venerdì 31 luglio 2015
E.T. a Palazzo Nicotera
Se ne stava lì tutto solo, sul pianoforte, a guardare senza guardare, con i suoi occhioni tondi e tristi, la sala preparata per l'occasione. La sua occasione. La conferenza stampa per pubblicizzare evento, organizzato dalla Fondazione Culturale Carlo Rambaldi, che si terrà a Villa Ventura il 10 Agosto 2015.
Un evento che regalerà ai bambini del reparto Pediatria un sorriso e alcuni peluche, che somigliano all'E.T. che ci guarda ora. Insieme ai giochi, anche un lettore dvd, regalato da UNA associazione ed il dvd del film.
Un gala per raccolta fondi da donare al reparto ed infatti il primario Dottor Saullo sta ringraziando i figli di Carlo Rambaldi per la disponibilità dimostrata.
Sono presenti due figli, Victor e Daniela, è presente la moglie di Rambaldi che vive ormai con Daniela ed i nipoti a Los Angeles, dove andrà subito dopo il 10 Agosto.
Io ho visto Carlo Rambaldi una sola volta in televisione, si aggirava con gli stessi occhi stupiti di stamane negli studi televisivi di una domenica pomeriggio, suppongo.
Seguiva i tempi veloci del ciak si gira, senza aver lui il tempo di dire alcunché.
L'ho ritrovato stamattina nelle parole e nello sguardo del figlio Victor, che ha saputo dar vita al papà, ricordando le sue parole.
Il valore evocativo dei reperti, del fantastico, di un bambino che crede possibile educare con la fantasia, con il gioco.
I molti giocattoli meccanici creati, fin dall'infanzia, per farsi compagnia e per far compagnia ai bambini del suo paese con un primo spettacolo di burattini. Così è il movimento che crea emozione, raccontava lui al figlio, e stamattina Victor ci regala la potenza evocativa delle immagini che, con un aneddoto, fa vivere.
Nel 1983 a Città Del Messico un bambino autistico sciolse i lacci della sua incomunicabilità grazie alle immagini forti del film di Rambaldi. La forza delle immagini che richiama a sé la liberazione e la speranza di poter noi tutti raggiungere casa.
Anche Victor ama le immagini, ha scritto libri per ragazzi, e con "Il soffio dell'anima" suo ultimo film, racconta la lotta individuale per farsi spazio oltre le strettoie del corpo, delle convenienze e delle convenzioni sociali e mediatiche.
Stamattina a Palazzo Nicotera.
Come conoscere una persona con dettagli interessanti.
Solo se ci interessano le cose, le persone, vivono con noi.
E.T. extra-terrestre telefono casa
Ippolita Luzzo
L'Orgasmo per la Giornata mondiale dell'orgasmo
ed allora posto questi versi
L'orgasmo
L'orgasmo
A modo
mio
L’incontro è
Capelli - pelle - tatto
Profumo - respiro - eros
L’incontro è
Mente - pensiero - emozione
Scelta - conoscenza
- passato presente
L’incontro è
Anima - tutto - insieme
E occhi
chiusi - l’altro scompare- scompari
anche tu
Perdersi in
un altrove, perdersi in un vortice
nel flusso
del movimento
armonia di
respiri, di ansimi, di soffi
di
gorgoglii, onde che si rifrangono
che vanno, si
ritirano, cerchi concentrici di piacere
che
aumentano, si smorzano, riprendono intensità.
Pause - piccole lente - lente
Sensazione
nostalgica
Nostalgia di
nuovo di riprovare, di ricominciare
Subito.
Ed è nel
ritorno, nel ritrovare quel che si pensava perduto per sempre,
che diventa
più intenso il turbamento,
più vicino
al nulla, all'infinito
all'appartenenza al cosmico ancestrale sentimento della vita e della morte.
In un
momento, in alcuni secondi, attimi concentrici, circolari per la donna
e, suppongo,
lineari, di volo, di fuga, per l’uomo
sarà simile
il librarsi nell'eternità del divenire
No, ero bidella. La maleducazione del sud
Non me ne voglia chi si rivedrà se uso particolari e stralci di conversazione per fare esempi sul vizio comune di screditare colui o colei che si è dimostrato gentile, ha fatto un favore o semplicemente sembra inoffensivo.
Vizio del sud.
Così incontro organizzante che, informandomi di evento, dice: "Viene tizio a suonare, a ballare, a dipingere. Il primo che ho trovato"
Ribatto che ottima scelta mi sembra e rimango malissimo per quel tizio che, benché bravissimo e disponibile, rimarrà il primo che ha trovato.
Ricordo altra conversazione con sedicente politica che, di una candidata del suo partito, ad alta voce, dal parrucchiere diceva:
" Poverina, l'abbiamo accontentata." Screditando la candidata "poverina", il suo partito, e screditandosi nello stesso tempo.
Così non capirò mai questo gusto che prende ad alcuni di ridicolizzare e sminuire l'altro.
Credo sia incapacità di stimare l'altro per il valore che ha, come se, attribuendo valore ad un altro, venisse sminuito il proprio, come se, screditando l'altro, si acquistasse maggior prestigio.
Mah
Rumino per digerire simili scorrettezze
Così forse farò più felici alcuni miei conoscenti se, invece di essere stata io docente di lettere, loro possano pensare che abbia svolto mansione di bidella, di assistente alle loro sudate carte, di aver spolverato la cattedra dove si sedettero.
Oppure le farò felici se non parlerò più, nella maleducazione che regna sovrana nel sud.
Ripetete Kant, ogni tanto, miei cari suddici...
Vizio del sud.
Così incontro organizzante che, informandomi di evento, dice: "Viene tizio a suonare, a ballare, a dipingere. Il primo che ho trovato"
Ribatto che ottima scelta mi sembra e rimango malissimo per quel tizio che, benché bravissimo e disponibile, rimarrà il primo che ha trovato.
Ricordo altra conversazione con sedicente politica che, di una candidata del suo partito, ad alta voce, dal parrucchiere diceva:
" Poverina, l'abbiamo accontentata." Screditando la candidata "poverina", il suo partito, e screditandosi nello stesso tempo.
Così non capirò mai questo gusto che prende ad alcuni di ridicolizzare e sminuire l'altro.
Credo sia incapacità di stimare l'altro per il valore che ha, come se, attribuendo valore ad un altro, venisse sminuito il proprio, come se, screditando l'altro, si acquistasse maggior prestigio.
Mah
Rumino per digerire simili scorrettezze
Così forse farò più felici alcuni miei conoscenti se, invece di essere stata io docente di lettere, loro possano pensare che abbia svolto mansione di bidella, di assistente alle loro sudate carte, di aver spolverato la cattedra dove si sedettero.
Oppure le farò felici se non parlerò più, nella maleducazione che regna sovrana nel sud.
Ripetete Kant, ogni tanto, miei cari suddici...
domenica 26 luglio 2015
A Sud con Pasqualino Bongiovanni
A sud delle cose-
Pasqualino Bongiovanni
Arrivi alle cose in base
alle intuizioni che hai- Al sur de las cosas
Noi parleremo di
intuizione, attitudine naturale a conoscere l’intima essenza delle cose, prima
di ogni processo logico e razionale. Particolare forma di conoscenza della
realtà non evidente. Come conosciamo quando conosciamo, nei gradi della
conoscenza l’intuito viene subito prima di analisi e ragionamento.
Lo sentiamo, lo percepiamo
il pericolo, per intuito arriviamo alle cose.
Sveliamo le cose prima
nascoste e nel momento di porgere quello che abbiamo intravisto, che ci è
palese, ognuno trova un modo. Pasqualino
Bongiovanni ha trovato il verso, la poesia per svelare il dettaglio.
Una poesia attenta, e
nello stesso tempo semplice, non che
porti in balia di emozioni il lettore, ma lo guidi nella scena, nel momento che lui ha
visto. Con disciplina e metodo.
Metodo: procedimento
attuato per dare misura, e non seguire ogni impulso.
La differenza fra tanta poesia emozionale, da emozione, movimento che smuove sentimenti di pancia, direi, e poesia di intuizioni, che svela, la differenza è fra poesia vera e poesia non vera, fra falso e vero.
La differenza fra tanta poesia emozionale, da emozione, movimento che smuove sentimenti di pancia, direi, e poesia di intuizioni, che svela, la differenza è fra poesia vera e poesia non vera, fra falso e vero.
La poesia di Bongiovanni è
vera in ogni verso che lui ci dona. Una realtà che è esistita e che esiste, un
mondo interiore ed esteriore che ci appartiene e che amiamo, davanti a noi,
svelato. Poesia del contadino. Morte di un contadino. Sudati anni,/ sputi nelle
mani,/ giacche assolate/ stanche,/ saluti/ con cappelli/ di polverosa umiltà./
Oggi/ rasato dal barbiere/in un bellissimo/ abito/nuovo. Lamezia terme 20 marzo
1966
Oggi Pasqualino mi confida
“Sai, Rigoni Stern mi diceva che "scrivere è come scolpire, bisogna cavare
via", cioè bisogna togliere, come chi scolpisce toglie materiale dal
blocco di marmo per giungere alla forma desiderata e tra le altre cose, nella
mia poesia ho cercato di imparare a fare questo
Per Calvino, nelle sue Lezioni americane,
"togliere" è funzionale al raggiungimento della leggerezza, non superficialità, ma capacità di vedere le cose dall'alto ("la
nuvola, e il falco alto levato" scrive Montale in una sua poesia)"
Per Pasqualino "togliere" significa conferire maggior peso e densità (e drammaticità!) alle "cose", anche a quelle "cose" piccole e quotidiane che abbiamo sempre distrattamente davanti agli occhi.”
Per Pasqualino "togliere" significa conferire maggior peso e densità (e drammaticità!) alle "cose", anche a quelle "cose" piccole e quotidiane che abbiamo sempre distrattamente davanti agli occhi.”
La sua poesia è intuizione che svela i dettagli, e diventa dominio interiore nel
dire con Armonia, musicalità. Lui che musicista è sa che la musica come la poesia matematica è, come l'armonia dell’universo,
nelle cellule, nel verso, l’armonia che ci regola, nel nostro corpo.
Per Sentir suonare la melodia del nostro passaggio sulla terra ognuno sceglie un suo loggione. Come a teatro. Lui ha scelto A sud delle cose.
Per Sentir suonare la melodia del nostro passaggio sulla terra ognuno sceglie un suo loggione. Come a teatro. Lui ha scelto A sud delle cose.
«Penso che ogni cosa abbia
un suo sud – spiegava lui nel 2006 in
occasione della pubblicazione di "A sud delle cose" – una prospettiva
meno spavalda e sicura, un lato più povero e malinconico da mostrare, un lato
forse triste e meno fortunato, ma che proprio per questo merita attenzione. È
da questo lato che ho scelto di pormi per poter osservare e poi descrivere il
mondo che mi circonda. Così il sud delle cose diventa il sud di un quartiere,
di una città, di un paese, del mondo intero. E la questione meridionale si
allarga fino a riconoscersi nella questione del terzo mondo e dei paesi
poveri».
Io invece penso che esista un sud interiore e
che si chiami solitudine
A sud delle cose- Una
solitudine affollata
Una volta la solitudine
non esisteva, nel senso di individuo solo e sconnesso dal suo abitare. Non
esisteva questa solitudine perché ognuno aveva un ruolo ed era connesso, funzionante
al suo stato. Non c'era alienazione a sud delle cose. Esisteva la lontananza,
la malinconia, la nostalgia. Il dolore del ritorno, la struggente voglia di un
paese amato e la estraneità al nuovo, dopo emigrazione. Lunghe lettere univano
gli emigranti ai familiari e le rimesse venivano impiegate per alzare stanzette
per la vecchiaia, quando questi sarebbero ritornati a sud, per sereni
giorni e infine essere seppelliti nel piccolo cimitero del paese natio.
Mai più nessuno tornerà a sud.
Tramontato quel mondo, i nuovi emigranti vanno a nord per insegnare, per studiare, e nuovi migranti giungono a sud da ancora più a sud, soli e sconnessi da loro mondo.
Il fluire di modi ha creato nuove solitudini di individui vaganti e residenti in luoghi che non saranno di alcuno.
Senza storia.
Una solitudine astorica, lontana dai sensi di un conoscere fonti e testimonianze, lontana da studi, e relegata in centri di accoglienza, centri commerciali, centri di niente.
Dal sociale all'individuo poi anime smarrite ed inconsapevoli vivono il disagio di stare in uno spazio che non riconoscono. Più che il tempo è lo spazio che è sconosciuto benché affollato, troppo affollato.
Attrezzarsi quindi dobbiamo, nel messaggio civile della poesia, a lenire, a raggirare, a superare il varco col salto dei versi, con l'ironia, l'intelligenza, la conoscenza di chi poetò per noi e per lui.
Mai più nessuno tornerà a sud.
Tramontato quel mondo, i nuovi emigranti vanno a nord per insegnare, per studiare, e nuovi migranti giungono a sud da ancora più a sud, soli e sconnessi da loro mondo.
Il fluire di modi ha creato nuove solitudini di individui vaganti e residenti in luoghi che non saranno di alcuno.
Senza storia.
Una solitudine astorica, lontana dai sensi di un conoscere fonti e testimonianze, lontana da studi, e relegata in centri di accoglienza, centri commerciali, centri di niente.
Dal sociale all'individuo poi anime smarrite ed inconsapevoli vivono il disagio di stare in uno spazio che non riconoscono. Più che il tempo è lo spazio che è sconosciuto benché affollato, troppo affollato.
Attrezzarsi quindi dobbiamo, nel messaggio civile della poesia, a lenire, a raggirare, a superare il varco col salto dei versi, con l'ironia, l'intelligenza, la conoscenza di chi poetò per noi e per lui.
Due mie poesie sole ho scelto per dialogare
insieme con lui
Lui mi parla: In una sera
d’estate. Pag82
Io rispondo con una mia
cosa: La dignità della solitudine
Ho
popolato il mio tavolo di voi/ho fatto colazione pranzo e cena
chiacchierando
con voi/ e / fuori/ poi / ho continuato a chiedermi di voi/senza però chiedervi
niente/ non si sfugge/al nostro destino
però si
può
sicuramente
raggirarlo.
Una solitudine
come destino
io l'ho
presa in giro con un libro in mano,
con lo
schermo di un pc
con un
foglio bianco
che mi
chiede
-Come
stai?-
Lui mi
risponde con Fraternità. Pag 90 del suo libro
Il foglio che ci unisce. Entrambi abbiamo moltissimi amici in comune. Le nostre letture.
Il foglio che ci unisce. Entrambi abbiamo moltissimi amici in comune. Le nostre letture.
E in un
giorno di Luglio io scrissi
6 Luglio 2010
Quando
col rastrello si portano via le foglie,
la
terra nuda.
Quando
si pota un albero
la
linfa sgorga,
quando ad
un uomo vengono cancellati i germogli,
la
parola è muta
Il
respiro corto
La
giornata lunga ma non impossibile.
Basta
aspettare e si riforma dall’albero la patina,
dalla terra la vegetazione,
dall’uomo
la speranza.
E lui
mi risponde con Questo continuo
separare. Pag 97.
Poesie
che amerete anche voi portare con voi come Le gemme da innesto. Pag 77 dal
libro A sud delle cose.
Ippolita Luzzo
Scherzosamente
ed indegnamente finisco con miei versi al sud
Io non sono una donna del sud
Non ho mai fatto la salsa di pomodoro
Le melanzane ripiene, la conserva di
peperoni.
Non ho mai insaccato una salsiccia, non l’ho mai
bucherellata
Mi fa senso il sanguinaccio, non lo
mangerei mai
Non pranzo dalla suocera, però l’ho tanto amata
Non vado a matrimoni, battesimi e prime comunioni
Non vado neppure ai funerali.
Come potrei salutare quelle persone
Affrante
messe lì, in fila indiana
Non conosco il parentado, non
ricordo i vari gradi
Mi sfuggono gli intrecci, proprio quelli più
succosi
Mi distraggo, e poi apro le finestre,
tiro giù le tende
Su balconi spalancati.
Non spedisco barattoli a mio figlio,
non stiro le camicie
E poi non mi nascondo, non dico- ho un
impegno-
Non ho mai gente a casa, a volte solo
amiche
Non ho mai abitato qui,
non ho mai vissuto qui, ma ora che lo
vedo,
ne sono tanto fiera.
Il sud
lo porto nel sangue, nel suo colore, nel suo calore
Nella
storia, nel presente,
nel mio viso da bambina
Nel dolore delle mamme,
delle donne
Sempre attente, sempre pronte
Sempre vigili e custodi
di una cura sempre eterna
13 agosto 2011
Sono fiera del sud di Pasqualino
Bongiovanni
Il cerchio di Dara- A Falerna marina
Si chiude così, come era iniziato lo scorso luglio ad altra presentazione, l'incontro con Domenico Dara, nostro interessante autore di terra calabra, autore del libro "Breve trattato sulle coincidenze", libro finalista al premio Calvino 2013.
Siamo a Falerna marina, seduti di fronte al cielo blu notte dallo stesso colore leggermente più cupo del vestito di assessore alla cultura che ha patrocinato appuntamento letterario.
Aspettiamo Domenico e Rosy, sua moglie, che, con un programma ricco di incontri, fanno conoscere in tanti paesi un libro che parla di un loro paese " Girifalco", paese con a Nord il manicomio ed a sud il cimitero. Metafora di paesi e paesi al centro dell'ipotetico mondo che pur esiste, se si muove.
Alla maniera di...
Siamo a Falerna marina, seduti di fronte al cielo blu notte dallo stesso colore leggermente più cupo del vestito di assessore alla cultura che ha patrocinato appuntamento letterario.
Aspettiamo Domenico e Rosy, sua moglie, che, con un programma ricco di incontri, fanno conoscere in tanti paesi un libro che parla di un loro paese " Girifalco", paese con a Nord il manicomio ed a sud il cimitero. Metafora di paesi e paesi al centro dell'ipotetico mondo che pur esiste, se si muove.
Alla maniera di...
Flaiano alla
presentazione di Dara. Ennio Flaiano ha preso appunti sulle ginocchia di un Sud
di cui scriver non si può. Non so se qualcuno di voi conosca le precise e
pungenti pagine che Ennio ha riportato dagli spettacoli teatrali che lo
vedevano protagonista nel pubblico e che furono raccolte nelLo Spettatore
addormentato. Vi consiglio di leggere quel libro. Così come vi dirò che
Damilano, giornalista, mio angelo custode, nell'indicarmi la strada verso il dire vero,
stavolta non mi soccorre.
Difficilissimo parlare al Sud. Il Sud è niente. Nel
film di Fabio Mollo infatti
zitti stanno. Ed io capisco i microfoni, stasera, che zitti stanno, malgrado Ugo li accarezzi e li
congiunga a casse enormi, inginocchiandosi, quasi. Nulla. Loro si rifiutano. Così diventa fatica far
giungere a tutti, al numeroso ed attento pubblico, la voce dell'autore del
Breve Trattato sulle coincidenze.
A sud delle cose, scrive Pasqualino, la parola è muta. Lui scrive "l'amore". Ed è quell'amore, inteso come
forza vitale, come modo di essere, che, nel libro di Domenico Dara, ha cucito e
rammendato i buchi nei calzini, non con la guglia bensì col filo della
scrittura
Dara scandisce le parole, che a me giungono chiarissime, e ci regala uno scoop, per noi della Litweb: il titolo provvisorio del suo romanzo in itinere "Dalla pietà celeste"
Nell'enumerare
i sette personaggi che passeggiano nel libro in fieri, Domenico Dara ci dice che
sono accomunati dalla mancanza, dalla perdita, come se ci fosse stata una frattura, quasi lo
sbalanco di Girifalco che divide i due alberi di ulivo. Mancano infatti i
personaggi di un padre, di una mamma, di figli. Mancano nella perdita e sembra tutto fermo fino a che arriva il circo che cambierà con un giro di giostra destini e donerà illusione ai protagonisti di
esser saliti davvero su quella ruota.
Domenico Dara ringrazia Savina, libraia che ama i libri come Carmelo Calì e Cristina Di Canio, e risponde alle domande di Ugo Floro.
"Il successo del libro può nuocere alla creatività dello scrittore?"
"Il postino è un mediatore sociale?"
Dara risponde che la scrittura è un balsamo che cura vuoti, dopo la frattura avvenuta. Che suo personaggio, il postino, guarda il mondo come il protagonista del film citato, "La finestra sul cortile", e che la scrittura è per postino, come per lui, un modo di essere al mondo.
Floro intanto dipinge atto del postino con un aggettivo " delicato" un modo di fare con delicatezza, dunque. Siamo alla fine.
