giovedì 31 marzo 2022

Francesco Permuniam Calabiani


"Ho fatto i conti con la mia infanzia", dice Francesco Permuniam di questo suo libro e continua col raccontare come fosse un bambino delicato, "un bambino marrone" per via della melassa con la quale, in penuria di latte, veniva nutrito. Un bambino che trascorreva il tempo ascoltando i topi scorrazzare nel solaio col timore che potessero entrare nel suo corpo attraverso le orecchie e il naso. 

E da "quella atroce condizione infantile che ho preso a costruire i miei primi castelli di chimere. E ho poi proseguito da adulto" sul fantasticare come volo, come uscita, come liberazione, come veder meglio le tenebre dell'infanzia. 

Calabiani antologia privata dei miei demoni infantili, di Francesco Permunian è situata nel Polesine, terra di Ossessione, scrive Rolando Damiani nella prefazione. Ed il libro porta in copertina una locandina di un evento, di una sagra avvenuta a Caverzere nel 1899. 

Cavarzere è un paese diviso dal fiume Adige e al centro del paese la via Roma poi verso sud la strada di Adria, a circa un chilometro da Cavarzere si trova Ca'Labia. Nel libro troviamo una piantina della zona, con le case e gli abitanti, con i loro soprannomi e la composizione familiare, con qualche fotografia di allora, di cento anni fa. tutti poveri tranne qualche proprietario terriero. 

Nel fascinoso racconto io rivedo Oblivia di Pippo Russo, quella strada e gli abitanti in un onirico racconto. Anche il passato ci sembra un sogno lontano, un incubo o una bella storia lontana lontana. "Oblivia è un luogo incantato. Vive immerso in una natura d'irreale bellezza, lontano dal mondo e in un tempo senza tempo. La gente di Oblivia non conosce altri che la gente d'Oblivia, Oblivia è irraggiungibile perché l'unica strada che la collegava al resto del mondo franò un giorno a valle; e gli abitanti stabilirono che fosse meglio così, e che quel posto potesse bastare a se stesso. Soprattutto, Oblivia porta nel nome la dimenticanza" così scrive Pippo Russo e così trovo in Permunian nella sua Ca'Labia. 

Il racconto è inframezzato da versi, da incontri, da fotografie, e siamo già al suo primo incontro con Mario Giacomelli, a Senigallia, quarant'anni fa, quando un giovane poeta incontra il geniale fotografo di fama internazionale e dall'incontro nasce la collaborazione di un progetto visionario. 

Permunian mandò nel 1982 le sue poesie a Giacomelli e lui faceva "un'operazione espressiva" con un effetto espressivo-evocativo, come ben dice, nella rigorosa e importante postfazione Licia Maione. 

Da Ca'Labia al mondo tutto con l'incontro di anime elette, un'affinità elettiva che supera ogni distanza e vive nel magico luogo dell'arte e della fantasia. 

Un libro da amare moltissimo e che è amato moltissimo nel regno inventato, Il Regno Della Litweb

Ippolita Luzzo 

Ippolita Luzzo 2022


 Ippolita Luzzo 2022

Ippolita Luzzo, laureata in filosofia con tesi su Max Stirner, L’Unico e la sua proprietà. 

Da giugno 2012 scrive sul blog “Il Regno della Litweb di Ippolita Luzzo” quasi un giornale di cui lei è editorialista, direttrice e cronista. Col suo blog indaga e legge ogni momento letterario ed artistico per lei autentico interpretando in modo originale il senso del testo.

Ha vinto il premio Parole Erranti il 5 agosto 2013 a Cropani, nell’ambito dei Poeti a duello, X Festivaletteratura della Calabria.

Nel 2016 ha vinto il concorso “Blog e Circoli letterari" indetto da Radio Libri nell’ambito di Più Libri più liberi al Palazzo dei Congressi a Roma.

Dal 2017 fa parte della giuria del Premio Brancati.

Il 6 ottobre 2018 vince il Premio Comisso #15righe, dedicato alle migliori recensioni dei libri finalisti.

Sempre ad ottobre 2018 il suo blog è stato inserito dal sito Correzione di Bozze fra i Lit-blog e le riviste online nazionali che si occupano di letteratura.

Fa parte, fin dal primo momento, della giuria scelta per la Classifica di Qualità dalla rivista L’Indiscreto.

