Interrogato, il nickname non rispose.
Era intento sui tasti, era troppo impegnato.
Nessuna risposta alleviò l’ansia, il tormento di cuori
affranti, di amori spezzati.
Nessuna risposta ci fu in quel vuoto di attese, speranze,
frustranti bip.
Qualcuno si ricordò di favole antiche, di mostri cattivi
coperti di lana, di lupi vestiti di agnelli, di streghe che offrivano mele odorose, del gatto e la volpe che rubavano
monete, di invidiosi calunniatori, di perfide sorellastre e di matrigne odiose
… qualcuno si accorse che bastava toccare con un bastoncino il piccolino nella
gabbietta ed avrebbe avuto i
contorcimenti e gli stessi spasmi della vita di fuori.
Dalle favole alla realtà
Tutto ruotava eppur stava fermo, non c’erano storie, non
c’erano mai state, non c’era neppure il castello incantato, non c’era nessuno,
nemmeno un soldato
Eppure tutto quel fermento, quel correre intorno, quel grande
da fare aveva distrutto famiglie e legami, aveva portato un freddo nel cuore,
più freddo di quello che c’era stato fino ad allora
Qualcuno provò a dirlo in giro, qualcuno provò a chiudere in
cantina, in soffitta ,quella gabbietta tanto carina
Qualcuno provò poi ad usare un tablet, un pc in modo
normale, dicendo nome cognome ed età allo sconosciuto che trovava di là
Parlando parlando con amici e parenti, con figli lontani,
con soci e clienti.
Avevano perso la fiaba e la fantasia però …
Riuscirono a vincere quella malia.
Molti non tutti e le strade di quella città, di tante città,
di troppe città continuarono ancora per giorni ad essere sempre troppo deserte.
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