"Noi che rimaniamo,noi che veniamo dopo, dobbiamo fare i conti anche con questo. Gli oggetti ci sopravvivono e ci tradiscono, vivono con noi relazioni promiscue, mercenarie, abbiamo la sensazione che ci appartengano, costruiamo per loro una vita segreta che ci riguarda, ci proiettiamo insieme a loro in altri spazi, in altri momenti, siamo loro inutilmente fedeli, a volte crediamo di essere visti e riconosciuti da loro , figuriamo la loro permanenza oltre noi come una testimonianza di quello che siamo stati.
Non è così:le cose ci ignorano"
Quanto è grande questo fuori-
"Nella grande libreria di fronte si sfogliano libri, si portano avanti e indietro i bagagli tra un corridoio e l'altro.Qualcuno esce con i sacchetti d carta rigida piena di volumi. Molti si allontanano senza aver comprato nulla. Tutto mi passa dentro e se ne va, non è importante. A parte le tue scarpe. le guardo senza disperazione e senza scopo. Sono dentro i miei occhi... la sola cosa immobile stamattina alla stazione"
Un uomo in stazione vede passare le scarpe della figlia ai piedi di un'altra ragazza. La figlia è stata uccisa e lui sa che nessuno verrà risparmiato. Nella grande scoperta che comunica alla moglie c'è questa terribile consapevolezza. Nessuno di noi verrà risparmiato e finché non si prova il dolore noi siamo ciechi al dolore altrui, pensiamo che non esista. Il dolore che capiamo solo quando ci appartiene.
"Riguarda anche noi. Questa è la grande scoperta"
"Votate pietà" Scrive Emanuela Cocco alla fine di alcuni dialoghi presenti nel libro come quadri scenici a sé stanti, in una immaginaria rappresentazione teatrale. Ed applausi noi facciamo chiudendo il libro, dopo aver messo tante orecchiette, e dopo aver deciso che non potevo ricopiarvi qui tutto ciò che mi sembrava da riportare.
Vi avrei quasi ricopiato moltissimo del libro!
Invece vorrei che leggeste questo racconto con l'attenzione e la cura che l'autrice ha messo nel delineare le situazioni, nel tratteggiare violenza e pietà, i due moti dell'animo su cui ondeggia confusa la nostra società odierna insieme ai nostri comportamenti contraddittori.
"C'erano solo i fatti, nessuna storia"
Dopo calci, pugni e offese, sembra che si debba, dovere imperativo, capire che "Dentro è diventato fuori" e che bisogna, come bisogno primario, votare pietà.
Leggere questo libro nelle classi degli istituti superiori, leggerlo dappertutto, significherà dare un vero momento di consapevolezza, mi piace ripetere la parola, significherà riconoscere ancora alla lettura quel grande compito di essere la coscienza militante di un'epoca.
Viviamo, come sempre nella storia degli uomini, una grande fluidità di situazioni, alcune che sembrano comodissime, come i supermercati, e poi si rivelano mostruosità.
Viviamo dunque fra mostruosità e causiamo sofferenza e la subiamo, con un ritmo discontinuo.
Ed è questo ritmo discontinuo che viene intercettato da Emanuela, quel chiedere di "Prendete in considerazione il mio dolore, se non altro perché questo dolore che mi è piombato addosso, questo qui, è migliore del vostro, perché è mio."
Nel regno della Litweb noi questo facciamo, ringraziando Emanuela e il suo lavoro:"Noi che rimaniamo, noi che veniamo dopo, dobbiamo fare i conti anche con questo"
Ippolita Luzzo
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