writing bad mi ha intervistato a questo link e ringrazio Walter White per le domande attente e professionali https://writingbadweb.wordpress.com/2017/11/27/metaintervistina-15/
si scrive… si legge…
Metaintervistina 15
27 NOVEMBRE 2017 ~ WRITING BAD
Ippolita Luzzo
1) WW: Ippolita Luzzo: professoressa, lettrice “forte”, scrittrice, giornalista, esperta di letteratura, blogger, come posso definirla?
IL: Le definizioni sono per loro natura sempre imperfette. Dal mio ruolo da professoressa, quasi come abito di vita, rimane l’atteggiamento di voler spiegare, conoscere e trasmettere. Lettrice da sempre, mi vedo con un libro in mano, giorno e notte. Racconto spesso che mio padre mi vietò la lettura notturna. Allora io presi a nascondere l’abatjour sotto le coperte e vi infilavo la testa in un contorsionismo che garantisse lettura e oscurità. Da quegli anni mi porto dietro miopia e scoliosi! Non credo di essere scrittrice e nemmeno giornalista. Non posseggo un tesserino. Blogger, come definizione, mi piace di più, scrivo sul blog “Ippolita la regina della Litweb” da cinque anni. Non so se sono esperta di letteratura, non credo, più leggo meno esperta mi sento. Scrivo sorridendo e sorridendo vorrei si leggesse di me. Ringrazio da subito per l’intervista.
2) WW: Ci racconta quale è stata la sua carriera legata al mondo della letteratura?
IL: Ho insegnato lettere e mi rimane il piacere di parlare di un libro. Da qualche anno molti scrittori mi inviano i libri, di loro volontà, aspettando un mio parere. Mi inviano libri anche alcune case editrici Indipendenti. Capita quindi, per caso, che il mio blog sia un piccolissimo luogo di consultazione e di letture condivise. Moltissimi autori mandano a me le loro opere prima che a qualunque altro lettore o blog, convinti che un mio pezzo sia un augurio di buon viaggio nelle librerie.
3) WW: Com’era il suo rapporto con la letteratura prima del web?
IL: Letteratura è vita vera, raccontare i giorni, trasformare in narrazione ciò che ci succede. Ricordo sempre l’espressione di Tabucchi:” La letteratura deve essere come un giardino coltivato”. Tutto l’inaspettato che non viviamo, oppure se lo viviamo non sappiamo affrontarlo, in letteratura possiamo scorrerlo e scorrerlo di nuovo. In questa modalità per me letteratura è sempre stata vita. Prima del web era una vita interiore e soffocata nel silenzio, dalla nascita del mio approccio quassù è diventata una finestra sul mondo.
4) WW: Lei ha un forte interesse per l’editoria medio-piccola, quali sono i motivi? Cosa contesta, o cosa non attira la sua attenzione, nell’editoria con la “E” maiuscola?
IL: Editoria canaglia, mi verrebbe da cantare. La grande concentrazione non giova alla libertà. Le troppe offerte di fuffa letteraria, fatte da chi può raggiungere tutte le librerie e i centri commerciali, uccidono il talento di moltissimi autori validi che dovranno ritagliarsi piccoli spazi.
Moltissime e virtuose sono le medie e piccole case editrici come La Voland, la NNE, PaginaUno, Casa Sirio, LiberAria, TerraRossa, NEO, Nutrimenti, Tunuè, Tempesta, interessanti nella cura e nell’attenzione verso autori e lettori. Viene da loro il nuovo e il fermento letterario in crescita.
5) WW: Blog, siti letterari, che valore aggiunto danno al mondo della letteratura? Che pericoli nascondono?
IL: Ho iniziato a scrivere su un sito letterario chiuso da poco, Neteditor. In questo luogo virtuale postavamo pezzi e racconti, sottoponendoli al giudizio dei lettori e scrittori. Le liti erano violente ma restava il fascino del dibattito, sembrava di stare in un collettivo anni settanta. Blog e siti sono vivacissimi strumenti di vitalità letteraria, facendo opportuna cernita. Sono interessanti esperimenti di interazione. La lettura unisce e divide. I pericoli sono quelli di sempre: aggressività, intolleranza, supponenza. Basta arginarli.
6) WW: Nella scelta e nello sviluppo di questo suo progetto virtuale, si è ispirata a qualcuno, a qualche lettura in particolare? Qual è stata l’idea scatenante o l’istinto? Quali sono i traguardi che si prefigge nel breve periodo? Nel medio? Nel lungo?
