Appunti
Fra offesa e rancore
“zona grigia” proposta da Levi: il male non ha intrinseca grandezza, può scaturire da piccoli gesti e piccoli atti e avere conseguenze catastrofiche.
"Il rancore si presenta così sotto forma di “un demone prigioniero”, che continua il suo eterno lavorio, imprigionato dentro di noi, alimentatore di rovelli inestinguibili, tenuto in vita dal nostro stesso desiderio. Il demone rumina, rimugina, rimastica sempre il medesimo bolo, come se il tempo della digestione definitiva non dovesse mai giungere. Kancyper, che ha dedicato all’argomento del risentimento uno studio, sostiene che questa emozione è legata alla dimensione temporale, differenziando tra due tipi di memorie: la memoria del dolore, che continua nel tempo della rassegnazione, e la memoria del risentimento e del rancore, che “si trincera e si nutre dell’aspettativa della vendetta in un tempo futuro”. Per questo il risentimento appare allo psicoanalista legato a pulsioni di morte: “la compulsione ripetitiva e insaziabile del potere vendicativo”; si regge, dunque, sul principio del “tormento”, un pensare calamitoso, come lo chiama un paziente dello psicoanalista argentino, in cui la collera diventa la sola via di fuga dal tormento interiore. - : http://www.doppiozero.com/rubriche/4270/201604/risentimento-i-parte#sthash.sjlMZlj7.dpuf
"La memoria è uno strumento meraviglioso ma fallace. E questa una
verità logora, nota non solo agli psicologi, ma anche a chiunque abbia posto
attenzione al comportamento di chi lo circonda, o al suo stesso
comportamento. I ricordi che giacciono in noi non sono incisi sulla pietra; non
solo tendono a cancellarsi con gli anni, ma spesso si modificano, o addirittura
si accrescono, incorporando lineamenti estranei. Lo sanno bene i magistrati:
non avviene quasi mai che due testimoni oculari dello stesso fatto lo
descrivano allo stesso modo e con le stesse parole, anche se il fatto è recente, e
se nessuno dei due ha un interesse personale a deformarlo. Questa scarsa
affidabilità dei nostri ricordi sarà spiegata in modo soddisfacente solo quando
sapremo in quale linguaggio, in quale alfabeto essi sono scritti, su quale
materiale, con quale penna: a tutt’oggi, è questa una meta da cui siamo lontani.
Si conoscono alcuni meccanismi che falsificano la memoria in condizioni
particolari: i traumi, non solo quelli cerebrali; l’interferenza da parte di altri
ricordi «concorrenziali»; stati abnormi della coscienza; repressioni; rimozioni.
Tuttavia, anche in condizioni normali è all’opera una lenta degradazione, un
offuscamento dei contorni, un oblio per così dire fisiologico, a cui pochi
ricordi resistono. É probabile che si possa riconoscere qui una delle grandi
forze della natura, quella stessa che degrada l’ordine in disordine, la giovinezza
in vecchiaia, e spegne la vita nella morte. É certo che l’esercizio (in questo
caso, la frequente rievocazione) mantiene il ricordo fresco e vivo, allo stesso
modo come si mantiene efficiente un muscolo che viene spesso esercitato; ma
è anche vero che un ricordo troppo spesso evocato, ed espresso in forma di
racconto, tende a fissarsi in uno stereotipo, in una forma collaudata
dall’esperienza, cristallizzata, perfezionata, adorna, che si installa al posto del
ricordo greggio e cresce a sue spese." Primo Levi I sommersi e i salvati
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