Leggo Il Saltozoppo e guardo il mare Ionio steso su un litorale lunghissimo, ora tappezzato di case su case.
Leggo e vado da Pietragrande a Riace e poi giù Locri, Siderno...
La Locride e le sue faglie, i suoi calanchi che scendono giù, le fiumare. La fiumara Allaro. Tra il 1951 e il 1953 la fiumara esonda creando enormi disastri al comune di Caulonia. Una terra che cambia e balla con una gamba sola, nella storia degli uomini che se la contendono.
In questo luogo tessono le Parche i destini di noi uomini in cerca di spazio. Qui come antiche figure mitologiche stanno ai loro telai le nonne, ed insieme una matriarca, zia Tuzza, quasi mummificata viene issata su un trono per la festa di san Silvestro. Qui si tesse con colori sgargianti il corredo, il tovagliato con cui allietare banchetti, asciugamani e damaschi da esporre al balcone al passare della sera nella festa del santo. Qui ci stanno famiglie che si odiano per un pezzo di terra che sparisce in una sola spazzata del torrente. Terra difficile. Alluvionata, sia morfologicamente che nell'anima dei suoi abitanti sempre in costante all'erta contro un nemico a cui piantare uno sparo uno sputo una maledizione.
Eppure come nella fiaba di Propp i suoi elementi si mescolano ed il bene ha un volto consegnato ad Agnese dalle donne che intrecciano i fili "Lana, seta, canapa, ginestra... la stanza dei telai era un composto di profumi: filati e colori che si mischiavano nell'aria per dare a quel posto un sentore che era solo il nostro. Di donna. Lì dentro avevo saputo e capito tante cose. Lì, le parole delle donne si intrecciavano, costruendo una scala di corda che si arrampicava attraverso gli anni passati, risaliva il tempo di decenni e poi di secoli." e la nonna le dice " Il tempo si ingrigisce e io uso colori sgargianti. E più fuori diventa nero, più qua dentro noi uniamo trame colorate, vive, a orditi pallidi."
C'era una volta in un paese fatato, c'era una volta un bambino dal nome straniero, Julien, e tutti i Julien della letteratura ci sorridono affettuosi, e questo bimbo va alla festa del paese "Durante il ballo si rompevano le convenzioni, cadevano i divieti. Io mi misi in coda, dietro a tanti ragazzini, per toccare l'ernia di don Nino Codispoti, di cui si diceva che la suonasse come una zampogna"
Julien che si rifiuta di sparare ad una bottiglia di vetro, Julien che confessa " vidi le cose per come erano: avevo sempre saputo cos'era la peste, e dopo un po' avevo intuito che mio padre era uno degli untori" Julien che era un campione del saltozoppo "piego la gamba destra dietro la schiena e saltello fino all'uscita sulla sinistra"
"Quattro salti, è la lunghezza del mio passaggio. Me ne bastano tre per coprirne la larghezza. Mentre ce ne vorrebbero più di dieci per scalarlo, ma non servirebbe a nulla, il cielo non potrei toccarlo..."
Qui e lì gli avverbi di luogo più usati da me per collocare luoghi e spazi che vanno poi dirigendosi verso Milano alla fermata di Porta Vittoria e la fiaba diventa un thriller per poi ritornare al funerale di zia Tuzza.
"Per sapere i fatti è necessario ascoltare le donne, unici testi attendibili delle storie familiari per come davvero si sono svolte. Presenze mute che interpretano le assenze, lavano i panni sporchi di sangue e riescono ad ascoltare e interrogare persino i morti. La verità e il cambiamento sono affidati a loro."
Agnese dolce Agnese con la musica di Ivan Graziani
Io penso ad un barcone
rovesciato al sole
in un giorno in pieno agosto
le biciclette in riva al mare
Agnese mi parlava
della sabbia infuocata
ed io non so perché
non l'ho dimenticata.
e poi Agnese Therrime e la sua passione per la tessitura ci riporta alla storia. Una coltivazione di gelsi bianchi
"La Calabria è una terra strana, sospesa tra passato e presente. La sua lingua non contiene il futuro dei verbi, il domani è affidato al destino." E io riprendo il racconto delle nonne. L'elastico che ci tiene in vita.
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