Chi è L’assassino?- Medea- direbbe la Bruzzone e ne farebbe
cento puntate di Porta a Porta
Non conosco la Bruzzone, non vedo programmi televisivi e men
che meno questo genere di programmi imperniati sulla tragedia che dalla Grecia
giunse alle nostre coste, senza un demiurgo che ci possa salvare.
Domani andrò a sentire, per la prima volta, chi è l’assassino
e mi domanderò chi è l’assassino della cultura, della politica, della tragedia
e del teatro.
Chi è l’assassino delle vite spiaggiate su un televisivo
continuo, ribattente, immediato, che riproduce su scale e plastici scene dei
delitti a scelta.
Non tutti i delitti infatti raggiungono lo schermo e l’attenzione
di criminologhe preparate e psicologi indaganti turbine mentis.
Si sceglie il delitto passionale, così erano detti un tempo i delitti nell’ambito
familiare, si sceglie Medea, oppure Egisto, lo zio o il cugino, l’amante o il
figlio e si va avanti nello svolgimento di una trama senza luce.
Così mi riferiscono.
Io conosco solo, poco e male, le tragedie greche, e sono
andata a vedere la Medea di Seneca, tragedia che per la
prima volta è rappresentata al teatro
greco di Siracusa.
Una Medea che elabora e rielabora i suoi gesti, l’assassinio
del fratello, dello zio, di Pelia, fatto a pezzi e bollito, e riporta in superficie tutti i gesti fatti
per aiutare Giasone, per consentire al vello d’oro di spostarsi dalla Colchide
alla Grecia in un cammino da sponda a sponda.
Una Medea che vive e si interroga sul sale del Mediterraneo, un mare
sempre più salato, nella ballata del mare salato di Corto Maltese, rimestando
il suo baule, cambiando vestiti, e intanto viene sballottata di mano in mano in giravolte
concentriche dal coro in scena.
Una Medea che uccide sulla spiaggia salata i due bambini e poi va
avanti ed indietro a chiedersi, a negare di averlo fatto, a parlare come se non
lo avesse fatto, in un dialogo con sé stessa, un cammino interiore lunghissimo,
dilatato. Come se il finale non ci dovesse essere. Epilogo aperto nell’interiore
nudo di un gesto fermo. Senza moviola per tornare indietro.
Col coro arrivano i secchi pieni di sale, suppongo, che
seppelliranno Medea in posizione fetale, facendo ritornare alle origini il male
che nacque con noi umani.
Chi è L’assassino?
Nella straziante storia di un vivere e convivere fra idealità e prassi,
fra banalità e filosofia, gli stoici sceglievano la distanza e il suicidio, a
volte.
Così sono la distanza e la
capacità di mantenersi sereni davanti a qualsiasi cataclisma che ci daranno
la tranquillità dell’animo per affrontare ingiustizie e continui tentativi di
manipolazioni della mente umana, dice Seneca, affidando a Medea il compito di
ricordarci a quali nefaste conseguenze giunga un pensiero ossessivo.
Nel labirinto della mente e nel tunnel della rappresentazione riportiamo la scena scelta dal regista e gli abiti evocanti un totalitarismo vicino. Una storia che studiata va, dal personale che politico è.
Nel labirinto della mente e nel tunnel della rappresentazione riportiamo la scena scelta dal regista e gli abiti evocanti un totalitarismo vicino. Una storia che studiata va, dal personale che politico è.
La liberazione e la purificazione sia con noi, abitanti di
anni sciocchi e televisivi. Da Medea a noi, il sale di spiagge senza luce
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