Il nuovo libro già partecipa con noi, già tra noi, con la preghiera all'angelo che è il nostro custode, a cui siamo affidati dalla pietà celeste. I sette personaggi, come gli arcangeli, si guardano dietro per assicurarsi quale sia il motivo per cui sono venuti qui, nel mondo.
Con i pensieri del filosofo teutonico sul cavallo e sul nostro ciuccio, con l'occhio mitologico di Lete, messaggera di Oblio e dimenticanza , di Tiresia e di Lachesi, credo che io, da spettatrice, ieri sera abbia chiuso il cerchio.
Da luglio a luglio.
Dalla prima presentazione a cui ho assistito all'ultima di ieri sera.
Aspettiamo "Dalla pietà celeste" l'angelo custode.
Un abbraccio ai libri che nascono e vivono al di là delle tastiere sociali
Con i pensieri del filosofo teutonico sul cavallo e sul nostro ciuccio, con l'occhio mitologico di Lete, messaggera di Oblio e dimenticanza , di Tiresia e di Lachesi, credo che io, da spettatrice, ieri sera abbia chiuso il cerchio.
Da luglio a luglio.
Dalla prima presentazione a cui ho assistito all'ultima di ieri sera.
Aspettiamo "Dalla pietà celeste" l'angelo custode.
Un abbraccio ai libri che nascono e vivono al di là delle tastiere sociali
mercoledì 22 luglio 2015
Il passeur che passerà- Michele Lupo- Io sono la Montagna
Il monologo
interiore di Io sono la Montagna
E gli uomini vollero piuttosto la tenebre che la luce.
Giovanni, III, 19
E gli uomini vollero piuttosto la tenebre che la luce.
Giovanni, III, 19
"Una
esagerazione" scrive in prima pagina Michele Lupo "Ci sono cose che ti restano addosso per sempre"
Io sono la
Montagna. Tutto passa, tanto tutto passa, tranne la paura.
La conseguenza del
passare, come passa quando passa la rovina.
Raccontato
con la velocità di un parlarsi fra sé e cercare, nello stesso tempo, di
cavarsela, in una lettera al mondo che a lui non rispose mai, il protagonista nel libro di Michele sembra quasi ravveduto.
Imprigionato in schemi che non gli appartengono e quindi sorpreso che, benché
lui abbia fatto tutto per benino, poi gli sia successo incubo, uno dietro l’altro.
Con una
scrittura sempre all'altezza della situazione, mai rallentata, sempre sul ritmo della storia, Lupo ha descritto l’abisso del carcere, l’abiezione che io
conosco per aver letto ultimamente “Fuga dall'assassino dei sogni” di Alfredo Cosco, scritto con Alfredo Musumeci, ergastolano
ostativo.
Un inferno raccontato dalle sbarre.
La galera è
una macchina per esperimenti- dice il personaggio, scrivendo una lunga a
lettera a Vera, ritmando ogni episodio della sua vita con una battuta musicale, di batteria.
Incubo poi è
la vita in famiglia, le incomprensioni, le vessazioni, la sessualità rapace e
subita, la mancanza di dialogo al quale unico scampo resta la
fuga.
La fuga,
incubo suo e di tanti derelitti che fuggono, scappando da luoghi in guerra e
stuprati, luoghi svenduti e massacrati, luoghi che non esistono più.
Fuggono in
tanti, fuggono nel cassone del camion del protagonista, un container, chiuso
ermeticamente alla partenza e riaperto in Germania, forse riaperto, e dal
container scende giù la disperazione di voler ancora tentare una vita
dignitosa. Di farcela ancora.
Come si
augura il protagonista, dopo aver passato l’inferno del carcere, con soprusi e
percosse, atti di sodomia subiti ed essersi rifiutato di far subire. Come si augura
ciascuno, di passare indenne ai fuochi incrociati della violenza e della
nequizia.
Oggi ho
letto il tuo “Io sono una montagna”, Michele Lupo, lettera ad un modo di vivere che a noi non
piace, non solo negli aspetti più terribili del carcere e della trasmigranza
forzata ma anche nella abiezione del
quotidiano dei rapporti familiari, fra sconosciuti, conviventi
Un racconto
che farei stampare e lasciare che sia letto negli stessi luoghi che ripercorre
il protagonista, sottoposto alle perdite di Giobbe, sottoposto alla perdita che
attanaglia tutti, di una vita dignitosa a cui aspirano: Il perdono.
Felice di
avere un buon scrittore nel regno della Litweb, il regno che non esiste e dove mi
sono rifugiata in fuga dal mondo. Addio Mondo crudele.
Riprendo questo testo oggi, 27 Agosto, nel leggere la cronaca aprire il portellone di altro Tir in Austria, più di settanta i profughi siriani, morti, probabilmente per soffocamento. Una cella frigorifero per l'Europa. Abbandonati dall'autista che è stato arrestato. Emergenza profughi nei Balcani. Tristemente con Io sono la Montagna, la denuncia letteraria e profetica di Michele Lupo
Riprendo questo testo oggi, 27 Agosto, nel leggere la cronaca aprire il portellone di altro Tir in Austria, più di settanta i profughi siriani, morti, probabilmente per soffocamento. Una cella frigorifero per l'Europa. Abbandonati dall'autista che è stato arrestato. Emergenza profughi nei Balcani. Tristemente con Io sono la Montagna, la denuncia letteraria e profetica di Michele Lupo
Una sera con Angelo Maggio e Francesco Lesce
A parlare di sud. Se stiamo a sud un motivo c'è.
Badolato superiore in piazza per una pizza.
Tavolo numero otto oppure siamo in otto? Ci contiamo. Sul tavolo c'è adesivo bianco con scritto otto Non siamo in otto, bensì in sei. Eppure alla fine della serata la ragazza che porta il conto ci interroga sulle consumazioni e scopriamo che esistono due tavoli numero otto incrociatisi nelle ordinazioni.
Chiediamo pizza bianca, la portano rossa.
Vogliamo cambiare? "Non è il caso", ci informa addetto alle pizze, "il cuoco è nervoso, meglio non averci a che fare, stasera."
A me la portano bianca perché lui scordò mia ordinazione e la riscrisse dopo aver servito gli altri.
Un amico chiede bibita ma non è fresca. " Se vuole la mettiamo in frigorifero, ora" fa conciliante il ragazzo del bar.
Simpaticissima serata fra richieste non esaudite oppure distorte.
Tutto scangiato- direbbe nel siculo inventato Camilleri.
E lo scangio, il falso che ci avvolge, dal falso storico a quello di un culturale falso e vuoto, fu il tema della serata sorridente e leggera che abbiamo trascorso.
Se lo racconto
Badolato superiore in piazza per una pizza.
Tavolo numero otto oppure siamo in otto? Ci contiamo. Sul tavolo c'è adesivo bianco con scritto otto Non siamo in otto, bensì in sei. Eppure alla fine della serata la ragazza che porta il conto ci interroga sulle consumazioni e scopriamo che esistono due tavoli numero otto incrociatisi nelle ordinazioni.
Chiediamo pizza bianca, la portano rossa.
Vogliamo cambiare? "Non è il caso", ci informa addetto alle pizze, "il cuoco è nervoso, meglio non averci a che fare, stasera."
A me la portano bianca perché lui scordò mia ordinazione e la riscrisse dopo aver servito gli altri.
Un amico chiede bibita ma non è fresca. " Se vuole la mettiamo in frigorifero, ora" fa conciliante il ragazzo del bar.
Simpaticissima serata fra richieste non esaudite oppure distorte.
Tutto scangiato- direbbe nel siculo inventato Camilleri.
E lo scangio, il falso che ci avvolge, dal falso storico a quello di un culturale falso e vuoto, fu il tema della serata sorridente e leggera che abbiamo trascorso.
Se lo racconto
sabato 18 luglio 2015
Arrivi alle cose in base alle intuizioni che hai- Al sur de las cosas
Modo e forma nel porgere pensieri, osservazione di realtà interiore ed esteriore, gioco e tormento, con poetico distacco. Intuire il mondo che gira e rigira, intuizione che poesia diverrà.
Il viaggio A Sud Delle cose
“Book-Crossing” La condivisione gratuita dei libri.
Pasqualino Bongiovanni affida suo libro all'’iniziativa del “Passalibro” chiedendo che il libro non venga abbandonato, ma passato a persona che possa essere interessata a gustarlo e, a sua volta, poi lo passi ad altra persona adatta ad apprezzarlo.
Ad Isernia giunge copia numero cinque di “Al sur de las cosas” e viene affidata all’italo-argentina Patricia Angela Vecchiarelli, nata a Moron (Buenos Aires) nel 1971 e tornata 24 anni fa ad Agnone, paese natìo dei genitori. Qui incontra Domenico Lanciano che ha avuto l’idea di creare la copia speciale di “Al sur de las cosas” e di inviarla a Papa Francesco, e l’Università delle Generazioni di Agnone (IS) che realizza e fa – pervenire al Pontefice “Al sur de las cosas”, la traduzione argentina di “A sud delle cose” a cura di José Maria Carcione pubblicata a Buenos Aires nel 2012 in edizione bilingue. Tale copia è stata contraddistinta come copia numero zero.
Il viaggio A Sud Delle cose
“Book-Crossing” La condivisione gratuita dei libri.
Pasqualino Bongiovanni affida suo libro all'’iniziativa del “Passalibro” chiedendo che il libro non venga abbandonato, ma passato a persona che possa essere interessata a gustarlo e, a sua volta, poi lo passi ad altra persona adatta ad apprezzarlo.
Ad Isernia giunge copia numero cinque di “Al sur de las cosas” e viene affidata all’italo-argentina Patricia Angela Vecchiarelli, nata a Moron (Buenos Aires) nel 1971 e tornata 24 anni fa ad Agnone, paese natìo dei genitori. Qui incontra Domenico Lanciano che ha avuto l’idea di creare la copia speciale di “Al sur de las cosas” e di inviarla a Papa Francesco, e l’Università delle Generazioni di Agnone (IS) che realizza e fa – pervenire al Pontefice “Al sur de las cosas”, la traduzione argentina di “A sud delle cose” a cura di José Maria Carcione pubblicata a Buenos Aires nel 2012 in edizione bilingue. Tale copia è stata contraddistinta come copia numero zero.
Speciale
Passalibro: dal Molise giunge a Papa Francesco la copia numero zero di “Al sur
de las cosas”
venerdì 17 luglio 2015
Kitesurf- Campionati del mondo a Gizzeria- dalla Litweb
Race, oggi.
Corrente correre corsa gara. Hang loose Beach
Carmelo
Cammarisano sta preparando ordine di servizio:
Togliere fuori spazzatura
dal bar e pulire postazione
Strappare i
ticket utilizzati a fine servizio.
Sono due
fogli di ordini semplici che lui, con pennarello nero, sta redigendo mentre io
sbircio e copio e aspetto Luca
Valentini, suo socio e frontman della competizione, come Giuseppe, fratello di Luca, mi informa.
Giochi olimpici
internazionali nel 2020, medaglia olimpica, se nel 2024 si faranno in Italia ,
questa località, come Olimpia sarebbe sede…
Non lo seguo
più scrivendo queste date, fantascienza di una probabile Olimpiade qui, nel
Golfo di Sant'Eufemia, luogo dove Ercole passò per rubare i buoi a Gerione.
Scrivo queste date sentendole lontanissime ed insieme vicinissime, di corsa, correre. Race.
Scrivo queste date sentendole lontanissime ed insieme vicinissime, di corsa, correre. Race.
Intanto oggi e sabato si correranno le semifinali, domenica la finale con la “medal
race”, cioè con la gara dei migliori kiters che si contenderanno il titolo
mondiale assoluto.
La
competizione è seguita da Rai Sport, Sky, dalla Grecia e dalla Germania. Dieci giornalisti di tutto il
mondo e produzioni video e distribuzione
su piattaforma internazionali.
Kiteworld- stanno scrivendo sui loro pc i giornalisti seduti di fronte a me, mentre io, con
penna e foglio, appunto queste poche righe per mio blog e per portale web.
Sollevata di non aver compito di dirvi altro, passo a bearmi di Alice, stupenda
bimba di nemmeno due anni, in braccio a suo papà, Luca Valentini, e scendo
sulla spiaggia per seguire il ballo del Kite.
Le gare.
Questo anno Paola non mi fa fretta, come era successo con altra amica in anni passati, ed io la ringrazio per l’opportunità di seguire la danza delle vele nel mare.
Una quadriglia.
Le vele si allineano al corridoio di partenza poi cambiano posizione, fanno virata, vanno alla base opposta, ritornano ritmiche al suono dell’aria, del vento.
Questo anno Paola non mi fa fretta, come era successo con altra amica in anni passati, ed io la ringrazio per l’opportunità di seguire la danza delle vele nel mare.
Una quadriglia.
Le vele si allineano al corridoio di partenza poi cambiano posizione, fanno virata, vanno alla base opposta, ritornano ritmiche al suono dell’aria, del vento.
Nel salone
delle feste, azzurre ed increspate piastrelle del mare fanno giungere brezza ad ombrelloni
di paglia e ad una bagnante, me, che
ride felice e batte le mani di un sogno che si fa realtà. Olimpia
qui
giovedì 16 luglio 2015
A sud delle cose- Una solitudine affollata
Una volta la solitudine non esisteva, nel senso di individuo solo e sconnesso dal suo abitare. Non esisteva questa solitudine perché ognuno aveva un ruolo ed era connesso, funzionante al suo stato. Non c'era alienazione a sud delle cose. Esisteva la lontananza, la malinconia, la nostalgia. Il dolore del ritorno, la struggente voglia di un paese amato e la estraneità al nuovo, dopo emigrazione. Lunghe lettere univano gli emigranti ai familiari e le rimesse venivano impiegate per alzare stanzette per la vecchiaia, quando questi sarebbero ritornati a sud, per sereni giorni e infine essere seppelliti nel piccolo cimitero del paese natio.
Mai più nessuno tornerà a sud.
Tramontato quel mondo, i nuovi emigranti vanno a nord per insegnare, per studiare, e nuovi migranti giungono a sud da ancora più a sud, soli e sconnessi da loro mondo.
Il fluire di modi ha creato nuove solitudini di individui vaganti e residenti in luoghi che non saranno di alcuno.
Senza storia.
Una solitudine astorica, lontana dai sensi di un conoscere fonti e testimonianze, lontana da studi, e relegata in centri di accoglienza, centri commerciali, centri di niente.
Dal sociale all'individuo poi anime smarrite ed inconsapevoli vivono il disagio di stare in uno spazio che non riconoscono. Più che il tempo è lo spazio che è sconosciuto benché affollato, troppo affollato.
Attrezzarsi quindi dobbiamo, nel messaggio civile della poesia, a lenire, a raggirare, a superare il varco col salto dei versi, con l'ironia, l'intelligenza, la conoscenza di chi poetò per noi e per lui.
Mai più nessuno tornerà a sud.
Tramontato quel mondo, i nuovi emigranti vanno a nord per insegnare, per studiare, e nuovi migranti giungono a sud da ancora più a sud, soli e sconnessi da loro mondo.
Il fluire di modi ha creato nuove solitudini di individui vaganti e residenti in luoghi che non saranno di alcuno.
Senza storia.
Una solitudine astorica, lontana dai sensi di un conoscere fonti e testimonianze, lontana da studi, e relegata in centri di accoglienza, centri commerciali, centri di niente.
Dal sociale all'individuo poi anime smarrite ed inconsapevoli vivono il disagio di stare in uno spazio che non riconoscono. Più che il tempo è lo spazio che è sconosciuto benché affollato, troppo affollato.
Attrezzarsi quindi dobbiamo, nel messaggio civile della poesia, a lenire, a raggirare, a superare il varco col salto dei versi, con l'ironia, l'intelligenza, la conoscenza di chi poetò per noi e per lui.
martedì 14 luglio 2015
Per associarsi non è necessario...
Mie care associazioni scrivo per voi, per le associazioni in quanto tali, e non, si badi bene, per ognuna delle due o tre associazioni che hanno i miei conoscenti. Assolutamente nulla di personale. Il mio pensiero vola su contingente momento storico e si innalza sopra il particulare.
Mie care associazioni, per associarsi, voi credete sia necessario fare associazione? Veramente?
No
Voi non dovete associare alcunché, visto che già tutti siamo appartenenti a società in-civile, facciamo parte di una comunità, di un popolo, di una gente.
Ah, ho detto comunità!
Comunità, parola ora di moda, completa ogni discorso alto e vi ruba la scena, mie care associazioni. Comunità e rete.
Come si vive bene! come siamo associati! mai come ora, mai quanto ora, un abbraccio amorevole di mille associazioni.
Voi vi meravigliate delle mie parole, lo so, direte, fra voi, che io sono una che prende per vero il vostro dettato, che sono ingenua, che non è mica vero dobbiate associare, dovete soltanto avere un progetto, vendere un prodotto, fare una sagra, creare uno scambio di favori, condivisi, e su questa base partire convinte di riuscire a guadagnare, se non danaro, almeno successo.
Poi, non contente di scriver una cosa e di smentirla, vi truccate tutte con un aggettivo, che vi è sconosciuto nella sostanza e pure nell'uso, però vi serve per farvi belle perché, lo dite sempre, la bellezza salverà il mondo.
... e la bellezza sta in quello aggettivo che vi porta a passeggio nel luogo giusto, presso la cattedra e sacrestia, presso un giornale e una abbazia.
Voi lo mettete ad ogni uscita e poi vi associate con cortesia, con tutte le altre associative, consorelle in associazioni simili e uguali.
Associazioni...
forza, uno sforzo per indovinare quell'aggettivo che vi piace tanto: culturale. Che associazioni sareste se voi non foste associazioni culturali?
facile vero?
Però sappiate che la cultura vi potrà insegnare, se mai per caso la incontrerete, che, per associarsi, non è necessario fare associazione
con timbri e bolli, basta soltanto associare idee
Mie care associazioni, per associarsi, voi credete sia necessario fare associazione? Veramente?
No
Voi non dovete associare alcunché, visto che già tutti siamo appartenenti a società in-civile, facciamo parte di una comunità, di un popolo, di una gente.
Ah, ho detto comunità!
Comunità, parola ora di moda, completa ogni discorso alto e vi ruba la scena, mie care associazioni. Comunità e rete.
Come si vive bene! come siamo associati! mai come ora, mai quanto ora, un abbraccio amorevole di mille associazioni.
Voi vi meravigliate delle mie parole, lo so, direte, fra voi, che io sono una che prende per vero il vostro dettato, che sono ingenua, che non è mica vero dobbiate associare, dovete soltanto avere un progetto, vendere un prodotto, fare una sagra, creare uno scambio di favori, condivisi, e su questa base partire convinte di riuscire a guadagnare, se non danaro, almeno successo.
Poi, non contente di scriver una cosa e di smentirla, vi truccate tutte con un aggettivo, che vi è sconosciuto nella sostanza e pure nell'uso, però vi serve per farvi belle perché, lo dite sempre, la bellezza salverà il mondo.
... e la bellezza sta in quello aggettivo che vi porta a passeggio nel luogo giusto, presso la cattedra e sacrestia, presso un giornale e una abbazia.
Voi lo mettete ad ogni uscita e poi vi associate con cortesia, con tutte le altre associative, consorelle in associazioni simili e uguali.
Associazioni...
forza, uno sforzo per indovinare quell'aggettivo che vi piace tanto: culturale. Che associazioni sareste se voi non foste associazioni culturali?
facile vero?
Però sappiate che la cultura vi potrà insegnare, se mai per caso la incontrerete, che, per associarsi, non è necessario fare associazione
con timbri e bolli, basta soltanto associare idee
lunedì 13 luglio 2015
Alfredo Cosco e Carmelo Musumeci: Le Urla Dal Silenzio
Le Urla dal silenzio: Blog composto dagli scritti di chi sta in carcere, da chi sta fuori del carcere, da chi sta nella linea dell'interesse e vuole conoscere le condizioni di pene che già Beccaria condannò. Dei delitti e delle pene. Quante pene per i delitti. Sono delitti anche le pene? Seguendo Beccaria che già nel 1764 chiedeva abolizione della pena di morte, essendo questa un altro delitto, leggiamo il libro di Alfredo e Carmelo, oggi, 12 Luglio 2015, on the road, in una via di Lamezia, nella domenica assolata d'estate. Le sedie fuori dal Comics, locale che Gian Lorenzo fa vivere, invitando fumettisti, recentemente c'è stato Daw, cantautori come Colandrea, giornalisti e scrittori, c'è stato Domenico Marcella con le sue interviste a donne catanesi, questa sera ospita Alfredo Cosco, ricercatore.
