Ancora l'estate è lunga.
Fermi i giorni di luglio stanno immobili nella calura, nei fuochi, nel fumo, nel sole cocente, nelle giornate interminabili e vuote.
Tutto arde, bruciano i piromani, il campo rom, e va in fumo, in cenere ogni pochissimo ossigeno per respirare.
Nel disprezzo più totale del luogo dove abitiamo, luogo maltrattato, sporco e cattivo, anche i rapporti umani sono incattiviti dal nulla relazionale.
Un sud inferno abitato da zombi, per restare al ricordo di Romero, morto appena oggi, regista del film La notte dei morti viventi.
Relazioni umane inesistenti, rapporti amicali zero assoluto, parenti assenti e vicinato altrettanto.
Parlare col muro? Con la finestra? con un cellulare? Su un social che resta unico e solo momento di chiacchiera, unico e solo momento di stima, unico e solo momento diverso dal nulla invivente che esiste quaggiù.
Nell'inferno del sud.
Ci proviamo in tanti a creare legami, a chi riesce, a chi non riesce, ci proviamo per giorni, per anni, per occasioni, ci proviamo con fogli, con gentilezza, con disponibilità.
Il muro resta invalicabile.
D'estate quel muro diventa rovente, le giornate sono lunghe e vuote, accecanti e calde, d'estate si muore di più, d'inverno è più facile gestire un silenzio, si studia e si scrive.
"Quando tutto è fermo
mi muovo piano.
Non voglio disturbare
la volontà che nasce
dalle cose immobili." scrive Elena Mearini
D'inverno il caldo dei tasti diventa piacevole, riscalda e non irrita facendo sudare.
Lo scrivere d'inverno è compagnia, lo scrivere d'estate ha lo stesso respingente momento del vicino lontano.
Nella disperazione più totale che l'estate sia fatta ancora da tanti altri giorni di luglio, da tutto il mese di agosto, io chiedo quel suono umano della parola che possa alleviare una nostra condizione umana.
Nel fuoco del nulla finisco di nuovo con i versi di Elena Mearini, una poetessa vera
"Promettimi il niente,
cosi potrò contare
sulla tua parola."
Ippolita
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