Dal 2019 Il Regno della Litweb collabora con Il Premio Comisso 15 Righe nella giuria di valutazione delle recensioni sui libri in concorso.

Nel 2021 è Presidente di giuria del concorso Sperimentare il Sud 

nel 2022 è in giuria nel Premio Malerba.

Scrive su giornali e riviste on line e cartacei.

Molti suoi pezzi stanno nelle cartellette degli autori che, fidandosi, le mandano i loro scritti.

Nella libertà di lettura.

mercoledì 30 marzo 2022

Liliana Madeo Si regalavano infamie


 Leggere bene, con Liliana Madeo, leggere la storia come se fosse un romanzo. Liliana Madeo, giornalista delLa Stampa, si occupa qui di una vicenda che l'ha molto presa tanto da indagare e conoscere meglio  l'amicizia fra due donne potentissime nella Bisanzio del VI secolo dopo Cristo, alla corte dell'imperatore Giustiniano.

Antonina e Teodora le potenti di Bisanzio è il sottotitolo del romanzo, e sembra la biografia di entrambe, tanto la ricerca è accurata. 

Antonina è però la protagonista, Antonina morta e infamata, Antonina qui raccontata dalla figlia Giovanna, dallo storico Procopio, cronista dell'epoca terribile in cui la vicenda si svolge. Antonina, vedova di un mercante e sposa di Belisario, il più grande generale dell'impero. 

Guerre e intrighi, tradimenti e torture, si succedono in una storia sempre crudele e in bilico fra esaltazioni e umiliazioni. L'amicizia fra Teodora, moglie dell'imperatore Giustiniano, e Antonina, moglie del più valente generale dell'impero, si snoda fra avvenimenti storici terribili, dettati dalla sete del potere, più che dalla voglia di ricchezza, dettati da rivendicazioni di ruoli, da voglia di riscatto e di autorità su tutto. Calpesteranno entrambe figli e affetti pur di soddisfare ambizioni e pur di sentire sempre di avere in mano lo scettro del comando. Il segno del comando, lo intitolerei io.

 Raccontato con grande maestria, il romanzo è avvincente e ci invita a riflettere sulla orribile contemporaneità con questi nostri tempi insanguinati da anni e da guerre altrettanto insensate, sofferte dal popolo, sofferte da chi, incolpevole, si trovi in mezzo nei giochi di potere.

Scorrono le immagini della guerra in corso nel mentre io leggo le guerre del sesto secolo dopo Cristo. Con Liliana Madeo, leggiamo intrighi e invasioni, generali e potere, terribile potere che sevizia l’umanità e nel nostro terrore cerchiamo rifugio nella letteratura.

Ippolita Luzzo 


lunedì 28 marzo 2022

Emanuela Monti Memorie di un'avventuriera Aphra Behn


 Liberamente ispirato alla vita di Aphra Behn, scrive l'autrice, Emanuela Monti, nel sottotitolo e spiega il perché nella sua introduzione. Dopo aver fatto, con un iniziale sgomento, la tesi di laurea, che le era stata assegnata, lei si appassiona a questa scrittrice del Seicento, drammaturga di un secolo di transizione. Non sono state però le opere lasciate da Aphra Behn ad appassionare Emanuela, bensì la vita.

 Una figura di donna fuori dall'usuale, con risvolti incredibili. Di tutto ciò che le fonti rimandano , biografi e critici disquisiscono ancora, a volte non trovandosi d'accordo, ma si può tentare di immaginare, ed è ciò che ha fatto Emanuela Monti, pur nella rigorosa ricostruzione storica. 

La prima donna scrittrice, la prima donna che viene pagata per il valore del suo scritto, dice Virginia Woolf, invitando tutte le donne a ricordare Aphra Behn. 

Nella Londra del 1682, ad agosto, a ferragosto, inizia il racconto con una lettera dell'attrice Lady Slingby all'uomo che Aphra aveva amato. Una lettera di richiesta di aiuto rimasta inevasa. L'uomo si ritrae. Aphra e l'attrice sono in prigione a causa di un dramma recitato al Duke's Theatre, perché il Re si era offeso. 

 Aphra uscirà dalla prigione e troverà questa lettera nelle sue carte, e siamo nel 1686 e leggo con partecipazione un discorso sull'amore che un po' appartiene a tutti. L'amore come un gioco crudele, l'amore come come sfida, e vince sempre chi ama sé stesso, così lei ci racconta del suo amore con John Hoyle, carnefice e vittima, e la vittima non merita indulgenza, essendo una stolta pedina di un gioco sterile. 

