sabato 11 febbraio 2017

Dimmi come like e ti dirò chi sei

Dimmi come lecchi, così ho tradotto io "like" dall'inglese,  in senso affettuoso eh!, quella leccatina di colore blu oltremare sui vari post di social vari, per avere in contraccambio un po' d'affetto, di considerazione o semplicemente per sentirsi di far parte dello stesso sentire. 
Dimmi come like e ti dirò chi sei.
Una mia amica, di un tempo che fu, pigiava e pigiava like compulsivi dicendomi "Questo serve, questo può essere utile" senza aprire i link proposti, senza leggere i post.
Like frenetici dettati dal suo voler raggiungere presto e subito il letterato, l'editore, la libreria, il festival letterario, l'intervista del primo che l'avrebbe appellata "scrittrice"
Io metto like ossessivi, sempre alle stesse persone, come in un immaginario discorso, come se il like fosse un intercalare, io e loro, seduti a quel tavolo di fantasia chiamato discorso. 
Ogni tanto mi vergogno di tanto assillare e ritraggo la mano. Sembro una stalker. 
Lo scrittore locale, lo vedo, mette like a tutti, tutti gli scrittori nazionali, li stima sicuramente, e pensa che loro forse poi vedranno anche lui. 
Il cortigiano cortese mette like di cortesia, di adulazione alle donne ben vestite e pettinate, queste accettano tanto degnazione, essendo anche loro cortesi, e giocano alle dame ed ai cavalieri a colpi di like.
Frustrati nel loro vivere amori sbilenchi e senza più vita si rifugiano nella galanteria per distrarsi un po'. Male non fanno.
Mettono like fra loro, di rinforzo li chiamo io, gli appartenenti ad associazioni, tribù e scuole.
Spirito di corpo esige il rispetto del rito del like.
Se non lo metti sei fuori.
Like che ci dice chi noi siamo, poveri, illusi e in cerca di quel che noi stesso aduliamo. 
Usando il like come una clava, un'accetta, uno sfregio, a quella lo metto e a te no, come litigio, te lo do e te lo tolgo, il like che noi mettiamo ci si ritorce contro in una immagine misera di un luogo che rapporti non ha.
Like di controllo sociale e amicale. Una mia conoscente mi confessò di dover mettere like a tutte le fotografie postate da una sua compaesana pena la rottura di ogni rapporto. 
Era diventato uno stress. La sua compaesana spiava ogni sua mossa e se lei avesse messo altri like e non a lei inimicizia certa. Un incubo. Il like come dovere. La donna ne era così stanca che si affacciò  sempre più raramente sul social.
Like che mettiamo e like che pretendiamo come fosse un dovere.  
Se il like mettiamo vuol dire che viviamo, se il like mettiamo vuol dire che ancora desideriamo essere almeno per qualcuno, almeno per uno, pur anche e solo un semplice like. 
Noi siamo un like, noi siamo i like che mettiamo.

Ippolita Luzzo 

 

    

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