lunedì 16 novembre 2015

Matilde come Pallade dalla testa di Daniela


Matilde come Pallade dalla testa di Zeus

"Dialoghi degli dei" di  Luciano di Samosata  
Data di nascita: 125 d.C., Samosata, Turchia
Luciano di Samosata è stato uno scrittore e retore greco antico di origine siriana, celebre per la natura arguta e irriverente dei suoi scritti satirici. Fu esponente della seconda sofistica, e simpatizzante dell'epicureismo Una gustosa e umoristica interpretazione del mito della nascita di Pallade Atena ci è offerta da Luciano in questo dialogo in cui Zeus viene rappresentato in preda ai dolori di un parto cerebrale.  Atena che sta per nascere, dopo che Zeus, unitosi con Meti, avendo saputo che il figlio che ne sarebbe nato lo avrebbe detronizzato, inghiotte Meti incinta, che dal ventre continua a dargli preziosi consigli. A tempo debito Zeus é colto da terribili dolori al capo ai quali deve porre rimedio Efesto, urgentemente chiamato, il quale, da titubante ostetrico, darà con la scure un fendente al cranio di Zeus, da cui nascerà, nella sua bellezza e nel suo splendore, Atena.
Intanto vi dico che Luciano sarei io, oppure io sarei anche Efesto che con la scure immaginaria ho fatto uscire Matilde dalla testa di Daniela. 
Era infatti l'estate del 2014, vero? forse un po' prima, e Matilde cominciò ad apparire nella testa di Daniela, una Matilde  irrequieta, viaggiatrice. Da quel momento non c'era incontro in cui Daniela non mi dicesse dove era stata Matilde, senza però osare farla nascere. Mille scrupoli si frapponevano a questo desiderio. E se poi a Matilde il mondo non piacerà? E se Matilde non piacerà al mondo? e chissà se faccio bene e chissà se faccio male... lei mi diceva mentre continuava a presentare libri e a scrivere articoli su altri avvenimenti per Soveratiamo.com.
Un bel giorno di questa estate io prendo carta e penna, non l'ascia di Efesto e la costringo a mandarmi il file e poi l'ostetrica letteraria  la deposita in fasce fra le braccia di Pasquale Allegro, che farà da tramite con Casa Editrice e voilà, Matilde nasce il giorno degli angeli il due ottobre ed è subito un successo, va a scuola, al liceo Campanella e  sarà quel giorno una studentessa modello, con Libriamoci.
Libriamoci nel volo e ora, secondo Daniela,  ridivento un Virgilio nell'accompagnare Matilde a scuola ed in libreria, cosa che faccio volentieri e poi  anche io vorrei  spesso un  Virgilio che ci riaccompagni a riveder le stelle. Un Virgilio che ci sussurri le parole" Non ti curar di loro, ma guarda e passa" nel giusto senso di seguire il proprio momento senza farsi legare da pastoie inesistenti. Nel Canto III dell'Inferno, al verso 51, Virgilio, guida di Dante, sta descrivendo i cosiddetti "ignavi" (un'attribuzione – in realtà – mai usata da Dante ma nata in seno alla critica), cioè i vili, "coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo":

« Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa. »
E con questo consiglio sempre attuale seguiamo Daniela nella strada della scrittura che si chiamerà futura... come la canzone di  Lucio Dalla.