Aphra brucerà tutte le lettere che lui le ha mandato, tranne le prime. 

Mi ero ripromessa che non dovevo raccontare passo passo questo romanzo accattivante e amatissimo, per lasciare che ognuno si possa scegliere i momenti e le pagine da conservare, io ne ho conservate tante, come quest'altra, quando l'amore finisce, e lui che pur l' aveva sempre amata, ora le confessa di non amarla più, anzi che era la prima volta che lui, amando un'altra, si sentiva attratto. 

C'è sempre una grande competizione, una tensione amorosa che regge tutto il romanzo, anche se gli eventi storici vedranno Aphra protagonista come spia, al servizio del re. 

Intanto scrive poesie e romanzi, dedica a Giacomo Stuart alcuni drammi e ciò le procura attacchi violenti. Nel teatro morto il re Carlo tutto è cambiato.

Leggiamo dei suoi malanni, della sifilide, della gotta, della sciatica, e altri disturbi intestinali che neppure la liquirizia riuscirà a risolvere. 

Aphra muore nel 1689 ma in questo libro è viva e ci parla delle sue poesie, delle sue "novel", dei suoi drammi.

Un grande applauso a Emanuela Monti per avercela presentata

Memorie di un’avventuriera, pubblicato da Il ramo e la foglia edizioni. 

Ce ne andiamo tutti nell’Inghilterra del Seicento con questa biografia romanzata sulla prima donna scrittrice di professione.

 E per oggi ringrazio la mia buona stella che fa giungere nel Regno opportunità di letture stratosferiche

Ippolita Luzzo   

martedì 22 marzo 2022

Marco G. Ciaurro Saggio sulla poesia di Francesco Belluomini

 


Vocazione e custodia del senso di verità è il titolo del saggio sulla poesia di Francesco Belluomini frutto degli studi di Marco G. Ciaurro, filosofo, scrittore e organizzatore di eventi. È membro della Societé Amie de Blanchot e del Comitié de rèdaction nel sito Espace Maurice Blanchot. 

Francesco Belluomini, poeta, idea e fonda il Premio Camaiore, ora a lui intitolato. 

Belluomini si definisce operaio dei sogni e la sua opera è un grido proletario." intenso  come grado zero della scrittura. Perché non c'è grido più forte del silenzio della scrittura." Marco Ciaurro si chiede se sia possibile l'umanesimo, una via all'umanesimo, "Umanesimo del grido" che possa denunciare una natura violata e depredata in cui l'uomo disconosce il suo compito razionale e disconosce il senso interno della parola, che è la poesia.

La poesia è pur sempre la speranza che sia possibile sconfiggere il nonsenso e dare un senso alla vita. 

Dall'astratto al concreto mi piace dire che mai avrei potuto conoscere la poesia di Belluomini se Marco Ciaurro non ne avesse fatto testimonianza, ed è bella questa amichevole conoscenza sul segno linguistico.  Francesco Belluomini ha attraversato più generi, scrivendo molto, più di trenta i libri pubblicati, ma rimane soprattutto un poeta. 

La poesia è vigilanza della parola, sorveglianza del senso e del nonsenso linguistico, e  nel passaggio da pensiero ad azione, dal momento in cui quell'istante del pensato si trasforma in segno si raggiunge il circolo del senso.

 «Chi scava il verso incontra l’assenza degli dèi»: così Maurice Blanchot dà voce a chi ha avuto il privilegio e insieme la sventura di essere colpito dall’anatema della letteratura. Così leggo su Lo Spazio Letterario. 

Il linguaggio di Belluomini è respiro reale, la poesia è un varco sul pensiero in eccesso. La poesia è come una ricetta. "Nonostante tutto lo rifarei" scrive il poeta-

Moltissimi gli spunti interessanti, moltissima la commozione leggendo il saggio e vi rimando alla sua lettura sperando di avervi incuriosito. 