Siamo pronti. Ascoltiamo la favolistica storia dell'incontro e dell'intrecciarsi una corrispondenza fra Alfredo, studioso e curioso di situazioni al limite, e Carmelo, ergastolano ostativo. Alfredo è in piedi, nella strada. Nessun automobile passa e il carcere sembra una irrealtà, inventata e dimenticata. Sembra sia impossibile che un luogo di rieducazione, così il fine delle pene dovrebbe tendere, sia invece un luogo di vessazioni, di umiliazioni, di tormento. Si sta parlando del carcere duro, carcere poi soppresso, come l'Asinara, carcere dove si perseguiva l'annientamento della resistenza individuale con violenze e torture.
Carmelo Musumeci da quel carcere è andato via, benché ancora in carcere. Andato via, volando sui fogli della corrispondenza umana, trasvolando mari di incomunicabilità con lo studio, oltrepassando ogni sbarra con tutti i libri che lui ha letto, facendo dello studio il suo paradiso, e rimanendo ancorato al mondo dei carcerati come un megafono che urla dal silenzio. Questo ci sta dicendo Alfredo, mentre noi ci sentiamo piccolissimi, inutili e decisamente inadeguati davanti a queste forze centripete che irradiano energia. La fuga sta nel correre verso il centro della circonferenza. Nessun carcere potrà impedirlo. Da Cesare Beccaria, aspettando, noi tutti, l'Illuminismo. “Il fine delle pene non è di tormentare ed affliggere un essere sensibile. Il fine non è altro che d'impedire il reo dal far nuovi danni ai suoi cittadini e di rimuovere gli altri dal farne uguali.”
Siamo pronti. Ascoltiamo la favolistica storia dell'incontro e dell'intrecciarsi una corrispondenza fra Alfredo, studioso e curioso di situazioni al limite, e Carmelo, ergastolano ostativo. Alfredo è in piedi, nella strada. Nessun automobile passa e il carcere sembra una irrealtà, inventata e dimenticata. Sembra sia impossibile che un luogo di rieducazione, così il fine delle pene dovrebbe tendere, sia invece un luogo di vessazioni, di umiliazioni, di tormento. Si sta parlando del carcere duro, carcere poi soppresso, come l'Asinara, carcere dove si perseguiva l'annientamento della resistenza individuale con violenze e torture.
Carmelo Musumeci da quel carcere è andato via, benché ancora in carcere. Andato via, volando sui fogli della corrispondenza umana, trasvolando mari di incomunicabilità con lo studio, oltrepassando ogni sbarra con tutti i libri che lui ha letto, facendo dello studio il suo paradiso, e rimanendo ancorato al mondo dei carcerati come un megafono che urla dal silenzio. Questo ci sta dicendo Alfredo, mentre noi ci sentiamo piccolissimi, inutili e decisamente inadeguati davanti a queste forze centripete che irradiano energia. La fuga sta nel correre verso il centro della circonferenza. Nessun carcere potrà impedirlo. Da Cesare Beccaria, aspettando, noi tutti, l'Illuminismo. “Il fine delle pene non è di tormentare ed affliggere un essere sensibile. Il fine non è altro che d'impedire il reo dal far nuovi danni ai suoi cittadini e di rimuovere gli altri dal farne uguali.”
venerdì 10 luglio 2015
Maschere di vetro e polvere- L’Amore Cattivo
Maschere di
vetro e polvere (Falco Editore)
L’Amore Cattivo (Giraldi Editore)
L’ incipit
di L’Amore di cattivo di Francesca Mazzucato dialoga con Maschere di vetro e
polvere di Jesa Aroma.
Scriverò del
libro di Francesca in un altro post, per ora mi piace immaginarli così.
Da Francesca
“non una traccia di polvere, nessuna sbavatura, andrà bene, ripete, andrà
tutto benissimo.
L’amore
feroce, quello delle bestie selvagge.
Che
scortica, taglia, incide.
Quello
storto, che diventa crimine.
L’aveva
conosciuto troppo presto.
Le era
rimasto addosso come un’ustione.”
Vetro e
polvere. Maschere, dice Jesa Aroma, e con lei molti altri autori, siamo tutti maschere.
Opera prima
di questa autrice calabrese, il libro racconta una vicenda di riscatto e
liberazione da un amore cattivo.
La trama svolge
con temporalità consequenziale, forse troppo veloce
gli avvenimenti, così il ritmo, che ha
pagine molto musicali, segue la vicenda, scandendo i fatti.
Per l’autrice, come per noi lettori, il grande
amore per tutti i libri letti trasforma ogni nuovo racconto in un continuo atto
d’amore verso gli altri libri che hanno salvato i loro lettori.
Penso che
per Jesa sia stato Pirandello e le maschere che indossiamo, così lei scrive, facendo
domandare alla protagonista se diventerà folle anche lei “ Ogni realtà è un
inganno” Uno, nessuno e centomila.
“quindi
tutto quello che mi sembra vero non lo è, è solo un trucco. Ognuno di noi
indossa una maschera e noi non siamo altro che la maschera che indossiamo
giorno dopo giorno”
Maschere di
vetro e polvere, è uno stranissimo impasto. Mi sforzo di immaginare tale
maschera sul viso. Taglierebbe? La polvere appiccicata al vetro? Nel mio
visualizzare mi arrendo e guardo bella copertina inquietante e con risvolto
splendido viso e sorriso di Jesa a porgere un racconto di possibile salvezza.
Mentre
scrivo, nella calura di luglio, il mare azzurro sul tavolo del pc, il sole
squaglia Snoopy sulla sua cuccia,
e tutti i mostri dentro e fuori svaniscono.
e tutti i mostri dentro e fuori svaniscono.
Dalla
lettura di romanzi con vittime e carnefici, dalle letture ci rimane l’ultimo
scatto. Lo sfraghis, il segno della salvezza. Il segno che gli ebrei fecero
sulle porte per essere riconosciuti al
passare dell’angelo del Signore che passerà oltre, nella Pasqua di salvezza.
Rimane il
sollievo e la certezza che buoni libri servano sempre a liberare chi
prigioniero è o si sente dietro una maschera di vetro e polvere.
giovedì 9 luglio 2015
Whiplash- Da UNA
Whiplash: la stessa storia per un cortometraggio al Sundance Festival poi
diventata un lungometraggio, vincitore di tre Oscar, il film è stato diretto da un regista sconosciuto quasi trentenne:
Damien Chazelle, che ha raccontato una iniziazione crudele alla vita, al successo con musica, competizione, passione, sacrifico. Una scuola di vita?
Siamo in una
prestigiosa scuola e uniche parole
sensate del professore mi sembrano queste: Non c’è nulla di più dannoso che
dire ad un altro “ Ben Fatto”
Mi ha
ricordato una mamma di una mia alunna, molto brava, che venne a rimproverarmi
per aver io messo ottimo, come sempre,
al compito di sua figlia. Alla mia sorpresa domanda lei mi rispose che
se la figlia non avesse sentito lo sprone a far meglio, se avesse visto sempre
premiato anche un tema minore, avrebbe livellato le sue capacità e si sarebbe
impegnata di meno.
Più o meno
lo stesso concetto del protagonista della vicenda.
Allora io
diedi ragione alla mamma, anche se lasciai il voto, che pur sempre meritato
era.
Questa
sera riconosco unica frase plausibile in un insegnante terribilmente
sadico che abusa del suo potere per far sclerare i suoi alunni.
Credo
proprio che il regista abbia voluto proprio affermare questo ed in effetti fa
iniziare il film con una batteria che suona rabbia, più forte, sempre più
forte in un incontro fra allievo al primo anno e il professore mitico che
sparisce e ritorna per prendersi la giacca, quasi per umiliare col silenzio ed
indifferenza.
Swing in
double time.
In tempo
doppio.
La cosa più vergognosa che fa il professore sarà usare informazioni private, confidenze fatte a lui dagli allievi in un momento di fiducia, per darli in pasto, in pubblico, deridendoli.Ma magari tanti fanno così. Se qualcuno si confida con un altro, queste confidenze verranno sparpagliate al vento come le canne del canneto di re Mida. Chi sparpaglia ed offende una canna è
La cosa più vergognosa che fa il professore sarà usare informazioni private, confidenze fatte a lui dagli allievi in un momento di fiducia, per darli in pasto, in pubblico, deridendoli.Ma magari tanti fanno così. Se qualcuno si confida con un altro, queste confidenze verranno sparpagliate al vento come le canne del canneto di re Mida. Chi sparpaglia ed offende una canna è
Doccia
scozzese, colpo di frusta, altalena di esaltazione e di annientamento sarà
questo l'insegnamento che mira a fortificare o a distruggere animo di alunno?
Tu sei qui
per un motivo- il professore intima.
“ Io sono qui per un motivo” l'alunno soggiace.
Ed io aggiungerei che l’alunno è lì per dare un motivo a questo insegnante monco, mancante di equilibrio, di rispetto.
“ Io sono qui per un motivo” l'alunno soggiace.
Ed io aggiungerei che l’alunno è lì per dare un motivo a questo insegnante monco, mancante di equilibrio, di rispetto.
Certo Parker
divenne Parker e produsse Bird per aver ricevuto una batteria in testa da Jones
ma questo metodo educativo aveva anche procurato impiccagione in Ben Casey, Alunno di Flecter e da lui compianto, dopo morto.
“Metz non
era stonato” dice Flecter, il professore, dopo aver umiliato alunno ed averlo
espulso dall'orchestra, come faceva mia collega di francese, in quella classe
di cui sopra.
Ero sempre
stupita di come gli alunni stessero immobili con lei, nelle ore di compresenza,
e di come lei li umiliasse con metodo.
Ho sempre
accettato che nelle mie ore gli alunni si sentissero più liberi, e, malgrado meno disciplinati, più rispettati.
Per questo non riesco a veder nessun elemento di scusante in un professore che
esercita un potere su menti giovani ed invece ammiro alunno che, forte del suo
entusiasmo, continua a battere fino al sangue i piatti.
Un film
quindi di grande amore verso la musica, verso una fissazione, alla Coltrane, un
film di scontro fra due personalità forti, perché nessuno dei due avrebbe mai
voluto vivere la banalità degli altri. Credo che la testardaggine del ragazzo venisse più dalla ribellione verso un modello familiare di rinuncia che dalla vessazione di un professore cattivo. Sono sicura che il regista aveva modello preciso davanti a sé.
Un film con
un ritmo continuo e spezzato, una musica insegnamento ad una vita difficile.
Caravan suonerà
Caravan suonerà
domenica 5 luglio 2015
Litweb - Marchio Depositato
Venti letture fatte dalla regina. Prefazione di Bruno Corino
11-set-2015
"Sono tante le funzioni svolte dalla recensione: le recensioni servono a promuovere, a divulgare, a presentare, a criticare o a stroncare, a far conoscere un libro nuovo o “vecchio”. La Regina della Litweb in realtà più che recensire un libro vi naviga dentro, lo sonda col suo fiuto di lettrice/divoratrice, lo attraversa in lungo e in largo alla scoperta di orizzonti imprevedibili, lo traduce, in altri termini, nel suo stile, secondo la sua forma mentis, quasi gli dà un’anima nuova o del tutto imprevista. Ecco che il lettore di queste “recensioni” si trova all'improvviso e come per incanto proiettato in un mondo cartaceo dove può scoprire un modo diverso di dialogare con l’autore del romanzo o del saggio. Insomma, ogni lettura fatta dalla Regina della Litweb si traduce in una vera e propria avventura…"
Raccolta di pezzi su voi che scrivete
Il video, relativo al libro, su you tube, in sottofondo, passa il suono sul foglio bianco del mio pc.
Questa è una guerra e non dobbiamo arrenderci.
Useremo come arma il nostro terreno di riferimento, il nostro
paese inventato, i nostri studi. Non seguire il mondo come va di Michela Marzano parla in compagnia, una bella
compagnia che è la nostra compagnia. Cartesio, Aristotele e via via ve lo dirò non per citarli come si fa qui ma per dire
come ci abbiano formato. La filosofia che luce dia ai nostri tempi oscuri. Non seguire il mondo come va, come le
Lanterne accese, le Lampade delle donne in attesa del
signore, le luci del faro che indichi una strada. La fuga o
la lotta, indietreggiare davanti un mondo che non ci piace
Lottare. Resistere non serve a niente, caro Walter Siti. Già
te lo dissi. Non seguire il mondo come va. Scrive Michela
su domande di Giovanna Casadio che studiò con me
Franco Fortini e Vittorio Sereni
Quindi un filo rosso. Da Vittorio Sereni a Franco Fortini
Storia e popoli. Un minuto di silenzio.
Un grande cimitero il mar Mediterraneo.
Un mondo pieno di traffici, di tensioni e scambi, secondo Braudel, viveva sulle rive del Mar Mediterraneo.
Seguendo il suo metodo cercherò di guardare in tre momenti diversi: La storia lenta, la storia ritmata e la storia secondo la dimensione dell'individuo.
Accrescere informazione significa spostare e rompere i vecchi problemi, incontrarne nuovi dalle soluzioni incerte. Braudel
" Il Mediterraneo è duplice. Le due scene, le penisole e il mare che le bagna, fanno di questo mare un complesso di mari."
Una tomba, uno sterminato inferno dove i pescecani mangiano uomini che scappano da luoghi altrettanto miseri e violenti.
Mi sforzo di guardare alla storia lenta, quasi immobile, di lunghi imperi e dominanze, mi sforzo di leggere gli altrettanti avvenimenti ritmici di una storia veloce fatta di sommovimenti e cambi, ed infine mi ritrovo con in mano solo una pagina con su scritto il destino individuale di settecento uomini naufragati in mare.
Un naufragio di popoli, di civiltà e di imperi.
Se leggiamo questi due volumi che Braudel dedica al nostro Mediterraneo forse nessuno poi troverà ardire a fare post di qualsivoglia specie su questo continuo flusso di morti e di arrivi, di invasioni e di fughe, in una guerra senza fine che ci vedrà sconfitti, insieme.
Nella storia di sempre, nel Mediterraneo, in cui sulle stesse sponde furono trucidati a Cipro e uccisi a Tessalonica, in cui Albanesi si sfracellavano sulle coste dell'Adriatico, ora leggiamo queste pagine di una guerra fatta a colpi di annegati.
La guerra, non riconosciuta, di annegati contro un'Italia isolata e scomposta.
e con un poeta somalo trasformiamo un destino di tanti nel nostro destino
e questa sono io
E come il postino del libro " Breve trattato sulle coincidenze" anche Giovanna Adamo Caparello, cinquanta anni prima, fa aprire dalla protagonista del racconto lettera con la ceralacca chiusa, riscrivere lettera, nella coincidenza felice di incontro fra scriventi.
"Oggi le parole chiave sono: prosumer, impollinazione, social, empatia"
Tu chiamale, se vuoi, emozioni.
Ridendo e ridendo, di una risata che non ricordavo più da tempo, ringrazio Francesco Recami che ha scritto quello che io penso da sempre, senza contestualizzare.
Aldo Varano mi illuminò tempo fa.
Aldo- gli dissi senza modestia- Marc Augé scrive quello che scrivo anch'io-
Vero- mi rispose- solo che lui contestualizza-
Ridendo, senza fermarmi, cercherò di evaporare una evaporazione del padre, della madre, del figlio, in una Direzione Coesione Sociale, in Codice Rosa, agitato da una Serenella Buti che meriterebbe anche lei lo stesso trattamento della Cinquecento rosso bordeaux e bianca...
"Fatti vedere da un buon medico, è la cosa più inutile e offensiva, ipocrita e deleteria, che si possa immaginare"
Che poi. a me, un certo Dottore Veronica, un luminare, mi mise una piuma sulla spalla e mi prescrisse di togliere tutte le etichette dei vestiti, che provocano scoliosi, deviazione della masticazione e zoppicamento della gamba sinistra. Sappilo.
Se ci conosceremo ti racconterò il resto, ne potresti fare una trilogia. Ahah
Chiameremo "Il gruppo di lettura" in riunione e faranno evocazione e devocazione... su tutte le emozioni che una lettura dà.
Una emozione io non so che cosa sia ma ho imparato che va buttata via, cantava Gaber
Altro che i miei post!
Francesco Recami sei tutti noi che non ne possiamo più neppure di conversazioni come "La cena estiva" (Doxa) doxa, perché? Io scrissi un incontro a tre, su comunicazione verbale fra amiche ad un desco, in terrazza. "Tre Donne, Tre ore, Senza dirsi Nulla" ma già ora dopo aver tanto riso, impercettibilmente cambio umore e una tristezza mi invade sul vuoto del conversare, sullo sciupio di relazioni, su scherzi scemi che possano rivelarsi disastrosi come in ECG con prova da sforzo. Un disordine psichico che va dal prestare eccessiva attenzione all'alimentazione ad una dipendenza compulsiva del cellulare e si allarga nei comportamenti fissati di individui catalogati in schedari improbabili, vittime delle categorie di un pensiero chiuso.
Mi rileggerò Francesco Recami, che già avevo apprezzato nel "La Casa di ringhiera" e completerò questo mio pezzo giorno per giorno, nel piacere immenso di una lettura ben fatta, piacere che solo libri ben scritti danno.
11-set-2015
"Sono tante le funzioni svolte dalla recensione: le recensioni servono a promuovere, a divulgare, a presentare, a criticare o a stroncare, a far conoscere un libro nuovo o “vecchio”. La Regina della Litweb in realtà più che recensire un libro vi naviga dentro, lo sonda col suo fiuto di lettrice/divoratrice, lo attraversa in lungo e in largo alla scoperta di orizzonti imprevedibili, lo traduce, in altri termini, nel suo stile, secondo la sua forma mentis, quasi gli dà un’anima nuova o del tutto imprevista. Ecco che il lettore di queste “recensioni” si trova all'improvviso e come per incanto proiettato in un mondo cartaceo dove può scoprire un modo diverso di dialogare con l’autore del romanzo o del saggio. Insomma, ogni lettura fatta dalla Regina della Litweb si traduce in una vera e propria avventura…"
Raccolta di pezzi su voi che scrivete
Raccolta senza ordine oppure seguo un ordine cronologico?
Libri che ho ricevuti
in file, in formato word e pdf, libri che mi avete spedito con dediche
affettuose, libri che ho comprato e libri di cui ho parlato.
Ho scritto per alcuni di voi con l’ossessione amorosa di chi
vuole impossessarsi dell’oggetto, delle parole, del racconto, vivendoci dentro.
Partirò dal libro che ho letto per ultimo, con data 5 Luglio, ecco perché manca "Io sono la montagna" di Michele Lupo e molti altri, e risalirò la corrente come il salmone fino al primo gennaio 2015. Solo i mesi del 2015
Uno solo però sta qui con me, mi prende la mano, le immagini mi somigliano e l'adolescente sono io. Avevo anche gli stessi occhiali. Cenerentola ascolta i Joy Division
Partirò dal libro che ho letto per ultimo, con data 5 Luglio, ecco perché manca "Io sono la montagna" di Michele Lupo e molti altri, e risalirò la corrente come il salmone fino al primo gennaio 2015. Solo i mesi del 2015
Uno solo però sta qui con me, mi prende la mano, le immagini mi somigliano e l'adolescente sono io. Avevo anche gli stessi occhiali. Cenerentola ascolta i Joy Division
Perché assaporare il pane delle solite recensioni quando ci sono le brioche onirico-letterarie della regina Ippolita?
Da facebook Romeo presenta così la mia lettura disorder, disordinata, sulla sua Cenerentola. Sono gustosamente azzeccata nella definizione. Evviva.
Il video, relativo al libro, su you tube, in sottofondo, passa il suono sul foglio bianco del mio pc.
Scrivo dopo aver chiuso il libro letto nel mio modo, da disordinata. Un libro con due storie di donne che non si incontreranno.
Giorno 23 Aprile, Cenerentola giunge a casa mia, nella giornata del libro, eheh, ed io leggo, dividendo in due il contenuto, per prima la storia di Lily e dell’urna con le ceneri defunte.
Lily è rimasta vedova da pochissimo.
Lily è rimasta vedova da pochissimo.
Storia che ho letto ridacchiando “L’uomo in scatola. Ora apro l’urna e ti vuoto nel wc, così te ne vai al mare”
Col bollitore che sta bestemmiando vapore da oltre un quarto d’ora ed io prendo una bustina di tè verde. E quindi il problema della ruggine per oggi è scongiurato.
Continuo a ridere sui gamberoni alla piastra, effetto acqua bollente su pelle di Lily e sulle chiavi che tutti dimentichiamo, anche il fu marito di Lily.
Seguo Lily elaborare suo lutto e I’ve got the spirit, but I’ve lost the feeling, traduco a modo mio, non sapendo l’inglese, questo verso dei Joy division, da disorder.
