Il salotto letterario-21 dicembre
Il gattopardo che non c’è… Pensieri
e parole, ed opere
Essere caparbie
La volontà di fare, cura e
attenzione, l’interesse che non c’è
Il gattopardo: la filosofia dell’ozio, ovvero
l’incuria del sud
Un flash su ieri
La splendida Angelica volteggia nel salone
sulle note del valzer brillante di Verdi. Il passato.
Chiara fotografa insieme
passato e presente per fare futuro.
Nel rincorrere le tante
immagini di questo avvenimento mi faccio prender per mano da loro,
la freschezza, la giovinezza, la fragilità e
la decisione di queste tre donne mi
accompagnano in una lettura storica epidermica su tovagliati e ricami, gioielli
e dipinti, dolci e mobili accuditi e accarezzati per far bello il farsi del
tempo.
Mani che stendono la sfoglia, che assemblano con
pietre un albero di Natale, che raccolgono fiori e la festa inizia.
Si aprano le danze.
Ed ora brutalmente ci
tuffiamo nelle parole, nei pensieri del Gattopardo
Dalla parte delle donne? Né
da una parte, né da un’altra, da
nessuna parte.
Parla il Principe "Il sonno, il sonno è ciò che i Siciliani vogliono, ed
essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare.”
Mi
sono sempre chiesta perché mai il principe di Salina, illuminista, dice
l’autore, condanni alla quasi ignoranza
le sue figlie, lasciandole sgranare
rosari e fare sfilati. Con vera partecipazione alle tante donne
lasciate come Concetta, ad accudire casa e a badare solo a mestieri
femminili, senza luce. Lo sciupio di intere esistenze. Mi chiedo se
l’arretratezza di tutto un meridione non sia da attribuire a questo sdegno
verso la scuola, verso l’intraprendenza del fare, verso il lavoro.
Me lo chiedevo ieri sera quando i due ragazzi
ballavano. Me lo chiedo anche stasera,
Lui,
il principe, dopo aver accettato il matrimonio fra Tancredi e Angelica,
guardandoli ballare ragiona così:
“Essi
offrivano lo spettacolo più patetico di ogni altro, quello di due giovanissimi innamorati che ballano
insieme, ciechi ai difetti reciproci, sordi agli ammonimenti del destino, illusi che
tutto il cammino della vita sarà liscio come il pavimento del salone, attori
ignari cui un regista fa recitare la parte di Giulietta e quella di Romeo
nascondendo la cripta e il veleno, di già previsti nel copione. Né l'uno né
l'altro erano buoni, ciascuno pieno di calcoli, gonfio di mire segrete, ma
entrambi erano cari e commoventi mentre le loro non limpide ma ingenue
ambizioni erano obliterate dalle parole di giocosa tenerezza che lui le
mormorava all'orecchio e dal profumo dei capelli di lei, dalla reciproca
stretta di quei loro corpi destinati a morire.”
Io
continuo a domandarmi il perché di tanto scetticismo se lui sta consegnando il suo patrimonio, il suo nome,
ad una donna nuova, che ammira per le
stesse qualità che ha ucciso nelle
figlie.
Angelica, istruita al nord, di bella presenza
e con dote sostanziosa
Angelica
è il prodotto confezionato per uno stato nuovo.
Anche
lei, per ora, una merce di scambio, poi diventerà una delle più viperine Egerie
di Montecitorio. Una vipera benché ninfa
e consigliera di Numa Pompilio…amante e poi moglie, dalla mitologia.
Sulla
donna si baratta e si costruisce una fortuna…
In
un altro passo il principe dirà che:
“La
facoltà di ingannare se stesso, é questo requisito essenziale per chi voglia
guidare gli altri.”
Anche
perché così potrà guardarsi senza disgusto
Mi
sembra più che logico che lui voglia ingannarsi, perché si sarà graziato dal grande rincrescimento di
essere responsabile di cotanto sfascio.
L’indifferenza
con cui lui ha gestito i suoi averi, cose e persone, il senso di superiorità e
di fierezza che finalmente chiama cecità, ozio.
L’ozio
dei possidenti del sud
Mi
ricorda la vicenda di questo Palazzo lasciato tanto tempo in ostaggio … da
Palazzo nobiliare a Tribunale, da Tribunale a deposito di frutta e verdure ed
ora sede Della Biblioteca Comunale.
tutto cambia… vorremmo lo stesso per tutti i palazzi di Lamezia…
Ebbene
aldilà del semplice e scontato dato storico che le donne e i poveri, come il popolo, senza pane e senza denti, non abbiano mai contato niente nei vari rivolgimenti
sociali, mi sembra necessario
sottolineare come dopo Angelica, dopo
Concetta, dopo le tante Immacolate, dopo malaria e scarlattina,
rachitismo e pellagra, la caparbietà di tutte noi, uomini e donne, non sia
quella di dormire un lungo sonno ma di stare svegli.
I due ragazzi che ieri sera ballavano non
erano illusi che tutto il cammino della vita sarà liscio ma sono due individui
determinati, capaci e decisi, preparati e affettuosi, insomma svegli, come è
giusto che sia.
In
un meridione che annaspa noi tutti abbiamo bisogno di donne e di uomini capaci,
noi qui, questa sera, abbiamo l’inventiva di tante, dalle fotografie di
Chiara ai dipinti di Madeleine, dai gioielli all’editoria, insomma le arti
tutte, di donne caparbie che dalla parte di Angelica e di Concetta vorrebbero
riscattare silenzi e misfatti.
Le
scarpe rosse sul nostro tavolo, appena giorni fa erano in mostra sulle strade
d’Italia come simbolo contro violenza, stasera ballano decise verso bellezza e
autonomia.
Sulle
note di un valzer amato vorremmo dire al principe che afferma:
“I
siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di
essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria.”
Noi
vogliamo migliorare, non pensiamo di essere perfetti, vogliamo migliorare
nonostante chi ci sta intorno vorrebbe impedirlo.
La
lezione del gattopardo e di Lighea, la sirena che si spiaggiò sulle nostre
coste e ora vive nel libro deliziosamente creato da donne artiste, la lezione andrebbe letta così, con indulgenza verso chi
sciupò, allora, ma senza indulgenza verso chi ancora crede di poter continuare
a sciupare un patrimonio da preservare.
Sulle
note di un valzer che porta via con se l’amarezza di Concetta che subisce
l’ultima rivelazione su una frottola raccontata
da Tancredi, cade la consolazione di
poter attribuire ad altri la propria infelicità che è l’ultimo ingannevole filtro dei disperati
Vogliamo svelare la finzione storica
La
verità che è finzione se non fosse anche dolore, sangue, scherno e poi carità,
pudore
Quella
verità che è solo un manufatto, un gioiello, una fotografia, l’attesa di una
vita per dover dire no.
Partendo dal bellissimo rosso del vestito di
Claudia, fotografato da Chiara, dalla fragola che ha in mano, dal suo gioco di
luce, Rembrandt che alza lo zigomo e
poi via, lei, decisa indossa le scarpe
rosse, qui sul tavolo e in alto, sui tacchi, corre… Raggiunge tutte noi che vogliamo andare e non fermarci più, una corsa, via da un
immaginario abulico e fabulante verso i diritti di tutti continuamente calpestati. Il cuore rosso
della solidarietà. Lampedusa docet
Un
paese circolare, lo chiama Pasolini, in Scritti corsari, senza un vero interesse
per l’altro. Auguriamoci di poter sfatare tutto ciò con l’interesse che come un
filo cucirà questi tre giorni.
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