Ringrazio il luogo poetico dell'incontro e ringrazio Marco G. Ciaurro per l'eccezionalità della lettura

Ippolita Luzzo



giovedì 17 marzo 2022

Commedie del vespero e della notte di Livio Santoro


Commedie le chiama Livio Santoro.
Preghiera dell'ascesa del Kohr è una preghiera, anzi una convinzione. Gli abitanti della pianura del Kohr credono che il cielo eterno sarà raggiungibile anche dai vivi se saranno rispettate alcuni precetti d'igiene e cosmesi. Ah come sono assurde le credenze altrui! 
Piaga è una preparazione all'arrivo delle locuste. Sempre una preghiera è, perché prepararsi all'arrivo era già nel Vangelo, arriveranno dunque, come in tutte le storie, le locuste e saranno il cibo proteico, un balsamo.
Il cerchio della lotta è uno dei racconti brevi, più che un racconto un saggio sulla lotta, anzi su cosa sia la lotta, su cosa si dovesse intendere per lotta. 
Anche su questo si formarono fazioni, ed anche se nessuna delle parti, intenta nelle discussioni, volesse litigare, anzi volevano una intesa collegiale, si continuava la discussione con toni a volte alterati, tanto più alterati che alla fine le parti litigarono davvero. 
A valle del dolore è un racconto su una sciagura già successa che sta portando un dolore immane in un villaggio, in una comunità. Decidono infine gli abitanti che uno solo di loro debba prendersi carico della sofferenza generale e ad uno solo viene inflitto lo stesso tormento che venne dato a Prometeo. Incatenato costui su un trespolo, ognuno poteva infliggere su quel corpo nudo ogni genere di ferita, per poi la notte curarla affinché non si infettasse,  ed il tormento durasse eterno. E da allora, spostando l'oggetto del dolore, nessuno pensò più alla sciagura che era stata. 
Oracoli deludenti ci invita all'esercizio dell'immaginazione, all'esercizio della finzione, e far bastare quel che si ha, perché solo questo esercizio sarà la risposta che non c'è al nostro vagare, e come l'oracolo ci dirà "Non troverai nulla di ciò che cerchi perché in nessun luogo esiste"
Livio Santoro in Commedie del Vespero e della Notte, raccomandate dal Regno della Litweb 

Ippolita Luzzo 





"Due anni dopo l'uscita delle sue "Piccole apocalissi", Livio Santoro torna con una nuova raccolta di racconti fantastici. Testi brevi e brevissimi, nei quali il talento visionario dell'autore prende forma in una prosa densa e musicale che sfiora la poesia. Tra atmosfere cupe e scenari estremi, in ognuna di queste "commedie" si avverte in sottofondo il ghigno inquietante della tenebra."


domenica 13 marzo 2022

La Terra senza di Anna Vinci diventa un film


Giornata magica oggi per il Regno della Litweb ospite di Anna Vinci e Rean Mazzone nel bistrò "Amici miei" per un risotto ai funghi buonissimo in compagnia degli attori Carlo Greco e Aurelio D'Amore e di altri componenti la troupe del film ''La terra senza'': il film d'esordio di Moni Ovadia. Produzione di Rean Mazzone. 

Rean era a casa per una laringite che ci aveva afflitto entrambi ma io, benché quasi impossibilitata a parlare, ho sfidato laringe e faringe pur di esserci. 

Partiamo da Lamezia Terme con Gian Lorenzo Franzì, direttore di produzione del film, e a Valentina Arichetta, sua moglie, nonché compagna di letture del libro di Anna Vinci "Tina Anselmi Storia di una passione politica". 

Portiamo ricordi bellissimi con noi, negli anni felici di una amicizia leale. Seguiamo dunque questa nuova avventura, ora nel marzo 2022 iniziano le riprese tra i palazzi storici e il Parco della Biodiversità nella città di Catanzaro, dove la storia è ambientata, storia nata da un testo teatrale, un dramma in due atti, della scrittrice Anna Vinci. Lo spettacolo, prodotto nel 2008 dalla Fondazione Politeama, e andato in scena per la I volta il 16 maggio 2008 nell’ambito dell’allora stagione dei “Teatri di maggio”, aveva per protagonista l’attore catanzarese Carlo Greco, proprio come nella versione cinematografica, ed io che ho letto il libro non potrei immaginare nessun altro al posto suo.

La storia è un ritorno a casa, in Calabria, del protagonista, Ludovico, e del suo scontro con la sorella  divisi da scelte di vita diverse.  

Il fratello sarà interpretato, come ho già detto, da Carlo Greco, mentre la sorella da Donatella Finocchiaro. Il figlio della sorella sarà  Aurelio D'amore, anche lui perfetto nel ruolo, infatti Anna, oggi lo chiamava Giacomo. 