Vado a vedere significato, ok, avevo capito altro, e cioè" ho lo spirito ma ho perso feeling, vibrazione, ho perso l’altro, il mio doppio dove specchiarmi"
Continuo a seguire le avventure di Lily fino al suo incontro con Benoit, che sembra uscito da un film dei fratelli Coen. Lascio Lily per due giorni e
Vado a vedere significato, ok, avevo capito altro, e cioè" ho lo spirito ma ho perso feeling, vibrazione, ho perso l’altro, il mio doppio dove specchiarmi"
Continuo a seguire le avventure di Lily fino al suo incontro con Benoit, che sembra uscito da un film dei fratelli Coen. Lascio Lily per due giorni e
Oggi leggo la storia di Elly, di Frida.
La prof di astronomia si chiama Frida, la prof di Elly
Elly regala alla sua prof una collanina sottile di argento e la vedrà il giorno dopo al collo di Frida. Con un piccolo ciondolo, il simbolo dell’infinito. Fra la prof e l'alunna nasce un legame.
Malattia, morte, amicizia, sciupio e di nuovo testimonianze che riannodano esistenze: situazioni che riconosciamo facenti parte di tasselli di nostra vita, episodi ad episodi, una vita fatta con poco oppure con molto e da scrivere per disegnarla
Odio intanto chi mi telefona mentre scrivo, rispondo scortese quasi, forse, e ripenso alle lacrime asciugate nella lettura della storia di Elly, alle risate fatte durante le peripezie di Lily, cercando di riprendere le due protagoniste per mano e riportarle sul mio foglio word. I loro nomi uno anagramma dell'altro.Con scambio di vocale. Altro gioco di enigmistica.
Gli occhi di Cenerentola sono grandi , come il film Big Eyes di Tim Burton. Un libro fatto da altro, da immagini e suoni. Da occhi.
Qui più oblunghi, grandi, grandi, per vederti meglio bimba mia, dall'altra favola di Cappuccetto rosso.
Con occhiali tondi, come i miei occhiali dell'adolescenza.
Qui più oblunghi, grandi, grandi, per vederti meglio bimba mia, dall'altra favola di Cappuccetto rosso.
Con occhiali tondi, come i miei occhiali dell'adolescenza.
Angelo Barile scrive e Romeo Vernazza suona e dipinge storie. Confusi volontariamente i due: Passando tra loro è come penetrare non unanuvola di sudore intenso e minestroni per vecchi malati ma una bella nuvola azzurra e mutevole con foglie verdi appena spuntate dall'albero di tiglio davanti casa mia, la primavera che rigenera ogni anno la terra che si sveglia dopo il ratto di Proserpina. Un libro composto di messaggi che si scambiano in classe gli alunni con le loro impressioni sull'insegnante, un libro fatto dalle immagini di Angelo Barile, è Angelo l'autore di questa fiabesca copertina, dalla musica che ascoltano le Cenerentole del mondo intero, all'apparir del vero, un libro di Romeo Vernazza con pezzi di un io che ci appartiene tutti. I nostri riferimenti.
Leggo, penso, mi intristisco ma poi sorrido, mi annego nella salamoia, mi sento vivere e morire, sperimento la noia e la passione.
E la passione stessa è una fuga, nella quale l'essere in due significa solamente una solitudine doppia, riporta Romeo da Robert Musil.
Eppure nonostante questa realtà, il racconto di Romeo, come il racconto di tutti noi si ricompone su un solo messaggio Cerca di divertirti almeno un po'. TVB. F.F.
Ed eccomi di ritorno dopo aver fatto lapsus sul nome di Romeo, su una storia parallela di due donne. Gli uomini sono semplici, mi dice sempre la mia amica Carla, restano infantili, aggiunge. Sembra di leggere Romeo...
Senza un uomo se non filtrato dai racconti delle donne.
Una storia che rileggerò nuovamente e porterò in giro con me, sulle note di Disorder dei Joy Division
Leggo, penso, mi intristisco ma poi sorrido, mi annego nella salamoia, mi sento vivere e morire, sperimento la noia e la passione.
E la passione stessa è una fuga, nella quale l'essere in due significa solamente una solitudine doppia, riporta Romeo da Robert Musil.
Eppure nonostante questa realtà, il racconto di Romeo, come il racconto di tutti noi si ricompone su un solo messaggio Cerca di divertirti almeno un po'. TVB. F.F.
Ed eccomi di ritorno dopo aver fatto lapsus sul nome di Romeo, su una storia parallela di due donne. Gli uomini sono semplici, mi dice sempre la mia amica Carla, restano infantili, aggiunge. Sembra di leggere Romeo...
Senza un uomo se non filtrato dai racconti delle donne.
Una storia che rileggerò nuovamente e porterò in giro con me, sulle note di Disorder dei Joy Division
Parte prima L’arrivo al mondo nuovo -Parte seconda Il corpo della città -
Parte terza Il peso dell’anima
«La libertà inizia al principio del nulla.»
Le immagini del Libano alla periferia con Israele, le case crivellate di
colpi, deturpate, senza tetti, senza vita. Leggo visualizzando e sono i
villaggi del Libano che mi appaiono insieme alle parole
scritte da Santarossa come l’inverno dell’umanità. Nel suo
racconto non vi è un luogo geografico e nemmeno un tempo, se non lanciato
negli anni. Che anno è? Che giorno è?
L’Anno del Signore- Duemilatrentacinque.
Cammino con il protagonista, scampato alla fine della storia, alla fine del mondo e in viaggio verso una lingua di terra che sembra intatta. Una lingua, dice lui. Sopravvivere, il solo obiettivo:” Pestando il suolo duro, lucido come grafite, fissava gli scarponi consumati, lacerati ai lati, tenuti assieme da pezzi di spago. «Se si aprono crepo. Senza scarpe si muore» e va verso Metropoli. “Inesistente la speranza. Metropoli era tutto.”
Cammino con il protagonista, scampato alla fine della storia, alla fine del mondo e in viaggio verso una lingua di terra che sembra intatta. Una lingua, dice lui. Sopravvivere, il solo obiettivo:” Pestando il suolo duro, lucido come grafite, fissava gli scarponi consumati, lacerati ai lati, tenuti assieme da pezzi di spago. «Se si aprono crepo. Senza scarpe si muore» e va verso Metropoli. “Inesistente la speranza. Metropoli era tutto.”
Per zona. Dalla Repubblica di Platone alla Città del Sole di Campanella, ai
falansteri di Fourier ed alle Comuni, per zona a zona si sono delineate le
Utopie. Parola che vuol dire in nessun luogo. Immaginarie
costruzioni di luoghi immobili, dove pietrificare lo spirito individuale.
Scappa intanto il protagonista, scappa dal crollo della produzione e va
verso il nuovo ordine “Lui scrutò le proprie scarpe ormai del tutto aperte,
sfaldate come la sua vita, di seguito esaminò gli scarponi delle guardie,
nuovi, possenti”
Scappa. Da cosa scappa? Scappa da qui, dalla storia dei giorni che viviamo.
Intanto che leggo e man mano scorrono le immagini.
Terraferma di Crialesi, film del 2011, Un’isola siciliana di pescatori è investita dagli arrivi dei clandestini e
dalla regola nuova del respingimento: la negazione stessa della cultura del
mare che obbliga al soccorso. I barconi e quelle mani che non vogliono
annegare. - Se civiltà è appagamento, allora mai ci fu.-
Precipitati siamo In Time
In Time, film del 2011. Un futuro non troppo lontano dove il gene
dell’invecchiamento viene reso inattivo. Nel nuovo ordine per evitare la
sovrappopolazione, il tempo è diventato la valuta e il modo di pagare i lussi e
le necessità. - Metropoli è già qui.-
Il silenzio con cui si trascorrono i giorni, il cibo, le abluzioni. Il
silenzio con badante per i vecchi, il silenzio con televisione ed Iphone, per
giovani ed adulti, il silenzio già qui.
“Ciò che invece non venne mai cancellato fu il bisogno umano di
imporre un’educazione, forzata, obbligata. Così accadeva nel vecchio mondo,
così si ripeteva nel nuovo mondo.”
E la rete “Stavano vicini per stare vicini, unicamente per non ritrovarsi
abbandonati. Volevano essere un branco che si sposta nella stessa direzione,
sempre circolare, senza uscita.”
“ Non era la solitudine la condizione perfetta? Stava mentendo a se stesso?
Le pulsioni, i desideri intimi, la rivelazione delle prime bugie come atto di
definizione delle scelte compiute e da compiere. Tutti mentivano nel mondo
passato come a Metropoli, fin da bambini. Ma gli effetti della menzogna
divenivano sfruttabili solo dopo averla fatta propria: gestibile. Gli uomini
crescevano grazie a bugie ripetute.”
Nel nostro immaginare incubi finiamo per riprodurre quelli che già viviamo
offrendo però “La Forma minima della felicità” altro libro letto di
recente di Francesca Marzia Esposito. Altro libro di solitudine, di mondo ormai
disumano, di ripiego nel chiuso.
Lì nel chiuso di una casa, qui, in Metropoli, di una città.
Mi sembra sempre la città di Campanella, dove la perfezione diventa
separazione. Le donne di qua, gli uomini di là. I figli separati dalle
famiglie ed educati da un’altra parte. Intanto che livellamento impera. Un
incubo.
Viviamo una civiltà fatta di imperfezioni e di contraddizioni, abitiamo un
mondo complesso e poi ad immaginarlo lo si immagina completamente numerato e
selezionato allo scopo di darci maggior paura.
Massimiliano Santarossa, nel suo monito al tempo presente, ci spaventa con
geometrica ricerca di fotogrammi già conosciuti, con camere a gas, già
studiate, con tormenti e torture già state, con incubi che abbiamo già letto
nei racconti dei prigionieri al campo di prigionia di Guantánamo
una struttura detentiva statunitense di massima sicurezza.
L'area di detenzione era composta da tre campi: il "Camp Delta"
(che include il "Camp Echo"), il "Camp Iguana" e il
"Camp X-Ray”.
Sembra Metropoli.
Sembra Metropoli ogni campo di concentramento, ogni carcere di detenzione,
ogni Centro commerciale e ogni McDonald, dove si annienta l’individuo.
Come nei saggi di
Voltaire l’Urone si interroga se sia questo il mondo che viviamo così anche
noi, seguendo la scrittura precisa, netta, asciutta, di Massimiliano Santarossa
ci interroghiamo su quanto ci sia già stato di quel terribile mondo che Metropoli
è.
Eppure sia Massimiliano che Francesca Marzia, dopo aver tanto girovagato nel disturbo polare e bipolare di umanità allo stremo, vedono la luce in alto, oppure di lato, da qualche parte, negli occhi di chi scegliamo per prenderci per mano ed energia diventa leggere loro racconti
Eppure sia Massimiliano che Francesca Marzia, dopo aver tanto girovagato nel disturbo polare e bipolare di umanità allo stremo, vedono la luce in alto, oppure di lato, da qualche parte, negli occhi di chi scegliamo per prenderci per mano ed energia diventa leggere loro racconti
La solitudine
dell'anello forte. Una storia marginale
Nuto Revelli e Isaia, dal libro dei profeti, capitolo 56, verso 5:Io darò loro, nella mia casa e dentro le mie mura, un posto ed un nome, che varranno meglio di figli e di figlie; darò loro un nome eterno, che non perirà più.
" Dare a ciascuno una rinomanza eterna, una memoria e un nome. C’è un senso di dovere civico nel suo narrare quelle storie."
Revelli: Mondo dei vinti e L’anello forte, letteratura civile italiana in cui parlano i contadini, i montanari, e le donne delle campagne e delle montagne, sono i primi libri che entrano nelle loro case, i primi libri con cui pezzi interi dell’Italia marginale entrano in contatto con la parola scritta, superano la diffidenza iniziale del raccontarsi. Storia che ci riguarda da vicino, nel rispetto che non contempla il morboso e pettegolo indagare televisivo.
Revelli ricorda come egli abbia avuto accesso al privato, anche intimo di molte persone. E abbia deciso di non farne parola, di non mostrare le fotocopie agli eredi, dopo la morte dei loro genitori, se questi avevano preferito disfarsene in punto di morte." Il rispetto.
Il museo Yad Vashem o Museo dell'Olocausto, memoria delle vittime dell'olocausto a Gerusalemme, fondato nel 1953,risponde al medesimo versetto di Isaia.
Dare nome alle persone scomparse per essere storia di tutti.
Annarita Calogero sposata Bogliotti
Marisa Nocito sposata Droero
Franca Cavallaro sposata Minuto
Santina Paletta sposata Accomasso
Dora Lucà sposata Verderame
Cinque donne per tutte le altre donne che hanno lasciato la terra dove sono nate e hanno sposato uno sconosciuto, altrettanto spaesato, e trascorso intere esistenze, recidendo quasi definitivamente i legami con le famiglie d'origine.
Cinque o moltissime di loro, tolte dall'oblio, che si raccontano e ci raccontano una storia contemporanea, fatta di rassegnazione e di accettazione, di vita in campagne ed in stalle, di destini più o meno fortunati.
Nuto Revelli e Isaia, dal libro dei profeti, capitolo 56, verso 5:Io darò loro, nella mia casa e dentro le mie mura, un posto ed un nome, che varranno meglio di figli e di figlie; darò loro un nome eterno, che non perirà più.
" Dare a ciascuno una rinomanza eterna, una memoria e un nome. C’è un senso di dovere civico nel suo narrare quelle storie."
Revelli: Mondo dei vinti e L’anello forte, letteratura civile italiana in cui parlano i contadini, i montanari, e le donne delle campagne e delle montagne, sono i primi libri che entrano nelle loro case, i primi libri con cui pezzi interi dell’Italia marginale entrano in contatto con la parola scritta, superano la diffidenza iniziale del raccontarsi. Storia che ci riguarda da vicino, nel rispetto che non contempla il morboso e pettegolo indagare televisivo.
Revelli ricorda come egli abbia avuto accesso al privato, anche intimo di molte persone. E abbia deciso di non farne parola, di non mostrare le fotocopie agli eredi, dopo la morte dei loro genitori, se questi avevano preferito disfarsene in punto di morte." Il rispetto.
Il museo Yad Vashem o Museo dell'Olocausto, memoria delle vittime dell'olocausto a Gerusalemme, fondato nel 1953,risponde al medesimo versetto di Isaia.
Dare nome alle persone scomparse per essere storia di tutti.
Annarita Calogero sposata Bogliotti
Marisa Nocito sposata Droero
Franca Cavallaro sposata Minuto
Santina Paletta sposata Accomasso
Dora Lucà sposata Verderame
Cinque donne per tutte le altre donne che hanno lasciato la terra dove sono nate e hanno sposato uno sconosciuto, altrettanto spaesato, e trascorso intere esistenze, recidendo quasi definitivamente i legami con le famiglie d'origine.
Cinque o moltissime di loro, tolte dall'oblio, che si raccontano e ci raccontano una storia contemporanea, fatta di rassegnazione e di accettazione, di vita in campagne ed in stalle, di destini più o meno fortunati.
Domenico Marcella intervista con #ZeroNoveCinque
Enzo Biagi, Oriana e Domenico. Interviste che si fanno.
Intervista: [calco dell'inglese interview, che a sua volta ricalca il
francese entrevue, derivato di s'entrevoir «vedersi o incontrarsi
brevemente» (cfr. l'ital. intravedersi)].
conversazione, scambio di domande e risposte tra un giornalista e una
persona le cui dichiarazioni e opinioni sono destinate a essere diffuse .
Dopo aver guardato Treccani e Garzanti riprendo in mano #ZeroNoveCinque di
Domenico Marcella, contenta io di leggere un libro di Interviste a donne
catanesi, ognuna di loro regina nel proprio mondo.
Rita Botto: Il canto, ragione esistenziale “La modernità ha tentato di
sotterrare e insonorizzare tutto. Io torno indietro, senza paura, per
riscoprire e riappropriarmi anche dei motivi e delle melodie che mi
attraversano, procurandomi un’incontenibile felicità” Il canto sempre.
Dall’infanzia. Dallo Zecchino d’oro alla maturità.
Marella Ferrera: Opulenza e barocco. Stilista: il mio modus
operandisulla poesia del riciclo e sulla possibilità di rileggere per dare
un nuovo corso alle cose». l’elaborazione degli abiti perle dee Dèmetra e Kore
– gli Acroliti di Morgantina, risalenti al quinto secolo avanti Cristo –
tornate in Sicilia dagli Stati uniti ed esposte al Museo Archeologico di
Aidone: «Ho ricevuto l’incarico dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Enna.
Laura Mancuso: “Volo dunque esisto” Dopo essersi capovolta in maniera
brutale, la vita di Laura ha riconquistato un verso sereno grazie alla
nascita della Fondazione D’Arrigo, liberamente ispirata alla nobile
vocazione di Angelo D’Arrigo, suo marito: «Voglio continuare a volare con le
donne di tutto il mondo, portarle su con me – belle, brutte, interessanti o
meno, schiave o no, giovani o vecchie – per dare sfogo alla rabbia appesa a un
aquilone, raccontandole in un documentario.
Sono tante le donne intervistate da Domenico con garbo ed attenzione.
Con educazione. Si sente leggendo la raccolta che Domenico ha affetto e stima,
rispetto e quasi venerazione. Atteggiamento ormai raro, purtroppo in disuso in
questi tempi diseducati e aggressivi.
Domenico, giornalista della scuola vera, di un tempo che ricorda Biagi,
ritorna al compito inusuale del guardarsi intorno per cercare positività ed
esempi, per usare la scrittura, non per far scoop e pettegolezzi, ma dare a
tutti la conoscenza che un altro modo di essere esiste.
Le donne da lui incontrate sono tutte capaci di sovvertire destini segnati
da un luogo, da famiglie, da studi, oppure da un corpo che fragile e ammalato
sta, eppure sono donne che hanno la grande ricchezza di amare fortemente una
loro particolarità e di farla vivere. Il volo, il canto, la recitazione, la
regia, la poesia, la moda, l’archeologia, la cucina, il ricamo e via via i
talenti che ognun o di noi ha
Domenico porge il suo ascolto, il suo sguardo e annota ammirato: Paola
Maugeri- quell’Audrey Hepburn di La mia vita a impatto zero la
sostenibilità fra le mura domestiche e in Las Vegans Pacifica
rivoluzione vegana. - Alice Valenti Il carretto è passato-
Antonella Leonardi- una valigia piena di sogni… la moda
E via via fino a Carmen Consoli, la Cantantessa felice che diverrà amica di
Domenico, grazie alla scrittura, al grande amore di dire, al foglio amato.
Prendendo appunti Domenico ci consegna l’anima della poesia di
Angela Bonanno: La poesia in dialetto e un romanzo Antologia della
malata felice: «Conoscevo bene la malattia, e si può sconfiggere con una
buonissima dose di ironia e con la forza delle parole. Non serve fuggire,
nascondersi, vergognarsi perché la malattia è – prima di tutto –
un’opportunità di guarigione». La felicità è invece un’educazione, il
dolore ci dà il privilegio di scoprire mondi dall’assoluta bellezza.
Senza il dolore sarebbe tutto inesplorabile». Ed ancora Donatella
Finocchiaro regista: Ognuno di noi è il risultato delle esperienze vissute.
Parlerò di tutte giorno 19, ora voglio chiudere con questa frase di
Donatella Finocchiaro che ben rappresenta come legga io e diventi poi amica dei
miei amici giornalisti: “Mi metto a letto e i personaggi cominciano a visitarmi
perché vogliono raccontarsi”
Un caro abbraccio a tutte voi e a Domenico, aspettandovi
Volersi bene “Non è adesso”- Daniele
Semeraro
In copertina verde una fotografia d’epoca. Daniele con i fratelli e il suo
papà.
Daniele “ copia senza baffi e qualche centimetro di dolore in meno”
Comincia così il racconto di uno, la storia di uno, la storia di
tanti.
Una osservazione attenta e fiduciosa che niente possa sfuggire se noi
controlliamo la situazione, ed anche dopo che questa sia andata via, sfuggendo,
rimane tutto quel tempo dilatato che vuol stamparsi sul foglio scritto
del ricordo.
Così Daniele, scrivendo, riprende materialità del dettaglio, dei dettagli
che hanno fatto del padre un crudele ricordo senza voce, universalizzando lo
sconcerto di stare vicini, vicinissimi ai nostri cari e non poter
aiutarli.
Pagine di alta poesia raggiunge proprio in questo suo voler dar vita a
quegli occhi “che guardavano attraverso una cortina di pianto”, gli occhi di
suo padre che io ho subito sentito nel canto” Non mi svegliate, ve ne prego, ma
lasciate che io dorma questo sogno” il sogno di star bene con sé stesso, di farsi
compagnia senza aver paura dello sconosciuto che abita insieme a lui.
