sabato 29 settembre 2018
Oggi 29 settembre
La data ormai è una canzone amata. Succede spesso nella letteratura la mitizzazione di un luogo, di un nome, di una data. Questo è il potere dell’arte, rendere immortale, fissare nell’immaginario collettivo un personaggio o un libro come se appartenesse a tutti, come se tutti sappiano chi esso sia. Tutti noi infatti sappiamo cosa successe il 29 settembre.
domenica 23 settembre 2018
Lungomare Cristoforo Colombo Pizzo Calabro
Dedicato a Maria Concetta da Toronto.
Lungomare Cristoforo Colombo, Pizzo.
In acqua:“Papà mi ha portato qui quando io avevo tredici anni. Ora papà non c’è più da sei settimane ed io avrei voluto annullare questo viaggio in Italia, già prenotato da mesi per l’anniversario dei miei dieci anni di matrimonio. Poi però tutti, mia sorella, mia madre, mi hanno detto di venire lo stesso in Italia ed io ho deciso di ritornare nei luoghi dove ci portò il mio papà e domani andremo nel paese dove è nato: Vallelonga. Esisterà ancora la casa della nonna a Vallelonga? Andrò a chiedere in Municipio. Non ricordo più dove si potrebbe trovare. Sarà stata abbandonata”
Mi sovvengono i racconti di Carmen Pellegrino " Se tornasse questa sera accanto" e " Cade la terra", le sue storie sui paesi e sui ricordi. Maria Concetta mi sta raccontando, in perfetto italiano, del luogo dove ora pensa di essere stata con suo padre, di una caletta a ridosso Piazza Cardona, dove ci troviamo in acqua a chiacchierare mentre in cielo volano uomini spinti da motori e colori e sulla spiaggia impazza la musica, poggiata su una barca e diffusa da un amplificatore portato da un gruppo di ragazzi che giocano a pallone in acqua. Tutto stupefacente per me che vengo a mare quasi per la prima volta in questo caldo giorno di settembre, e così stupefacente sembra anche alla mia interlocutrice trovarsi a parlare del suo papà Vincenzo, nato nel 1940, emigrato in Canada, ultimo di nove figli, e sempre rimasto legato al ricordo dei dolci locali, alle susumelle e ai mostaccioli, al suono della campana della Chiesa per la messa, sempre devoto alla Madonna.
Troverà anche lei, ora, i dolci che suo padre le ha portato dalla Calabria l'ultima volta che è stato qui? Troverà i fichi neri, i fichi d'india, troverà una Calabria che non so più neppure io?
Nel mentre parliamo mi sembra di vedere sorridere Vincenzo, questo il nome di suo padre, mi sembra di essere uno e tanti, di fare parte della storia universale di una emigrazione continua, di essere come quel granello di sabbia, uno dei tanti, che Maria Concetta raccoglie sulla spiaggia di Pizzo e porterà a Toronto dalla sorella insieme a questi miei ricordi scritti di cui la ringrazio.
Dai baci finali agli appunti di un incontro con Maria Concetta da Toronto
Ippolita Luzzo
Lungomare Cristoforo Colombo, Pizzo.
In acqua:“Papà mi ha portato qui quando io avevo tredici anni. Ora papà non c’è più da sei settimane ed io avrei voluto annullare questo viaggio in Italia, già prenotato da mesi per l’anniversario dei miei dieci anni di matrimonio. Poi però tutti, mia sorella, mia madre, mi hanno detto di venire lo stesso in Italia ed io ho deciso di ritornare nei luoghi dove ci portò il mio papà e domani andremo nel paese dove è nato: Vallelonga. Esisterà ancora la casa della nonna a Vallelonga? Andrò a chiedere in Municipio. Non ricordo più dove si potrebbe trovare. Sarà stata abbandonata”
Mi sovvengono i racconti di Carmen Pellegrino " Se tornasse questa sera accanto" e " Cade la terra", le sue storie sui paesi e sui ricordi. Maria Concetta mi sta raccontando, in perfetto italiano, del luogo dove ora pensa di essere stata con suo padre, di una caletta a ridosso Piazza Cardona, dove ci troviamo in acqua a chiacchierare mentre in cielo volano uomini spinti da motori e colori e sulla spiaggia impazza la musica, poggiata su una barca e diffusa da un amplificatore portato da un gruppo di ragazzi che giocano a pallone in acqua. Tutto stupefacente per me che vengo a mare quasi per la prima volta in questo caldo giorno di settembre, e così stupefacente sembra anche alla mia interlocutrice trovarsi a parlare del suo papà Vincenzo, nato nel 1940, emigrato in Canada, ultimo di nove figli, e sempre rimasto legato al ricordo dei dolci locali, alle susumelle e ai mostaccioli, al suono della campana della Chiesa per la messa, sempre devoto alla Madonna.
