lunedì 16 maggio 2022

Il Tempo del corvo e del ragno di Francesca Tuscano


Per la Bertoni Editore nella Collana Miele, curata da Francesca Farina, viene pubblicata la raccolta di poesie, di ballate, di Francesca Tuscano. L'immagine di copertina è di Giancarla Frare e la prefazione di Piero Pieri. 

Ritrovo un po' sia in immagine che in parole il senso del verso di Francesca Tuscano. 

Piero Pieri scrive di lei, del suo essere testimone storico di una Russia in transito. Già la precedente raccolta Gli Stagni di Mosca vi era lo svelamento dello sfaldarsi dell'orizzonte sovietico e ora qui la Russia è quasi un relitto, priva dell'orgoglio nazionale. La fine di un impero.

Il libro ha in esergo una frase dai Demòni di Dostoevskij su uno strano posto abitato da un ragno cattivo e con una citazione di Camus da Il mito di Sisifo "Essere privi di speranza non significa disperare"

Sembra di sentire Leopardi con Camus, infatti Leopardi diceva che nella parola disperazione vi era pur sempre insita la speranza. 

Dopo le ballate le dediche, e qui Francesca dedica a Giacomo, ad Anna, a se stessa, parole e versi leopardiani. 

A me/ l'odio è una buona musa/ se l'illusione non basta/

l'illusione è una buona musa/ quando l'odio non basta.

Ritorno a Leopardi e alle illusioni forse perché ultimamente ho ascoltato per due volte le magistrali lezioni di Fabiana Cacciapuoti su Leopardi e sul suo intimo credere alle illusioni come spinta vitale, come vita. 

e dopo le ballate e le dediche le lettere, Lettere del numero sette a Don Giovanni sulla solitudine e sulla curiosità che può raccogliere quella solitudine e sulla memoria che nulla perdona.

Francesca continua a scrivere e in Rime sempliciotte a X ci confessa che " le credevo lettere, ed invece erano pagine di bestiario, immagini di illusioni fallate. 

Ma arrivati all'ombra del ragno troviamo la dedica a sua madre sull'amare molto, su chi amiamo e su come ci esercitiamo con la memoria per trattenere i nostri cari accanto. 

Ippolita Luzzo

 

Francesca Tuscano si è laureata in Lingue e letterature straniere (Russo e Tedesco) e in Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Perugia e nel corso di laurea Lici dell’Università per stranieri di Perugia. Ha conseguito il Dottorato di ricerca in Letterature comparate con una tesi sulla presenza della cultura russa nell’opera di Pier Paolo Pasolini. Ha studiato presso l’Istituto “Puškin” di Mosca nel 1986 e nel 1988.

Ha lavorato come burattinaia, insegnante di russo e di italiano, interprete e traduttrice e archivista nella catalogazione di fondi musicali antichi. Ha insegnato lingua e cultura italiana presso l’Istituto di Romanistica dell’Università di Salisburgo e presso l’Università per stranieri di Perugia, Lingua russa e Letteratura italiana contemporanea alla Facoltà di lingue straniere per lo stesso ateneo. Si occupa di letteratura, teatro, cinema e musica russi, di bizantinistica, di letteratura italiana contemporaneaa e soprattutto del rapporto tra cultura russa e cultura italiana.


Ha pubblicato diversi saggi, molti dei quali su Pasolini e su Alvaro, e la monografia La Russia nella poesia di Pasolini (Book Time, Milano 2010). Ha inoltre lavorato a testi di filologia slava, storia locale (su Bova, in Calabria, e Città della Pieve, in Umbria), e sui diritti dell’uomo e del bambino. Ha tradotto testi di Akunin, Jakobson,  Chlebnikov, Lotman, Kuz’min, Batkin,  Limonov,  Medvedev,e scritti inediti di letteratura critica su Pasolini. Ha pubblicato le raccolte di poesie “M.Y.T.O.” (Era Nuova 2003), “La notte di Margot “(Hebenon-Mimesis 2007), “Gli stagni di Mosca “(La Vita Felice 2012) e “Thalassa” (Hebenon-Mimesis 2015).


Ha scritto libretti d’opera e testi teatrali (tra i quali “Come si usano gli articoli”, pubblicato in “I diritti dei bambini”, Rubbettino 2005). Nel 2016, per il Mittelfest di Cividale del Friuli, è stata messa in scena l’opera lirica Menocchio su suo libretto (musica di Renato Miani).


 

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