"Questo fino a ieri..." dice Rachele, la protagonista di "Adesso chiamo Guido." e poi lascia una lettera sul tavolo della cucina. Rachele ha il nome di mia madre ed è a lei che dedico le tante lettere scritte in questo libro.
In "Ex post" una lettera a Walter di un'altra donna che scrive "L'amore è un sentire difettoso".
Vi sono pezzi scritti da Tiziana, da Eleonora e poi vi sono pezzi scritti insieme.
Per Eleonora è l'esordio nella prosa, dopo aver avuto menzione per la poesia al Premio Internazionale Mario Luzi, Tiziana scrive da otto anni sul blog " La medaglia del rovescio" ed ha già altre pubblicazioni. Tiziana torna a Lamezia per la terza volta e a teatro ha portato ”Ho attraversato ridendo la terra capovolta". Allora io scrissi che sarebbe ritornata nel mio blog "Il regno della Litweb": " Ieri sera al Chiostro Di San Domenico lo spettacolo di Tiziana Calabrò ed Eleonora Uccellini “Ho attraversato ridendo la terra capovolta... ma anche no” ispirato al blog di Tiziana “Lamedagliadelrovescio” si chiude fra abbracci, applausi e profezie. Ritornerete, esclamo, ritorneranno, diciamo insieme a Michela Cimmino, alle colleghe e agli alunni del liceo Scientifico e del Liceo Campanella. Ritorneranno, tutti lo vogliamo, sentiamo in coro dal pubblico."
Ritorna Tiziana, questa volta con Eleonora Scrivo, giorno 27 giugno nella mini rassegna "Vedere per leggere" nello spazio gentilmente concesso dall'Ottica Dipi, e con il contributo della Libreria Mondadori di Lamezia Terme.
Il libro ci chiede una riflessione e un'attesa, scrive nella prefazione Cinzia Messina e mi piace riportare da lei "Si legge sempre come in attesa, perché è la sospensione il segreto, il segreto di questo raccontare; niente è definitivo e fermo"
Eleonora racconta come ha incontrato di recente Tiziana e come grazie a Facebook abbia potuto leggere e capire di aver incontrato chi aspettava, di aver intercettato una complementarietà e da allora tutto è in movimento.
Mi piace il ruolo di Facebook utile, nel mondo dei rapporti amicali, della curiosità, dell'ironia e del rispetto.
Nasce così La cura provvisoria dei Tratti fragili che attendiamo a Lamezia, nell'attesa che è movimento.
Ippolita Luzzo
sabato 20 giugno 2020
venerdì 12 giugno 2020
La Presenza e l'assenza di Franz Krauspenhaar
Il libro è un impasto di sensazioni forti, molto forti, che depistano il lettore, lo sorprendono e lo spiazzano.
I buoni, dove stanno i buoni? Un Noir che metto maiuscolo, un noir senza uno svelamento quasi, se non la difficoltà di tutti i partecipanti a trovarne il bandolo. La scomparsa arriva quasi subito, lei scompare, per abulia, non sappiamo, io la trama non la svelerò perché voglio lasciare lo stesso spaesamento nell'animo del lettore. Lei scompare e un investigatore viene assunto, anzi no, due investigatori si troveranno a cercare la scomparsa.
La Presenza è L'Assenza ci ricorda il titolo di questo magnifico libro di Franz Krauspenhaar che fa dire a Guido Cravat, uno dei due investigatori "Attendo domani, ed è difficile, come tutte le attese. Si attende sempre qualcosa, in questa nostra vita."
Incalzante.
Credo che il noir sia ciò che meglio si confà allo stile di Franz Krauspenhaar.
Un noir martellante che inchioda il lettore alla storia e ai personaggi.
Appena arrivato ho iniziato a leggere e sono riuscita a staccarmi solo alla fine. I personaggi in balia di un cattivo, e ogni pagina è in effetti una sorpresa. Chi è il cattivo? Cambiano i ruoli e cambiano addirittura i moventi per cui una azione malvagia si commette. Nella banalità del male.
Nel vortice del male, di una mente psicotica, scopriamo che un po’ di follia alligna in molti e che sparire per abulia è la follia minore. Un vero applauso all'autore che ha creato una storia terribile e attraente come può essere attraente il male visto sulle pagine di un bel libro e complimenti alla Arkadia Editore ormai una bella realtà nel panorama editoriale nazionale. Libro che consiglierò in ogni dove nel Regno della Litweb
Ippolita Luzzo
I buoni, dove stanno i buoni? Un Noir che metto maiuscolo, un noir senza uno svelamento quasi, se non la difficoltà di tutti i partecipanti a trovarne il bandolo. La scomparsa arriva quasi subito, lei scompare, per abulia, non sappiamo, io la trama non la svelerò perché voglio lasciare lo stesso spaesamento nell'animo del lettore. Lei scompare e un investigatore viene assunto, anzi no, due investigatori si troveranno a cercare la scomparsa.
