"Nel 1960 Armando Testa crea un manifesto PuntMes
Un punto di amaro e mezzo di dolce, capovolgendo la formula: sintetico, essenziale, il manifesto è esemplare dello stile maturo del grande grafico torinese, orientato nella direzione della massima efficacia comunicativa:
Nel vasto spazio bianco del foglio, la sfera e la semisfera impongono con forza all'occhio dello spettatore, grazie al tono rosso acceso, il colore del liquore, e al rilievo tridimensionale che assumono attraverso il gioco delle ombreggiature:
La nitidezza formale del manifesto risente delle contemporanee ricerche astratte di matrice concettuale."
Nel vasto spazio bianco del foglio, la sfera e la semisfera impongono con forza all'occhio dello spettatore, grazie al tono rosso acceso, il colore del liquore, e al rilievo tridimensionale che assumono attraverso il gioco delle ombreggiature:
La nitidezza formale del manifesto risente delle contemporanee ricerche astratte di matrice concettuale."
Un Punto di dolce quindi vermut corretto con mezza china, amara, sembra la formula dell'equilibrio nel gusto.
Un punto di storia e mezzo d'artista, al contrario, come Armando Testa. La storia è l'amaro.
Un punto di storia e mezzo d'artista, al contrario, come Armando Testa. La storia è l'amaro.
Al castello ducale di Corigliano Calabro Mario Panarello presenta la mostra di Antonio Pujia Veneziano. Segni_Tempo_Spazio a cura dello storico dell'arte Alessandro Masi.
πάντα ῥεῖ Tutto
scorre.
Panta rei- il
tempo scorre e non passa mai. Essere e divenire nella concezione orientale ed
occidentale. Il mutare esterno e l'immutabile interiore. I Punti, Le linee, I tracciati, i confini, del nostro passaggio che immobile sta. Un Punto e mezzo, a seconda, a volte più amaro, a volte più dolce.
Il viaggio verso Corigliano, luogo dove si terrà la mostra,
è un lungo indagare sulle ragioni per cui il nostro sud sia fermo, non sappia
usare i beni che ha, anzi li sciupi e li danneggi. Mario, storico dell’arte, ci
sta raccontando come alcuni beni vengano falsificati e manomessi nelle
chiese da sacrestani, ed io ricordo il
bidello della mia scuola intento in un restauro non autorizzato. Danneggiare
sembra sia molto più facile che conservare, rispettare. Il viaggio procede con
l’immagine del dipinto di una madonna, che, decapitata dalla sua testa
originaria, verrà trovata dallo storico con la testa di un altro dipinto, in un
collage che genera disarticolazione di
elementi spazi temporali. Una distonia che impedisce il movimento. Fermo quindi
il sud, come il dipinto alla Frankestein, incubi e mostri in sovrapposizione.
Anche quando giungono a pioggia i contributi europei, oppure da Roma, peggio
sarà, perché tale ricchezza verrà impiegata per spartire e comprare favori
rovinando ulteriormente, in restauri alla qualunquemente quel che vivacchia di
un passato.
Il viaggio si interroga sul compito dell'artista e siamo ora
nel Castello di Corigliano, dove al primo piano
si tiene la mostra e la presidentessa della Dante Alighieri ci informa che il Salone degli Specchi è stato scelto come simbolo calabro all'Expo.
Appunti presi mentre Mario Panarello racconta i quadri di
Antonio, esposti in quattro sale del
castello: Il segno- La materia- La forma- I concetti.
Seguendo un percorso a ritroso l’artista con un gesto
raggiunge equilibrio nella realizzazione delle opere, un gesto meditato,
con coerenza.
Il valore del segno è nel gesto che traccia su carta su tela con pennelli e pastelli la forza che
sta nel significato.
Nel valore semantico dei segni l’arte si condensa nello
spazio della rappresentazione. Se valgono le cose, i punti, le linee, i colori,
se valgono sono. Da sala in sala, nella seconda sala il doppio, l’ambivalenza,
il cerchio, il segno perfetto.
Nella terza sala la natura, la forma circolare della terra,
la terracotta, piccoli rami, luce lunare, aria e acqua. Aria dipinta.
Nella quarta sala la luce sublimata. Oro e bianco
stemperato, tutto l’oro dell’estasi con tutto il biancore della luce ottenuto
piegando e ripiegando la tela in una
pittura scultura. Attraverso le pieghe quasi del Bernini nella Transverberazione di santa Teresa d'Avila.
Dall'estasi al benessere, Antonio Pujia, nel prendere la
parola, con molta semplicità, ci informa che lui dipinge per star bene, per dar
forma cioè ad un benessere fatto di tanti riferimenti in un dialogo continuo
con tanti, prima e dopo, con poesia e filosofia.
Henry Michaux sulla
via dei segni, il libro scelto da Saverio Tavano per dialogare con le tele e le carte di Antonio Pujia Veneziano, risponde a quel punto e mezzo di Armando Testa, al gesto e al colore per dire no, all'avventura del voler dire sì, a sbuffi e spruzzi che son punti fermi nell'immaginario dell'umanità.
E mentre il Castello di Terranova teatro del settecento si sgretola, sgretolando ogni esteriorità, nel ritornare alla finestra della storia, fermi nel tempo, segni nello spazio gli artisti tracciano perché se noi siamo vivi un motivo è
“ANTONIO PUJIA
VENEZIANO
“SEGNI_TEMPO_SPAZIO”
a cura di Alessandro Masi
“SEGNI_TEMPO_SPAZIO”
a cura di Alessandro Masi
CASTELLO DUCALE DI CORIGLIANO CALABRO
Dal 23 Maggio al 26 Giugno 2015
Inaugurazione 23 Maggio 2015 Ore 18.00
Dal 23 Maggio al 26 Giugno 2015
Inaugurazione 23 Maggio 2015 Ore 18.00
Sabato 23 Maggio 2015 alle ore 18:00 sarà inaugurata,
presso il Castello Ducale di Corigliano Calabro, la mostra personale
dell’artista Antonio PUJIA VENEZIANO dal titolo “SEGNI_TEMPO_SPAZIO”, curata
dallo storico dell’arte Alessandro Masi.
L’evento, promosso dalla Società Dante Alighieri -
Comitato di Cosenza in collaborazione con le Associazioni
Culturali EuropArte ed Aleph Arte, e
organizzato dall’Associazione White Castle, vanta anche i
prestigiosi patrocini culturali del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali e Turismo – Polo Museale Regionale della Calabria e del Comune di
Corigliano Calabro.”
Bel pezzo. Brava.
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