.
Ma lui non può e non vuole lasciarla viva. – Ognun del proprio cuore altrui misura. La convince, dopo qualche tempo a salire in macchina, la convince a salire a casa e da lì lei scenderà solo morta. Le ammannirà un pranzetto, con fare suadente, lei rifiuta, poi accetta, ma il cibo è drogato, e lei drogata, sedata, annullata, sarà mostrata alle amiche e queste convinte che sia ammalata. – E’ ammalata povera cara, di depressione, di ansia, non vuole più vivere - Lei si accorge di tutto, ma viene privata dall'energia per salvarsi. Muore. Lui va al funerale – Addolorato – Bastardo – Avrà anche i complimenti per come l’ha assistita durante la malattia! La riabilitazione è completa. Tradire la fiducia di chi ti ama è la prima regola da imparare nel nostro vivere quotidiano.Tradire sarà ricompensato dall'ordine costituito Il film dovrebbe essere trasmesso nelle scuole, nei locali pubblici, perché gente come il protagonista abbiano poco spazio, siano riconoscibili e neutralizzabili.
Ippolita Luzzo
Dovete assolutamente vederlo -
Il protagonista – Alessio Boni – faccia d’angelo e anima cattiva viene inserito in un programma di riabilitazione dopo aver commesso una serie di misfatti. Alla fine sarà riabilitato, perché riuscirà a compiere il misfatto più grave restando impunito per sempre.
Una ragazza timida, carina, semplice e retta s’innamora di lui, si fida e si sposa. Poi durante la vita matrimoniale lei si accorge di aver sposato un killer e lo lascia. Non lo avrebbe però mai tradito, mai denunciato.
Ma lui non può e non vuole lasciarla viva. – Ognun del proprio cuore altrui misura. La convince, dopo qualche tempo a salire in macchina, la convince a salire a casa e da lì lei scenderà solo morta. Le ammannirà un pranzetto, con fare suadente, lei rifiuta, poi accetta, ma il cibo è drogato, e lei drogata, sedata, annullata, sarà mostrata alle amiche e queste convinte che sia ammalata. – E’ ammalata povera cara, di depressione, di ansia, non vuole più vivere - Lei si accorge di tutto, ma viene privata dall'energia per salvarsi. Muore. Lui va al funerale – Addolorato – Bastardo – Avrà anche i complimenti per come l’ha assistita durante la malattia! La riabilitazione è completa. Tradire la fiducia di chi ti ama è la prima regola da imparare nel nostro vivere quotidiano.Tradire sarà ricompensato dall'ordine costituito Il film dovrebbe essere trasmesso nelle scuole, nei locali pubblici, perché gente come il protagonista abbiano poco spazio, siano riconoscibili e neutralizzabili.
Ippolita Luzzo