Matilde letta da me
Matilde, il racconto di una parabola ascendente e discendente, come la vita di tutti noi.
Quarant'anni allo scoccar della mezzanotte di Agosto ed è tempo di bilanci.
 Per tutti i compleanni sono giorni fastidiosi, ci costringono a guardare la sinossi di giorni e giorni, ci invitano a non perder tempo, visto che il tempo va via per i fatti suoi.
Solidarizzo subito con Matilde e la seguo nel suo decidere di trascorrere quel giorno in viaggio, accompagnata da una scrittura che segue i pensieri di una giovane donna su sé stessa ed intanto attraversa i paesi di una Calabria che ama.
 Intimista e descrittiva la prosa dell’autrice, infatti si alternano i momenti, fra pensieri e viaggio, a Placanica giunge di primo mattino per una preghiera alla Madonna.
Intanto la conosco, fra le righe, conosco la stranezza dell’essere speciale, della sensibilità, del vivere fuori del consueto e “lei di messaggi sociali era convinta di darne tanti e a tutti. Quei tutti che si incontrano per caso nel proprio cammino. Il caso; ma non esiste il caso, Matilde lo sapeva bene dentro di sé, esiste una mano invisibile che lega i puntini, esiste la provvidenza o il destino ma non il caso cieco, ambedue ci vedono benissimo invece. Siamo noi esseri umani miopi, ipermetropi, orbi e con le pupille offuscate che non riusciamo a vedere, che guardiamo in trasparenza, che focalizziamo più ombre che luci, siamo noi che perdiamo di vista l’orizzonte.”
Seguendo e “leggendo Democrito “il clinàmen”, il cambiamento immediato delle circostanze senza che l’uomo abbia partecipazione volitiva alcuna, una sorta di sliding doors; ella scopriva così semplicemente ogni giorno su di sé l’attuazione di una verità filosofica studiata nel passato. “
Si ritrova a Maida, davanti la Chiesa di San Francesco, la fontana a forma di scoglio le ricorda una sua caratteristica “e fu l’acqua ad andarle incontro sugli occhi, sulle labbra, in gola. Proprio al centro della gola dove Matilde si era convinta da un po’ di tempo si fosse ubicata la sua anima.”
Sant’ Andrea, Nardodipace, scorrono i paesi della Calabria, come i pensieri di Matilde che, ribellandosi a vivere come le altre, decide di leggere, di scrivere, di scegliere la branda al posto di una confortevole stanza da letto, decide se vuole curare o no i capelli, cosa mangiare e quando mangiare in una rivendicazione di libertà che sfiora l’assoluto. 
Precari. “  Ilde aveva immortalato il suo tempo in un certo qual modo, lei si sentiva vivere nello scorrere degli avvenimenti ma al contempo li attraversava restando immobile. Le capitava di vivere quel concetto fisico dello stare su un treno come passeggero immobile rispetto al treno ma in quiete rispetto alla terra. Una quiete assolutamente errabonda.”
Stalettì, Pietragrande, Montepaone… la bellezza di luoghi azzurri di mare e di cielo, Tiriolo, Torre Ruggero e poi la musica. Musica.
Fra noi ed universo un animismo, questo sente Matilde.
“Nardodipace era essenzialmente paesaggi e i megaliti, queste pietre che Ilde toccò, baciò, assaporò con le mani credendo di tenere in lei la sensazione rocciosa oltre il tatto. Le sensazioni la invasero, la pervasero. I colori, i profumi, un’aria innaturale, un senso di non appartenenza in quel momento a nessuna parte del mondo, un sentirsi ella stessa pietra con una massiccia consistenza. “Ma poi anche le pietre sono animate”
Nel ritornare si ferma spesso al Parco della biodiversità,  si ferma e attratta dalle opere d’arte non si accorge di scendere con la sua auto i gradini. Love difference del Pistoletto, differente modo di guidare…
Un atto d’amore verso i luoghi e gli abitanti, un omaggio alla bellezza e alla commozione, a Cropani, ai gradini che portano al Duomo, alle mille foto fatte davanti quella splendida facciata luogo di moltissimi matrimoni.
  Fra l’infanzia che ritorna e gli affetti che scompaiono per riapparire in altra sembianza, fra il giro degli anni che chiedono scelte lavorative sta la canzone di un amico. “L’astronomo” dell’amico Carmine, il cantautore, che dicevano “L’astronomo sempre con il pallino fisso delle stelle”
E come il postino di Domenico Dara trova a San Floro lo svelamento delle sue origini, del suo significante stare al mondo, così Matilde, da San Floro a Cortale, cercherà e troverà nella lettera, scoperta per caso, una guida. Le tante coincidenze che non avvengono per caso se vengono cuciti quei puntini che sembrano distanti.
Un bellissimo racconto di formazione, scritto con stile leggero e veloce, quasi trascritto direttamente dal pensiero sui tasti neri di un computer  per esser regalati come un fiore, come un papavero rosso nei campi ondeggianti le spighe del sapere. 


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