lunedì 2 agosto 2021

I Cani Di Gerusalemme di Luigi Malerba e Fabio Carpi


Pubblicato nel giugno 2021 per la collana Novel della Casa Editrice Kappalab, Bologna, I Cani di Gerusalemme mi giungono stamani a rallegrare un mio soggiorno intorno alle stanze e salendo su e giù le scale di casa mia. Il libro, ora ripubblicato con il permesso degli eredi di entrambi gli autori, nasce per le Edizioni Theoria nel 1988 ma del titolo e del testo si aveva traccia nel 1979, come soggetto cinematografico. Esce poi il film I cani di Gerusalemme nel 1984, con la regia di Fabio Carpi e la sceneggiatura di Carpi e di Luigi Malerba. Seguirà una versione teatrale e in seguito il libro. Questo devo scriverlo per dare al libro, ora nel Regno della Litweb,  una storia temporale. 

"Un viaggio sedentario" come si può viaggiare restando nella camera da letto, scendendo le scale per aprire al corriere della posta e seguire le avventure del barone Nicomede di Calatrava e il suo scudiero Ramondo. Il servo col padrone ci riporta alle tragedie greche, alle commedie di Aristofane, Le Rane, una commedia politica ateniese del V secolo avanti Cristo, con Dioniso e il suo servo alla ricerca della porta dell’inferno per andare a prendere e portare in vita Euripide, affinché lanci un messaggio di coesione ad una città, Atene, dilaniata da una schermaglia politica senza fine.

Nella prima parte della commedia Dioniso e il suo servo si scambiano la pelle, a seconda la convenienza di Dioniso, a seconda la convenienza di tutti i padroni, lesti a lasciare ai servi il momento del ricevere insulti e bastonate che spetterebbero a loro.

Anche nel Medioevo del barone Nicomede il rapporto servo padrone è immutato, dall'antica Grecia a oggi, oserei dire. 

Il barone Nicodemo si rifiuta di andare alle Crociate e in una Sicilia teatrale inventa un viaggio verso Gerusalemme, compiuto in cinquecento giorni, intorno al suo castello con un mulo e il servo. 

Un miraggio vero e proprio.

Come Le rane di Aristofane, anche I cani di Gerusalemme sono un'opera di denuncia e di indignazione politica. 

Tutti sono partiti per la prima crociata ed il prete Blasco snocciola al cinquantenne barone Nicomede i nomi dei cavalieri già in guerra contro gli infedeli, andati per liberare il Santo Sepolcro. 

Anche la sorella Adelaide lo invita ad andare a Gerusalemme per riempire un'ampolla con l'acqua del Giordano e portare a lei un cofanetto di terra santa della Palestina. 

Allora il barone decide di mettersi in viaggio verso una Gerusalemme verbale per  aver condonato i debiti dalla Chiesa.

Osservati dall'alto di una torre da Adelaide e dal prete, anche noi vediamo apparire e scomparire i due, leggiamo le disavventure e ascoltiamo lo scambio di battute e di vestiti.

Siamo presi dalla magia del linguaggio, rimaniamo avvinti alla sorte del barone e del servo, come se la storia fosse la nostra storia, come se anche noi ogni giorno, come Oblomov, altro personaggio leggendario di Goncarov, ci rifiutassimo di partire e vagassimo intorno alle stanze del nostro patrimonio libresco.

Leggiamo questa paradossale avventura come se fosse accaduta nel Regno della Litweb, leggiamola come se nel 2021 fossimo avvinti dalla stessa malia.

Ippolita Luzzo














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