Dilettanti allo sbaraglio,
era il titolo della Corrida di Corrado, in quella trasmissione si presentavano
sulla scena bravi e meno bravi al giudizio di trombette, piatti e fischietti e quel
titolo purtroppo associò alla parola una connotazione negativa che, in realtà, non ha.
Dilettante, participio
presente del verbo dilettare, vuol dire colui o colei che fa qualcosa con
piacere, si diletta e vorrebbe dilettare,
un puro piacere che gioia da.
Autodidatte entrambe e senza
scuola, scuola pittorica intendo, che di scuola, dopo mezzo secolo, Maria ne è
appena uscita,
autodidatta, colui o colei che impara da sé,
spesso si dice anche ciò in termini riduttivi, come se, solo alti studi possano
dare l’estro e la curiosità di immergere pennelli o inchiostrare versi.
Noi prendiamo i due lemmi in
positivo e siamo fiere di essere dilettanti, autodidatte e alla prima
esperienza, io per esempio non ho mai presentato una mostra di pittura, non è
quindi un mestiere questo, io parlo per amicizia, per simpatia e per trasporto,
loro due dipingono…
I colori di un’amicizia, è il
titolo della loro prima uscita e …
questi quadri sono un bellissimo dono di due
amiche che, giorno dopo giorno, stabilendo il giorno della settimana, si sono
incontrate in un piccolissimo forno, ed
hanno impastato colori all’odore delle zagare in fiore, al miagolio dei gatti,
al profumo delle rose, del gelsomino, mentre prendevano forma sulla tela paesi,
barche, marine, spiagge, visi, alberi, sorgenti irruenti, prati sferzati con erba ondeggiante.
Allora che Maria desiderò
dipingere l’erba mossa dal vento, eravamo ad una mostra di Azzinari, guardavamo
incantate i suoi paesaggi, le radure, i campi, tutto quel verde in movimento e
lei, benché timida, chiese come si potesse ottenere questa magia.
Lui rispose evasivamente, era
un suo segreto e lei tornò rimuginando a casa e guardò gli oggetti che aveva
intorno per individuare con cosa avrebbe
potuto trasportare sulla tela il movimento. Lo individuò.
Quando i suoi quadri presero
a muoversi, giustamente e sorridendo fece una ideale linguaccia ad Azzinari…
Ines intanto lasciava da
parte i suoi quadri naif, ingenuo, vuol dire il termine in francese, nativo in
latino, che nasce da noi, in noi, spontaneamente sorge, ricordo di un mondo fanciullesco e semplice
che aveva popolato la sua infanzia e adolescenza, quei dipinti senza
prospettiva, fatti di piccoli uomini e
piccole donne, panni appesi a balconi, una visione poetica e magica della
realtà. Ines regalava i suoi quadri ad
amici, a persone che stimava, in segno
di riconoscenza.
Ines ha sempre dipinto, fin
da bambina, al contrario di me che, quando il mio professore mi dava da fare un disegno lo spiegavo con
frasi … lei dipingeva il tema.
Ines, dicevo, dall’incontro con Maria, inizia
a dipingere altro.
I nostri tre Papi, la Sacra famiglia, immagini, visi, e paesaggi
con stile adulto, con decisione, con ombreggiature quasi simboliche.
Le due amiche si influenzano
l’uno con l’altra, mantenendo sempre una grande indipendenza di idee, poi fanno
vedere a casa ai mariti…
E qui dobbiamo ringraziare i
due mariti che… quando le due tornavano a casa, convinte di aver fatto un
capolavoro, loro diretti e obiettivi scuotevano la testa, ne vedevano e
sottolineavano i difetti senza scoraggiare…
Beh, mica la prendevano bene
le pittrici, anzi meditavano vendetta, però i mariti, erano così propositivi, malgrado le
stroncature, così fiduciosi, così sicuri che, rimaneggiando, il quadro sarebbe
venuto fuori che loro si rimettevano con maggiore lena al lavoro.
