martedì 9 marzo 2021

Ioana Pârvulescu La vita comincia venerdì


 Vincitore del Premio dell’Unione Europea per la letteratura, il libro di Ioana Pârvulescu ci porta come se fossimo in "una stupefacente macchina del tempo" a Bucarest nel 1897. La scrittrice romena, ci dice Bruno Mazzoni, nella postfazione, è una saggista e critica letteraria ora giunta al romanzo storico, sì, ma con assoluta novità. L'autrice ci porta in una Bucarest alla fine dell'Ottocento, in un giorno, venerdì, e in altri pochi giorni che vanno dal 19 dicembre al 31 dicembre del 1897.

La città raccontata ci sembra un luogo delizioso e garbato, mi sembrano i racconti di mia madre, che nata nel 1924 in Calabria ricorda gli stessi stupori all'arrivo della luce. 

Siamo alla fine del secolo e a Bucarest sta arrivando l'illuminazione elettrica, il telefono, la città è percorsa da carrozze trainate da cavalli, i giornali escono due volte al giorno, e soprattutto si fanno ancora le visite nelle case. Nei salotti della buona società. 

C'era fiducia nel futuro. Iulia, la figlia del dottore Margulis, legge Vanity Fair in lingua originale, tiene un diario e attraverso il suo diario, in cui annota i preparativi per Natale e Capodanno troviamo l'elemento sorpresa. 

In una foresta nei pressi della città vengono rinvenuti due giovani, uno, ferito, morirà dopo qualche giorno, l'altro si riprende, ma non si sa chi sia e l'inchiesta viene affidata al poliziotto Costache. 

Nella lettura di Mircea Cărtărescu lo scrittore chiama il romanzo " a thing of beauty" un libro di una nostalgia affettuosa verso un modo di vivere pacato e disteso. Sembra un libro per l'infanzia, dice lo scrittore, eppure rimane pur sempre un ottimo libro per adulti, un libro di grande realismo e costruito con infinita pazienza nei dettagli precisi. 

Sono tredici i capitoli del libro e in ogni capitolo svariati personaggi raccontano gli stessi eventi con differente interpretazione, come se ci trovassimo davanti a un giallo di Agatha Christie. Ci troviamo a domandarci, leggendo, chi sia questo straniero, vestito in modo improbabile per il periodo storico, e con l'impressione che provenga da un altro mondo. Sembra che lo straniero sia nello stesso tempo del nostro, abbia vissuto come noi, e interdetto ora si chieda come sia possibile che si trovi in quegli anni come se avesse usato una macchina del tempo e fosse tornato indietro. 

Nel prologo troviamo proprio il ritorno al tempo di mia madre " Pochi anni prima del 1900 le giornate erano capienti. La gente vibrava come i fili del telegrafo, era ottimista e credeva, mai come prima e mai come dopo, nella forza della scienza, nel progresso e nel futuro. Capodanno, perciò, era diventato il momento più importante: l'inizio, continuamente rinnovato, del futuro" La Romania era in Europa, a Bucarest, la sua capitale, non c'era tempo per annoiarsi mai. "Prima del 1900 l'uomo credeva che Dio lo volesse immortale, nel senso più concreto della parola. Nulla sembrava impossibile .. Per il resto le persone assomigliavano molto e sotto ogni punto di vista a quelle che le avevano precedute e a quelle che sarebbero venute dopo." Pochi anni prima del 1900 le giornate erano capienti e la gente sognava il nostro mondo. Sognava noi. 

Vi piacerà moltissimo leggere questo racconto, tradotto da Mauro Barindi con perfetta adesione allo spirito e al tempo della scrittrice, pubblicato da Voland, nella collana Amazzoni, nel novembre 2020, in un tempo, il nostro, così sgualcito, in questi anni in cui dobbiamo volgerci indietro per trovare il tempo capiente che ora non è più. 

Nel Regno della Litweb noi andiamo a spasso nel tempo come lo straniero e sembriamo anche noi dei mutanti nel nostro tempo. Mutiamo per resistere nella bella letteratura che ci sostiene.

Ippolita Luzzo 


Ioana Pârvulescu

Scrittrice e saggista, è docente alla facoltà di Lettere di Bucarest. Già redattrice della rivista “România literară” e responsabile editoriale per Humanitas, è autrice di saggi sulla vita quotidiana romena del XIX e XX secolo e di romanzi tradotti in più di 10 lingue. La vita comincia venerdì ha vinto nel 2013 il Premio dell’Unione Europea per la letteratura.

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