A sud delle cose-
Pasqualino Bongiovanni
Arrivi alle cose in base
alle intuizioni che hai- Al sur de las cosas
Noi parleremo di
intuizione, attitudine naturale a conoscere l’intima essenza delle cose, prima
di ogni processo logico e razionale. Particolare forma di conoscenza della
realtà non evidente. Come conosciamo quando conosciamo, nei gradi della
conoscenza l’intuito viene subito prima di analisi e ragionamento.
Lo sentiamo, lo percepiamo
il pericolo, per intuito arriviamo alle cose.
Sveliamo le cose prima
nascoste e nel momento di porgere quello che abbiamo intravisto, che ci è
palese, ognuno trova un modo. Pasqualino
Bongiovanni ha trovato il verso, la poesia per svelare il dettaglio.
Una poesia attenta, e
nello stesso tempo semplice, non che
porti in balia di emozioni il lettore, ma lo guidi nella scena, nel momento che lui ha
visto. Con disciplina e metodo.
Metodo: procedimento
attuato per dare misura, e non seguire ogni impulso.
La differenza fra tanta poesia emozionale, da emozione, movimento che smuove sentimenti di pancia, direi, e poesia di intuizioni, che svela, la differenza è fra poesia vera e poesia non vera, fra falso e vero.
La differenza fra tanta poesia emozionale, da emozione, movimento che smuove sentimenti di pancia, direi, e poesia di intuizioni, che svela, la differenza è fra poesia vera e poesia non vera, fra falso e vero.
La poesia di Bongiovanni è
vera in ogni verso che lui ci dona. Una realtà che è esistita e che esiste, un
mondo interiore ed esteriore che ci appartiene e che amiamo, davanti a noi,
svelato. Poesia del contadino. Morte di un contadino. Sudati anni,/ sputi nelle
mani,/ giacche assolate/ stanche,/ saluti/ con cappelli/ di polverosa umiltà./
Oggi/ rasato dal barbiere/in un bellissimo/ abito/nuovo. Lamezia terme 20 marzo
1966
Oggi Pasqualino mi confida
“Sai, Rigoni Stern mi diceva che "scrivere è come scolpire, bisogna cavare
via", cioè bisogna togliere, come chi scolpisce toglie materiale dal
blocco di marmo per giungere alla forma desiderata e tra le altre cose, nella
mia poesia ho cercato di imparare a fare questo
Per Calvino, nelle sue Lezioni americane,
"togliere" è funzionale al raggiungimento della leggerezza, non superficialità, ma capacità di vedere le cose dall'alto ("la
nuvola, e il falco alto levato" scrive Montale in una sua poesia)"
Per Pasqualino "togliere" significa conferire maggior peso e densità (e drammaticità!) alle "cose", anche a quelle "cose" piccole e quotidiane che abbiamo sempre distrattamente davanti agli occhi.”
Per Pasqualino "togliere" significa conferire maggior peso e densità (e drammaticità!) alle "cose", anche a quelle "cose" piccole e quotidiane che abbiamo sempre distrattamente davanti agli occhi.”
La sua poesia è intuizione che svela i dettagli, e diventa dominio interiore nel
dire con Armonia, musicalità. Lui che musicista è sa che la musica come la poesia matematica è, come l'armonia dell’universo,
nelle cellule, nel verso, l’armonia che ci regola, nel nostro corpo.
Per Sentir suonare la melodia del nostro passaggio sulla terra ognuno sceglie un suo loggione. Come a teatro. Lui ha scelto A sud delle cose.
Per Sentir suonare la melodia del nostro passaggio sulla terra ognuno sceglie un suo loggione. Come a teatro. Lui ha scelto A sud delle cose.
«Penso che ogni cosa abbia
un suo sud – spiegava lui nel 2006 in
occasione della pubblicazione di "A sud delle cose" – una prospettiva
meno spavalda e sicura, un lato più povero e malinconico da mostrare, un lato
forse triste e meno fortunato, ma che proprio per questo merita attenzione. È
da questo lato che ho scelto di pormi per poter osservare e poi descrivere il
mondo che mi circonda. Così il sud delle cose diventa il sud di un quartiere,
di una città, di un paese, del mondo intero. E la questione meridionale si
allarga fino a riconoscersi nella questione del terzo mondo e dei paesi
poveri».
Io invece penso che esista un sud interiore e
che si chiami solitudine
A sud delle cose- Una
solitudine affollata
Una volta la solitudine
non esisteva, nel senso di individuo solo e sconnesso dal suo abitare. Non
esisteva questa solitudine perché ognuno aveva un ruolo ed era connesso, funzionante
al suo stato. Non c'era alienazione a sud delle cose. Esisteva la lontananza,
la malinconia, la nostalgia. Il dolore del ritorno, la struggente voglia di un
paese amato e la estraneità al nuovo, dopo emigrazione. Lunghe lettere univano
gli emigranti ai familiari e le rimesse venivano impiegate per alzare stanzette
per la vecchiaia, quando questi sarebbero ritornati a sud, per sereni
giorni e infine essere seppelliti nel piccolo cimitero del paese natio.