La Presenza è L'Assenza ci ricorda il titolo di questo magnifico libro di Franz Krauspenhaar che fa dire a Guido Cravat, uno dei due investigatori "Attendo domani, ed è difficile, come tutte le attese. Si attende sempre qualcosa, in questa nostra vita."
Incalzante.
Credo che il noir sia ciò che meglio si confà allo stile di Franz Krauspenhaar.
Un noir martellante che inchioda il lettore alla storia e ai personaggi.
Appena arrivato ho iniziato a leggere e sono riuscita a staccarmi solo alla fine. I personaggi in balia di un cattivo, e ogni pagina è in effetti una sorpresa. Chi è il cattivo? Cambiano i ruoli e cambiano addirittura i moventi per cui una azione malvagia si commette. Nella banalità del male.
Nel vortice del male, di una mente psicotica, scopriamo che un po’ di follia alligna in molti e che sparire per abulia è la follia minore. Un vero applauso all'autore che ha creato una storia terribile e attraente come può essere attraente il male visto sulle pagine di un bel libro e complimenti alla Arkadia Editore ormai una bella realtà nel panorama editoriale nazionale. Libro che consiglierò in ogni dove nel Regno della Litweb
Ippolita Luzzo
martedì 9 giugno 2020
Olimpio Talarico Cosa rimane dei nostri amori
L'Infinito di Leopardi dal Castello Di Caccuri.
"L'incanto del panorama mi emozionava. Sembrava un quadro di Enzo Loria, quando osava mischiare i colori affettuosi dell'autunno caccurese con le meste nebbie della sua laguna. Lo sguardo navigò. Dal castello scivolò lungo il tappeto di colline, si attardò sulla valle taciturna del Neto, per poi risalire sulle casupole del paese, appoggiate l'una contro le altra e che parevano fare fatica per non scivolare verso la campagna, come se un destino volesse allontanarle da quella terra tirchia, avara, e loro si opponessero con tutta la loro forza"
Siamo a Caccuri, in Calabria, nell'altopiano della Sila, dove lo sguardo smisurato vaga, infinito, dal castello.
Olimpio Talarico è nato a Caccuri e vive a Bergamo e ama di amore autentico entrambi i luoghi ma solo a Caccuri le strade gli parlano, solo a Caccuri sente l'impronta di chi è passato prima di lui, delle storie e dei sospiri.
Perciò dedica a Caccuri i momenti più elegiaci del suo scrivere nella grande fratellanza con le storie e gli abitanti del luogo.
Luogo magico, in effetti, per chi ha la ventura di visitarlo, luogo che reciterà con noi i versi di Leopardi:
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura.
A Caccuri però il cor non si spaura ma il verdeggiare intorno e la linea vicina fra il cielo e la terra conforta e abbraccia.
Cosa rimane dei nostri amori nasce come un'ode a Caccuri, poi l'autore ha costruito una trama e dei personaggi ma il primo personaggio vivente è proprio il paese.
Olimpio in una sua dichiarazione ci dice:
"La piazza di Caccuri ha ispirato quasi tutte le mie storie.
Quando d'estate si ritornava in Calabria, Nicola a 5 anni si intrufolava fra le gambe di uomini che conosceva appena e seguiva per ore le partite a carte degli anziani del mio paese. Quanta magia c'è nel codice genetico"
C'è una foto del maestro Giuseppe Marino e un post di Francesco Stirparo, che ricordano che 56 anni fa, il 19 marzo del 1964, a Caccuri durante la processione di San Giuseppe, aveva inizio la storia di "Cosa rimane dei nostri amori".
Il racconto inizia proprio con la festa di San Giuseppe e con due ragazzi, un ragazzo e una ragazza, della banda spariti.
Dalla festa alla tragedia alla morte, il corpo di uno ritrovato subito, il corpo dell'altra dopo molti anni.
Nella trama le omertà, le accuse ingiuste, un innocente in carcere, e la ricerca della verità.
Il protagonista Jacopo Jaconis, musicista, autore di colonne sonore, torna a Caccuri nel 1992 per un suo dialogo interiore e nel mentre avviene il ritrovamento del corpo della ragazza scomparsa nella festa di San Giuseppe del 1964. Viene inquisito suo padre, preside della scuola locale, accusato dell'omicidio dalla
testimonianza del prete della parrocchia don Marcello Poli.
Il maresciallo Nisticò però non crede al prete e affianca Jacopo, è sicuro che Amilcare Jaconis non sia un assassino.
Seguiremo il disvelare fra verità e menzogne, come se fosse un giallo, un noir, convinti che il profumo ci guiderà.
Il profumo dei soldi.
Pezzi di noi, Pezzi di Storie.