Troverà anche lei, ora, i dolci che suo padre le ha portato dalla Calabria l'ultima volta che è stato qui? Troverà i fichi neri, i fichi d'india, troverà una Calabria che non so più neppure io?
Nel mentre parliamo mi sembra di vedere sorridere Vincenzo, questo il nome di suo padre, mi sembra di essere uno e tanti, di fare parte della storia universale di una emigrazione continua, di essere come quel granello di sabbia, uno dei tanti, che Maria Concetta raccoglie sulla spiaggia di Pizzo e porterà a Toronto dalla sorella insieme a questi miei ricordi scritti di cui la ringrazio.
Dai baci finali agli appunti di un incontro con Maria Concetta da Toronto
Ippolita Luzzo
sabato 15 settembre 2018
Icarus di Matteo Cavezzali Ascesa e caduta di Raul Gardini
IL cinque settembre mi arriva e leggo questo libro, la sera poi la notizia della morte di Idina Ferruzzi, la moglie di Raul Gardini mi è vicina come se fosse un parente stretto, una persona cara.
Ha proprio ragione Matteo Cavezzali a raccontarlo così bene nel suo libro di quanto alcuni fatti e personaggi della vita pubblica del nostro paese siano diventati figure mitologiche, quasi semidei, e tali li abbiamo introiettati noi nel nostro immaginario.
1993, cosa ricordi io non so. Forse nulla se non proprio la morte di Raul Gardini, la vicenda di Mani pulite, la morte di Cagliari. Non ho ricordi della mia vita ma della vita e della morte di Raul Gardini.
Ammiravo questo imprenditore fantasioso e creativo che voleva far andare le auto con la benzina verde.
Benché capitalista, proprietario di un impero, rimandava una idea di libertà.
Poi arrivarono le inchieste e gli avvisi di garanzia per gli indagati in corruzione e Mani pulite fu uno stranissimo modo di procedere, un periodo in cui le manette sembravano sinonimo di giustizia e pulizia. Sembrava possibile svelare il meccanismo di connivenza fra potere politico ed economico. Ora con i 49 milioni di euro alla Lega dati da Benetton sappiamo che tutto rimase come prima se non peggio di prima. Allora però si portavano in carcere uomini che il giorno prima erano al comando di imprese enormi, dirigenti e funzionari, si portavano in carcere e il carcere era, come lo è per tutti, la privazione della libertà.
Raul Gardini era la libertà. Ricordo che anche io non ho creduto all’ipotesi del suicidio, benché potesse starci come stato d’animo. Non ho creduto al suicidio per tutte quelle incongruenze che Matteo Cavezzali racconta così bene nel libro Icarus. Credo che lo scrittore abbia avuto come suggeritore Gardini stesso, ne sono sicura. Consiglio di leggere questo libro e ringrazio Angelo Ferracuti per aver incoraggiato Matteo a scriverne.
“Ci sono mille modi di raccontare una storia. Soprattutto una storia che ha contorni sfocati e molti punti poco chiari. Una storia torbida in cui colpevoli e vittime hanno la stessa faccia. Chi racconta una storia decide i ruoli e assegna le parti. Ho sentito parlare della vicenda di Gardini da decine di persone, e ognuno raccontava una storia completamente diversa. Colpevole o vittima? Visionario o pazzo? A Ravenna tutto è un mosaico”
Nel libro di Matteo Cavezzali, la città di Ravenna, allora al centro del mondo economico, un impero.
