mercoledì 16 maggio 2018
Quando sarai nel vento di Gianfranco Di Fiore
Il libro è stata candidato al Premio Strega e fino al 19 aprile, data della scelta dei 12 finalisti, sono stata convinta che avrebbe partecipato alla cinquina. Non è stato così e mi rammarico però penso che ci saranno altri luoghi dove far soffiare il vento. Il libro merita. Tutto è oltremodo curato e amato e la deliziosa copertina ci mostra Abele solo, mentre Marlena, Malcom e Benjamin sono collegati da fili geometrici componenti triangoli e quadrati. Continuo a credere che a volte le copertine abbiano doni magici, una immagine e raccontano tutto.
“Anche se non ricordo più le cose che ho visto, prima di quel lungo sonno, voglio provare ad inventare un’altra possibile vita, un paradiso chiaro senza pene né oblio” dal libro “Quando sarai nel vento”. Lo leggo aprendo a caso come un dialogo continuo. “Ma io non sceglievo, perché non ricordavo nessun dettaglio della mia esistenza e per di più non avevo mai considerato il mio e il suo respiro come secondari a qualcosa “
Il libro ha per protagonista Abele, che studia i venti ascoltando con uno stetoscopio elettronico il respiro della Terra. Da questo momento in poi ci troveremo immersi in una prosa musicale e il vento diventerà la molla per spostarsi e conoscere il passato, per cercare un padre di cui non si hanno più notizie e per altro ancora.
“Per qualche anno il vento aveva riempito le mie giornate: i libri e le ricerche in giro per il mondo, il confronto ravvicinato con le meccaniche dell’universo,… aveva trasformato me stesso in uno strumento di passione… e bastava un temporale… per sentirmi un uomo comune e senza qualità, per sentirsi ricacciato nelle astrazioni delle proprie convinzioni” Ho volutamente fatto sintesi di un periodare ricco, che si stende per pagine, di una scrittura distesa e curata per regalare al lettore il senso di alcuni suoni, di passaggi. Bianco, rosso, blu e giallo, sono i colori che accompagnano i paesaggi e le denunce, il vortice del tempo in un temporale. Marcello Fois presentandolo al Premio Strega scrive: “Abele corre per sé, attraversa un mondo che pare indifferente e invece subisce quella minima vibrazione che ognuno di noi è in grado di suscitare anche solo col piccolo atto di eroismo di pensare possibile determinare la propria vita”. Un piccolo atto di eroismo per noi.
Ippolita Luzzo
Gianfranco Di Fiore è nato ad Agropoli nel 1978 in una famiglia di musicisti. Da sempre affascinato dalle «storie», ha lavorato nel mondo del cinema e della pubblicità, in Italia e all’estero, come sceneggiatore, regista e montatore, collaborando per anni con il Giffoni Film Festival. Dopo l’esordio nel 2011 con il romanzo La notte dei petali bianchi (Laurana Editore), ha pubblicato diversi racconti in varie antologie.
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