La malattia del vivere, la malattia che toglie entusiasmo, e che fa sentire
in colpa coloro che ne siano colpiti, qui attraversa un luogo ancora arcaico e
contadino, con abitudini regolate dalle stagioni, con un movimento dettato
dall’uva da pigiare e dalle mandorle da abbacchiare.
“Il sangue sull’indice ormai coagulato e secco” Il sangue dei riti di una
comunità che trae sicurezza dai riti stessi. Una storia di adolescenza
che diventa età adulta mangiando le unghie, le pellicine ai lati, tirando via
la pelle fino al sangue.
La prima frase che avevo sottolineato erano le dita in bocca ed il sangue. La fase orale.
Mi sono detta da subito che tutto sarebbe stato raccontato mordendo i fatti come la pelle veniva strappata con i lembi sanguinanti e nudi. Con i polpastrelli doloranti. Così è stato.
La prima frase che avevo sottolineato erano le dita in bocca ed il sangue. La fase orale.
Mi sono detta da subito che tutto sarebbe stato raccontato mordendo i fatti come la pelle veniva strappata con i lembi sanguinanti e nudi. Con i polpastrelli doloranti. Così è stato.
La danza sull'uva insieme al padre sorridente, che Daniele racconta e
che io ricordo, provenendo da un mondo ancora legato alla terra, “la certezza
che ti dà l’equilibrio per danzare sull'uva senza aver paura di scivolare e di
cadere” ha il ritmo del gesto, e non dimenticheremo queste pagine,
come lui non dimenticherà il sorriso “ nemmeno con lo scorrere di quel
fiume di detriti che chiamiamo tempo”
Ambientato nella “terra di dove finisce la terra”: Tra comuni di Martina
Franca e Ceglie, Ostuni, Messapica e Cisternino, il racconto ha “iridi di un
verde cervone, che diventano mare. “Il tumulto interiore appare in controluce”
ed i personaggi svolgono con precisione i ruoli immutabili che hanno
all’interno di una famiglia, nonostante lo scorrere di avvenimenti… che
sembrano irreali tanto ora sembrano lontani, seppur vicini.
“ Quando la parola è flebile, non resta che il gesto” scriveva un uomo al presidente
della repubblica prima di uccidersi ed io avevo proprio rimosso quel terribile
momento in cui bastava un avviso di garanzia per essere distrutto, in cui,
invece, altri, facevano di quegli avvisi la loro carriera politica in trionfo.
Come al solito c'è chi viene travolto dagli avvenimenti, magari proprio
gli onesti, le persone perbene, e chi invece li sfrutta a proprio vantaggio
nell'eterna beffa del male che sembra debba vincere sempre.
Daniele sceglie, per sottrarsi allo stallo, l’inchiostro, i tasti e batte
sui tasti una lotta continua.
Scrittore vuol dire questo:” Io, la mia penna, l’avrei intinta nel sangue
di dita maciullate, lasciando i miei fogli sparsi qua e là… Un disegno in mente
non l’ho mai avuto e continuo a lasciare le cose a metà. A tracciare concetti
che non prevedono punti di arrivo, se non il farsi strada” Spazio, lo chiamo
io. Lo spazio per respirare.
“ Non è adesso che devi avere paura”
“ Non è adesso “ perché il peggio deve arrivare…tirandomi via l’ennesimo
strato di pelle, scrivi tu.
Io scrissi “ Scollo tutto” in un mio pezzo che butterò come ho buttato
tutto, rimanendo sola con l’orgoglio della stima di scrittori veri, nella
traccia che ognuno di noi vuol preservare dall’indifferenza intorno.
Nella condivisione che unisce lettori e scrittori, nella pagina che parla e
che ognuno di noi fa sua, la verità del messaggio letterario prende la
forma della voce, oltre il silenzio. La voce di tuo padre, la voce di tutti
noi, senza voce, che vogliamo la libertà.
“Non è adesso” poetica
del figlio sarà
Con questo racconto Daniele Semeraro vince il terzo posto del Premio Letterario " La Giara"
suoi precedenti racconti: Scrivere polvere e Nel Segno di Caballero.
Una lunga strada di racconti davanti a lui
Con questo racconto Daniele Semeraro vince il terzo posto del Premio Letterario " La Giara"
suoi precedenti racconti: Scrivere polvere e Nel Segno di Caballero.
Una lunga strada di racconti davanti a lui
Lo sdegno elegante di Raffaele Gaetano-
Le querce sono in fiore
Le colline sono in fiore - Sanremo 1965 Mogol- Donida
Sul morire di dolore in un luogo che morta gora è, Raffaele Gaetano fa
antologia di scritti, raccogliendo chi visitò il Lametino rimanendone illeso.
Sceglie la forma, Raffaele, un quadrato, sceglie la consistenza, carta
pregiata e sceglie fotografie d’epoca curate. Vorrebbe scegliere tutto in una
sua ricerca continua verso un estetismo raffinato e pregevole. Pregnante,
direbbe lui.
Eppure il contenuto sfugge alla sua pur sostanziale introduzione e
scappa via, nella realtà effettuale di un luogo che lui stesso con
sublime dire dipinge “morta gora”.
Rimane lo sdegno e sullo sdegno di moltissimi scrittori per come e per cosa
in questo luogo cattivi amministratori, truffatori e disonesti si siano
allenati governando a loro volta popolazioni brutte sporche e cattive, senza
spirito di corpo, di comunità, su questo sdegno si regge il sublime ed il
pittoresco di prati in fiori e di mari azzurri orrendamente avvelenati
La fascinazione di Raffaele Gaetano e le rovine del sublime
Da Goethe a noi
Le querce sono in fiore. Memorie di viaggiatori nel Lametino (Koinè
Editrice)
Ultimo libro di Raffaele Gaetano dopo “La Calabria
nel Viaggio Pittoresco del Saint-Non” (Koinè Editrice) che era, in una edizione
in 999 esemplari numerati e firmati, la traduzione del “Viaggio Pittoresco”
dell’abate di Saint-Non in Calabria con 35 vedute acquerellate a
mano.
Alla fine degli anni ottanta I Parchi Letterari in Italia e in Calabria
si ispirarono ai racconti dei numerosi viaggiatori stranieri ed
italiani che, dal Settecento, si spinsero in Calabria.
A rappresentare Il Grand Tour, così chiamato, fu scelto Norman Douglas,
autore di Old Calabria, e via via i più antichi visitatori presenti in
questa libro.
“J. W. Goethe aveva scritto: «Molti viaggiatori venivano in Italia
solo per vedere delle rovine; Roma, la capitale del mondo devastata dai
barbari, era piena di rovine.”
Da Terremoto in terremoto quel che affascina è il sublime, il sublime
delle rovine.
Al di là e sotto la soglia… come sia possibile la sussistenza in un luogo
rovinoso e rovinante!
Una terra sorprendente, diversa. Overture.
Leggo e non sento solo il profumo del fiore, malgrado la veste
elegante e la cura con cui hai trasposto brani e illustrazioni, io ne sento
l’indignazione. La percepisco, in una rarefazione che invece di astrarmi mi
addolora.
Le Querce sono in fiore. Una Calabria terribile, oscena, quasi, nel suo
essere troppo di tutto. Impossibile da educare, da sanare. Come se un male
incurabile la attanagliasse, malgrado la bellezza. Il misticismo, il sacro, il
diluvio di sensazioni. Questo io leggo da te, ora dialogo con te, Raffaele.
Loro, i viaggiatori, lo chiamano pittoresco, io lo chiamo sconcerto.
Loro, i viaggiatori, lo chiamano pittoresco, io lo chiamo sconcerto.
Una Calabria che stupisce, che attrae per il selvaggio e misterioso
presente nella sua scorza.
Il gioco delle estetiche che già assaporavo nella romantica lady
inglese, tratteggiata da Enrico Montesano, scrive per noi il pittoresco
che siamo. “situazioni tra spaesamento e vertigine” Molto pittoresco!
“ In quest’impalpabile, tenue déborde, in questo rifiuto di una natura
addomestica” e debordiamo pure…
Come se tu avessi in mano una lente d’ingrandimento e con questa
allargassi gli scritti restringendoli sul territorio natio, ed ecco
il borgo appare.
Terribilis locus est iste? Anche ora, anche ora. Sorridendo scrivo di
vascelli e postali “un’esperienza di confine tra etica e naufragio della
ragione.” Un luogo periferia della periferia, che, già dopo Napoli,
Africa è, Un luogo isolato nello spazio angusto di una geografia mentale
fanatica e supponente, ora come allora, governata da pochissimi feudatari, ora
come allora.
Dalla fine del settecento all'ottocento romantico ed ossianico i
viaggiatori descriveranno prati verdi e colline in fiore, una natura
a volte madre a volte matrigna, mare azzurro e tempeste, malattie e tuguri,
nello sciupio di esistenze lasciate nell'incuria di chi avrebbe
dovuto averne cura. Senza cura. Incurato e incurabile…
trascinerà la malaria fino ai nostri giorni.
Un sud mancante, senza strade se non l’antica Via Popilia dei Romani,
tratturi e viottoli poco sicuri. Giustificato dunque fare testamento prima di
partire per il sud, o per Napoli
De Saint-Non a tutti gli altri… scorrono.
Dal reverendo Brian
Hill che nel 1792 ci lascia “Le querce
sono in fiore.” a Giuseppe Maria Galanti.
Armido Cario nel suo libro “La Calabria del Settecento” scritto con
Armando Orlando, riporta la analisi lucida del Galanti, che se da un lato
incrociava la “coltura di spirito” di alcune famiglie a Catanzaro, Monteleone,
Tropea, Reggio e Maida, dall'altro evidenziava lo stato di
noncuranza di quelle stesse famiglie e degli amministratori verso il territorio
abitato e i suoi abitanti («I Calabresi sono vivi ed elastici, e sono divenuti
facinorosi per essere mal governati»).
Ripeto con Armido il concetto di abitare un territorio e di mettere
un abito ad un territorio, perché credo che sia lo snodo per comprendere come
sia “l’abito” importante per una dignità umana. Un abito lasciato sguarnito in
questo sud, sia dalle famiglie colte che dalle famiglie ricche, che poi i due
aggettivi viaggiavano insieme, un abito dimesso ed elemosinante il tozzo di
pane, le briciole, affinché il popolo fosse sempre facilmente ricattabile.
Elemosinante.
Il Galanti porterà rendiconto alla corte del re di Napoli e nessuno
leggerà…
Un feudalesimo mai finito. Con balzelli e demani, con proprietà della Curia
Vescovile, con servitù mai eliminate.
Fra pregiudizio e analisi seria i racconti sono lo specchio di un non
finito che da sempre è la dannazione di vivere qui, un incedere nelle paludi di
un feticismo arcaico e di una viltà nata dalla costrizione e dalla
necessità.
Lo scorrere di racconti su racconti acuisce lo sbalanco, la vertigine, il
senso doloroso di vivere nel vuoto precipitare e nella perfida voglia di
imbrogliare qualsiasi forestiero, oppure di blandirlo perché potrebbe
esser utile.
Nella noia e nel disprezzo verso ciò che appartiene a tutti, le menti più
eccelse declinano il latinorum, era questa l’impressione di Giorgio Bocca, nel
suo Inferno.
"Alla Grande" era la scritta sui muri di Capizzaglie, come ora, nel nostro inferno, solo nel ricordo bellissimo, malgrado la palude da bonificare, un mare avvelenato e una terra sporcata dai rifiuti di mezza Europa.
"Alla Grande" era la scritta sui muri di Capizzaglie, come ora, nel nostro inferno, solo nel ricordo bellissimo, malgrado la palude da bonificare, un mare avvelenato e una terra sporcata dai rifiuti di mezza Europa.
Unica locanda sembra essere Il Fondaco del Fico ed unico luogo più o meno
colto era Maida… più o meno, così da Didier, Dumas e gli altri
L’ideale stessa della sporcizia.
Lenormant intanto fa un riepilogo che non è più un diario
ma una risalita storica fino agli Enotri.
Una risalita lunga. Lenormant se ne accorge e scrive “Temo di
aver abusato della pazienza del lettore”
E giungiamo al 1940, dopo la bonifica dalla malaria
La bonifica e nuovi paesi. San Pietro a Maida Scalo. Imposti
dall’alto e vuoti per molto tempo. Disabitati. Non riconosciuti.
Che il silenzio sia sublime solo nella disperazione di un dolore muto…
E Giuliano Santoro aggiunge “Lamezia è un posto stranissimo,
nato dall'unificazione dei paesi di Nicastro, Sambiase
e Sant'Eufemia. È uno dei luoghi topici dell’immaginario del
disastro calabrese.” Su due piedi. Camminando per un mese attraverso la
Calabria
Termini così questa raccolta di scritti, una sistemazione di autori che
altrimenti sarebbero dispersi, nella perdita continua di conoscenze.
Se ti eri riproposto altro non so, io vi ho letto questo silenzio e lo
stesso difficile incedere nei sentieri ancora ostici e poco praticabili di una
Calabria straniera ai suoi stessi abitanti, quella amnesia dei luoghi che tanto
ci priva di occhi per vedere.
Leggo con mestizia, con grande compassione anche verso me stessa, una
appartenenza ad un luogo così difficile, nella consapevolezza che anche
queste mie stringate parole possano essere derise da lettori acculturati e
felicemente non dissimili dai loro progenitori qui ben rappresentati e
descritti.
Ci salva solo la stima che si ha per pochissimi, e solo
per quelle eccezioni che si intravedono in ogni epoca storica ed in ogni luogo
e che danno il respiro per poter continuare ad aver voglia di scrivere nelle
macerie e sulle macerie che si perpetuano.
Nel viaggio da Goethe a noi sulle rovine.
Le querce sono in fiore, un profumo che veleno è.
Non Seguire il mondo come va- Michela Marzano
I
vestiti nuovi dell'imperatore. Da Débord a noi
I vestiti nuovi dell'imperatore
I ciarlatani alla corte del re. Da una favola di Andersen.
Favola che raccontai a Fabio Mollo e Consuelo Nava, una sera d'estate, scoprendo che non è così scontato che l'abbiano sentita tutti. Una favola da imparare a memoria per capire quanto l'inganno sia potente, quanto la mistificazione ottenuta con la piaggeria sia una arma che intossica e dilapida ricchezze e intelligenze. Il re è nudo. Impariamo a dirlo davanti a qualsiasi sciocchezza ci venga fatta passare per vera. Michela Marzano inizia il suo libro con questa favola, io iniziavo spesso le lezioni ai ragazzini così, con questa novella. Che sia una buona novella per tutti. Il re è nudo. Non seguire il mondo come va. Un Libro con un titolo imperativo. Imperativo presente. Ora Subito, non domani. Domani sarà troppo tardi, tardissimo.
Non seguire il mondo come va.
I ciarlatani alla corte del re. Da una favola di Andersen.
Favola che raccontai a Fabio Mollo e Consuelo Nava, una sera d'estate, scoprendo che non è così scontato che l'abbiano sentita tutti. Una favola da imparare a memoria per capire quanto l'inganno sia potente, quanto la mistificazione ottenuta con la piaggeria sia una arma che intossica e dilapida ricchezze e intelligenze. Il re è nudo. Impariamo a dirlo davanti a qualsiasi sciocchezza ci venga fatta passare per vera. Michela Marzano inizia il suo libro con questa favola, io iniziavo spesso le lezioni ai ragazzini così, con questa novella. Che sia una buona novella per tutti. Il re è nudo. Non seguire il mondo come va. Un Libro con un titolo imperativo. Imperativo presente. Ora Subito, non domani. Domani sarà troppo tardi, tardissimo.
Non seguire il mondo come va.
Non fare gregge,
belante, non urlare scomposti offese a politici, a professori, a medici.
Tutte le stranezze e le varie pagine che condividete, piene
di insulti alla Boldrini, allo stesso Salvini, che Dio lo perdoni,
i casi di assassini come Elena Ceste, sono solo lusinghe.
Pagine di distrazione di massa.
Non Seguiamo il mondo come va
Diamo fiducia solo se meritano ai politici, ai professori,
all'apparato dello Stato, tutto.
Sono al nostro servizio. Se non fanno bene il loro lavoro non
avranno più la nostra fiducia, perché è la fiducia che regge
una società.
Non seguiamo il mondo come va, dappertutto
Non rassegniamoci, non sentiamoci inutili, non perdiamo la
lucidità. Ora più che mai.
Tutte le stranezze e le varie pagine che condividete, piene
di insulti alla Boldrini, allo stesso Salvini, che Dio lo perdoni,
i casi di assassini come Elena Ceste, sono solo lusinghe.
Pagine di distrazione di massa.
Non Seguiamo il mondo come va
Diamo fiducia solo se meritano ai politici, ai professori,
all'apparato dello Stato, tutto.
Sono al nostro servizio. Se non fanno bene il loro lavoro non
avranno più la nostra fiducia, perché è la fiducia che regge
una società.
Non seguiamo il mondo come va, dappertutto
Non rassegniamoci, non sentiamoci inutili, non perdiamo la
lucidità. Ora più che mai.
Lucidi e consapevoli,
cerchiamo negli studi che abbiamo
amato, nelle amicizie che stimiamo, nell'Antigone come
esempio forte di un pensiero moderno, non omologato,
capace di scindere e di far prevalere sempre l'umano, e poi
in tutti gli esempi a nostra disposizione nel grande libro della
civiltà, un nuovo umanesimo, con Foscolo.
amato, nelle amicizie che stimiamo, nell'Antigone come
esempio forte di un pensiero moderno, non omologato,
capace di scindere e di far prevalere sempre l'umano, e poi
in tutti gli esempi a nostra disposizione nel grande libro della
civiltà, un nuovo umanesimo, con Foscolo.
Dal dì che nozze,
tribunali ed are
Non seguire il mondo come va
Non seguire il mondo come va
Michela Marzano e
Giovanna Casadio a Lamezia Terme
Questa è una guerra e non dobbiamo arrenderci.
Useremo come arma il nostro terreno di riferimento, il nostro
paese inventato, i nostri studi. Non seguire il mondo come va di Michela Marzano parla in compagnia, una bella
compagnia che è la nostra compagnia. Cartesio, Aristotele e via via ve lo dirò non per citarli come si fa qui ma per dire
come ci abbiano formato. La filosofia che luce dia ai nostri tempi oscuri. Non seguire il mondo come va, come le
Lanterne accese, le Lampade delle donne in attesa del
signore, le luci del faro che indichi una strada. La fuga o
la lotta, indietreggiare davanti un mondo che non ci piace
Lottare. Resistere non serve a niente, caro Walter Siti. Già
te lo dissi. Non seguire il mondo come va. Scrive Michela
su domande di Giovanna Casadio che studiò con me
Franco Fortini e Vittorio Sereni
Il giro amicale che porta Michela Marzano, filosofa e
Giovanna Casadio, Giornalista, a Lamezia terme, risale al
1971.
A Vittorio Sereni di Franco Fortini
Come ci siamo allontanati.
Che cosa tetra e bella.
Una volta mi dicesti che ero un destino.
Ma siamo due destini.
Uno condanna l’altro.
Uno giustifica l’altro.
Ma chi sarà a condannare
o a giustificare
noi due?
[Franco Fortini -da Questo muro]
Quindi un filo rosso. Da Vittorio Sereni a Franco Fortini
Civiltà e
imperi del mediterraneo- Braudel oggi
Civiltà e
imperi
Storia e popoli. Un minuto di silenzio.
Un grande cimitero il mar Mediterraneo.
Un mondo pieno di traffici, di tensioni e scambi, secondo Braudel, viveva sulle rive del Mar Mediterraneo.
Seguendo il suo metodo cercherò di guardare in tre momenti diversi: La storia lenta, la storia ritmata e la storia secondo la dimensione dell'individuo.
Accrescere informazione significa spostare e rompere i vecchi problemi, incontrarne nuovi dalle soluzioni incerte. Braudel
" Il Mediterraneo è duplice. Le due scene, le penisole e il mare che le bagna, fanno di questo mare un complesso di mari."
Una tomba, uno sterminato inferno dove i pescecani mangiano uomini che scappano da luoghi altrettanto miseri e violenti.
Mi sforzo di guardare alla storia lenta, quasi immobile, di lunghi imperi e dominanze, mi sforzo di leggere gli altrettanti avvenimenti ritmici di una storia veloce fatta di sommovimenti e cambi, ed infine mi ritrovo con in mano solo una pagina con su scritto il destino individuale di settecento uomini naufragati in mare.
Un naufragio di popoli, di civiltà e di imperi.
Se leggiamo questi due volumi che Braudel dedica al nostro Mediterraneo forse nessuno poi troverà ardire a fare post di qualsivoglia specie su questo continuo flusso di morti e di arrivi, di invasioni e di fughe, in una guerra senza fine che ci vedrà sconfitti, insieme.
