domenica 30 dicembre 2012

Se si polverizza in un pulviscolo la ricostruzione storica



Se  si  polverizza in un pulviscolo la ricostruzione storica di un nostro passato, collettivo o individuale, al singolo, solo, non rimangono nemmeno gli occhi per piangere.
Se polverizziamo e banalizziamo il nostro vissuto, la disperazione o l’esaltazione ci possederanno e alterneremo, ubriachi, momenti di grandi sogni politici a ore di sconforto più appiattente.
Nel nostro passato risiede la miracolosa formula del nostro equilibrio nel presente,
nel nostro studio e nel nostro impegno, poi, la capacità di realizzarci e realizzare intorno a noi un benessere sociale e familiare.
Se non crediamo in niente oppure se crediamo troppo senza un minimo dubbio, ci consegniamo all’incaprettamento generale .
La Calabria ha una storia dolorosa, è stata una terra sciupata e ferita, lo è ancora,
in Calabria sono presenti realtà di eccellenze, sicuramente, ma non trascinano altre realtà.
Tre studiosi di storia nell’arco di un mese mi hanno dato tre ricostruzioni differenti di una unità d’Italia, fatta nel sangue e nella violenza.
Il professore Sabbatucci, docente universitario, ci racconta nell’aula magna dell’istituto pedagogico di Lamezia terme che non esisteva una cartografia in Calabria e che i poveri funzionari sabaudi scrissero sui loro resoconti di viaggi perlustrativi- Monte cchindisacciu-la risposta che ottenevano dagli analfabeti e inconsapevoli abitanti dei luoghi.
 Una storia inventata per
offendere in un colpo solo una verità storica e cioè l’esistenza di una cartografia,  a Napoli, e offendendo un popolo, il nostro,  che avrebbe dovuto essere grato, gratissimo ad un regno sabaudo che portò la civiltà,( sempre secondo lui, furono i sabaudi a portare progresso e modernità)
Che un professore universitario propugni ancora queste tesi in una lezione di storia mi sembra pericolosamente menzogna ma maggiormente mi sembra fuori la dissertazione di Pino Aprile che trasforma il patriottismo ed il sogno dell’Italia unita in una invenzione dell’Inghilterra e lascia spazio ai  sognatori  sul nuovo regno che nascerà con i ducati al posto dell’euro.
Il Professore Vito Teti, meridionalista e antropologo attento cerca una lettura di ombre e luci , cerca e trova idealisti sia fra i patrioti che fra i sostenitori di un regno borbonico, cerca e trova storie diverse su una storia che poi unisce e trasforma amalgamando popoli e famiglie.
Nemmeno questo è proprio vero.
I nostri emigranti restano sempre tra loro e non si amalgamano, se non  appunto nelle eccezioni. Trascorsi una festività a Bergamo, in un parco, erano tutti meridionali, nemmeno un lombardo.
Ma la storia è fatta di eccezionalità, di fatti e misfatti del condottiero, di invasioni e di scoperte e ben poco risultano i fatti minimi di un volgo che proprio voce non ha.
Ma è questa la storia di tutti noi, la storia di una dignità e di un rispetto sempre più desiderato, di una giustizia che faccia giustizia di un vivere ormai ben oltre lo schermo di un banale  telegiornale.



1 commento:

  1. Io ho lasciato un commento, ma non so che fine abbia fatto, perchè non lo vedo. Baldo

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