Dobbiamo ai mariti, al loro
incoraggiamento se Maria e Ines hanno deciso di mettere i quadri in esposizione.
In effetti tanti di noi
chiedevamo di vederli, tanti di noi li abbiamo visti mentre nascevano, mentre
cambiavano, crescevano e si moltiplicavano, e molti di noi avremmo avuto
piacere di vederli insieme così… eccoci accontentati
Allietati da orchidee bianche
e da fiori… i quadri si specchiano e conversano. Sembra di essere nella serra di
Nero Wolf
I colori di un’amicizia questa tre giorni, questo vernissage, senza
critici e senza pretese solo un incontro
collettivo per festeggiare un’arte, la pittura, per festeggiare un dono divino.
Un dono dello spirito che
regala a tanti, a molti, l’abilità di donare a loro volta emozioni sotto forma
di canzoni, musiche, film, racconti, e dipinti affinché tutti noi ne possiamo
fruire ed esserne gioiosi.
Serenità dai quadri di Maria
e abbracci da quelli per Ines, stasera, con insieme la certezza di far parte di
uno stesso convivio… un banchetto fra
eguali
Lo storico Vico afferma che
ogni momento collettivo e individuale nasce da una grande emozione, poi viene
il momento della riflessione, dell’impegno, dello studio e della realizzazione.
Infatti l’arte nasce da una
spinta inconsapevole e istintiva che porta l’uomo in un altrove fantastico a
vedere con occhi nuovi il quotidiano che abbiamo sempre davanti e poi questo
stesso vedere l’artista vorrebbe mostrarlo a noi.
Loro due hanno fatto un
lavoro stranissimo ai miei occhi.
Abituata io all’immagine classica del pittore
con cavalletto e tela in boschi e praterie, vicino ad un ruscello oppure con
una modella in posa, mi sono dovuta abituare al loro modo che, senza uscire dal
forno, dipingevano con l’ausilio di immagini varie scelte da luoghi diversi secondo un piacere
immediato.
Sulla tela quelle anonime
cartoline, quelle immagini prendevano vita e personalissima interpretazione di
colori risultando lontani e vicini dell’originale.
Ed ho capito la
trasformazione…
Che noi possiamo ora con
occhi liberi e sereni gustare nei quadri stasera in mostra…
Dalla sirena Ligheia che Ines ha donato al centro di neurogenetica
…Alle erbe lacustri di Maria,
ultimi loro quadri che camminano insieme
per donarci il sogno di una trasposizione
su tela della vita con colori ad olio, con pennellate man mano più decise, con
tinte aranciate, gialli pastosi, azzurri luminosi e poi trasparenze oltre le quali riusciamo a vedere
le pietre, il fondale o solamente i riflessi dei raggi del sole…
Ora un augurio ironico e simpatico rivolto a tutti noi…
“Sto ancora imparando”, disse Michelangelo a 87 anni. Per i
prossimi giorni, lo nomino nostro santo patrono. Se ci ispireremo alla sua
instancabile curiosità, forse la nostra fame di nuovi insegnamenti aumenterà.
ci renderemo conto che non sappiamo tutto quello che c’è da sapere e non
abbiamo acquisito tutte le competenze che siamo destinati ad avere. Siamo tutti
ancora nella fase iniziale
dell’esplorazione di esperienze importanti per diventare le persone che
vogliamo essere. Anche senza iscriversi ufficialmente a una scuola, è ora di
portare la nostra istruzione a un livello superiore.
con l’augurio di poter fruire
ancora del piacere di ammirare i vostri lavori
vi prometto che studierò tutta l’arte … In nome della pittura …di
Domenico Purificato, il libro che mi è stato regalato lo stesso giorno che ho
saputo della mostra e che nelle pagine
dopo pagine ho letto quanto sia
naturale, spontaneo, arcaico e primordiale
il gesto stesso e l’attività o pratica del dipingere.
E termino domandandovi:- Che
cos’è in fondo un quadro?
Se non una poesia dipinta…- e
che cos’è una poesia?- se non un quadro
in versi…
Ippolita Luzzo
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