Inno alla s-comunicazione nel web
Io s-comunico con tanti, in realtà sono s-comunicata
Ricordo che un tempo Emily scrisse una lettera al mondo che
a lei non rispose mai.
Tempi passati, ora io scrivo la mia lettera al mondo e
rispondono in tanti che non conoscerò mai.
Ricordo quei giorni passati a rincorrere il vento, cantava
De Andrè, ora rincorro soltanto un contatto su facebook che il mio iphone segnala
con un bip.
Ricordi sbocciavan le viole, tante canzoni, ora le trovo
spulciando i post dei miei contatti su
social.
S-comunichiamo felici, ridiamo convinti della facezia, della
connessione, ci meravigliamo, noi oltre i quaranta anni, i cinquanta , ai
sessanta.
Il nostro cervello ancora non ha completato la connessione.
Un cervello rettile.
Mi siedo e vi parlo come se voi foste veri, come se io
avessi trovato il motivo per darmi un motivo.
Dalla tela di ragno in cui ho disposto a raggiera i miei
evanescenti rapporti reali ogni tanto ho un sussulto, uno scatto, una impennata
di orgoglio e mi illudo di avere un mondo ascoltante e rispondente al di là
dello schermo che mi dia un arcobaleno sereno, l’odore del fieno. Viva la campagna cantava Nino Ferrer, e
cantano i Bandabardò, viva la campagna che ci da…
Felicità, i miei rapporti webbici che mi danno risate e risate
senza sporcare, senza puzzare, senza nemmeno il respiro vero, senza un gesto,
un gesto naturale, che proprio non c’è stato, non c’è stato mai.
Quindi viva il tablet, viva iphone che illudono di nuovo che
risposta ci sia.
A tutti voi che io non conosco e che leggo soltanto per
darmi un motivo di esserci ancora.
Perché, come Kant mi insegnò, se ci siete voi, ci sono
anch’io.
L’essere passa dalla campagna alla compagnia…
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