La Terra Senza ci riguarda un po' tutti, sia coloro che sono andati via, come Ludovico, sia coloro che sono rimasti qui, al Sud di tutte le cose, riguarda noi come individui nei laceranti rapporti familiari che inspiegabilmente prendono strade irreversibili e pur nei silenzi diventano luoghi impossibili da percorrere.

Sarà un film che interesserà noi tutti attraversando luoghi e tempi, generazioni che si incontrano sul terreno nuovo del presente

Intanto anche io torno a casa ma capisco che non posso parlare di ciò che mi è successo e quindi lo racconterò a voi. 

Incontri ravvicinati di terzo tipo era un film di Spielberg del 77 ma noi oggi siamo nel 2022 a marzo con la scrittrice Anna Vinci nonché sceneggiatrice del film La Terra senza.

La vita intanto ci sorprende e ci straorza nel gioco dei venti e degli eventi  e così oggi mentre felicemente felici ci incontravamo con gli attori del film, mentre io chiacchieravo con Aurelio D'Amore, ecco che entra per salutare Carlo Greco, l’attore protagonista, un suo conoscente degli anni che furono ed il tempo si è fermato. 

In un istante la barriera si è infranta, moltissimi anni azzerati e Carlo Greco ci racconta chi è quel signore, ci racconta della sorella, bravissima attrice di Catanzaro. La commozione è palpabile, noi facciamo un applauso spontaneo come se fossimo a teatro, e fra lacrime di sentimento in noi il ricordo diventa presente. 

Quello che Carlo ci racconta è un periodo in cui le aspettative erano realtà, ci racconta del "  finire degli anni settanta quando una giovane attrice catanzarese entrò nella corte di Federico Fellini. Era Sara Tafuri la quale, dopo una brillante esperienza teatrale iniziata nella scuola di recitazione creata da Antonio Panzarella, assieme a Pino Michienzi, Rosa Ferraiolo, Diego Verdegiglio e Adele Fulciniti, approdò a Cinecittà. Per apripista, la Tafuri, aveva inviato alcune sue foto ma, non ricevendo riscontro, decise di recarsi personalmente nella città del cinema alla ricerca del mitico Fellini." e lo incontra veramente, lavorando poi per lui nel film La città delle donne. 

Carlo già da allora conosceva Sara Tafuri, e continua a dirci poi il suo terribile incidente nel mese di giugno del 1986, avvenuto a Catanzaro, e da allora "La sua vita è totalmente cambiata per colpa di quell’amaro destino che l’ha portata a vivere nella quasi immobilità" Anna abbraccia Carlo, io mi avvicino dopo, nel mio peregrinare attraverso la vita che si fa beffa di tutti noi, una vita bellissima e crudele, una vita che è un soffio, un giorno, una espressione degli occhi, un sorriso e un incontro. 

Ippolita Luzzo 

Ps: Nel film ci sarà la partecipazione di Gianluca Vetromilo, nel ruolo di Ludovico da giovane. 

Sul set ci saranno i bambini e i ragazzi  dell'Istituto Manzoni di Lamezia Terme  


articolo su Sara Tafuri di Alessio Bressi


mercoledì 9 marzo 2022

Cetta Petrollo Margutta 70


Margutta 70

Fra le varie magie, o chiamiamole coincidenze, mi ricorderebbe Domenico Dara, c'è questa meraviglia successa ieri, nella giornata internazionale della donna. Dopo aver trascorso tutto il giorno da mia madre, torno a casa e nella buca della posta mi aspetta il libro di Cetta Petrollo, Margutta 70, dedicato ad un luogo, a quegli anni, all'incontro con Elio Pagliarani, lo scrittore e poeta , con cui lei ha vissuto in leggerezza, gioia e speranza. 

Elio Pagliarani nato a Viserba, 25 maggio 1927  e morto a Roma, 8 marzo 2012. Dieci anni fa. La coincidenza della data mi sembra sempre quella risposta voluta ad una esigenza di un incontro.

Elio Pagliarani è stato critico teatrale del quotidiano Paese Sera, giornale amatissimo. È, uso il verbo al presente, tra i principali esponenti della neoavanguardia, è uno scrittore, ricordiamo La ragazza Carla, e ha una capacità inusuale di giocare con la lingua e il ritmo. 

Elio e Cetta abitavano al 51a via Margutta, negli anni Settanta, e sono quegli anni, insieme a quella via, i protagonisti di questa testimonianza felice di un amore, di una corrispondenza amorosa attraverso un tempo dilatato da tante letture e da generazioni diverse. 

