Continuo a stare con la testa in tutto quello che non si è
detto .
Continuo a dialogare
con chi è stato assente eppur presente e
che ha preso la scena molto più del reale
vivente.
Continuo a giocare con i salmoni di Carlo Rambaldi per
sorprendere lui ed il figlio Alessandro intenti a far andare avanti i pesci invece di vederli risalire la corrente saltellando.
Di tutta una lunga conversazione che i gentilissimi e
disponibili figli, Daniela e Victor, mi hanno concesso seduti nel giardino di
Villa Ventura, in attesa che iniziasse la serata E.T. Sotto le stelle, mi rimane un non detto e su quello io ho continuato a
chiacchierare ed a domandarmi diventando amica e compagna di chi si tace.
In ogni biografia mi affascina un solo dettaglio, lo
amplifico e nel dilatarlo occupa lo spazio di anni, di una vita. Un solo
dettaglio.
Così Di Carlo Rambaldi, nato in un piccolo paese del
ferrarese , con il talento di far vivere le sue
fantasie con congegni meccanici, riporto le frasi del figlio Victor , il
racconto dei salmoni, che in effetti
Victor di storioni mi ha parlato.
Siamo negli anni cinquanta, nel ferrarese di Florestano
Vincini, di Folco Quilici, già lavora Antonio Sturla, come direttore alla
fotografia. Antonio Sturla «ha
consentito il battesimo nel cinema di Carlo Rambaldi, «Per un documentario su
Delta del Po – mi racconta Victor- un
filmato ambientato a Pila di Porto Tolle, con soggetto la pesca dello storione
, mancavano proprio gli storioni, non essendo
stagione.
Carlo Rambaldi realizza tre storioni elettromeccanici. Fu
merito della loro realizzazione che ebbe l’occasione di farsi conoscere e di
trasferirsi a Roma per continuare la strada nel cinema.
Il fiume più lungo d’Italia, la storia del cinema italiano,
che si snoda tortuosa nel racconto di Victor. Una storia, quella
dell’imprenditoria cinematografica, affidata alle individualità, una storia non
agevolata da rispetto ma affidata alla improvvisazione, a stranissimi impedimenti
che ostacolano il fluire, che impediscono la realizzazione di molte idee
geniali.
Nel racconto della vita di Carlo Rambaldi, scivolano le diapositive di moltissimi film ai quali
l’artista ha lavorato, creando effetti speciali: Alberi che si muovono, cani,
gatti, pipistrelli, Quattro mosche di velluto grigio, e Profondo rosso.
Mescolo volutamente
titoli di film e creature meccaniche , come un puzzle di una
conversazione per offrire ai lettori l’empatia della conversazione con Victor e
Daniela, una conversazione sul Cinema e su Carlo, su Alessandro che , come
Victor, seguì il padre in America, a Los Angeles nel ‘76
Come se fossimo a girare un film , dividiamo lo spazio e
amplifichiamo la realtà effettuale, stasera.
La vita di Daniela, di sei anni e la vita di Victor, maturando di licenza
liceale, diventa un’altra vita. Le valigie ed i congegni di Carlo andranno in laboratori più
attrezzati dove saranno ricompensati e apprezzati per il genio che donano.
Il movimento è emozione, ripeteva spesso Carlo Rambaldi ai
figli. Star fermi è contemplazione. Le
due positività dell’agire umano che possono diventare negatività se il
movimento diventa strumentale ad un consumo e lo star fermi a solo guardare
passivi.
Nello scarto dell’arte si vive comunque , e nelle
parole di Victor , tutto il lungo
lavorio di un pensiero, gli intoppi creati da istituzioni miopi, la nascita di
una fondazione che, in nome di Carlo ed
io direi di Alessandro, vive il cinema non digitalizzato della vita.
La Fondazione Carlo Rambaldi avrà come sede
il Polo Scolastico
di Vigarano Mainarda (Ferrara) dove Carlo è nato il 15 settembre !925
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Ippolita Luzzo
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