La Basilica di Sant’Apollinare nuovo con i mosaici bizantini, i miti di Apollodoro, il labirinto e l’intervista di Enzo Biagi ad Idina Ferruzzi. In quel giorno lei disse la sua verità.
Matteo Cavezzali è un giornalista e scrittore rispettoso dei fatti e delle persone, si sente la sua sincera adesione, la sua grande partecipazione.
Leggiamo il libro e resteremo testimoni una volta di più di quanto la storia di alcuni ritorni e stia presente nel ricordo di molti, essendo questa la storia del nostro paese.
Ippolita Luzzo
Matteo Cavezzali nato nel 1983 vive a Ravenna. Collabora con diversi giornali tra cui la Repubblica e tiene un blog sul sito del Fatto Quotidiano. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati su minima&moralia, Nazione Indiana e nella raccolta Almanacco 2017. Mappe del tempo (Quodlibet 2017) curata da Ermanno Cavazzoni. Ha scritto testi per il teatro messi in scena in Italia e all’estero. Dal 2014 è direttore artistico del festival letterario ScrittuRa
venerdì 7 settembre 2018
Revisione auto in poesia
Revisione auto da Bartuca
In fila
le automobili
Salgono su un nastro
movente
Computer accesi
verificano le auto
Controlli tecnici
Linea di lavoro
Attendiamo in tanti
Un soccororista con divisa da lavoro,
Un altro con piccolo tatuaggio sul collo,
un altro ancora dai lunghi capelli bianchi
in tinta con la camicia
Attendiamo
Rava
Ford Ka
Panda
Sfilano in fila
Sono tutti uomini ad attendere
tranne me
Le donne non fanno revisione auto?
Un solo impiegato,
gentilissimo,
mi avverte: "Ci vorrà un'ora e mezza"
C'è la fila di settembre.
Sotto i cipressi, lungo il fiume vado a passeggiare
Dimentico la fila e poi ridacchio scrivendo.
Finalmente ci siamo!
Il tecnico mi saluta dicendomi: "Grazie per la pazienza!"
Ippolita Luzzo
Mi sono trattenuta dal rispondere che nel frattempo avevo scritto versi che manderò alla Nave di Teseo!
In fila
le automobili
Salgono su un nastro
movente
Computer accesi
verificano le auto
Controlli tecnici
Linea di lavoro
Attendiamo in tanti
Un soccororista con divisa da lavoro,
Un altro con piccolo tatuaggio sul collo,
un altro ancora dai lunghi capelli bianchi
in tinta con la camicia
Attendiamo
Rava
Ford Ka
Panda
Sfilano in fila
Sono tutti uomini ad attendere
tranne me
Le donne non fanno revisione auto?
Un solo impiegato,
gentilissimo,
mi avverte: "Ci vorrà un'ora e mezza"
C'è la fila di settembre.
Sotto i cipressi, lungo il fiume vado a passeggiare
Dimentico la fila e poi ridacchio scrivendo.
Finalmente ci siamo!
Il tecnico mi saluta dicendomi: "Grazie per la pazienza!"
Ippolita Luzzo
Mi sono trattenuta dal rispondere che nel frattempo avevo scritto versi che manderò alla Nave di Teseo!
giovedì 6 settembre 2018
Alessandro Lolli La Guerra dei Meme Fenomenologia di uno scherzo infinito
Nel 2017 mezzo miliardo di risultati per il neologismo "Meme".
Cosa è successo? I meme sono apparsi, sono delle immagini, sono degli oggetti, sono Internet fattasi corpo.
Il meme è una battuta, un emoticon.
Uno dei primi aspetti che il meme intercetta è l’umorismo. Qualcosa da portare dappertutto, ed è una community che lo fa proprio. Vi è un contenuto parodiato, abbiamo a che fare con un gioco che comprende nostalgia, autocommiserazione, malinconia e orgoglio. Tutto ciò lo potrete leggere nell'interessante libro di Alessandro Lolli, La guerra dei meme.
