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Appunti di meccanica celeste
Una lunga attesa
“Girifalco
era delimitata a nord dal manicomio e a sud dal cimitero, così che le sue genti
si muovevano tutte tra la follia e la morte”
ed il vento era o ponente o scirocco, due punti cardinali, due venti, due
grandi strade, due chiese, due fontane, due mercati, due campi di calcio.
Come nel paese di Sonia Serazzi "Non c'è niente
a Simbari Crichi" Girifalco è una bolla trasparente. Senza tempo. Duplice.
Ed i personaggi vivono evanescenti nel nulla di un
paese inesistente.
“
Che poi cos'erano i desideri se non una silenziosa dichiarazione di fallimento?
Riconoscere
che ciò che vogliamo non ci appartiene, che siamo altro da quello che vorremmo,
che la nostra vita segue una traiettoria sbagliata” Fa dire ad
Archidemu Crisippu, il filosofo stoico del paese, Domenico Dara, aggiungendo
che i pensieri equivalgono a volte a piccoli desideri senza ambizione.
Sette i personaggi come la legge del sette di Gurdjieff che, secondo il mistico
armeno, regola ogni processo di
cambiamento.
Un santo Patrono, San Rocco e le reliquie in
cartapesta, fatte di mani, piedi, petti, teste e cuori…
Ad agosto nella settimana del Santo Patrono arriva
il Circo, per caso, avendo smarrito la via maestra.
Ci siamo persi. Tutti.
Ho letto così, con partecipazione, le vicende
narrate, riconoscendo il fastidio e lo sciupio di intere esistenze.
Riconoscendo l’atemporalità che avvolge e svolge lo scorrere dei giorni. “Che
in fondo, a pensarci bene, tutte le nostre vite sono una catena di eventi
sospesi: le cose si interrompono improvvisamente, senza avvisaglie, senza
avvertimenti, ed è questo il dolore della vita: il congedo mancato.”
Appunti di
meccanica celeste
Siamo rimasti primitivi. Lo dice Quasimodo in Uomo
del mio tempo, lo leggiamo nelle cronache e lo vediamo nei discorsi dei
politici riportati dai media. Primitivi con le lance e coi bastoni, con le
pietre e le maledizioni. Primitivi.
Brutti sporchi e cattivi era il film di Scola.
Brutti sporchi e cattivi. Dalla pietà celeste era il primo titolo con cui
Domenico Dara ci presentò questo romanzo un anno fa sul lungomare di Falerna.
Da allora ad oggi i personaggi del romanzo Appunti
di meccanica celeste vivono
fuori dalle pagine del libro e passeggiano nel tempo astorico e senza confini
dell'immaginario. Non esistono eppure esistono. Come megattere. Raccontati con
una ridondanza di similitudini, con un lessico quasi barocco nei suoi
virtuosismi, i personaggi vivono di vita propria ed a qualcuno di loro io diedi
nome e cognome riconoscendoli come abitanti di questa valle di lacrime
lattiginosa e senza luce. Malgrado il sole infatti qui abitiamo senza luce.
Mi piace leggere
narrativa perché è il genere più simile ad una seduta psicoanalitica. Nel
raccontare, l'autore, senza che lui quasi se ne accorga, sta come un paziente
sul lettino del lettore e benché cerchi di mimetizzarsi dietro i personaggi
racconta quell'attimo, quel suo essere fermo laggiù.
A volte sono loro stessi, gli autori, che, in privato mi
confessano di aver riportato l'intercalare della loro madre, in quel che io ho
ripreso. Mi confessano di essersi sentiti capiti, come un buon terapeuta in
effetti fa ed è questa la mia gratificazione nella lettura.
Consegnandovi gli Appunti
Ippolita Luzzo
Sto leggendo ora questo libro meraviglioso. Ogni volta che lo prendo fra le mani è come aprire uno scrigno di delicata bellezza; personaggi che, una volta conosciuti, saranno indimenticabili perchè sono tutti noi e come tutti noi fanno parte di questo misterioso disegno universale.
RispondiEliminaSara