mercoledì 22 luglio 2015

Una sera con Angelo Maggio e Francesco Lesce

A parlare di sud. Se stiamo a sud un motivo c'è. 
 Badolato superiore in  piazza per una pizza. 
 Tavolo numero otto oppure siamo in otto? Ci contiamo. Sul tavolo c'è adesivo bianco con  scritto otto  Non siamo in otto, bensì in sei. Eppure alla fine della serata la  ragazza che  porta il conto ci interroga sulle consumazioni e scopriamo che esistono due tavoli numero otto incrociatisi nelle ordinazioni. 
Chiediamo pizza bianca, la portano rossa. 
Vogliamo cambiare? "Non è il caso", ci informa addetto alle pizze, "il cuoco è nervoso, meglio non averci a che fare, stasera." 
A me la portano bianca perché lui scordò mia ordinazione e la riscrisse dopo aver servito gli altri. 
Un amico chiede bibita ma non è fresca. " Se vuole la mettiamo in frigorifero, ora" fa conciliante il ragazzo del bar. 
Simpaticissima serata fra richieste non esaudite oppure distorte. 
Tutto scangiato- direbbe nel siculo inventato Camilleri.
E lo scangio, il falso che ci avvolge, dal falso storico a quello di un culturale falso e vuoto, fu il tema della serata sorridente e leggera che abbiamo trascorso.
Se lo racconto 

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