Vincenzo Reale (1994), appassionato di letteratura ispano-americana si è laureato in Lettere a Siena. Da Firenze ora vive a Roma e insegna lingua italiana agli stranieri. È autore di libretti d’opera e di racconti
Dal nonno al nipote, una storia orale diventa racconto, viene preservata dalla dimenticanza e affidata alla pagina scritta. Ciò fa Vincenzo Reale raccogliendo e appuntando nel corso degli anni episodi della vita che il nonno gli affidava, fatti più o meno trasfigurati dal ricordo. Un secolo di vita, lo stesso secolo di mia madre, nata nel 1924 ed osservatrice limpida e giudicante degli avvenimenti fino al capodanno del 2024 quando ha chiuso col secolo nuovo librandosi nell'eternità. Non ha compiuto i cento anni per pochi giorni e leggendo del suo coetaneo, il Greco, li vedo testimoni di un'epoca lunghissima ma terminata in un soffio.
Il Greco: “Aveva visto svanire più di un’intera generazione. Morire lo imbarazzava e lo faceva imbestialire, perché non poteva accettare che tutto finisse con lui in un letto di ospedale. Non capì mai se Dio esistesse e se fosse malvagio, ma credeva ai santi e agli spiriti e alle maledizioni, perciò si era fatto insegnare da sua madre a togliere il malocchio. Non giocò mai a calcio – lo disprezzava. Costruì da solo la propria casa, mattone su mattone. Impiegò quasi mezzo secolo per terminarla – anche se terminata, per lui, non lo fu mai.”
"Dov'era finita tutta quella vita che ricordavo? Aveva approfittato di quel corpo, l’aveva logorato e poi abbandonato come un rottame. Quasi un secolo di vita ammassato in uno spazio ristretto e pronto a sgretolarsi e disperdersi. Un simulacro di sabbia.
Mentre eravamo tutti lì intorno alla bara, dalla mano destra del nonno saltò fuori una farfalla. Una piccola farfalla con ali nere screziate di giallo che si librò e rimase a mezz’aria sul nonno, poi fece un giro per la stanza e uscì dalla finestra. I presenti rimasero a bocca aperta.
«E quando è entrata?» disse qualcuno. Solo la nonna, nonostante la meraviglia e dopo un segno di croce, mi sorprese con un tono lapidario.
«Era sua madre» disse."
Scomparso il nonno, lo rivediamo vivo e giovane nei racconti del nipote che lo trasfigura, lo fa diventare personaggio letterario, lo eternizza come solo la letteratura sa fare rendendolo universale, facendolo aderire ai luoghi, a quell'Aspromonte, limitato a oriente dal mar Ionio, a occidente dal mar Tirreno, a quel monte dove nel suo cielo durante la Seconda guerra mondiale ci fu, il 4 settembre 1943, uno scontro drammatico tra i piloti italiani della Regia Aeronautica e quelli Alleati e che vide l'epilogo a San Luca. Nell'insensatezza della guerra molti giovani muoiono, il Greco sarà testimone e riesce a scampare al bombardamento di Napoli, allo scontro tra una truppa Alleata e un manipolo di tedeschi, riesce a scampare e sopravvivere alla storia dei potenti, alla storia che tutto ingloba macinando gli esseri umani come chicchi di grano. Non è solo il Greco, ha un amico, come nelle storie fiabesche c'è sempre il compagno di avventura, ricordiamo Don Chisciotte e Sancio Panza, Phileas Fogg e Passepatout, qui abbiamo due amici, diversi, uno al limite della illegalità, Antonio il Tozzolo, e l'altro, Antonio Il Greco, invece responsabile e serio.
Intorno alla Storia di popoli c'è la microstoria, popolata da donne custodi del focolare, custodi di pratiche magiche, di saperi antichi.
E facciamo parte della stessa famiglia, di una Calabria, di tante Calabrie, vilipese e dimenticate, dove le case non si finiranno mai più, da dove partire e pur vivendoci riuscire ad astrarsi per afferrare suggestioni e simboli utili a trasformare il nostro vissuto.
Ora siamo col nonno e nipote sul monte e il nipote lo sa, come noi lo sappiamo, siamo insieme "Ero lì a reggerlo per un braccio, e per un attimo lo vidi diverso. Per un attimo vidi un giovane che non conoscevo, che avevo visto solo in qualche vecchia foto. Fumava una sigaretta e osservava qualcuno corrergli incontro risalendo la montagna. Per un attimo, proprio sotto i miei occhi, quel pianto si trasformò in un grande sorriso."
Nella lettura di un racconto umano offro a Vincenzo Reale un posto preservato Nel Regno Della Litweb
Ippolita Luzzo
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