Da solitaria fra tacchi altissimi- w gli sposi
La liturgia è iniziata, io fisso i tacchi sottilissimi e
lunghi della signora, forse coetanea, più o meno, davanti a me.
Due o tre frasi su di lei, non propriamente da riportare, mi
ritornano in mente
Il vento le sussurra dopo averle sentite dette da chi la
conosce
Io non la conosco, certo so il nome e il cognome, il lavoro
e il marito, nulla più.
Eppure da quelle frasi che altri mi hanno detto, da due o
tre immagini pubbliche, io guardo i suoi tacchi
che corrispondono a quello che …
Sono i tacchi della persona appoggiata , che si appoggia e
svetta, con religiosità intensa, ha anche il cellulare aperto, ogni tanto da un
occhiata… una minuzia eh, lo faccio anche io. Ma non si può, non si deve e non
si vuole, soprattutto.
Tacchi vari, più grossi, più alti, zeppe,
scarpe lacoste
rasoterra, ai piedi di un ragazzo mi riconciliano con le nostre zampette,
ornate.
L’azzurro intenso veleggia il mare dell’abbraccio materno,
sempre vigile, verso il rosa pesca vellutata, olezzante di frutta appena colta,
un peplo romano scende a colonne sfilanti un tempio attico, lei è bellissima.
Capitelli, fregi e putti, foglie di acanto, e sono già
lontano, nei luoghi storici di canti pagani che accompagnavano la sposa con
ditirambi e imenei.
Una arancio rosso mi rapisce, io mi innamoro all’istante,
salvo scoprire che è lei la donna che vidi bambina in fiore, che è sempre lei,
deliziosa umana, figlia dell’amica di assonanze.
Abbiamo colori diversi questa sera, chissà che colore avrebbe
scelto sua mamma se avesse lasciato Roma per venire fin quaggiù!
Un cerchietto, un vestito a palloncino giallo mi danno Audrey Tautou, sarà del gruppo francese,
penso io, e il giallo si ripete in un’altra e un’altra ancora.
Sono molto soddisfatta del mio vestito con del giallo, mi
sento un po’ francese, come lo sposo, principe azzurro perfetto dei romanzi di
Delly e Liala.
Il principe azzurro, alto, biondo, occhi azzurri, giovane, che
lavora nel campo ingegneria aerospaziale, modi educati e affettuosi,
intelligente, disponibile all’ascolto, e questa è la favola più grande.
Un uomo che ascolta e che invera quel che tu dici.
Un uomo che ascolta e che invera quel che tu dici.
Meglio dei romanzi che tutte abbiamo letto
Qui siamo oltre.
Tu chiacchieri con una tua amica, dietro in macchina, di
quello che vorresti fare, lui ha già conservato ogni parola e la traduce in
realtà.
Una vera sciccheria, una goduria senza equivoci.
Me lo sbaciucchio, bacio la sposa e già mi sono seduta fra
due donne che dal romanzo sono andate oltre il racconto, nell’esistenzialismo
di Sartre e della Beauvoir, fra incastri e bivi, fra strade ferme e
coincidenze, di un passato ripetuto mille e mille, ricostruito ogni volta per non fare troppo
male
La nostra serata finisce così… da domani chi lo sa
Il ritorno è interessantissimo. Io mi rinnamoro di una lei,
bruna, effervescente e saggia, di una donna in verde ottanio il suo vestito,
un verde blu che non lo è più, di una donna verde come la speranza vera che insieme si
possa ancora comunicare bellezza, verità e sentimento in un frullato denso, di
vitaminica energia… e mentre lui le cede il volante della sua automobile, e mentre lei si toglie le scarpe anch'esse con zeppe o tacchi altissimi, e mentre mette la cintura di sicurezza, io " m'accorgo che la vita è poesia se c'é l'amore" w gli sposi.
Interessantissimo contributo a un matrimonio che passa quasi inosservato perchè a prevalere sono altri orizzonti, un dialogare con se stessi e la propria solitudine, oltre ogni forma di tacchi, di vestiti e di parole che sfuggono lontano dentro la protagonista di questo scritto. Brava IppoLù!nu
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