Nella storia di sempre, nel Mediterraneo, in cui sulle stesse sponde furono trucidati a Cipro e uccisi a Tessalonica, in cui Albanesi si sfracellavano sulle coste dell'Adriatico, ora leggiamo queste pagine di una guerra fatta a colpi di annegati.
La guerra, non riconosciuta, di annegati contro un'Italia isolata e scomposta.
e con un poeta somalo trasformiamo un destino di tanti nel nostro destino
La Forma
minima della felicità
La
Forma minima di felicità o una forma minima?
Mi sono
innamorata, da subito, della copertina di questo libro, o per meglio dire, di
lei che mi fissa, di quel viso di bimba severo e scrutante, attento.
Ho capito
solo ora perché. Lei mi fissa e mi copia. Copia lo sguardo dei miei quattro
anni.
Mi sono
innamorata del libro già alle prime immagini.
Io
leggo visualizzando finestre, strade, palazzi e vi abito per tutto il tempo,
non avendo altro luogo da abitare.
Ho così
traslocato dalla mia casa a schiera, in cooperativa, in un palazzo
condominiale, quello abitato da Luce, la voce narrante del libro.
Tutto
un euro, il negozietto della cinese è diventato il mio negozio e ho aperto
Canale 32, un canale senza tempo, che vende il 15, un anello con la doppia
fascia in argento.
Seguo
ipnotizzata i numeri del condominio umano di Luce Martini, la voce
narrante.
Il 51
l’appartamento sfitto
“Chi ci
abita al 32? Mistero. Otto, una volta abitavo su, una volta abitavamo al 51.
Vivo qui da sempre e non ho ancora memorizzato il nome della signora del 30.
Chi sono i vicini? Le facce dei vicini a chi corrispondono, chi c’è dietro una
faccia?”
Contiamo e
corriamo e seguo la corsa della ragazza che Luce vede dalla finestra.
Tenta anche lei ed esce di casa ma
Tenta anche lei ed esce di casa ma
“Ventisette,
ventotto, ventinove, trenta, trentuno, trentacinque, trentasei, trentasette,
cinquantatré, disequilibrio.” Attacco di panico
LE VIE
DEL SIGNORE DEL SIGNORE SONO IN COSTRUZIONE. D’IO
I post-it
appiccicati nella bacheca giù, il cartello di affittasi, i messaggi incollati
sul calendario, la colla Attack e lei, Bambina, la bimba, figlia di Yuri,
fratello di Luce, fissa.
Bisogna
attaccarle subito le cose, altrimenti scivolano.
Il piano inclinato
dove scivolano i giorni
OGNUNO
HA IL SUO DESTINO. CHIUNQUE SE NE FOSSE RITROVATI DUE, E’PREGATO DI
LASCIARNE UNO IN PORTINERIA , GRAZIE D’IO
E poi ”
Vorrei sapere tutto di te. V.
Pure io, a
chi possiamo chiedere? A.”
Potrei
continuare a scrivere delle telefonate che Luce fa con la mamma, dialoghi
interrotti, scivolano anch'essi sul piano sincopatico della
ripetizione, del non detto, dell’abitudine.
Potrei “
leggere attentamente le distruzioni. D’Io”
“Si prega di
non parlare a sproposito Si prega di non parlare a proposito Si prega Si prega
anche se non si crede Si prega per disperazione Si prega con dubbio Si prega in
mancanza di Dio Si prega di far comparire un sostituto Si prega che sia
convincente.”
Ho adorato
ogni cosa di questo libro, scritto come io vorrei saper fare e non so, e, ferma
alla preghiera di non parlare a sproposito, ringrazio l’autrice della fiducia
nella mia unica abilità posseduta, il dono della sintesi, augurando al suo
libro lettori innamorati come lo sono io.
e questa sono io
fisso
uguale?
Una
Piccola felicità- La forma minima della felicità
Una Piccola
felicità... in due
Una Piccola
felicità in due
Costanza
Falvo D'Urso aveva già presentato il libro con le parole: “Una
ventata di positività, di sentimenti buoni e universali, come l’amore,
l’amicizia, la rinuncia, il sacrificio, la carità, la solidarietà, la speranza,
la delusione, la fede, il credo religioso e quello familiare.”
Il credo.
Credere,
fermiamoci e iniziamo da questo verbo oggi: Credere.
Credere
possibile la comunicazione tra noi, quella comunicazione di sentimenti, non
solo merce di scambio.
Siamo qui,
stasera, perché crediamo possibile parlare di un libro per il semplice piacere
che il libro ci ha dato, il piacere di credere che esista amicizia
e sincerità.
Nata così
questa serata, dal piacere, come scrisse la Mansfield, di poter parlare
insieme di un libro lieve e garbato, un garbo antico delle piccole cose che
fanno felicità.
Eravamo io e
Giovanna Villella in libreria una sera di mesi fa, ad una noiosissima e
supponente dissertazione su un libro non vero, in un momento di
grande disagio, ad una presentazione impolverata di letteratura da correggere
con doppia matita blu. L’autore pensava di essere il re dei romanzieri e
gli amici a codazzo gli ripetevano quanto fossero onorati in
presenza di Manzoni redivivo.
Io e Giovanna ci siamo guardate interdette e lei, proprio per allontanarsi da quella melassa, mi confida:- Sai, sto leggendo un libro molto carino, "Una piccola felicità", lo hai letto?-
Io e Giovanna ci siamo guardate interdette e lei, proprio per allontanarsi da quella melassa, mi confida:- Sai, sto leggendo un libro molto carino, "Una piccola felicità", lo hai letto?-
- Certo che
sì- rispondo felice- letto e scritto su uno dei miei pezzi corti, veramente
novelle garbate, una lettura piacevole-
E mentre
sorridiamo felici di nostra sintonia abbiamo già scordato il romanziere della
polvere grigia…
Dopo qualche
tempo ho raccontato episodio a Costanza e siamo qui in due perché come ho letto
da Katherine Mansfield:- "Il piacere di tutta la lettura è
raddoppiato quando si vive con un'altra persona che divide gli stessi
libri." Quando si è amici di un'altra persona è felicità se si
può parlare con lui o con lei del libro letto… vero? Il libro come
relazione con l’altro è.
Uno dei
libri di Katherine ha per titolo: “ Felicità” Edizione il Saggiatore.
Dico
l’edizione perché poi è compito delle case editrici amare quella felicità
e donarla, come ha fatto Calabria edizioni, di Anna Maria Persico, a dar
vestito e Carlo Carlei a far il progetto grafico.
La
tipografia, scrive Alberto Manguel, ed io riprendo dall'inserto culturale del
Sole 24 Ore di domenica, è per la letteratura ciò che la performance musicale è
per la composizione: un atto essenziale di interpretazione, pieno di infinite
opportunità per una resa geniale o irrimediabilmente ottusa.
Felicità,
appunto. In questi giorni esce un libro di una scrittrice, mia amica, Francesca
Marzia Esposito, che ha per titolo:- La Forma minima della felicità- di
cui mi riprometto di parlare in un altro luogo e nell'augurare a lei
e a tutti noi felicità
Diciamo che,
per noi, ora felicità è poter parlar di Giovanna Adamo Caparello e
del suo libro
Un libro
fatta da tante lettere. “Due Fratelli”: Una lettera mandata da un soldato, in
Russia, alla sua mamma.
Lettera suggerita dall'altro fratello, più piccolo, morto e di cui il soldato non sa. Nessuno dei due figli riabbraccerà la mamma ma la lettera lenirà il dolore, quando lei si accorge che il figlio aveva scritto due giorni dopo della sua implorazione sulla tomba dell'altro.
Lettera suggerita dall'altro fratello, più piccolo, morto e di cui il soldato non sa. Nessuno dei due figli riabbraccerà la mamma ma la lettera lenirà il dolore, quando lei si accorge che il figlio aveva scritto due giorni dopo della sua implorazione sulla tomba dell'altro.
“Risposarsi”:
Bigliettini protagonisti. Tutti con lo stesso nome. Con il nome della persona
amata e morta, presente ora nel formarsi di una nuova famiglia, negli affetti.
Delicatissimo il racconto di un marito che rispetta il passato e l'amore
che sua moglie ha avuto per un altro uomo morto.
“L’ospite
inatteso”: Mio marito emigrò e inutili furono tutte le mie insistenti lettere…
Lettere “Il corteggiatore”: tutte le lettere che
amiche scrivono ad una altra per fingere esistenza di un
corteggiatore. Lettere che invaderanno la vita della protagonista e quasi
rovinando la realtà. La finzione che arriva per lettera. La cattiveria
irresponsabile
Lettere che
inverano invece…
Tutte le
lettere che Giovanna Adamo Caparello, calandosi nella storia di ognuno e
rivivendone i personaggi, avrà scritto nella sua vita, visto che si
rivolgevano a lei moltissimi analfabeti, mamme, figli, fidanzati e
parenti per mandare notizie ai loro cari in Australia, in America.
E L’America
è lontana… In Argentina, dove sparivano i mariti, gli uomini andavano si
rifacevano altre famiglie poi tornavano malati, per essere accuditi… da
“L’Ospite Inatteso” un'altra sua novella.
Senza
acredine, lo dice, con affetto, quasi, con comprensione, con quello
equilibrio della saggezza verso la condizione umana.
Equilibrio
che dà felicità. Piccole cose. Conoscenza del limite. Infatti Giovanna finirà
sua attività di collaborazione con Rizzoli nel momento più bello.
Lei, in ogni
novella, ha ripetuto come un mantra, che sentimenti ostili possano
trasformarsi in benevolenza ed affetto se sappiamo e siamo pronti ad accettare
quello che l’altro ci dà, nella “ La seconda madre”
Come si
possa ritrovare una persona creduta scomparsa “ La casa tra i monti"
Come
si possa sempre ricevere un regalo inaspettato " Una sorpresa"
e poi nella
novella che dà il titolo alla raccolta " Una piccola felicità" Anche
qui una lettera in cui si comunica che l'uomo è disperso in guerra, viene
trascritta, alla maniera del postino di Domenico Dara, dalla moglie alla mamma
moribonda del marito per confortarla e "ripagarla di tutte le sventure
della vita"
E come il postino del libro " Breve trattato sulle coincidenze" anche Giovanna Adamo Caparello, cinquanta anni prima, fa aprire dalla protagonista del racconto lettera con la ceralacca chiusa, riscrivere lettera, nella coincidenza felice di incontro fra scriventi.
Lettere
mandate per far felici
“
Quando siete felici, fateci caso” In questo volume che sono i nove
discorsi Kurt Vonnegut fra il 1978 e il 2004, Uno dei suoi pensieri:
«Mark Twain, alla fine di una vita di profondo valore, per la quale non aveva
mai ricevuto un premio Nobel, si chiese per quale scopo vivevamo tutti quanti.
Tirò fuori cinque parole che lo soddisfacevano. Soddisfano anche me. E dovrebbero
soddisfare voi. “La stima dei nostri vicini”». E questa era sicuramente quello
che soddisfaceva anche Giovanna Adamo Caparello
Vado a
memoria scrivendo e sorridendo di noi, umani, che più i tempi sono complessi
maggiore è il compito che diamo alle parole per lenire il disagio.
Cara
Costanza, ho sempre i tuoi consigli in testa…
E
mentre vedo l'autrice con in mano foglio e penna, busta e francobollo, scrivere
il mittente, credo che Giovanna abbia dato istruzioni leggeri come
“Istruzioni
per rendersi felici” Di Armando Massarenti
Così come
“Una piccola felicità” anche Armando Massarenti narra di Epicuro,
della sua vita morigerata e del suo “quadruplice principio”: “Non aver paura
degli dei, non temere la morte, il bene è facile da acquisire, il male è facile
da sopportare”; dello stoico Epitteto che si esercitava ad ignorare ciò che non
era in suo potere; di Boezio che si consolava con la filosofia pensando che
niente può esser triste se non lo consideriamo tale; di Zenone di Cizio che
cercava in tutti i modi di evitare il dolore; tutto per cercare di essere
felici, o quantomeno di avvicinarsi a quella che credevano essere la felicità,
in pratica la serenità d’animo, l’assenza di turbamenti, ingredienti utili al
cammino verso la felicità, come il giusto equilibrio tra ragione e passioni, le
virtù, l’amicizia. Il tutto condito con psicologia, neuroscienze, teoria dei
giochi e una certa leggerezza che non guasta. Infondo il sorriso fa parte
della felicità.
Come nelle
novelle che abbiamo qui
come in un altro libro che vi ho portato e mi sembra molto simile
come in un altro libro che vi ho portato e mi sembra molto simile
“Il sale
della vita” compagno di una piccola felicità
Il sale della
vita di Francoise Hèritier
La felicità
è un concetto astratto e soggettivo, ha a che fare con l'appagamento di tutto
ciò che desideri, ma, ecco, se tu scegli di limitare il tuo desiderio a
qualcosa che puoi gestire, controllare, che sei in grado di affrontare, allora
puoi sentirti felice anche chiusa in casa, piazzata davanti a un canale
monotematico di televendite, senza audio, e tu lì fissa a farti di onde alfa
davanti alla luce bluastra della tv.
Ritornando a
Costanza, credere che certe lettere e letture in realtà
danneggino quanto le cattive azioni e le bugie ed
altre invece illuminino un vivere fatto di affetti è separare le maldicenze,
lo stupidario quotidiano, la cortigiana adulazione e credere in quello che
Costanza scrive nella sua prefazione al libro: la stima data a chi la
merita.
Dimenticai Seneca... De Tranquillitate animi. La Prossima volta.
Dimenticai Seneca... De Tranquillitate animi. La Prossima volta.
Zerocalcare-
Dimentica il mio nome
Zerocalcare
e Gipi
Gianni-
Gipi- disegna una copertina numerata del libro di Michele, Zerocalcare.
Amicizia
vuol dire esserci, nel mondo dell’altro.
Trovo
stupendo questo gesto, lo trovo prezioso, per questo riporto nel mio blog
l’ammirazione verso entrambi, che non conoscevo se non per un tam tam su
facebook.
Dal web
prendo stralci di intervista di Matteo Macor a Gipi.
Gianni
Pacinotti in arte Gipi, 52 anni, oggi forse il più grande illustratore e
fumettista italiano, maestro dell'acquerello e antidivo di successo. Primo
fumettista ad arrivare in finale al Premio Strega con Una storia,
nell'edizione 2014 ( il protagonista Landi è affascinato dalle lettere
ritrovate del bisnonno, soldato nella carneficina della Prima guerra mondiale,
che dalle trincee scriveva a casa. )
Gipi: i
social danno l'illusione di poter partecipare, ma non influiscono minimamente
sulle dinamiche del potere"
“È difficile
farsi un'idea di chi ti segue e compra i tuoi libri. Facebook illude di poterlo
fare, ma è tutta aria, non modifica di un millesimo la realtà.”
"Con
Zerocalcare ci siamo conosciuti perché tutti continuavano a confrontare i
nostri lavori. All'inizio ero invidioso di tutte le copie che vendeva, rosicavo
tantissimo: prima di conoscerlo speravo quasi mi stesse sui coglioni. E invece
siamo diventati amici”
Zerocalcare, Michele Rech, è uno dei più bravi fumettisti italiani. Dal suo blog, Michele, che vive a Rebibbia, ha conquistato la Rete per giungere in libreria con quattro volumi. Dagli zombie a Star Wars, da Street Fighter a Robin Hood, le tavole di Zerocalcare sono un concentrato di autoironia e citazioni, senza dimenticare Armadillo, personificazione della coscienza dell’autore.
Zerocalcare, Michele Rech, è uno dei più bravi fumettisti italiani. Dal suo blog, Michele, che vive a Rebibbia, ha conquistato la Rete per giungere in libreria con quattro volumi. Dagli zombie a Star Wars, da Street Fighter a Robin Hood, le tavole di Zerocalcare sono un concentrato di autoironia e citazioni, senza dimenticare Armadillo, personificazione della coscienza dell’autore.
Leggo
“ Dimentica il mio nome” la scena della morte della nonna. La paura di guardare
la paura negli occhi dell’altro, che ha paura di morire, è una paura grande. Io
ho sempre paura della paura che ha l’altro e che non posso alleviare.
Esistono
però strumenti personali che aggirino la paura della paura che ci lascino…
Le nonne
Una
storia
Da un libro
al Premio Strega ad un altro
Strega
sarà perché
nel regno
della Litweb si è. Auguri
Dove
eravate tutti- Paolo di Paolo
Dove eravate
tutti- Paolo di Paolo
Leggo e mi
commuovo. Mi trovo gli occhi pieni di lacrime e mi do della cretina dicendomi
che è solo un romanzo.
Non mi
succede da moltissimo tempo di piangere commossa. Anche il protagonista sta
piangendo.
“ Nessun
gioco di prestigio era riuscito. Perciò, a questo punto l’unica cosa
confortante a cui pensare era che… in linea di massima”
“ Il mondo
sarebbe per noi irriconoscibile se mancassero sei, sette persone. Solo sei,
sette, sui miliardi che siamo”
Sei o sette
con i quali ci intratteniamo su banalità del quotidiano:- Puoi ridarmi la
chiave della macchina? Hai perso di nuovo il telecomando? Non potresti smettere
di ripetermi le stesse cose e smettere di criticare ogni cosa io faccia?-
Sembra, nel
leggere, sentire un coro di singole unità che cantano il Prologo, su una scena,
in stanze tutte per noi, nelle stanze di case, tante case, con ripetitori
accesi sulle onde di una radio famiglia, radio conviventi, radio amici, radio
ascolto.it
“Di quanti
luoghi e ore dispone un figlio, per parlare a sua madre?”
Due persone,
di qualsiasi sia la natura del legame, hanno in ostaggio molte cose l’una
dell’altra. Molte cose che non sono oggetti. Molte cose che non si possono
scrivere, non si sanno scrivere. Non si devono scrivere. Solo la
letterarietà rende possibile la trasposizione del racconto, con i suoi tempi.
Il tempo che
sedimenta e cambia tutto, il tempo che comincia a correre strano, poi si
cresce, non si cresce, in effetti.
Dovete
eravate tutti di Paolo Di Paolo si trova in biblioteca, donazione di Gianni e
Graziella Riga.
Graziella Riga, professoressa di latino e greco, al Liceo classico di Lamezia terme e deputata per il PCI, forse unica donna deputata fino ad allora, nel mio paese. Sono morti entrambi, fratello e sorella. Soli.
Graziella Riga, professoressa di latino e greco, al Liceo classico di Lamezia terme e deputata per il PCI, forse unica donna deputata fino ad allora, nel mio paese. Sono morti entrambi, fratello e sorella. Soli.
Lei è stata
trovata dalla donna delle pulizie sulla poltrona, seduta davanti la TV.
Nelle grandi
e vuote case rimaste dopo che soffiò a lungo il vento del deserto.
Dove eravate
tutti:- “ Cosa devo vedere? Com'è crudele mettersi a scrivere della
vita degli altri” perché scriviamo sempre cose che non abbiamo raccontato
a nessuno. “ Per questo si chiamano segreti, sono le cose segrete che uno
affida all'altro senza pensarci troppo” in un patto di fiducia
“ Quando
mostra uno strano segno sul polpaccio e spiega che storia c’è dietro”
questa cosa
mi è successa davvero con un amico caro, che, nel mostrare il polpaccio e
raccontare la storia del segno, ha aggiunto:- Non lo direte a nessuno,
vero?-
Non posso restituire questo libro in biblioteca, me lo ricomprerò.
Non posso restituire questo libro in biblioteca, me lo ricomprerò.
Lo
tengo da giorni e giorni accanto a me e staccarmi mi addolora. Un libro amico
mio è. Mi succede raramente ormai.
Paolo Di
Paolo mi assomiglia ed abita nella stessa casa ideale dei
riferimenti che portiamo in testa.
La storia
passa per Seminara- Santo Gioffrè
Il romanzo
storico di Santo Gioffrè
“ Inizia
con grande affresco di battaglia nei pressi di Seminara 1503
Calabria
Spagnola dopo la parentesi aragonese”
Parla
Francesco Bevilacqua ed io prendo appunti, in sintonia con suo fluire.
Questo
romanzo vi sorprenderà per lo stile del linguaggio
“ Con
che linguaggio lo scrive? Barocco, quasi contorto, ricco, come se fossimo in
quel tempo lì”
Com'è giusto
che sia, asserisco anche io, fra me e me.
Dopo grande
affresco storico su battaglia che viene studiata nelle Accademie Militari
perché attuata con una tecnica nuova e sorprendente, il romanzo passa
alla storia individuale di Consalvo e del suo daimon.
Consalvo, il
condottiero, Consalvo vincitore ma ammalato è soccorso da Carlotta che lo cura
e lo salva.
