mercoledì 7 giugno 2017

Letizia Dimartino:Direzione Inversa

Sto qui sui racconti di Letizia Dimartino con in testa la lettura di Carlo Rovelli "L'ordine del tempo"
"Mi fermo e non faccio nulla. Non succede nulla. Non penso nulla. Ascolto lo scorrere del tempo. Questo è il tempo. Familiare e intimo. La sua rapina ci porta. Il precipitare di secondi, ore, anni ci lancia verso la vita, poi ci trascina verso il niente... Lo abitiamo come i pesci l’acqua. Il nostro essere è essere nel tempo. La sua nenia ci nutre, ci apre il mondo, ci turba, ci spaventa, ci culla. L’universo dipana il suo divenire trascinato dal tempo, secondo l’ordine del tempo."
Il caso mi porta a leggere nello stesso giorno L'ordine del tempo di Carlo Rovelli e il libro di Letizia Dimartino, suo esordio letterario. In entrambi il tempo scompare si appiattisce sugli avvenimenti. Il tempo è il cambiamento eppure il tempo sembra immobile. Nel modo inusuale di raccontare Letizia sembra mettere in opera i concetti del fisico teorico Carlo Rovelli. Così è il leggere nelle parole di Letizia, così il ritmo nel suo appoggiare quasi fatti, eventi minimi, successioni di momenti su un letto ben acconciato e sfogliando le fotografie del tempo. Lo ha fatto dapprima inconsapevolmente, lo ha fatto come si faceva un tempo nelle domeniche lunghe e senza storia, riprendere una per una le fotografie e su ognuna raccontare il tempo. Il tempo che non c'è.
Carlo Rovelli da fisico dimostrerà l'inesistenza del tempo se non nel cambiamento. C'è tempo dove c'è mutamento. Senza mutamento tempo non c'è.
Sarà per questo che io mi sento senza tempo, fuori dal tempo e sarà per questo che leggo oltre il testo di Letizia questa cura e questa attenzione verso minuti, attimi, di sfuggita, osservati e poi oltre il tempo di già.
Direzione inversa Letizia Dimartino 2017 - Il seme bianco 
"Caro diario, mio figlio vuole che io scriva un romanzo. Me lo dice ogni giorno al telefono mentre in metropolitana scorre la città e io sento la voce della signorina che scandisce le fermate e credo che sia vera e glielo chiedo e lui mi dice no ogni volta e io lo ripeto. Comunque io subito dopo penso che questo romanzo prima o poi dovrei scriverlo ma subito dopo me ne pento e gli telefono di nuovo e gli dico che non lo farò e lui insiste e insiste e dice che ho tutta la mia vita da scrivere e così poi ci facciamo i soldi perché la gente comprerà il libro. E io mi ostino e lui pure. E non finiamo più di dire no e sì. Fin quando ci stanchiamo e lui è arrivato alla fermata Loreto e io mi commuovo sempre e mi metto seduta sul letto e mi sento triste. Poi gli dico che il nonno suo voleva io dipingessi e ci sperdiamo nei ricordi e tutto diventa confuso e io il romanzo non lo faccio. Mai."
Inizia così Letizia Dimartino i suoi quadri
"Caro diario  Quadri  Ore  Mio Padre Temi  Direzione Inversa  Un Foulard e un Cappotto   Badanti  Quei giorni  Marta  Grande  In viaggio" lo dice anche "Tanti anni fa scrissi un romanzo. Ogni pomeriggio delle pagine. Erano complete e belle. Sì belle e ben scritte. In quel tempo stavo leggendo Kundera. Era estate. Lasciavo il suo libro e iniziavo il mio. Solo che era tutto nella mente, mai una parola sul foglio. E così l’ho perso, l’ombra del pomeriggio me la ricordo ancora, il letto dalle lenzuola fresche e la trama e tutto ciò che era diverso e inusuale. E l’ho perso, per sempre. Peccato. Non ricordo più neanche di cosa parlasse, forse di me in quadri singoli, c’era la mia prima casa, chi mi aveva amato. Forse sto rifacendolo il romanzo." Sonia Guido Marta e poi Milano, l'odore di Milano al mattino, Modica e le cicale, quadri, e tutto questo raccontato ora su un social, il lettone matrimoniale dei nostri genitori, il luogo del narrare senza tempo, con un tempo che si ferma. Immobile. Alle 15,05 penso di stare dentro un colore... Così il narrare di Letizia viene raccolto, viene fatto diventare narrazione universale e diventa quel tempo che non era stato. "Le ombre della controra, quando si stava sdraiati e tutto era fermo." Nasce così la narrazione dall'osservare il muro bianco, le ombre della controra, dal silenzio e dal tempo fermo nelle stanze sole ma abitate da un fermento senza fine. 
Ippolita Luzzo 

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