domenica 6 agosto 2017

"Il gattopardo" Tomasi di Lampedusa

e Il gattopardo che non c’è. Pensieri e parole,  ed opere
Essere caparbie. 
La volontà di fare, cura e attenzione, l’interesse che non c’è
Il gattopardo: la filosofia dell’ozio, ovvero l’incuria del sud

Una serata con Il Gattopardo in Biblioteca tanti anni fa.
La splendida Angelica volteggia nel salone sulle note del valzer brillante di Verdi: Il passato.
Chiara fotografa insieme passato e presente per fare futuro.
Nel rincorrere le tante immagini di questo avvenimento mi faccio prender per mano da loro, la freschezza, la giovinezza, la fragilità e la decisione di queste tre donne  mi accompagnano in una lettura storica epidermica su tovagliati e ricami, gioielli e dipinti, dolci e mobili accuditi e accarezzati per far bello il farsi del tempo.
Mani che  stendono la sfoglia, che assemblano con pietre un albero di Natale, che raccolgono fiori e la festa inizia.
Si aprano le danze.
Ed ora brutalmente ci tuffiamo nelle parole, nei pensieri del Gattopardo

Dalla parte delle donne? Né da una parte, né da un’altra, da nessuna parte. 
Parla il Principe "Il sonno,  il sonno è ciò che i Siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare."
Mi sono sempre chiesta perché mai il principe di Salina, illuminista, dice l’autore,  condanni alla quasi ignoranza le sue figlie, lasciandole sgranare rosari e  fare sfilati.
Con mia vera partecipazione alle tante donne lasciate, come Concetta, ad accudire casa e a badare solo a mestieri femminili, senza luce.
Lo sciupio di intere esistenze.
Mi chiedo se l’arretratezza di tutto un meridione non sia da attribuire a questo sdegno verso la scuola, verso l’intraprendenza del fare, verso il lavoro. 
Me lo chiedevo ieri sera quando i due ragazzi ballavano.
Me lo chiedo anche stasera,
Lui, il principe, dopo aver accettato il matrimonio fra Tancredi e Angelica, guardandoli ballare ragiona così: 
"Essi offrivano lo spettacolo più patetico di ogni altro, quello di due giovanissimi innamorati che ballano insieme, ciechi ai difetti reciproci, sordi agli ammonimenti del destino, illusi che tutto il cammino della vita sarà liscio come il pavimento del salone, attori ignari cui un regista fa recitare la parte di Giulietta e quella di Romeo nascondendo la cripta e il veleno, di già previsti nel copione. Né l'uno né l'altro erano buoni, ciascuno pieno di calcoli, gonfio di mire segrete, ma entrambi erano cari e commoventi mentre le loro non limpide ma ingenue ambizioni erano obliterate dalle parole di giocosa tenerezza che lui le mormorava all'orecchio e dal profumo dei capelli di lei, dalla reciproca stretta di quei loro corpi destinati a morire."
Io continuo a domandarmi il perché di tanto scetticismo se lui  sta consegnando il suo patrimonio, il suo nome, ad una donna nuova, che  ammira per le stesse qualità che ha ucciso nelle figlie.
 Angelica, istruita al nord, di bella presenza e con dote sostanziosa
Angelica è il prodotto confezionato per uno stato nuovo.
Anche lei, per ora, una merce di scambio, poi diventerà una delle più viperine Egerie di Montecitorio.  Una vipera benché ninfa e consigliera di Numa Pompilio, amante e poi moglie, dalla mitologia.
Sulla donna si baratta e si costruisce una fortuna.

In un altro passo il principe dirà che:
"La facoltà di ingannare se stesso, è questo requisito essenziale per chi voglia guidare gli altri."

Anche perché così potrà guardarsi senza disgusto

Mi sembra più che logico che lui voglia  ingannarsi, perché  si sarà graziato dal grande rincrescimento di essere  responsabile di cotanto sfascio.
L’indifferenza con cui lui ha gestito i suoi averi, cose e persone, il senso di superiorità e di fierezza che finalmente chiama cecità, ozio.
L’ozio dei possidenti del sud
Mi ricorda la vicenda di questo Palazzo Nicotera lasciato tanto tempo in ostaggio, da Palazzo nobiliare a Tribunale, da Tribunale a deposito di frutta e verdure ed ora sede Della Biblioteca Comunale.  
Tutto cambia… vorremmo lo stesso per tutti i palazzi di Lamezia.
Ebbene aldilà del semplice e scontato dato storico che le donne e i poveri, come  il popolo, senza pane e senza denti, non  abbiano mai contato niente nei vari rivolgimenti sociali,  mi sembra necessario sottolineare come dopo Angelica, dopo Concetta, dopo le tante Immacolate, dopo malaria e scarlattina, rachitismo e pellagra, la caparbietà di tutte noi, uomini e donne, non sia quella di dormire un lungo sonno ma di stare svegli.
I due ragazzi che ieri sera ballavano non erano illusi che tutto il cammino della vita sarà liscio ma sono due individui determinati, capaci e decisi, preparati e affettuosi, insomma svegli, come è giusto che sia.
In un meridione che annaspa noi tutti abbiamo bisogno di donne e di uomini capaci, noi qui, questa sera, abbiamo  l’inventiva di tante, dalle fotografie di Chiara ai dipinti di Madeleine, dai gioielli all'editoria, insomma le arti tutte, di donne caparbie che dalla parte di Angelica e di Concetta vorrebbero riscattare silenzi e misfatti.
Le scarpe rosse sul nostro tavolo, appena giorni fa, erano in mostra sulle strade d’Italia come simbolo contro violenza, stasera ballano decise verso bellezza e autonomia.

Sulle note di un valzer amato vorremmo dire al principe che afferma:
"I siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria."

Noi vogliamo migliorare, non pensiamo di essere perfetti, vogliamo migliorare nonostante chi ci sta intorno vorrebbe impedirlo.

La lezione del gattopardo e di Lighea, la sirena che si spiaggiò sulle nostre coste e ora vive nel libro deliziosamente creato da donne artiste, la lezione  andrebbe letta così, con indulgenza verso chi sciupò, allora, ma senza indulgenza verso chi ancora crede di poter continuare a sciupare un patrimonio da preservare.
Sulle note di un valzer che porta via con sè l’amarezza di Concetta che subisce l’ultima rivelazione su una  frottola raccontata da Tancredi, cade  la consolazione di poter attribuire ad altri la propria infelicità che è l’ultimo ingannevole filtro dei disperati 
Vogliamo svelare la finzione storica
La verità che è finzione se non fosse anche dolore, sangue, scherno e poi carità, pudore 
Quella verità che è solo un manufatto, un gioiello, una fotografia, l’attesa di una vita per dover dire no.

Partendo dal bellissimo rosso del vestito di Claudia, fotografato da Chiara, dalla fragola che ha in mano, dal suo gioco di luce,   Rembrandt che alza lo zigomo e poi via, lei,  decisa indossa le scarpe rosse, qui sul tavolo e  in alto, sui  tacchi, corre… 
Raggiunge   tutte noi che vogliamo andare e  non fermarci più, una corsa, via da un immaginario abulico e fabulante verso i diritti di tutti  continuamente calpestati. Il cuore rosso della solidarietà. Lampedusa docet
Un paese circolare, lo chiama Pasolini, in Scritti corsari, senza un vero interesse per l’altro. Auguriamoci di poter sfatare tutto ciò con l’interesse che come un filo cucirà questi tre giorni. 
Ippolita Luzzo 

Nessun commento:

Posta un commento