giovedì 15 novembre 2018
Nadia Terranova Addio Fantasmi
Leggo e ritrovo nel libro di Nadia Terranova spezzoni di vita conosciuta, di quando una mia mia amica mi disse come Sara a Ida, mi ritrovo nei dialoghi fra Ida e la sua mamma, con storie e reconditi fatti passati molti diversi.
Il dialogo plausibile e universale, uguale al nostro dialogare, racconta, senza raccontarlo, il compito del lettore nel suo dialogo con un testo.
Se il testo fosse Ida e io fossi Sara, Se il testo fosse la mamma e io fossi Ida e viceversa, facendo questo gioco ho preso a leggere e rileggere Addio Fantasmi relegando alla trama un lato, una vista laterale. Affascinata da ciò che tutti noi, scriventi, abbiamo colpevolmente cercato: l'attenzione sui nostri scritti.
Una vera ossessione.
Il Libro di Nadia Terranova è fatto di rimandi e di ritorni, di rimpianti e di rancore, di risposte e di rincorse, di rassicurazione e di rumori.
La lettera erre del nostro alfabeto ci rovista e ci ritrova.
Addio fantasmi, amandovi e facenti parte del nostro vissuto, addio e arrivederci, telefonando e telefonando a chi ci risponderà, per non lasciarci soli con voi.
La voce del marito di Ida risponde dal luogo della necessità, necessità di un equilibrio, affinché la protagonista non sia presa per mano dal fantasma che sta in lei.
Ida fa il suo viaggio di andata e ritorno e resiste.
Nadia Terranova a pagina 147 fa dire ad Ida: "Chiusi la conversazione, strinsi il telefono fra le mani e ringraziai il miracolo tecnologico che permetteva di lasciarsi invadere da un'altra persona a centinaia di chilometri di distanza, farsi modificare l'umore da lei e chiederle aiuto per resistere"
Nel farsi crescere dal racconto altrui, nel farsi idea di ciò che lei sia, nel farsi storia di un racconto unico, mi sembra un farsi fascinante questo romanzo che consiglio, che amo, che mi abbraccio.
" Veniamo tutti da un funerale, tutti abbiamo perso qualcuno e sappiamo quanto lunghissimo e ingiusto sia il tempo davanti a noi, il tempo senza quella persona. Il tempo che cominceremo a contare anno dopo anno, a partire dalla perdita. Delle vite degli altri non so molto, ma se aprissi uno spiraglio la mia solitudine diventerebbe affollata" pagina 195
Ed ora mi appunto questa lettura che Nadia Terranova fa in una intervista: "C’è un racconto di Leonardo Sciascia che ha un incipit bellissimo e dice che esiste soltanto un paese nella vita cui poi torniamo e che ricreiamo nella letteratura, si intitola "Paese con figure" contenuto nella raccolta "Il fuoco nel mare" pubblicata da Adelphi. "Quando saremo lontani da questo piccolo paese in cui siamo nati e viviamo, quando finalmente ci sentiremo nascere dentro amore e nostalgia per le cose che oggi ci circondano e mortalmente ci annoiano - di queste povere case ammucchiate, di queste persone che ogni giorno incontriamo, il nostro ricordo riuscirà forse a comporre una di quelle infantili e amorevoli costruzioni in cui cubetti di legno e figurine di coccio fanno affettuosa armonia; una povera e incantata armonia’’. Trovo in queste righe la sintesi di quello che accade quando ricostruiamo con la letteratura il nostro luogo dell’infanzia, senza mitizzarlo però, cioè rendendoci conto che da un punto di vista umano, personale e psicologico è stato comunque una burrasca. Non abbiamo scelto, certo, il posto in cui vivere, non abbiamo scelto la famiglia dalla quale siamo stati condizionati e spesso ne siamo scappati, come anche nel mio caso. E poi, a un certo punto, siamo tornati in quella provincia alla quale attribuivamo tutti i mali del mondo pensando magari da ragazzini : "se non avessi vissuto qua, chissà cosa sarei, cosa farei, mi tocca questo luogo’’. Invece abbiamo letto, pensato, amato, c’è tutto quello che poi siamo diventati."
Grazie mille a Nadia Terranova
Addio Fantasmi amatissimi nel Regno della Litweb
Ippolita Luzzo
La parte finale del post mi sovviene una bella canzone. È in dialetto laghée lombardo per cui dopo il video ti cercherò anche la traduzione https://youtu.be/zFEvaZNRpCc
RispondiEliminahttp://www.testietraduzioni.com/cantanti/d/davide-van-de-sfroos/la-terza-onda.html
RispondiEliminaLa prima onda è quella che ti invita al viaggio, a prendere il largo quando la terra ti è stretta. La seconda è quella che ti vuol riportare a casa quando sopraggiunge la nostalgia di qualcuno, di qualcosa o della terraferma stessa, ma è solo la terza onda -- quella dell'incognito, quella del destino non ancora rivelato, quella della fuga da se stessi e dai punti sicuri della nostra esistenza -- a farci sentire veramente vivi e veramente in viaggio nel bene e nel male. (commento dell'autore)
RispondiEliminaChe capolavoro queste onde!!Mi affascina la terza, che io chiamo speranza in ciò che ancora non sappiamo, un'onda che ci rende capaci di fuggire e di ritornare, di combattere le burrasche continuando a godere della vita.
EliminaBravissima "LA NADIA" Eccelsa la sua scrittura.
Maurizio, grazie per il tuo intervento musicale e per aver arricchito con le tue considerazioni il pezzo da me scritto
RispondiEliminaGrazie a te Ippolita, Purtroppo i link non erano immediatamente eseguibili non so se avete avuto la pazienza di ricercarli. Nemmeno immagini qui sui commenti non riesco a metterne magari continuo sulla pagina fb se trovo il tempo. Comunque questo discorso rimasto infine sospeso di apertura all'incognito, di speranza come dice Unknown, rimane un po' vago purtroppo. Il libro che sto leggendo ora invece propone risposte e certezze. Non è un letterato l'autore ma un prete, Fabio Rosini, è il titolo è 'L' arte di ricominciare, (i sei giorni della creazione e l'inizio del discernimento)' e riporto solo la frase dell' ultima di copertina: 'Se vuoi ricominciare devi tornare all'inizio. E troverai quello che è vitale per te. In realtà troverai qualcun altro perché nessuno si inizia da sé.' Spero si possa cogliere il nesso con il desiderio di viaggiare, di scoprire che spinge sempre l'animo (anima) curiosa e inappagata
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