La mia favola
MAGGIO
DEI LIBRI 2015
Ippolita
Luzzo presenta La Favola della Gabbietta
Riflessioni
sui meccanismi immaginativi nell'epoca del web
Con la
presenza e la testimonianza di Gianni
Caruso, che, per noi, sempre qui è.
La nostra
favola con l’immaginario non è mai finita.
Dal web
alla realtà uguale è.
Nel
giorno in cui Gianni Caruso è andato via due anni fa, La Favola della
Gabbietta, di cui lui lesse le prime riflessioni, invitandomi a continuare,
viene ora presentata qui.
Il caso
non è mai per caso.
Con Gianni,
amico dal liceo, parlavo raramente, ma era sempre un ritrovarsi. Come al liceo.
Così
scrissi sul suo libro, che lui mi regalò con affetto, aspettandosi mie
riflessioni, così io leggevo a lui quel che scrivevo ricevendo suoi
incoraggiamenti.
Se scrivo
e se parlo è perché lui mi incoraggia, e perché la stima non finisce, il
rispetto e l’amicizia vivono sempre.
Sono la nostra ricchezza.
La Favola
della gabbietta non è da vendere
La nostra
favola è
La nostra
favola
C'era una
volta
un bianco
castello fatato,
un grande
mago
l'aveva
stregato per noi.
tu eri la
mia regina
ed io il
tuo re.
E per noi
il tempo
si fermerà,
tu sarai
sempre regina
ed io il
tuo re.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaecco come io ho visto la tua piccola grande opera sul nostro piccolo grande mondo
RispondiEliminaSi inizia con la voce dell’attore Pierpaolo Bonaccurso e con intermezzi dell’autrice Ippolita Luzzo che, attraverso flashback, ha portato nel mondo reale ciò che lei ha descritto sotto forma di favola. Una favola moderna, dove la gabbietta altro non è se non il computer pronto a trasformarsi in un semplice nickname, click, tutto all’ oscuro dal resto del mondo. È proprio di questo che hanno bisogno i protagonisti, le donna e gli uomini che lei immagina nella sua favola, magari in una stanza anonima, con uno schermo al di là del quale non ci sono giudizi, grida né critiche e una tastiera che diventa parte delle loro anime, le assorbe. I suoi protagonisti in fondo sonno copie degli esseri umani, delle tante donne e uomini che preferiscono non apparire creando la propria realtà davanti a un computer, perché non essere giudicati, non affrontare il confronto, per molti è il successo della propria vita. C’è tanta paura nella vita reale, i ragazzi di oggi hanno paura dei loro stessi coetanei, le ragazze sono sempre più estroverse e i genitori si sentono sempre più coetanei dei figli che loro genitori. È qui che s’inserisce l’opera di Ippolita: c’è un punto di svolta nella vita virtuale e cioè il foglietto delle istruzioni della cara gabbietta, che avvisa i vari utenti dei rischi dell’abuso del mezzo e della sua fine dopo un certo periodo. La gabbietta aveva ingabbiato i suoi protagonisti e in fondo lo fa tuttora nella realtà, solo che nell’opera la favola termina con un ritorno alla vita reale e la fine delle varie gabbiette, mentre nella realtà, il problema rimane come le varie maschere che al di là dello schermo i vari utenti del web indossano. Un libro del tutto realistico quello dell’autrice, che attraverso la semplicità della favola ha affrontato la problematica che la tecnologia sta portando nella società odierna. I social network sono ormai diventati i mezzi per creare una nuova identità, come scriveva Pirandello, siamo tutti “uno, nessuno e centomila”. Ci si sente ammirati se si riceve un numero di click al giorno, ma la comunicazione frontale, gli abbracci, le lacrime, i sorrisi, sono scomparsi, lasciando spazio ad emoticon, a messaggi di poche parole, a brevi messaggi vocali.