IL: Non avevo nessun progetto virtuale, quando ho iniziato a scrivere sul web, se non quella fortissima esigenza di relazione su un terreno letterario, relativo ai miei interessi vitali: la lettura. Sono poi sopraggiunte la fiducia delle case editrici, degli autori, gli inviti a far parte di Premi letterari importanti, come il Premio Brancati, in qualità di Litweb, gli inviti ai festival letterari nazionali, come il TropeaFestival Leggere e Scrivere. Anche aver vinto proprio l’anno scorso il concorso indetto da Radiolibri su Blog e Circoli letterari, quale intervista più ascoltata, mi divertì molto. Ritorno questo anno a Roma a Più Libri più liberi per salutare tutti gli amici. Non ho traguardi, basti che funzioni, diceva Woody Allen, ed io con lui.
7) WW: il suo lavoro è stato fonte d’ispirazione per numerosi altri blogger, crede di aver dato il via a un movimento che si ritaglierà spazi importanti e creerà un nuovo modo di vivere la letteratura, o teme di aver creato dei “mostri”?
IL: Il mio blog esiste da cinque anni. I blog ci sono da molti più anni e seguo blog collettivi e riviste, nuove realtà letterarie. Essere con i miei pezzi su ACHAB, la rivista di Nando Vitali e Maria Rosaria Vado, su CabaretBisanzio di Enzo Paolo Baranelli, su Blog collettivi come Liberi Di Scrivere di Giulietta Iannone, sul blog di Giacomo Verri, su Senzaudio di Gianluigi Bodi, mi fa sentire partecipe della realtà. Antonello Saiz e i Diari di bordo a Parma, le librerie come la sua, mi sembrano la strada. La strada esiste, si tratta di esserne padroni, illuminandola con le lanterne delle nostre letture. Chi ci legge si fida e non dobbiamo deludere. Se si scrive di un libro bisogna attenersi ad un unico principio: Non essere falsi.
8) WW: Ci parla del suo regno, il regno della Litweb? Tra i vari aspetti collegabili a questo progetto, che spazio trova il “sistema delle relazioni” e in cosa si differenzia dallo stesso sistema originabile in altre realtà?
IL: Sistema di relazioni, mi sembra bellissima definizione del regno della Litweb. Sistema di relazioni educate. Orgogliosa io dei successi altrui. Nel regno vi sono i pezzi scritti da me e i libri di cui scrivo vincono tutti perché io scelgo i bravissimi.
Bruno Corino, inventore del termine Litweb scrive: LA LITWEB è racconto mediale. Litweb è racconto mediale, che va in scena quando la narratività coincide con l’evento raccontato, quando la performatività si sostituisce alla referenzialità.
Noi non facciamo altro che mettere negli ingranaggi della comunicazione qualche zeppa che ne inceppi il meccanismo, senza farci grandi illusioni. A proposito, ricordiamoci che, come scriveva Aristotele: “L’anima non pensa mai senza un’immagine” (De Anima, 431a, 16-17).
9) WW: Che rapporto ha con gli autori? Senza fare nomi le va di raccontarci un aneddoto buffo, uno drammatico, uno lieto? La sua attività da blogger ha migliorato o peggiorato il suo rapporto con gli autori? E con gli editori? E con i giornalisti?
IL: Amicizia pura con tutti gli autori. Felicità vera quando posso presentare un loro libro in una scuola o ad associazioni. Rapporti splendidi con case editrici e giornalisti. Essere io in un regno a parte, inesistente, evita e annulla la conflittualità. Uno degli episodi più simpatici mi sia accaduto fu a Casa Berto, un anno fa. Si teneva la premiazione del vincitore ed erano presenti fra i giurati D’Orrico del Corriere della Sera e Alessandro Zaccuri dell’Avvenire. Io ero andata grazie al passaggio amicale di Nicola Fiorita e Giancarlo Rafele, in arte Lou Palanca, autori di “A schema libero”, ora. Ebbene andai da entrambi, da D’Orrico e da Zaccuri, e dando la mano mi presentai: Sono la regina della Litweb. Entrambi accolsero la notizia con aplomb giornalistico. Con Zaccuri nacque bellissimo scambio di letture e affettuosità sui suoi libri “Lo spregio” e “ Come non letto” e sono felicissima del Premio Mondello vinto da poco. Nel domani aspetterò D’Orrico sulle pagine della Lettura.
