"Chiara si era chiesta per anni se il passato fosse una pozza o un battello, un mare o uno sputo." Dal libro di Giovanna Albi Il castello di carte pubblicato da Di Felice edizione in questi giorni mi piace prendere questo passaggio esemplare per delineare il senso che tutti noi diamo al passato come Chiara, la protagonista, e insieme come chiave di lettura per un romanzo ironico e divertente su tanti stereotipi in auge nei nostri tempi. La stessa autrice nel libro ci dice che “leggere è immedesimazione, introiezione e proiezione, quel libro che ti lascia come ti ha trovato non è un libro. Quel libro che ti muove nelle viscere chi sei e ti evoca a te e ti mette in gioco, quello è un libro, come maestro platonico è quello che ti fa partorire la tua verità che tende per definizione a nascondersi, ma da qualche parte la dobbiamo trovare la luce per far risplendere la nostra persona e squarciare le tenebre della menzogna” e poi indaga le caratteristiche diverse fra uomini e donne nei confronti della psicoanalisi “Difficile che un maschio vada in psicoanalisi. Osservate un adolescente: combatte un po’ per l’affermazione della sua personalità, ma è una lotta fittizia, è già tendenzialmente formata. Gioca a picchiarsi, come sui campi di calcio, dove talvolta si fa male davvero. Ma più che affermazione della personalità è misurazione della forza fisica. Non parla dei suoi amori, è riservato; anche l’allievo più spavaldo arrossisce se gli chiedi se è innamorato. Già a quindici anni è dentro un quadrato d’identità; non forza i limiti, li accetta come dato naturale e si rafforza sempre più dentro qualche certezza. Deride i gay, perché ha paura di diventarlo, ma, al primo rapporto, la paura scompare e non torna più” intanto mi piace ricordare questo altro passaggio su due principi “ principio di piacere” e “principio di realtà”, che oggi non hanno nessuna attualità. In secundis, creano due binari di vita: il passato e il presente.” Sembra o potrebbe sembrare altro questo libro perché la lettura si presta a diverse interpretazioni tanto il racconto è ricco di spunti, leggere le pagine su Manzoni e Leopardi, ma come mi piace ricordare
“potremmo mettere il romanzo in una letteratura rosa che tende al dark, assai colta e spiazzante, svagata e profondissima, divertita e commovente. Contiene anche una specie di pamphlet semiserio sulle principali tipologie del maschio: “L'uomo narciso” (ha paura delle donne), “L’uomo Achille” (decisionista, di rapinosa sensualità), “Un Ettore dei nostri tempi” (ha sacro rispetto per la famiglia), “L’uomo don Abbondio” (pantofolaio, gay passivo), “L’uomo cinico” (ma ci sono anche le donne ciniche). Decidete in chi riconoscervi.” Dalla prefazione di Filippo La Porta "Mutano le parole, il mondo non si vive, si abita.” Come a dire che l’esperienza umana implica un elemento di passività e impotenza. La realtà che ci troviamo per caso ad abitare, infinitamente mutevole e mai davvero modificabile da noi, la subiamo. Eppure possiamo assecondarne certe spinte, accordarci a un suo ritmo, trasformare il negativo in positivo. E per Giovanna Albi il laboratorio alchemico dove può avvenire questa trasformazione è la scrittura stessa, cura delle parole e dell’anima.”
Giovanna usa le sue conoscenze per regalarci un segreto che nemmeno Chiara sa. Divertiamoci dunque a scoprirlo insieme
Ippolita Luzzo