martedì 21 ottobre 2014

Ho dato



15 luglio 2011

Ho dato

Ho dato alla Biblioteca comunale l’Enciclopedia Einaudi, l’avevo pagata quattro milioni alla fine degli anni settanta.

Volumi grandi, rossi, tutti i collegamenti  semantici, sociologici, strutturali.

Ho dato La storia del partito comunista di Paolo Spriano, volumi quasi intonsi, Pajetta, Bordiga, Gramsci.

Ho dato Lenin Stato e Rivoluzione, L’ideologia tedesca di Marx ed Engels, Rousseau Il contratto sociale.

Ho dato per niente la mia vita. 
Ho riempito sacchi di libri e l’ho depositati alle porte di amiche, nelle sale dei professori, dove donne garrule  e pratiche li hanno tagliati in mille pezzi per farne dei collage.

Ho strappato ciò che ho scritto, i miei diari scolastici, i miei pensieri perché nulla doveva restare di quel tempo.

Ho dato il mio Tfr, quarantamila euro, il mio conto in banca, i miei averi, ma rivoglio indietro la mia firma, il mio nome.

Ho dato giorni, ore, minuti, in attesa, sognante, sperante che  tutto fosse solo un equivoco.

Un errore, uno sbaglio, mi auguravo di non aver saputo leggere.

Ho dato come tutti, non sono una eroina, una vittima, una sciocca.

Sono solo donna

Certo avrei dovuto, certo avrei potuto, certo non si fa così.

Sventata! Pigra! Distratta!

Non mi pento. Rifarei di nuovo i miei studi, le poesie, gli studi con  Giovanna Casadio ”Eravamo due destini” Franco Fortini a Vittorio Sereni, rifarei Filosofia.

Non mi pento, è stato bello crederci come credo possibile qualsiasi suggestione mi baleni in mente. Però sto attenta. 
Io lo so che fra il possibile e la realtà, fra ciò che si può  e ciò che si farà somiglianza non ci sarà.

Capisco la differenza  fra il dire e il fare, fra sogno e realtà, tra volere e potere.

Capisco lo scarto, il lacerante dissidio fra desiderio  e soddisfazione.

Sento il sentire umano, quante belle persone ancora sulla mia strada! On the road!

Bisogna andare e per fortuna non sappiamo dove.

Ho perso il cellulare, tutti i contatti, tutti i messaggi ed un intero luogo è andato via: Il luogo della relazione.

Perdo e riperdo ma poi magicamente ritrovo altro. Il mio nuovo cellulare è più bello, più simpatico, un topo mi saluta, dimenando la coda, mi sorride.
Il topo che non son più io perché il gatto è andato via.

Non siamo più quel che eravamo, abbiamo donato  per essere più leggeri, più noi stessi. 
Senza lacci.

Abbiamo donato per ritrovare intatta la nostra unicità.
Ippolita Luzzo 

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