Ed è per questo che il libro di Olimpio ha inaugurato la rubrica Pezzi di Calabria, una rubrica sui borghi calabresi narrati dalla penne degli scrittori: Caccuri in Rivìentu.
Non posso non tacere del piacere di aver letto la dedica che Olimpio fa a tutti noi lettori, a quella lettrice della Pasticceria di Crotone che stava leggendo il suo primo libro,"Il due di bastoni" nel dolce della brioche con gelato e panna.
"Una brioche letteraria" mi disse una volta un amico sulla mia lettura ad un suo libro ed ora consegno ad Olimpio la mia brioche ringraziandolo fortemente della sua amicizia e dei suoi Amori regalati prima e Cosa rimane dei nostri amori ora.
Aspettandolo a Caccuri
Ippolita Luzzo
"L'incanto del panorama mi emozionava. Sembrava un quadro di Enzo Loria, quando osava mischiare i colori affettuosi dell'autunno caccurese con le meste nebbie della sua laguna. Lo sguardo navigò. Dal castello scivolò lungo il tappeto di colline, si attardò sulla valle taciturna del Neto, per poi risalire sulle casupole del paese, appoggiate l'una contro le altra e che parevano fare fatica per non scivolare verso la campagna, come se un destino volesse allontanarle da quella terra tirchia, avara, e loro si opponessero con tutta la loro forza"
Siamo a Caccuri, in Calabria, nell'altopiano della Sila, dove lo sguardo smisurato vaga, infinito, dal castello.
Olimpio Talarico è nato a Caccuri e vive a Bergamo e ama di amore autentico entrambi i luoghi ma solo a Caccuri le strade gli parlano, solo a Caccuri sente l'impronta di chi è passato prima di lui, delle storie e dei sospiri.
Perciò dedica a Caccuri i momenti più elegiaci del suo scrivere nella grande fratellanza con le storie e gli abitanti del luogo.
Luogo magico, in effetti, per chi ha la ventura di visitarlo, luogo che reciterà con noi i versi di Leopardi:
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura.
A Caccuri però il cor non si spaura ma il verdeggiare intorno e la linea vicina fra il cielo e la terra conforta e abbraccia.
Cosa rimane dei nostri amori nasce come un'ode a Caccuri, poi l'autore ha costruito una trama e dei personaggi ma il primo personaggio vivente è proprio il paese.
Olimpio in una sua dichiarazione ci dice:
"La piazza di Caccuri ha ispirato quasi tutte le mie storie.
Quando d'estate si ritornava in Calabria, Nicola a 5 anni si intrufolava fra le gambe di uomini che conosceva appena e seguiva per ore le partite a carte degli anziani del mio paese. Quanta magia c'è nel codice genetico"
C'è una foto del maestro Giuseppe Marino e un post di Francesco Stirparo, che ricordano che 56 anni fa, il 19 marzo del 1964, a Caccuri durante la processione di San Giuseppe, aveva inizio la storia di "Cosa rimane dei nostri amori".
Il racconto inizia proprio con la festa di San Giuseppe e con due ragazzi, un ragazzo e una ragazza, della banda spariti.
Dalla festa alla tragedia alla morte, il corpo di uno ritrovato subito, il corpo dell'altra dopo molti anni.
Nella trama le omertà, le accuse ingiuste, un innocente in carcere, e la ricerca della verità.
Il protagonista Jacopo Jaconis, musicista, autore di colonne sonore, torna a Caccuri nel 1992 per un suo dialogo interiore e nel mentre avviene il ritrovamento del corpo della ragazza scomparsa nella festa di San Giuseppe del 1964. Viene inquisito suo padre, preside della scuola locale, accusato dell'omicidio dalla
testimonianza del prete della parrocchia don Marcello Poli.
Il maresciallo Nisticò però non crede al prete e affianca Jacopo, è sicuro che Amilcare Jaconis non sia un assassino.
Seguiremo il disvelare fra verità e menzogne, come se fosse un giallo, un noir, convinti che il profumo ci guiderà.
Il profumo dei soldi.
Pezzi di noi, Pezzi di Storie.
Ed è per questo che il libro di Olimpio ha inaugurato la rubrica Pezzi di Calabria, una rubrica sui borghi calabresi narrati dalla penne degli scrittori: Caccuri in Rivìentu.
Non posso non tacere del piacere di aver letto la dedica che Olimpio fa a tutti noi lettori, a quella lettrice della Pasticceria di Crotone che stava leggendo il suo primo libro,"Il due di bastoni" nel dolce della brioche con gelato e panna.
"Una brioche letteraria" mi disse una volta un amico sulla mia lettura ad un suo libro ed ora consegno ad Olimpio la mia brioche ringraziandolo fortemente della sua amicizia e dei suoi Amori regalati prima e Cosa rimane dei nostri amori ora.
Aspettandolo a Caccuri
Ippolita Luzzo