"Margutta, una piccola via del centro di Roma, nel rione Campo Marzio,  alle pendici del monte Pincio, ora è un luogo di gallerie d'arte e di ristoranti alla moda, ma anticamente ospitava botteghe artigiane e stalle. Si tratta di una parallela di via del Babuino, la strada che va da piazza del Popolo a piazza di Spagna." 

Non ricordo quella via, troppo poco sono stata a Roma, ma Cetta Petrollo ci fa amare, di amore intenso, la via, la casa in quella via, gli incontri, e soprattutto Elio, compagno, amico, marito, ma soprattutto un poeta. "Scriverò, dunque, di una storia che era normale mentre la vivevo, ma adesso, nei miei ricordi e nel confronto con questi anni e con incontri più recenti, mi sembra straordinaria" e il protagonista, Elio, era straordinario per aver fatto della poesia "una scommessa di vita".

Anche Cetta Petrollo con  All’epoca che le fanciulle, edito da ZONA Contemporanea (Genova) nel 2017, con il libro più recente  Giochiamo a contarci le dita (ZONA Contemporanea, Genova 2021), e con Margutta 70, gioca la sua scommessa con la poesia, con la prosa, con il racconto ma sempre con una libertà sorvegliata, con  felice consapevolezza di leggerezza e allegria.

"Il piano su cui ci incontravamo - me ne rendo conto solo ora - era la trascuranza di quanto non fosse fondamentale al vivere - e la passione del vivere reggeva le nostre giornate e ci stava bene tutto ciò che ci facesse toccare il presente"

Un libro da leggere e rileggere, da amare immensamente perché immensamente ci fa amare la vita, gli incontri, l'amore per i libri, per il gioco dei versi, per il ritmo, per il suono felice che tintinna da  ogni pagina 


Ippolita Luzzo

Cetta Petrollo è nata nel 1950 a Roma, dove vive, è stata per quasi quarant'anni bibliotecaria, dirigendo alcune fra le più importanti biblioteche italiane fra le quali la Biblioteca Vallicelliana e la Biblioteca di Archeologia e Storia dell’Arte.  Ora è Presidente dell’Associazione letteraria “Elio Pagliarani” che organizza l’omonimo premio nazionale di poesia. Frequentatrice dei laboratori di poesia di Pagliarani e prefata da Amelia Rosselli nel 1984 per la raccolta Sonetti e stornelli ( ed.Tam Tam), è autrice di numerose raccolte di prosa e poesia e del romanzo Senza permesso con prefazione di Walter Pedullà (ed.Stampa alternativa, 2007). Ha pubblicato edizione d’arte con incisioni di Cosimo Budetta per le edizioni Ogopoco. Qui http://eliopagliarani.blogspot.com/2012/07/scuola-pagliarani-allisola.html

lunedì 7 marzo 2022

Sesso più, sesso meno di Mario Fillioley


 Un libro strano, divertente e malinconico.

E sesso fu: astrazione mentale di Mario Fillioley, siciliano di Siracusa e quindi erede del filosofo Simmia di Siracusa (Siracusa, IV-III sec a.C.) 

Menzionato da Diogene Laerzio, come discepolo di Aristotele di Cirene, e di Stilpone di Megara di cui sposò la figlia come si dice in questo passo:

«Qualcuno disse a Stilpone che la sua figlia era un disonore per lui, ma egli di rimando: Non più di quanto io sono un onore per lei.»

(Diogene Laerzio, II 114)

Sorridendo vi racconto di Simmia, sorridendo mi piace pensare a Mario Fillioley più come filosofo che come narratore, filosofo che inventa una nuova interpretazione del sesso: Sesso più, sesso meno.

Leggendolo oggi al caminetto ritrovo tante astruserie mie e soprattutto tante astruserie di tutti noi che non siamo oggetti ma soggetti pensanti prima di essere macchine riproduttive, come purtroppo succede a Dolores, la cavalla, oggetto degli studi di Luca Malfitano, l'assegnista universitario che lavora in pizzeria.

Luca è un ricercatore con decine di articoli su riviste di livello internazionale, eppure Luca  rimane imbrigliato in un rapporto di sesso con Brigida, la donna che frigge le patatine nella stessa pizzeria dove lui lavora. Chissà cosa vorranno dire questi contorcimenti di coppia se non il vuoto assoluto della relazione umana! Arianna si interroga sul desiderio, sul desiderio di chi desidera lei, di chi vuole entrare in contatto con lei, ma sul suo desiderio glissa, in effetti. 

