La meravigliosa lampada di Paolo Lunare
Ieri prima riunione all'aperto del gruppo lettura Bookclub lector in fabula di Lamezia Terme nel Parco Dossi Comuni.
Felicità ed emozione nel vederci dopo tre mesi e due riunioni svolte sulla piattaforma online. Bellissimi i commenti di tutti i presenti sul libro di Cristò Chiapparino e ho chiesto a Francesco Calimeri di conservare almeno una testimonianza scritta della sua articolata disamina sul testo. Lo ringrazio immensamente. Questo testo è solo una parte di tutto ciò che lui ha detto a noi.
"È molto difficile parlare de "La meravigliosa lampada di Paolo Lunare" di Cristò senza correre il rischio di essere banali. Probabilmente il modo migliore è partire dal suo punto di forza, dalla sua idea letteraria: è attorno a questa che l'autore costruisce un racconto e lo lascia svilupparsi attraverso molti dei temi chiave della letteratura (e, forse, dell'umanità) con sfaccettature individuali, sociali, universali: amore e morte, realtà e sue rappresentazioni, desideri e frustrazioni, voglia di riscatto e rassegnazione, il rapporto con sé stessi e con gli altri, il peso della vita e degli anni, la solitudine, la percezione del tempo, il senso dell'esistenza, e ancora... Con la cerniera (apparente) affidata al peso che fiducia e tradimento, sincerità e menzogna hanno nei rapporti amicali, familiari, coniugali.
Tutto accade nello spazio di un racconto relativamente breve, che scorre via coinvolgendo per gradi, accelerando: in modo lento lento e lasco all'inizio, serrato e veloce al termine. E con brusche, repentine frenate.
L'idea, l'originale artificio creativo (e narrativo) che dà vita al racconto, è la casuale invenzione di una lampada in grado di produrre un fascio di "luce" che permette di vedere i morti; questi sono intrappolati in una dantesca e compulsiva ripetizione delle stesse azioni e negli stessi luoghi che in vita li hanno legati alla propria più grande bugia.
L'idea è al contempo semplice e potente; e rischiosa!
L'immaginario moderno è troppo carico di temi simili letti, ascoltati e visti in una miriade di interpretazioni.
Eppure, Cristò resiste alla tentazione di esagerare, non ha paura di citare, e riesce ad essere profondo e leggero, senza prendersi troppo sul serio ma senza mai prendere in giro il lettore.
La vita è difficile per tutti, ed è ingiusta, dato che non per tutti è difficile allo stesso modo; ed è difficile per gli esseri umani in quanto tali. È quindi inevitabile che siano difficili le relazioni tra essi, quelle che legano un padre al figlio, una figlia alla madre, due coniugi, due amanti e una persona con un altro sé, magari quello nel passato.
La storia di Paolo e Petra (un immediato riferimento neotestamentario) è quella di ogni individuo, di ogni coppia, di ogni famiglia, ma è pure umilmente unica. La cifra del loro rapporto è la presenza di cose mai dette; ma le bugie, le manipolazioni, le omissioni sono di fatto ovunque: nelle famiglie di origine e nel rapporto di ciascuno con sé stesso. Ed è un costante tormento sulla verità, intesa tanto come lo spazio tra sincerità e menzogna, quanto tra ciò che è e ciò che possiamo sapere.
La storia delle manie e delle smanie, dell'ossessione che possiede prima Paolo e poi Petra, come un demone (un "Daimon"), mostra ben oltre che l'evoluzione dei personaggi; e cattura l'attenzione, suscitando simpatia, riprovazione, stupore. E non lo fa sterilmente; se anche volessimo ignorare tutte le questioni che solleva, sarebbe ben arduo far finta di non essere investiti dalla carica emotiva che, sapientemente e poderosamente, suscita.I riferimenti filosofici e letterari (dal mito della caverna di Platone alla Metafisica e all'Etica Nicomachea di Aristotele, da Dante Alighieri alle incertezze contemporanee) si sciolgono nel piacere del racconto; prevedibilmente, il piacere di narrare di Cristò non porta ad un lieto fine, né ad un tentativo di dare un senso alle cose; ma se questo ci fosse, forse, sarebbe l'amore. Quello che spinge ad essere sinceri contro ogni paura, o a mentire contro ogni ragione.
È sempre pericoloso dare giudizi troppo negativi o eccessivamente lusinghieri; tuttavia, "La meravigliosa lampada di Paolo Lunare" è, potenzialmente, un classico moderno.
Francesco Calimeri è Professore Associato presso il Dipartimento di Matematica e Informatica (DeMaCS) della Università della Calabria
Ippolita Luzzo
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