lunedì 9 giugno 2014

Sacro fuoco- Presente Alessandro Bozzo a Lamezia


Alessandro Bozzo con noi, a Lamezia Terme, oggi



Non conta quello che vuoi non vuoi   conta quello che puoi o non puoi dal film Il sud è niente di Fabio Mollo

E noi cosa possiamo fare per vivere a modo nostro?

a modo mio, dice canta Lucio Dalla, quel che ho fatto l’ho voluto io.

Essere diversi in un mondo che il bavaglio impone, un mondo di interessi e di traffici, di menzogne.

Anche andare a parlare in tv diventa la menzogna più grande.

Si accendono le luci e hai dieci minuti, Alessandro era stato in tv, poi vai via, avanti un altro e resti ancora più  solo perché gli altri invidiano o compatiscono oppure ti danno del protagonista…oppure altri pensano come neutralizzarti. Dirlo a tutti per non dirlo a nessuno.

In un mondo dove si organizzano conferenze stampa, per non dire niente, per fare plauso di qualsiasi sconcezza,

- Che invitate a fare la stampa se non può fare domande  vere?- Si chiede Alessandro e insieme a lui Aldo Varano, insieme a lui chi vuole fare una professione vera. Ripeto sempre questo aggettivo in un mondo di finzioni, dove l’etica non è etica, e la cultura è solo un sacco da riempire con slogan remunerativi.

Questo lo sappiamo tutti, sappiamo tutti che senza dignità sul lavoro ci ammaliamo, che senza soddisfazione del vissuto ci sentiamo inutili e incapaci e diventiamo clienti di farmacie senza slanci.

La risata che ci salverà

Può una risata, un’astrazione, un film, uno sport modellarci una realtà più consona?

Si tenta.

Alessandro trovava i personaggi, anche io e Salvatore D’Elia abbiamo i nostri personaggi.

Lui chiamava il direttore di una rete televisiva – Serafino Gubbio operatore- dal racconto di Pirandello. Serafino totalmente alienato dal suo lavoro di cineoperatore era diventato una mano. Senza comunicare niente.

Noi abbiamo le nostre Salomè e Erode, Ponzio Pilato e Coordinatori che non coordinano, soprannomi messi così per ridere della terribile strettoia che ci obbliga a vedere donne offrenti a posti dove dovrebbe esserci professionalità e uomini incapaci che si ingozzano con il patrimonio comune. Una vera infelicità. Poi ci si ride con la risata dell’astrazione, della delusione, del non darsi per vinto, con la risata dei Gormiti, dei Muppet, di Rowlf, la risata della fantasia e della denuncia di una inadeguatezza in un luogo senza vergogna. Un luogo senza pudore.

Fare giornalismo nella terra del disprezzo, dove ti disprezzano se possiedi testa, mi sembra impossibile. Senza che ci prendiamo in giro.

Conta però per tutti i diversi che incontro e che ci sono, conta sapere che esistiamo, esiste fiducia, che io ho trovato, esiste la stima ed esiste il rispetto, esiste qualcosa di sacro che è in noi, nel biunivoco incontro con un nostro diverso.  

Alessandro ho detto bene? Ridiamoci su, con simpatia
Ippolita Luzzo
pezzo che porterà nella giornata della libertà di stampa. 


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