Sesso più, sesso meno, mi ricorda un tipo che chiamava attrezzistica il fare all'amore con la moglie, dunque costui faceva un sesso meno. In effetti i protagonisti del libro sono le coppie, Peppe e Arianna, Brigida e Enzo, o Brigida e l'ex marito, e poi Sergio, Sergio che si interroga, smarrito a Terni, "Cos'è questo sesso che è solo sesso? Chi l'ha mai visto?" ed anche lui sa benissimo che il sesso non è mai solo sesso. 

Un vero trattato di filosofia mascherato da romanzo lieve e sorridente sulle nostre manchevolezze, mascherato da post su Facebook, mascherato da coppie che non sono coppie, ma che vorrebbero esserlo. Oh, quanto lo vorrebbero! però però vi lascio scoprirlo nella lettura

Ippolita Luzzo  


giovedì 3 marzo 2022

Fifty-Fifty La mente Rivelatrice di Ezio Sinigaglia e Massimo Scotti


Trovo fiabesco e fuori dal tempo e dallo spazio il fatto che entrambi questi due libri di due autori legati da una serie di incontri letterari stiano nello stesso momento e nel presente insieme qui nel Regno della Litweb. Cerco di raccontarlo a mia sorella ma la vedo distratta e così ritorno al blog, ritorno qui con un pezzo che nasce da "Il mistero ha i suoi misteri" Cocteau La macchina infernale. 

Un libro di domande, il primo capitolo deLa Mente rivelatrice di Massimo Scotti distingue la percezione letteraria in un doppio significato: percezione in letteratura e percezione attraverso la letteratura, il primo significato è relativo in quali modi si sia indagato sulle attività percettive, il secondo è sul come i testi scritti plasmano e modificano la realtà. Nel secondo significato ci sta tutto il nostro creativo mondo letterario che richiede una letteratura libera, senza coercizioni "Per svolgere la sua funzione trasformativa sul linguaggio come sulla mente umana ha bisogno di essere esente da condizionamenti e censure. Altrimenti si riduce a un prodotto scialbo e inerte. Addomesticato, e inerme." sono così la maggior parte dei prodotti letterari di questa epoca indecente ma non è così per il libro di Ezio Sinigaglia, già letto e conosciuto da Massimo Scotti più di trent'anni fa.

 Oltre il tempo e oltre lo spazio il primo amatissimo libro di Ezio Il Pantarei, ci unisce nel il tempo e i giorni, era questo il titolo originario, e rimane conservato nel cassetto di Massimo Scotti e ritorna pubblicato da TerraRossa edizione grazie a Giuseppe Girimonti Greco, l'angelo della letteratura vera, della letteratura che libera. 

Dopo Il Pantarei Ezio Sinigaglia pubblicherà L'imitazione del vero, e Fifty-Fifty prima parte e ora Fifty-Fifty seconda parte, regalandoci il giocoso gioco di uno stile creativo e divertente. Uno stile liberatorio.

 Giochiamo con Ezio, insieme a Massimo, con Due gocce d'acqua da Fifty-Fifty:" Il cielo, adesso, drammatico, barocco. Nuvole bianche, grasse, cotonose, gonfiano i bicipiti e attorcigliano le chiome, simili ad angeloni stupidi di gesso. Galoppano innocui e vanitosi sotto la frusta di scirocco, gli angeloni bianchi, felici di agitare l'azzurro della volta e di giocare con il sole, velandolo e svelandolo fulminei nel loro interminabile corteo."

Potrei raccontarvi la trama di Fifty-Fifty Sant'Aram nel Regno di Marte ma non aggiungerei nulla al piacere che troverete gustando pagina dopo pagina le trovate e le godurie delle immagini e delle situazioni ma soprattutto le astrazioni e le sciarade, le crittografie e i rebus. e poi le enigmi. Io ho messo tante orecchiette al libro di Ezio e non posso riportare qui, e "forse le intuizioni della letteratura si capiscono appieno solo dopo che la scienza le ha confermate" ci scrive Massimo Scotti ma noi le apprendiamo giocondamente leggendo Ezio Sinigaglia amatissimo nel Regno della Litweb   

Ippolita Luzzo