I due
diventano amanti in uno scambio sensuale che farà di Consalvo un uomo nuovo.
Lui un goto, diverrà romano, ed insieme un uomo del rinascimento.
Carlotta pacifica Consalvo all'umanesimo.
Intanto, nel
grande sacco, nella grande cornice degli avvenimenti mondiali: Isabella e
Ferdinando bruciano gli eretici
arrivano
i soldi dall'America in Spagna e nasce colonialismo
Francesco
Bevilacqua ha portato una valigia di libri, il suo trolley personale ed estrae
un libro dopo l’altro, per dirci cosa sia e cosa vuol dire romanzo storico e a
cosa serva se non a dare ad ognuno il ritorno ad Itaca, al nostro paese, alle
radici.
Incomincia
da Enrico de Martino e dal villaggio che devi avere e che puoi avere solo
se lo conosci, se lo vedi, se lo narri.
Come
Santo Gioffrè genius loci di Seminara: il custode
che
narra, regalandoci con la narrazione gli occhi per vedere i nostri luoghi.
Nella poesia
che unisce: ora Francesco sta leggendo dei versi di Rilke, che dedica a Santo
Gioffrè “Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte;
soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine,
per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente.”
Provvisoriamente
lasciamo un luogo per ritornarvi
E qui mi
fermo sulla ultima considerazione di Francesco sul potere che corrode,
fa diventare stupidi le persone non forti, non abbarbicate ad una
personalità costruita con sapienza, la sola ad offrire questa unica
verità: Il potere è un servizio.
Quando
comincia a parlare Santo Gioffrè sui tempi indolenti della scrittura, sui
personaggi da lui amati e studiati, Leonzio Pilato, il primo umanista,
Artemisia Sanchez, storia ispirata ad una storia vera della Calabria di fine
‘700, la Madonna nera di Seminara…
Quando parla
lui smetto di scrivere
Seguendo
simboli e significati, regni costruiti con violenza, barbarie, e
ricostruiti, unificati sotto la grande potenza di una immagine sacra, la
Madonna; Madonna che da bianca diventa nera, nella rinascita e nella luce
delle beatitudini di San Luca.
Nella
commistione di un potere che ha avuto bisogno, per regnare, del sacro, mi
fermo.
Sul regno
Francesco
Recami-Piccola enciclopedia delle ossessioni
Effetti
personali.
"Oggi le parole chiave sono: prosumer, impollinazione, social, empatia"
Tu chiamale, se vuoi, emozioni.
Ridendo e ridendo, di una risata che non ricordavo più da tempo, ringrazio Francesco Recami che ha scritto quello che io penso da sempre, senza contestualizzare.
Aldo Varano mi illuminò tempo fa.
Aldo- gli dissi senza modestia- Marc Augé scrive quello che scrivo anch'io-
Vero- mi rispose- solo che lui contestualizza-
Ridendo, senza fermarmi, cercherò di evaporare una evaporazione del padre, della madre, del figlio, in una Direzione Coesione Sociale, in Codice Rosa, agitato da una Serenella Buti che meriterebbe anche lei lo stesso trattamento della Cinquecento rosso bordeaux e bianca...
"Fatti vedere da un buon medico, è la cosa più inutile e offensiva, ipocrita e deleteria, che si possa immaginare"
Che poi. a me, un certo Dottore Veronica, un luminare, mi mise una piuma sulla spalla e mi prescrisse di togliere tutte le etichette dei vestiti, che provocano scoliosi, deviazione della masticazione e zoppicamento della gamba sinistra. Sappilo.
Se ci conosceremo ti racconterò il resto, ne potresti fare una trilogia. Ahah
Chiameremo "Il gruppo di lettura" in riunione e faranno evocazione e devocazione... su tutte le emozioni che una lettura dà.
Una emozione io non so che cosa sia ma ho imparato che va buttata via, cantava Gaber
Altro che i miei post!
Francesco Recami sei tutti noi che non ne possiamo più neppure di conversazioni come "La cena estiva" (Doxa) doxa, perché? Io scrissi un incontro a tre, su comunicazione verbale fra amiche ad un desco, in terrazza. "Tre Donne, Tre ore, Senza dirsi Nulla" ma già ora dopo aver tanto riso, impercettibilmente cambio umore e una tristezza mi invade sul vuoto del conversare, sullo sciupio di relazioni, su scherzi scemi che possano rivelarsi disastrosi come in ECG con prova da sforzo. Un disordine psichico che va dal prestare eccessiva attenzione all'alimentazione ad una dipendenza compulsiva del cellulare e si allarga nei comportamenti fissati di individui catalogati in schedari improbabili, vittime delle categorie di un pensiero chiuso.
Mi rileggerò Francesco Recami, che già avevo apprezzato nel "La Casa di ringhiera" e completerò questo mio pezzo giorno per giorno, nel piacere immenso di una lettura ben fatta, piacere che solo libri ben scritti danno.
Blu
Cavolfiore di Maria Caterina Prezioso
Blu Cavolfiore in caratteri grandi
“ Gli esseri umani si muovono sempre e solo a causa di una idea, di un
pensiero, anche se solo sotto forma di istinto.”
“Partendo da Abramo”, sto leggendo nella prefazione “noi eseguiamo ogni
nostro movimento, perché mossi da qualcosa, che nella nostra mente ci sveglia,
ci interroga, ci allarma, non ci dà tregua”
In un istante sappiamo tutto.
L’autrice è di origine ebraica come Abramo e Mosè, Blu
Cavolfiore non risponderà alle domande topiche ed ormai scontate del Chi, Da
dove e Dove, ma si chiederà il perché di ogni cosa, nel dubbio che
qualcosa sfugga. Una bussola, mi sta dicendo Gian Stefano Mandrino che cura la
prefazione, fra due esseri, un mistificatore ed uno sopravvissuto in
fuga.
Cara Maria Caterina Prezioso, mi sembra di conoscerti.
Si comincia così partendo da dodici anni fa, da quando hai iniziato
a scrivere questo, e mi sembra molto interessante il lavorio che ci sarà stato
“Non ho la pretesa di svegliare coscienze sopite, ma ho assunto l’assurdo
diritto di mobilitare un popolo in fuga.” Un compito civile, di civiltà.
Due personaggi: Jacob un sopravvissuto e Jurek un mistificatore.
Jacob: “C’è sempre un quasi, dove il mediatico regna, dove i nuovi
signori feudatari, quando gli è permesso, ci sguazzano dentro”
Inizia una partita” Veloce, abbandoniamo le carte, da ora in poi si
gioca con i dadi.” Si comincia con Harrison, dal suo romanzo il film I
sopravvissuti e Berto “Il male oscuro” nel 1987 e nel frattempo
siamo nell'ufficio Brevetti americano. Questi dichiara con
una ordinanza che tutti gli organismi viventi pluricellulari, ivi compresi
animali, sono brevettabili.
Continuo a leggere, mangio fetta di pane ai cereali, pane di un forno
locale, venduto presso fruttivendolo, e vi spalmo ricotta prodotta, in zona, da
caseificio di cui mi fido. Non dovrebbero, nessuno di questi, essere prodotti
mistificati.
Pia Illusione.
Sono di ritorno da assicurazione che mi chiede 750 euro, sei
mesi, per Panda viola, la mia. Ad una signora, prima di me, al banco,
vengono fatte le condoglianze. Morto suo figlio di 27 anni per leucemia
fulminante. Qui diffuso modo di morire. Quando io chiesi al direttore generale
della Sanità se esistesse un registro tumori per la Calabria lui disse:
Certamente,- e poi aggiunse- cara signora siamo nella media nazionale!-
Continuo a leggere con negli occhi il Film “ Le meraviglie” quando le api
muoiono avvelenate per prodotto che il consorzio ha dato al contadino.
Il Consorzio. Provengo da una famiglia di coltivatori diretti e so come
tutto il veleno fatto agli alberi venisse chiamato ”medicina”
Facciamo la medicina alla frutta, dicevano ed aggiungevano a casa, se non
la facciamo nessuno comprerà frutta con macchia. Uno strazio. Ci avveleniamo
avvelenando. La fine del mondo sarà. Augurandoci che sia veloce, oppure che si
trovi il volano per invertire e sterzare. Continuo a non voler vedere più
intorno a me il mondo di fuori eppure tutto mi arriva a casa, ora sotto forma
di tua invettiva, di tua ricerca, Maria Caterina, una ricerca attenta, da
studiosa responsabile che crede, come me, unico luogo sia la scuola.
Iniziare dai banchi, dal luogo dove si può parlare di
inginocchiatoi, di singoli, di esseri.
ADHD: una volta venne lo scrittore Carofiglio e ci raccontò che lui
era uno alunno irrequieto, ora, aggiunse sorridendo, mi avrebbero diagnosticato
la sindrome adhd e mi avrebbero dato il Ritalin. Terribile cosa. Ribelliamoci.
In questa partita a scacchi non ci saranno vincitori
Film Trashed, mi viene in mente con i suoi orrori
L'uomo intelligente risolve i problemi. L'uomo saggio li evita".
da Einstein
Intanto le due memorie, la ebrea e la napoletana, il popolo che ha
fatto il patto con Dio, e il popolo che ha fatto patto con il destino,
sembrano essersi preservate.
Cosa si è salvato ancora?
II
PARTE
Continuo a leggere di esseri umani impazziti ed egoisti, continuo a
leggere su storie terribili che insegnavo a scuola, a piccole dosi,
perché,
se il veleno deve diventare antidoto, noi dobbiamo prenderne
pochissimo.
“Pwca il folletto, esce dal bosco dove ha seminato le reti del sonno e
le reti
del solletico ed anche le reti del riso lungo.
Pwca aspetta il forestiero che dovrà passare dal bosco.”
Qui sono proprio a scuola con loro “Il Popolo di Seattle nasce nel 1999
durante una Conferenza dei Ministri, durante il WTO.” Il
movimento conia uno slogan, puoi leggere, puoi pensare, puoi intuire
che un altro mondo è possibile
“E allora Pwca piange vicino perché non è stato possibile e non sarà
possibilesenza spargere neanche una goccia di sangue, neanche
una goccia del tuo sangue.”
III
PARTE
Blu
Cavolfiore
Stranissima cosa intanto succede. Abito a pochi chilometri da Maida,
la mia proprietà è nel comune di Maida, una mia amica è di Maida
e suppongodi conoscere cosa succederà a Novi ligure.
“Mi piace pensare” invece termina questa storia ingurgitata troppo in
fretta, scritta in tempi lunghi, ma che dà l’idea di essere scritta in
pochissimi giorni,giorni di rabbia e di stupore, giorni di maturità.
Intanto che litigo col formato word del pc, intanto che sedimento il
troppo
dire e raccontare fra due contendenti che si accorgono del non
contendersi,
intanto che il digiuno poté su…
Blu cavolfiore mi sembra una denuncia, e come tutte le denunce deve
porsi dei limiti per non espandere troppo il luogo finendo per
esaurirlo.
Restringere per colpire, se colpir si vuole.
Nel seppellimento di Santa Lucia del Caravaggio più la scena si
amplifica,
più lei resta sola.
Lo stesso straniamento che prende leggendo questo Blu, colorato da una
mente troppo appassionata per aver il distacco dalla tela. Solo con
pochissimo distacco riuscirà a fare nel blu dipinto di blu un volare
più blu
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Gianpaolo
Ferrara e la letteratura americana
Quando ti ricoverano porta le armi- Gianpaolo Ferrara
Quattro racconti scritti amando tanto la letteratura americana, i luoghi
e i dialoghi di un’Alabama che poi nome di suo cane è.
Sorridendo di me stessa io scrivo dopo lettura e riassunto di pagine 420,
lette in questi giorni grigi ed invernali, umidi e internazionali, anzi
intercontinentali, così come sono questi quattro racconti, nati a Benevento,
scritti a Minneapolis, corretti a Roma e mandati da Sant’Angelo a Cancelli
Prima bozza, Benevento 1996
Prima versione, Minneapolis 2006
Seconda versione, Roma 2013
Ultima versione, Sant’Angelo a Cancelli (AV) 2014
Lo leggo per amicizia, per
relazione umana, per piacere. Leggo sempre come se leggessi me.
“ Le fantasie adolescenziali su di una vita da scrittore maledetto, si
erano realizzate. In qualche parte dentro di me, sapevo che c’era qualcosa di
sbagliato, la parola non superava la carta, come se la carta fosse stata un
buco nero che mangia tutto e tutto prende dalle costellazioni dei miei
pensieri, del mio animo e si disintegra. L’estraniarsi dal gruppo e godere
dello stato di bandito, ad esempio, era una cosa che avevo sempre fatto e mi
piaceva. Io godevo nell’essere escluso, nell’avere il ruolo della vittima. Non
appena qualcuno prendeva seriamente in considerazione le mie qualità, quelle
poche, in me nasceva come un pagliaccio che voleva distruggere tutto e così è
stato... Una notte ho dato fuoco anche a questo boschetto.”
Ho fatto lettura accurata e attenta e credo di poter dire con modesta
certezza alcune cose.
Giampaolo ama la letteratura americana, quella di Taxi Driver
Martin Scorsese incontra Jan Paul Sartre, La Nausea
“Che cosa c’è da temere da un mondo così regolare?”.
“Ho paura di quello che sta per nascere, che sta per
impadronirsi di me… e trascinarmi, dove?”
Così lui, Il Maratoneta, il primo racconto, è una allucinazione.
Allucinazioni…
“Il maratoneta – che è in ognuno di noi come un istinto – prese il
sopravvento sulla mancanza di gusto … perché farsi morire, è dovuto
essenzialmente a una mancanza di gusto, all’incapacità di valutare il bello; il
continuo, silenzioso, pericoloso trascurarsi.”
Lissa e San, i due protagonisti, se di protagonisti possiamo
parlare, Si domandano chi siano. Abbiamo per risposta le nostre
stesse risposte.
“Quando si incontrano tra reduci di stermini diversi
tutto ciò sia sottinteso – e non ne parlino. Per comunicare quella roba lì,
utilizzano la risata, la cui funzione – una delle tante – è proprio quella di
tenere in vita della polvere di memoria senza alcun lamento funebre.”
Qui mi sono interrogata sulla mia risata, utilizzata per fuggire via dalla polvere di memoria.
Qui mi sono interrogata sulla mia risata, utilizzata per fuggire via dalla polvere di memoria.
Ho continuato a fare copia incolla di rabbia e
razzismo nelle strade americane, la verità nascosta sul sogno americano di
possibili integrazioni dopo tante cancellazioni, dopo tanto disprezzo.
“Dal racconto di Lissa:-È lì che compresi cosa volesse dire quella
frase, ignorare è il maggior disprezzo o roba così.
In quell'occasione, però, dentro di me si fece sempre più nitida
l’impressione di essermi innamorata di un involucro vuoto.”
Scriviamo dunque per non ignorare e il maratoneta finisce proprio per
darsi un compito, malgrado l’allucinazione collettiva. “ Sono un
maratoneta e percepisco la mia forza sulle pagine del vento. Non corro per
vincere, ma per trasportare. Avvenne così, corsi per portare la parola. Io non
sono un corridore, io sono un maratoneta, un messaggero.
Il secondo racconto “La Poltiglia” è una allucinazione familiare,
un dialogo fra autore e personaggi alla Pirandello. Sei personaggi in cerca
d’autore nella testa di lui scrittore che ha moglie e figli. Moglie e
figli che si accorgono di lui stranito in un dialogo di cui loro non fanno
parte. Ho riso molto, guardando viso di mia sorella, annoiata dal mio dialogo
muto e scherzoso con personaggi non presenti al desco familiare, i personaggi
di Giampaolo.
“ l’iniziare a nascondere ti fa uomo, nel bene, nel male, da
qualche altra parte, e soprattutto raggiunge la certezza che il padre non è né
più né meno che un uomo. Forse dovrei scrivere un
libro centrato su quest’argomento, pensò lui. Libertà e
costrizione”
Libertà e costrizione
Libertà e costrizione
Leggere comunque ci salva la vita, come una telefonata, come una chat.
Libertà nella costrizione
Quando ti ricoverano porta le armi: Un libro
Di quel
viavai… Nell’arenaria di Franco Araniti
Nell'Arenaria
Roccia
detritica costituita da elementi sabbiosi cementati più o meno tenacemente-
arenaria compatta o sbriciolata grossolanamente come la scrittura di ciottoli
vari sparsi fra prosa e poesia di un cammino scomodo.
Impegno
politico, lotta sociale, ingiustizie e momenti individuali espressi con rude e
partecipata presenza; una rudezza franca e risoluta nei fra(m)menti “ Di quel viavai sono segnato”
scrive Araniti nel Prologo
“Risalgo alle sorgenti del Calomeno
senz’acqua/secchi farranchi e massi stanchi… parole e pietra vivono tra i fiori
della ginestra”
Mi porto
dietro il suo gentilissimo dono, da giorni, il dono della fiducia e
dell’ascolto, e rileggo sottolineando e intrecciando col mio quotidiano i suoi
pensieri. “ Sui treni scrivo poesie
per condensare il tempo/ che non passa mai: mentre il fuori/ al finestrino che
velocissima/mente scorre, è lento/e la distanza allunga, oltre i miei pensieri.”
Intreccio di
vite che non ci appartengono più, nel momento in cui le raccontiamo, intrecci di
momenti di tutti e di sofferenze individuali… “versi raschiati”
Nel cammino
aspro e irto di una crescita dal Prologo al D’amor maturo “sento, comunque, il ribollire nell’acido,
o, almeno, così mi pare”
“Devo anch’io urlare, ma non posso” lamentò il poeta…
Affidare al
foglio l’immortalità, scrivere col sangue e poi svegliarsi.
Ho pensato
anche io all’immenso dispiacere di vedere tutti i miei pezzi dispersi, un
giorno ho strappato tutto e non mi sono sentita triste, ne sono stata
sollevata, li ho riscritti e continuo a scrivere, leggera e consapevole che
anche questi saranno persi come gli altri.
Resta però
incredibile il dono della relazione con l’altro, il filo che lega uomini in
conoscenza all’intrasattu. “ U cuntu cu campa è Buendìa che risale la nostra discesa. “L’azzurra
sorgente dell’Acheronte” di Emilio Argiroffi che amiamo entrambi,
unico e solo, amato e scordato.
“ Poesia che…
Giorni per giorno ti perdo
Negli istanti delle altre cose da fare
Mi passi per la mente
E non ho tempo per raccoglierti
…
ti svegli al suono di una memoria
E svanisci profumo non fissato”
Come avremmo
mai potuto noi salutarci da VertigoArte, scambiarci i nostri racconti, la
stima, se non con l’ausilio di un racconto? Il filo, una gugliata, è
infatti argomento della mostra.
E stamani
ricordando le città invisibili di Calvino “A Ersilia, per stabilire i
rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti tendono dei fili tra gli
spigoli delle case, bianchi o neri o grigi o bianco-e neri a seconda se segnano
relazioni di parentela, scambio, autorità, rappresentanza. Quando i fili sono
tanti che non ci si può più passare in mezzo, gli abitanti vanno via: le case
vengono smontate; restano solo i fili e i sostegni dei fili.”
Luca Marmo,
sindaco di Piteglie, comune di Pistoia, sta scrivendo questo su facebook,
rispondendo ai miei fili con fili nuovissimi:- Sul VOIP. Pensa com'è intricato
il mondo!-
Mai avrei
creduto possibile che io potessi intrecciare miei pensieri con te, con Luca,
con moltissimi altri, avviluppati nella bellissima arte del racconto.
Così “ quando la paura ti morde/e nell’angoscia ti
sperdi/ ricorda/ tuo nonno Melo mio padre/che a sette anni appena/si è smarrito
nell’Aspromonte”
“Ricorda tuo nonno Melo mio padre/che non hai
mai conosciuto/
Quando ha capito che i suoi ricordi/giorno dopo
giorno cadevano come foglie/ancora nell’estate…ha pianto… riconoscendomi dopo
sette anni bui da un lampo della mente”
Quel lampo,
caro Franco, illumina le nostre letture, quello che scriviamo per una
esigenza vitale, come atto d’amore verso i libri amati, verso la storia e gli
ideali in cui abbiamo creduto, verso quegli affetti individuali che vivono e
compongono il nostro stesso tessuto corporeo, il nostro DNA.
Non possono
morire, è un viavai…d’amore.
Dora
Bruder- Patrick Modiano
Patrick
Modiano- Se perdo te non perdo te
Dora Bruder
Scomparsa
due volte. 31 dicembre 1941 e morta ad Auschwitz nel 1944
Modiano
racconta l’orrore raccontando se stesso, il suo rapporto vuoto con genitore, il
suo essere solo con la sua scrittura, i suoi occhi che vedono oltre le carte,
la burocrazia, il numero.
