lunedì 24 febbraio 2020

Sete di Amélie Nothomb

"Sono qui.Non ho mai smesso di essere qui. In un'altra maniera, certo, ma sono qui. 
Non c'è bisogno di credere in qualcosa per sondare il mistero della presenza. È esperienza comune. Quante volte siamo qui senza essere presenti? Non è necessario sapere a cosa sia dovuto.
"Concentrati" diciamo. E il vero significato è: "Richiama la tua presenza"...Il fatto è questo: qualcuno presente per davvero non lo si incontra tutti i giorni. La mia tripletta vincente - amore, sete, morte - insegna a ben guardare anche tre modi di essere incredibilmente presente."
Con un linguaggio aderente ai nostri tempi deliranti Amélie Nothomb ci racconta il calvario di Gesù nella notte precedente alla sua crocifissione. 
Il racconto si apre con i testimoni dei miracoli, anzi con coloro che hanno ricevuto benefici dai miracoli. Costoro, chiamati da Pilato sono i primi ad accusare Gesù. Ed ecco il funzionario del re che parla con riluttanza del miracolo che gli ha salvato il figlio, cavandosela con un: e che ci vuole? Con la sua magia, a quello basta una parola.
Assistiamo sgomenti al bene trasformato in male, ad atti di generosità mistificati e deviati nella testimonianza vile di mediocri, tutti pronti a puntare il dito. 
Una parabola lunga, sembra questo monologo interiore di Gesù umano, una parabola in cui noi tutti ci riconosciamo alle prese con le nostre paure, con un corpo che è causa di gioie e tormento, di presenza e assenza, con un corpo oscuro che ci permette di pensare e di pensarlo nostro amico, nostro nemico. 
Ho iniziato l'anno chiedendomi cosa il mio corpo sta cercando di dirmi, aspetto anche io impaurita una risposta, ma nello stesso tempo riesco a dialogare con il libro di Amèlie, con Daniela Di Sora, che pubblica con la Voland le opere della Nothomb, leggo la splendida traduzione di Isabella Mattazzi e pigio i tasti scordando il mio malessere, la mia paura.
"Non lo ripeterò mai abbastanza: un corpo è quanto di più bello possa mai capitare" afferma il Gesù di Amélie e noi con lui.
La riflessione di Amélie giunge in momenti di psicosi di massa che addirittura fanno spostare le date del suo arrivo in Italia, così come vi era una psicosi di massa nelle folle che gridarono Barabba, lasciando libero il ladro e crocifiggendo Gesù. Gesù era solo come sono ancora soli i buoni, le persone che credono. 
Nell'immensa solitudine dei buoni, di chi si sacrifica per una causa, nell'immensa solitudine vi sta il credo. Credere che tutti possiamo diventare leve, tutti possiamo avere una missione, tutti abbiamo un potere rilevante.Diffondere un'altra maniera di amare. Bere, avere sete. Lo slancio che ci spinge a bere, lo chiama Amélie.
Nell'abbraccio che ci sospinge verso la lettura chiediamo riflessione ed empatia e restiamo insieme a Daniela, ad Amélie, ad Isabella, nel grande regno della letteratura. 
Aspettando Amélie nel Regno della Litweb 
Ippolita Luzzo 

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