Il portico della luna
Dopo tanto tempo dalla morte dell’avvocato Albino Mauro il
portico ha riecheggiato suoni e versi di altre estati.
Ogni anno, alla prima luna di agosto, arrivavano sotto
il portico gli amici, i letterati, gli artisti, e come nella Grecia del
Simposio di Platone, un buffet di cibi
accompagnava il fluente corso dei
versi salaci e melanconici, irridenti e scherzosi, mentre il tutto si mesceva
con cori deliziosamente scomposti su "un’ora sola ti vorrei"
Una fascinazione.
Ripetere il momento, quei momenti, non si può.
Ieri sera era il tredici luglio del 2013, il vero custode di
quei luoghi, l’uomo che parlava ai gabbiani non c’era più, i tanti ospiti nemmeno e un gruppo di nuovi
amici si è ritrovato senza un vero canovaccio a interpretare una realtà più dura,
la difficoltà di vivere in un momento che non piace, senza
slancio, senza un vero motivo se non l’amore per:
Fernando Cimorelli, scultore dal recupero amabilmente grezzo, poggia i suoi cuori, smaltati e non, costruiti con lamiera, frangia e morsetto, incatenati, adagiati o ritti nei sette vizi capitali, augurandosi lui un amore infinito e libero nell’immenso grigiore dell’urbano mondo del brutto che vince.
Fernando Cimorelli, scultore dal recupero amabilmente grezzo, poggia i suoi cuori, smaltati e non, costruiti con lamiera, frangia e morsetto, incatenati, adagiati o ritti nei sette vizi capitali, augurandosi lui un amore infinito e libero nell’immenso grigiore dell’urbano mondo del brutto che vince.
-No, non vince- gli fa eco Fabrizio Basciano, incantato sulla
luna che muove e aggrega ogni cosa, dalle maree ai muscoli umani, dalla forma
che un artista crea con un soggettivo sentire riplasmando l’oggettivo che tanto
ha studiato.
Siamo noi uno specchio dei tempi, domando io,
la fruitrice -senza-, di una cultura che nessuno vuole, quella non omologata e non impacchettata dagli enti e dalle consorterie.
Possiamo, con Pina Majone Mauro, essere” Io poeta” e
scandagliare i recessi, volare oltre o semplicemente camminare di lato, nel
mentre che guardiamo noi tutti intenti a costruirci un momento.
Non esiste un domani se non che sia questo, un istante, una
goccia, l’acqua che si fa vita , un dissetarci nel deserto dell’io che Lina
Latelli sussurra lentamente goccia a goccia, cristallizzandola nella rosa dura
che ognuno di noi porta con sé dopo il suo tour nel deserto vero.
Non so il titolo della canzone che Salvatore Perri intona a
cappella, me lo dirà, ed io lo ascolto, ascoltando insieme la giovinezza e la
sua freschezza, un gusto salato di cose perdute lontano da noi dove il tempo è diverso …
Non so perché siamo nell’Altrove, forse perché è con noi la
presidente dell’omonima associazione?
Forse sarà la musica del mare, vero Salvatore? a smorzare il
brano al vetriolo che Pasquale Allegro legge.
Il suo racconto è sulla categoria dei giornalisti vilipesi e
disillusi, alla mercé di direttori anche essi altrettanto scorati da vendite
calanti come la luna.
Nessuna luna crescente per loro e il canto solitario di un
pastore errante risuona per valli e colline anche nel 2013 - Che fai tu luna in ciel, dimmi, che fai?-
D’Andrea, ottimo traghettatore, ricorda altri cenacoli,
altri caffè letterari e ci ninna con una nenia finale, mentre già il languore
ci attanaglia.
Non può finire così.
Pasquale Porchia ha fatto i suoi raffinatissimi ensemble fra
i versi di Rimbaud e D’Andrè, fra Pina Majone
Mauro e Costabile, ha già cantato il suo Piero che dorme sepolto in un
campo di grano insieme a un altro Piero, quello di ciascuno di noi.
Abbiamo tutti una assenza che rimpiangiamo, che vorremmo
vicino o semplicemente abbiamo tutti sepolto in un campo di grano qualcosa che…
saranno mille papaveri rossi.
E mentre la luna continua il suo corso sul video di Fabrizio
Basciano, mentre in cielo una sua virgola appare lucente, mentre il mare
respira con noi, mentre Pina ci disseta con lei, con le sue parole sull’acqua
che...
è lei, trasmutata come in Ermione, noi siamo silvani, siamo alberi e fiori,
siamo cicale,- vero Lina Cimmino?-, che eravamo uomini un tempo, ora non
più, ora siamo quello che non siamo. Solo questo possiamo dire "ciò che non siamo, ciò che non vogliamo" per dirla con Montale, per dirla tutta poi ci vorrebbe più tempo
Ippolita Luzzo
Ippolita Luzzo
SEI "troppo" brava, "guizzi" anche genialità.
RispondiEliminaRIVERISO
Costanza; Pocechini;Dai
RispondiEliminanon esageriamooo
grazie lo stesso
Ippolita