10) WW: Come cambia la recensione di un libro all’aumentare dei lettori che leggeranno questa recensione? Preferisce leggere una recensione frutto di teoria e tecnica con tutte le sue brave regole o una viscerale, soggettiva, non professionale? Stessa domanda per quanto riguarda scrivere una recensione…
IL: Non credo che le recensioni spostino granché in termini di vendite, bensì sono utili a far nascere curiosità, a far sì che giri un titolo. Per vendere basta un’ospitata televisiva in prima serata. Si può con una recensione amabile e non troppo specialistica raggiungere lettori e creare comunità. Questo il fenomeno di ora. La nascita delle comunità di lettori attorno ad un libro, “Billy e il vizio di leggere” è una delle più seguite.
11) WW: Un aspirante scrittore oggi dovrebbe: seguire i canali tradizionali per arrivare alle Ce, partecipare a quanti più concorsi possibili, veicolare i propri scritti tramite il web, procedere con il self publishing…?
IL: Molti consigliano ad una aspirante scrittore di frequentare una scuola di scrittura qualificata, potrà almeno conoscere qualche nome. I suoi professori, intanto. Alcuni consigliano di trovare una buona agenzia letteraria, ed io credo ve ne siano ottime. Un buon esercizio è partecipare ai concorsi letterari, trovo ottimo il Premio Calvino, per esempio, così come sono ottimi i consigli che Vanni Santoni ripete da sempre. Scrivere e farsi conoscere sulle riviste letterarie.
12) WW: dal web si avvistano in anticipo le avanguardie letterarie? Chi ha il diritto e la competenza per stabilire se una presunta avanguardia rappresenti un fenomeno culturale, un segno dei tempi?
IL: Credo che leggendo sul web si trovino i segni del tempo. Sulle pagine dei social sembra si sia rifugiata l’avanguardia, chiamiamola così, io direi retroguardia, in senso positivo, una retroguardia che difenda tutto il serio, il vero, il significato di cosa voglia dire scrivere.
13 ) WW: Con quali percentuali incidono nel creare un best seller: autore / agente / editore / distributore / critica.
IL: Chi crea un caso letterario oggidì? I followers, dicono i giornali. Più followers hai, più vendi libri, più followers hai, più le case editrici ti pregano di scrivere un libro. Non sai scrivere? Non fa nulla. Te lo scriverà qualcuno che saprà mettere insieme due frasi e tu potrai metterci la firma. Guardo smarrita la maggior parte dei libri costruiti così e ormai non li vedo più. Vendono. Troveranno recensori che ne parlano bene, troveranno tutta la fuffa di cui ho parlato e il polverone altissimo si innalzerà.
14) WW: la letteratura nel suo insieme sostiene veramente la crescita culturale di una società? Nel rapporto d’interconnessione tra società e letteratura lo scambio è equo o una delle due influenza in misura maggiore l’altra?
IL: Troppo complesso il mondo per dare un tale ruolo alla letteratura come possibile luogo di influenza. Unico luogo di influenza nella società mi sembra l’economia e lo sfruttamento, il danaro. Tutto è merce, purtroppo. Resta invece la parola di colui che grida nel deserto, dal Vangelo, ed il ruolo della letteratura come ruolo civile, di ripensamento e riflessione.
15) WW: La parola “cultura”: mi è capitato di leggere sue dichiarazioni nelle quali lei afferma l’utilizzo a sproposito o inadeguato di questa parola, ci spiega?
IL: Cultura è una parola usata a sproposito per riempire vuoto assoluto. Se si ascolta qualche autore bravissimo vedrete che mai pronuncerà la parola cultura, essendo lui stesso veicolo. Chi non la possiede la nomina. La nominano alla Regione , nel mio caso alla Regione Calabria, il luogo meno adatto nel contesto, la nominano negli uffici comunali e dovunque si possa, con questa parola, accedere a fondi europei, o nazionali. Un uso improprio.
16) WW: alla fine di questa metaintervistina, ci dice cosa è per lei la letteratura?
IL: Letteratura, scrissi una volta, è una perifrastica attiva. Lettera-Turas-turos- tura, stare per fare una lettera. Stare per scrivere al mondo che a me non rispose mai, dal verso della Dickinson. E il mondo stavolta risponderà.
WW: Grazie, buone letture e buone scritture
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