Macbettu minuto per minuto. Come una telecronaca di una partita di calcio senza dimenticare un passaggio. Questo vorremmo fare noi spettatori estasiati da uno spettacolo che resta il più bell'atto scenico visto da alcuni anni a questa parte. Un godimento ininterrotto dal primo scendere dalle porte verso noi degli attori nel buio di una notte nera che nera resterà per dirci che il nostro intelletto sta nel buio della ragione quando l’ambizione lo sopraffà. Siamo in Scozia oppure in Barbagia, siamo dappertutto, dove a qualcuno viene promesso, viene pronosticato un futuro da re e tutto cambia. La situazione sfocia in tragedia dopo il dono avvelenato delle streghe. Uno spettacolo nello spettacolo, ridere ridere di ciò che le streghe faranno sul palco, ridere dei dispetti che si fanno, del loro camminare, quei passettini corti e veloci che ricordano i giochini a molla da caricare e far muovere sul tavolo, quegli sputi veri, quelle scope agitate al solo scopo di sollevare polvere. Ridendo ridendo applaudiamo e vogliamo rivederlo, vogliamo rivedere gli uomini maiali grufolare nello scifo e vogliamo vedere il fantasma di Banco calpestare il pane sardo sul tavolo imbandito da Macbeth. Vogliamo rivederlo questo spettacolo ci diciamo al ritorno felici che una tragedia di sangue e di morti, di potere e di sottomissione, possa essere smontata e ricomposta per ridarci il tempo perfetto. Ed eccolo Macbettu, piccolo piccolo, abbracciato alla moglie alta, abbracciato all'ambizione. Un Macbettu capace di riflettere sul male e perciò ancora più tragico in queste parole: "La vita è solo un’ombra che cammina, un povero attore che si pavoneggia e si dimena durante la sua ora sul palcoscenico, dopo non se ne sentirà più nulla. Una favola narrata da un idiota, piena di rumore e furia, che non significa nulla"
Bravissimi gli attori, sembravano tantissimi ed erano solo otto, bravissimi nei gesti, nei tempi, nei suoni. Bravissimi tutti.
Premio UBU neritatissimo e premiato da me come Teatro vero, teatro Litweb, Macbettu di Alessandro Serra è una tragedia spassosa che ci avverte: Mai credere alla profezie! In Scozia come in Sardegna. Non perché non siano vere ma perché sono travisate e male interpretate ed il bosco che avanza cosa sarà se non i rami degli alberi indossati dai soldati alla fine per dare l'illusione di essere in tanti.
Da Alessandro Serra alla tragedia di William Shakespeare, la trama storica viene riportata dal filosofo Boezio, in una cupa Scozia d'inizio Basso Medioevo, è appena conclusa una guerra e un sergente riferisce al re Duncan di Scozia che i suoi generali, Macbeth, barone di Glamis, e Banco, hanno appena sconfitto le forze congiunte di Norvegia e Irlanda, guidate dal ribelle Macdonwald.
In una notte buia e tempestosa, per dirla con Snoopy, Linus e Lucy, tre Streghe si incontrano in presenza di Macbeth e Banco, nella brughiera e profetizzano loro che Macbeth diverrà re mentre Banco sarà il capostipite di una dinastia di re. La profezia trasformerà Macbeth da uomo leale in assassino. Come si cambia! E poi la follia del potere tutto involge.
Ippolita Luzzo
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