Mai più nessuno tornerà a sud.
Tramontato quel mondo, i nuovi emigranti vanno a nord per insegnare, per studiare, e nuovi migranti giungono a sud da ancora più a sud, soli e sconnessi da loro mondo.
Il fluire di modi ha creato nuove solitudini di individui vaganti e residenti in luoghi che non saranno di alcuno.
Senza storia.
Una solitudine astorica, lontana dai sensi di un conoscere fonti e testimonianze, lontana da studi, e relegata in centri di accoglienza, centri commerciali, centri di niente.
Dal sociale all'individuo poi anime smarrite ed inconsapevoli vivono il disagio di stare in uno spazio che non riconoscono. Più che il tempo è lo spazio che è sconosciuto benché affollato, troppo affollato.
Attrezzarsi quindi dobbiamo, nel messaggio civile della poesia, a lenire, a raggirare, a superare il varco col salto dei versi, con l'ironia, l'intelligenza, la conoscenza di chi poetò per noi e per lui.
Mai più nessuno tornerà a sud.
Tramontato quel mondo, i nuovi emigranti vanno a nord per insegnare, per studiare, e nuovi migranti giungono a sud da ancora più a sud, soli e sconnessi da loro mondo.
Il fluire di modi ha creato nuove solitudini di individui vaganti e residenti in luoghi che non saranno di alcuno.
Senza storia.
Una solitudine astorica, lontana dai sensi di un conoscere fonti e testimonianze, lontana da studi, e relegata in centri di accoglienza, centri commerciali, centri di niente.
Dal sociale all'individuo poi anime smarrite ed inconsapevoli vivono il disagio di stare in uno spazio che non riconoscono. Più che il tempo è lo spazio che è sconosciuto benché affollato, troppo affollato.
Attrezzarsi quindi dobbiamo, nel messaggio civile della poesia, a lenire, a raggirare, a superare il varco col salto dei versi, con l'ironia, l'intelligenza, la conoscenza di chi poetò per noi e per lui.
Due mie poesie sole ho scelto per dialogare
insieme con lui
Lui mi parla: In una sera
d’estate. Pag82
Io rispondo con una mia
cosa: La dignità della solitudine
Ho
popolato il mio tavolo di voi/ho fatto colazione pranzo e cena
chiacchierando
con voi/ e / fuori/ poi / ho continuato a chiedermi di voi/senza però chiedervi
niente/ non si sfugge/al nostro destino
però si
può
sicuramente
raggirarlo.
Una solitudine
come destino
io l'ho
presa in giro con un libro in mano,
con lo
schermo di un pc
con un
foglio bianco
che mi
chiede
-Come
stai?-
Lui mi
risponde con Fraternità. Pag 90 del suo libro
Il foglio che ci unisce. Entrambi abbiamo moltissimi amici in comune. Le nostre letture.
Il foglio che ci unisce. Entrambi abbiamo moltissimi amici in comune. Le nostre letture.
E in un
giorno di Luglio io scrissi
6 Luglio 2010
Quando
col rastrello si portano via le foglie,
la
terra nuda.
Quando
si pota un albero
la
linfa sgorga,
quando ad
un uomo vengono cancellati i germogli,
la
parola è muta
Il
respiro corto
La
giornata lunga ma non impossibile.
Basta
aspettare e si riforma dall’albero la patina,
dalla terra la vegetazione,
dall’uomo
la speranza.
E lui
mi risponde con Questo continuo
separare. Pag 97.
Poesie
che amerete anche voi portare con voi come Le gemme da innesto. Pag 77 dal
libro A sud delle cose.
Ippolita Luzzo
Scherzosamente
ed indegnamente finisco con miei versi al sud
Io non sono una donna del sud
Non ho mai fatto la salsa di pomodoro
Le melanzane ripiene, la conserva di
peperoni.
Non ho mai insaccato una salsiccia, non l’ho mai
bucherellata
Mi fa senso il sanguinaccio, non lo
mangerei mai
Non pranzo dalla suocera, però l’ho tanto amata
Non vado a matrimoni, battesimi e prime comunioni
Non vado neppure ai funerali.
Come potrei salutare quelle persone
Affrante
messe lì, in fila indiana
Non conosco il parentado, non
ricordo i vari gradi
Mi sfuggono gli intrecci, proprio quelli più
succosi
Mi distraggo, e poi apro le finestre,
tiro giù le tende
Su balconi spalancati.
Non spedisco barattoli a mio figlio,
non stiro le camicie
E poi non mi nascondo, non dico- ho un
impegno-
Non ho mai gente a casa, a volte solo
amiche
Non ho mai abitato qui,
non ho mai vissuto qui, ma ora che lo
vedo,
ne sono tanto fiera.
Il sud
lo porto nel sangue, nel suo colore, nel suo calore
Nella
storia, nel presente,
nel mio viso da bambina
Nel dolore delle mamme,
delle donne
Sempre attente, sempre pronte
Sempre vigili e custodi
di una cura sempre eterna
13 agosto 2011
Sono fiera del sud di Pasqualino
Bongiovanni
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