venerdì 17 giugno 2016

IL ROMANZO

Ad una pizza una persona mi chiede cosa ne pensi io di quel libro. Lo ha scritto un suo compagno di scuderia, scrivono dunque nella stessa casa editrice, eppure al mio diniego, "non ho letto il libro", lei mi fa smorfia e afferma che nel libro nulla ci sta scritto. Nulla e niente. Anche se si tratta di studioso e autore di punta della casa. 
La guardo e mi interrogo sul perché mi debba sentire così male quando questo parlare di lor colleghi raggiunga luoghi come trattorie e tranci di pizze.
Sul Romanzo.
Mi arriva dopo qualche tempo notizia di ennesima presentazione della stessa persona, in pubblica sede titolata, elogiare il suddetto romanzo che in pizzeria non le piaceva, ora avrà aggiunto mozzarella e rucola, e il libro le piace moltissimo al banco di un festival letterario, in una libreria. 
Sul romanzo si dicono tante parole, quelle che però fanno più male sono le smorfie, il disgusto privato e la smanceria pubblica. 
Una nausea.
Il romanzo che si scriverà avrà  dunque come contenuto quella cattiveria, quell'offendere uno scritto, avrà quella recensione eccessiva e benevolente proprio perché fasulla. Più sarà fasulla più benevolente sarà.
Mi prende tentazione di segnarmi tutti loro, che agiscono come quella persona, e di farne i personaggi di un testo, di una sceneggiatura. 
Sul romanzo che nascerà ci saranno come protagonisti i tanti recensori, falsi come sanno essere falsi loro, che improvvisamente, con la legge del contrappasso, saranno infettati dal mio virus, dalla tentazione di dire al festival quel che dicono al tavolo della pizzeria.
E sarà un romanzo, anzi Il Romanzo, che vincerà   

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