“Ci vuole
tempo per riportare alla luce ciò che è stato cancellato. Sussistono tracce in
alcuni registri e si ignora dove siano nascosti, quali custodi veglino su di
essi e se quei custodi accetteranno di mostrarli. Può anche darsi che ne
abbiano semplicemente dimenticato l’esistenza."
Si dice che
i luoghi serbano una lieve impronta delle persone che li hanno abitati.
Impronta, segno incavato o in rilievo. Per Dora Bruder e genitori, Modiano
dice: incavato.
“Ignorerò
per sempre come passava le giornate, dove si nascondeva, in compagnia di chi si
trovava durante l’inverno della sua prima fuga…
È il suo
segreto. Povero e prezioso segreto che i carnefici, le ordinanze, le autorità
d’occupazione, il Deposito, le caserme, i campi, la Storia, il tempo – tutto
ciò che insozza e involge – non sono riusciti a rubarle.”
Nella storia
dell’intolleranza e delle faide sociali, inutili, senza senso , ma
tremendamente sanguinose e feroci bisogna ricordare una semplice frase.
Del libro di
Jean Genet “ Il miracolo della rosa” Modiano cita questa“ Quel bambino mi
faceva capire che la vera sostanza dell’argot parigino è una mesta tenerezza”
riferita ora ai bambini che nascono in Italia da nazionalità diversa e parlano
italiano essendo stranieri, riferito a Dora, a tutti i bimbi ebrei, polacchi
oppure palestinesi, che parlavano e parlano con l’accento parigino usando
termini di argot di cui Genet sente mesta tenerezza.
Tenerezza
nel ricordare.
Dopo la
catastrofe dello sterminio, dei campi di concentramento, delle divisioni fra
razze, dei forni, degli esperimenti, del collettivo partecipare a riti di
pulizia etnica, dopo…
Tutto
cancellato nella Parigi disegnata dallo scrittore, i quartieri, i luoghi della
scomparsa di Dora, delle retate, dello smistamento.
“ Mi sono
detto che nessuno ricorda più niente. Dietro il muro si stendeva una no
man’s land, una zona di vuoto e di oblio…
Eppure sotto
quella spessa coltre di amnesia si sentiva qualcosa, di quando in quando,
un’eco lontano, soffocata, anche se nessuno sarebbe stato in grado di dire
cosa, con precisione.
Era come
trovarsi all’orlo di un campo magnetico, senza pendolo per captarne le onde.”
Tutto resta fra
le strade come un sussurro.
La
solitudine permette di ascoltare il fruscio dei suoni, delle parole di chi non
c’è più, la solitudine permette a sconosciuti di invadere i nostri pensieri e
dialogare con noi, oltre il tempo, oltre il sensibile, con un respiro.
Da cosa
scappava Dora? si chiede Modiano, parlando di lui, lui è Dora.
Che cosa ci
induce a scappare, oppure a nasconderci? Vediamo cosa scrive Modiano: “ Sembra
però che ciò che ci spinge a fuggire d’improvviso sia un giorno di
grigiore e di freddo che ci fa provare una solitudine ancora più acuta è la
sensazione di una morsa che si chiude”
Ora Modiano
dice una cosa che dico io, che diciamo tanti:” Come molti altri prima di me,
credo nelle coincidenze e talvolta a un dono di veggenza nei romanzieri… e la
parola dono non è il termine giusto, dal momento che suggerisce una sorta di
superiorità. No, si tratta di qualcosa che fa parte del mestiere: gli sforzi di
immaginazione, necessari a questo mestiere, il bisogno di fissare la mente su
piccoli particolari…” questa tensione può suscitare fugaci intuizioni
concernenti fatti passati o futuri, come scrive il dizionario alla voce <
Veggenza>
E questo
pomeriggio di domenica, siamo di nuovo in inverno, il 25 gennaio del 2015,
passato con Dora Bruder, con Modiano, in una commozione di simili, di
appartenenza a fughe solitarie, di appartenere ai disegni della storia che ci
chiedono sempre una azione, ignorando noi il fine.
Un libro
grande nel suo essere vuoto di fatti e sull’abisso dove molti parteciparono per
annientare categorie, etnie, linguaggi, famiglie.
Un orrore
così grande che ci regalò altri settanta anni di pace. Terrorizzati.
Riusciremo
ancora a preservarci? L’augurio che mi faccio e che si saranno fatti al Nobel
consegnandolo nelle mani di Modiano.
Tiziana
Sferruggia, una ballata sulle tavole della piazza Grande
La signora
Rosetta di Tiziana Sferruggia.
Nata
elegante: «C’è chi nasce bella, c’è chi nasce intelligente, e io elegante sono
nata». Nella Litweb
Così approda
sul mio pc La Signora Rosetta, protagonista indiscussa del racconto,- e chi
potrebbe discutere con lei?-
Una storia
cantata come su una piazza di un tempo.
“Il
cantastorie è una figura della letteratura orale, un artista di strada che si
spostava nelle piazze e raccontava con il canto una storia, sia
antica, sia riferita a fatti e avvenimenti contemporanei. Le storie
narrate entravano a far parte del bagaglio culturale collettivo di una
comunità.
I
cantastorie accompagnavano la "Cantata" con uno strumento.
Si aiutavano
con un cartellone su cui veniva raffigurata la storia, descritta nelle
principali scene. La loro opera veniva remunerata con le offerte degli
spettatori o con la vendita di foglietti volanti, su cui era descritta la
vicenda.” Da wikipedia, più o meno.
Mi sembra
quasi di vedere Tiziana, con bacchetta in mano, indicare le tavole del dramma
di una esistenza ‘ngumata, un cervellino esilarante se non fosse terribilmente
esistente.
Nelle
scene ho visto parecchie donne di mia conoscenza, fra parenti e affini,
sorridendo di loro.
Ridicolo
sarebbe infatti quel vivere proteso ad un unico e monotono progetto, un freddo
salto di status fra statue sociali, imbalsamate.
Tutto
raccontato con Stile ridente, appunto.
Linguaggio fabulista come se narrasse mia nonna da giovane.
Mi diverte. Vi propongo alcuni spezzoni:
Linguaggio fabulista come se narrasse mia nonna da giovane.
Mi diverte. Vi propongo alcuni spezzoni:
Il
caro buon don Vito una volta: «Cara Rosetta, il sapiente Salomone ha detto che
“Il sapere porta con sé il dolore e la ragione è fonte di tormento”», ma lei
non aveva creduto, ma lei non aveva capito. Ora credeva, ora capiva.
Una
ballata. La prosa scivola in poesia mentre la cantastorie di
paese scende al secondo quadro. Indica infatti il passaggio di
stato. In versi “Adesso erano una
famiglia finalmente normale, potevano litigare, sputarsi in faccia tutta
l’acredine, tutto il livore che erano stati sempre prudentemente taciuti,
smistati altrove, dimenticati, ma comunque sempre sotto traccia, striscianti,
se solo si scavava un po’ nella polvere”
La storia si
snoda seguendo la famiglia tradizionale amata e difesa dalle Sentinelle in
piedi nei loro raduni silenziosi in lettura.
Manderemo
loro questo libro, segnalato con menzione speciale al Premio Calvino. Bravo
Calvino.
Pomeriggio
di domenica quattro gennaio 2015 passato con Rosetta che ora, trovatasi un
fidanzato, mi ha lasciato cenare da sola, vero Tiziana?
Io non
ci credo che queste donne possano mai soggiacere all’imperium dei sensi!
Ahah «Rosetta mia, un pocu, un pocu, anchi magari un’anticchia, antipaticulidda, sempri lo sei stata! Pareva sempri chi sintèvi fetu, da comu ti muvèvi, scutènnuti tutta, allargannu li narici e trattinennu lu respiru. Nessunu lu sapi ‘ffari, sulu tu, sulu tu, figghia mia» detto da mamma sua! Verità fu.
Ahah «Rosetta mia, un pocu, un pocu, anchi magari un’anticchia, antipaticulidda, sempri lo sei stata! Pareva sempri chi sintèvi fetu, da comu ti muvèvi, scutènnuti tutta, allargannu li narici e trattinennu lu respiru. Nessunu lu sapi ‘ffari, sulu tu, sulu tu, figghia mia» detto da mamma sua! Verità fu.
Il
postino di Cormòns- A Domenico Dara
Breve trattato sulle coincidenze
Ho conosciuto il tuo postino al tavolo di un locale giapponese adiacente
al Senato il sette dicembre 2013
Mentre assaggiavamo prelibatezze, Giovanna mi racconta di aver
partecipato di recente a Cormòns, paese in provincia di Gorizia, ad un festival
letterario fatto con pochissimi contributi, e di essere stata accompagnata,
all'arrivo lì da un postino che, nel presentarsi, le dice:- Io sono un uomo di
lettere.- Bellissima cosa, noi insieme commentiamo, aggiungendo tutti gli
sforzi che moltissime persone fanno, come amanti delle lettere, a tenere in
piedi un mondo dignitoso e felice che ama la letteratura.
Cormònslibri
Festival del Libro e dell’Informazione
“All’apparire del bello”
La mia amica, raccontava della semplicità e della ospitalità di quelle
persone, tutti postini di lettere, certo, quel signore lo faceva anche di
lavoro il postino, come il postino immaginario di Dara, ma poi lo siamo tutti,
postini. Giovanna quella sera intervistò l’onorevole Brandolin, ma io già non
l’ascoltavo più, presa dalla storia del postino che ama, come il postino di
Dara, il mio stesso mondo.
Dopo pochi mesi io pensai che avrei potuto anche io fare come il postino
di Cormòns ed invitare Giovanna, che mancava da Lamezia dal ’72 a presentare un
libro che mi piaceva molto, Carta Vetrata, di Paola Bottero. Lei ha
accettato e le tante lettere spedite al mondo che a me non rispose
mai cominciarono ad arrivare. Con puntualità.
Le aprirò? Non credo, sono così soddisfatta che siano giunte che
continuerò a stupirmi delle tante coincidenze che da Cormòns giungono fino al
profondo sud.
Col grande amore verso chi ancora crede possibile incontri su libri veri,
storie vere, film veri. Fotografie vere, insetti veri, che a Settembre, portati
da Caterina Luciano voleranno sui cieli del sud, un sud troppo lontano. A
dispetto di un mondo insulso e vanesio, un altro mondo è possibile, dice Domenico
Dara insieme al postino di Girifalco. Bisognerà leggere tutte le lettere che
lui scrive
Prima che
te ne vada- A Domenico Dara
Breve Trattato sulle coincidenze
Un paese ci vuole anche e soltanto per poterne parlare, il paese
dell’anima.
La coincidenza è come una piccola lente
d’ingrandimento che chiarisce il groviglio e riporta ordine e significato là
dove non sembra ci sia altro che confusione e accidentalità.
La coincidenza è l’incontro fra due punti di rette parallele che non
dovrebbero e non potrebbero incontrarsi mai
La coincidenza è una lettura di avvenimenti non necessariamente accaduti,
collegati da altre letture, da ricordo, da amore.
Tutto coincide con l’oggetto del tuo pensiero, tutto ti parla di lui o di
lei e ogni cosa riporta a te, nel mondo.
Così” Tu ti appoggiavi un momento alla mia guancia”, coincidenza
457 e ” il vasetto di vetro pieno di lucciole sulla finestra
di Gioconduzza che qualche ragazzo s’era scordato. Il postino lo
prese, andò dietro la timpa di Musconi e liberò gli insetti, che non gli era
mai piaciuto quel modo di farsi lampade. La siepe si illuminò, come un lembo di
cielo stellato caduto sulla terra, lucciole che si accendevano e spegnevano,
stelle che nascevano e morivano, uomini che impazzivano e rinsavivano. Tutti
possono inciampare nell’attimo in cui strada e mente si oscurano, è
questo il destino, un casuale succedersi di luci e ombre.
Il paese è la mente che conosce e rielabora, trasforma, unisce e ricorda.
Un paese che poi racconta, affabulante, per lenire paure, per
offrire un sogno, una mano, una lettura.
Il paese che abbiamo.
Coincide con tanti altri paesi e universale chiamiamo quel nostro
sentire, e universale è conosciuto quel sottile slargo per andare vedere, oltre
finestre, oltre la porta, oltre la monade che ognuno
abita, in comune e privato.
Le tante letture che ci hanno cresciuto, nutrito. Nutrimenti, non a caso
si chiama così la casa editrice che ti ha pubblicato, un’altra delle tue
coincidenze più care. Nutrimenti, che ora metabolizzati, stanno tra noi, fanno
parte di noi, come sangue, come acqua, come zucchero e cibo.
Omaggio a chi di coincidenze parlò per anni, per giorni, consumando sette
paia di scarpe per il lungo errare, cercando e cercando di dare un senso, di
ingentilire e di poter entrare in quell’abito fuori misura che è la nostra
realtà.
Omaggio a chi legge e a chi scrive, omaggio a chi aspetta, a Pavese, a
Calvino, a Emily, omaggio allo sconosciuto che potremmo restare tutti noi se
una lucciola non verrà mai ad illuminare il nostro racconto, non per questo men
bello.
Breve trattato sulle coincidenze che affabulando vanno da una Girifalco
alle Langhe, da San Floro alla biblioteca di Borges, il luogo dei ritrovamenti,
infatti è qui che ritroviamo e ci ritroviamo, come il postino ritrova il padre
e Calogero, insieme a colui che chiarirà il mistero di lettere mai spedite.
Affabulando affabulando le coincidenze diventano una volta per tutte la nostra realtà,
la vostra realtà,
il tempo che abbiamo trascorso per far nostra la storia.
Affabulando affabulando le coincidenze diventano una volta per tutte la nostra realtà,
la vostra realtà,
il tempo che abbiamo trascorso per far nostra la storia.
La Samarcanda
di Dara
Vivere,
vivere, vivere ancora- La Samarcanda di Dara
Samarcanda
- Crocevia di culture.
Girifalco,
oh oh cavallo oh oh
Comincia con
un uomo che cade da un asino La Storia.
Coincidenza
volle che ci fossi anche io.
E se la vita
non ha sogni io li ho e te li do… così Lucio Dalla in Piazza Grande.
Domenico
Dara a Lamezia Terme incontra i suoi lettori nella libreria di Savina, che
ringrazio. Breve Trattato sulle coincidenze, il romanzo di Domenico, Nutrimenti
Editrice, farà di Girifalco il luogo dell’immaginario, il personaggio vivente,
un paese postino.
Inizia
così la nostra avventura.
Dalle rovine
e dallo sciupio della polvere del sud, che sia distruzione di luoghi, di
ricordi, di archivi, nasce la trama, apparentemente casuale, delle coincidenze
che stupiscono. Si narra così. O mutos deloi , cominciavano
così gli apologhi, le favole di Esopo, Si racconta che.
La
Narrazione. Una istanza, la prepotente voglia di dare un senso alla vita di
uomini, luoghi e affetti. Un apologo che trasmetta un insegnamento morale, un
dovere, un impegno, spostando i fatti in altri luoghi, in altri tempi, per
osservarli meglio. Un compito da svolgere.
Narrare
con un linguaggio credibile che parli a tutti, quello dello stupore, della
possibilità che si incroci un giorno la coincidenza, e che tutti saremo
chiamati a riconoscerla, ad essere responsabili, a decidere se
accettarla o volgere il capo e non vederla . Un miracolo del quotidiano.
L’attimo che si dilata e trasforma il dopo che non sarà mai più uguale a prima.
La
coincidenza è una risposta ad una domanda forte, mi sta dicendo Domenico Dara,
in un dialogo affollato, fra me, lui, i libri, e la conoscenza che supponiamo
per qualche minima parte simile.
Nel dialogo
muto e attento fra noi, lettori, e lo scrittore, attraverso i suoi personaggi,
gli incastri delle storie, il testo e l’ipertesto, il contesto, i modelli di
riferimento si affollano, si spingono e si rincorrono, chiacchierando, in una
complessità euforica.
La
solitudine vinta con un foglio, con la certezza di stare in una relazione
animata, come nelle antiche religioni animistiche in cui tutto vive e
intercetta l’altro nel trascendente viaggio verticale che eleva noi tutti dalle
azioni usuali.
Questo
l’incontro che ho partecipato ieri, incontro che è complemento
oggetto fra soggetti attivi.
Trattatistica
scorretta la mia, perdonami Domenico.
Simile
a quella del signore che, ieri sera, mi chiedeva se fosse un tuo conoscente
quel postino che ti raccontò di tutte quelle lettere che apriva e manometteva
il testo.
Ecco, a
proposito, chi ti ha raccontato tutte queste storie? Hai avuto uno zio postino
a Girifalco?
A Girifalco
verremo tutti, ormai, a spedire le nostre mail, le nostre lettere,
consegnandole nelle mani del tuo postino, senza affrancarle, nel sogno di una
Samarcanda che ci porterà.
Indice
1)http://trollipp.blogspot.it/2015/04/testo-ricorretto-per-leggersi-sul.html
2) http://trollipp.blogspot.it/2015/07/linverno-dellumanita-metropoli-di.html
3)http://trollipp.blogspot.it/2015/06/ti-ho-vista-che-ridevi-lou-palanca.html
4)http://trollipp.blogspot.it/2015/06/domenico-marcella-intervista-con.html
5)http://trollipp.blogspot.it/2015/05/volersi-bene-non-e-adesso-daniele.html
6)http://trollipp.blogspot.it/2015/05/lo-sdegno-elegante-di-raffaele-gaetano.html
7)http://trollipp.blogspot.it/2015/04/non-seguire-il-mondo-come-va-michela.html
8)http://trollipp.blogspot.it/2015/04/civilta-e-imperi-del-mediterraneo.html
9)http://trollipp.blogspot.it/2015/04/la-forma-minima-della-felicita.html
10)http://trollipp.blogspot.it/2015/04/una-piccola-felicita-la-forma-minima.html
11)http://trollipp.blogspot.it/2015/04/zerocalcare-dimentica-il-mio-nome.html
12)http://trollipp.blogspot.it/2015/04/dove-eravate-tutti-paolo-di-paolo.html
13)http://trollipp.blogspot.it/2015/03/la-storia-passa-per-seminara-santo.htm
14)http://trollipp.blogspot.it/2015/03/recami-personal-belongings.html
15)http://trollipp.blogspot.it/2015/02/blu-cavolfiore-di-maria-caterina.html
16)http://trollipp.blogspot.it/2015/02/gianpaolo-ferrara-e-la-letteratura.html
17)http://trollipp.blogspot.it/2015/02/di-quel-viavai-nellarenaria-di-franco.html
18)http://trollipp.blogspot.it/2015/01/giorno-della-memoria-patrick-modiano.html
19)http://trollipp.blogspot.it/2015/01/tiziana-ferruggia-una-ballata-sulle.html
20)http://trollipp.blogspot.it/2015/01/la-samarcanda-di-dara
2) http://trollipp.blogspot.it/2015/07/linverno-dellumanita-metropoli-di.html
3)http://trollipp.blogspot.it/2015/06/ti-ho-vista-che-ridevi-lou-palanca.html
4)http://trollipp.blogspot.it/2015/06/domenico-marcella-intervista-con.html
5)http://trollipp.blogspot.it/2015/05/volersi-bene-non-e-adesso-daniele.html
6)http://trollipp.blogspot.it/2015/05/lo-sdegno-elegante-di-raffaele-gaetano.html
7)http://trollipp.blogspot.it/2015/04/non-seguire-il-mondo-come-va-michela.html
8)http://trollipp.blogspot.it/2015/04/civilta-e-imperi-del-mediterraneo.html
9)http://trollipp.blogspot.it/2015/04/la-forma-minima-della-felicita.html
10)http://trollipp.blogspot.it/2015/04/una-piccola-felicita-la-forma-minima.html
11)http://trollipp.blogspot.it/2015/04/zerocalcare-dimentica-il-mio-nome.html
12)http://trollipp.blogspot.it/2015/04/dove-eravate-tutti-paolo-di-paolo.html
13)http://trollipp.blogspot.it/2015/03/la-storia-passa-per-seminara-santo.htm
14)http://trollipp.blogspot.it/2015/03/recami-personal-belongings.html
15)http://trollipp.blogspot.it/2015/02/blu-cavolfiore-di-maria-caterina.html
16)http://trollipp.blogspot.it/2015/02/gianpaolo-ferrara-e-la-letteratura.html
17)http://trollipp.blogspot.it/2015/02/di-quel-viavai-nellarenaria-di-franco.html
18)http://trollipp.blogspot.it/2015/01/giorno-della-memoria-patrick-modiano.html
19)http://trollipp.blogspot.it/2015/01/tiziana-ferruggia-una-ballata-sulle.html
20)http://trollipp.blogspot.it/2015/01/la-samarcanda-di-dara