I Meme sono replicanti. Un oggetto di comunicazione che si espande replicandosi e, direi io, trascinando come una slavina
Il meme Chiara Ferragni, Il meme Fedez, il meme Riccardo Pozzoli. La Start Up, il fiume di soldi, la slavina di soldi verso il meme replicante.
Così io mi leggo Alessandro Lolli, La guerra dei meme.
Leggendo mi diventano meme, replicanti culturali, replicanti messaggi, replicanti comportamenti, questi personaggi che replicano se stessi. I meme tra noi.
Nel libro di Alessandro c’è lo studio della nascita del fenomeno e di come il meme sia stato un veicolo di immagini e concetti, senza concetti, in realtà.
Molto interessante capire perché ormai memetica e mimetica diventò la trasmissione della #culturaFedezFerragniPozzoli
Si comincia dall’etimologia che non c’è.
Meme è una parola inventata da Richard Dawkins nel 1976 scrivendo Il Gene egoista. Per lui il meme "come i gene sono dei replicatori di se stessi" macchine di sopravvivenza, una unità di senso minimo in un ente capace di replicarsi, dalla biologia alla cultura.
La parola viene dal greco mimeme imitazione ma diventa meme per assonanza con gene. Una semplice analogia. Come il gene si replica, in biologia, nei tessuti, così il meme è tutto ciò che nella cultura si replica. Ci incanta e ipnotizza come un fenomeno possa tanto invadere e trascinare, sia esso una vignetta, un modo di dire, un brano musicale, un vestito. Una moda, avremmo detto un tempo. Eppure il Meme è qualcosa di più, condiziona e veicola immagini, condiziona e veicola ideologie e modi di fare. Dal mondo dei videogiochi a Caparezza, sembra che si veicoli non una elaborazione da far propria e continuare, ma un prodotto da acquistare.
Un appiattimento di consenso. "Una truffa a cielo aperto" alla fine scrive Alessandro, cercando di scardinarne il meccanismo per far sì che questo "scherzo infinito" possa essere fruito e giocato da più ideologie, da più fruitori diversi e offra altre alternative.
Contro il condizionamento chiediamoci ogni volta, con Alessandro, "Quando ti chiedi cosa c'è dietro il meme e scopri che qualcosa non torna", in meme che inneggiano a modi di fare violenti, a razzismo, a misoginia, all'odio, in meme costruiti con notizie farlocche, in pagine e pagine, replicanti pancine e mammine cretine, per avvilire e inquinare, in pagine e pagine di falsi su falsi, fake e diversi. Un logorio di pensiero ottenuto replicando idiozie pericolose.
La parola meme è affascinante. Alessandro Lolli qui si interroga su cosa ne sia stato del meme con l’avvento dei social, di YouTube, di un web sempre più replicante un fenomeno.
Riprendiamoci il controllo del pensiero e conosciamo il fenomeno per giocare anche noi.
Un libro che consiglio moltissimo e che, sono sicura, starà in ogni scuola che voglia far capire e incoraggi il pensiero.
Con Alessandro Lolli nel regno della Litweb
Prima la conoscenza
Ippolita Luzzo
Cosa è successo? I meme sono apparsi, sono delle immagini, sono degli oggetti, sono Internet fattasi corpo.
Il meme è una battuta, un emoticon.
Uno dei primi aspetti che il meme intercetta è l’umorismo. Qualcosa da portare dappertutto, ed è una community che lo fa proprio. Vi è un contenuto parodiato, abbiamo a che fare con un gioco che comprende nostalgia, autocommiserazione, malinconia e orgoglio. Tutto ciò lo potrete leggere nell'interessante libro di Alessandro Lolli, La guerra dei meme.
I Meme sono replicanti. Un oggetto di comunicazione che si espande replicandosi e, direi io, trascinando come una slavina
Il meme Chiara Ferragni, Il meme Fedez, il meme Riccardo Pozzoli. La Start Up, il fiume di soldi, la slavina di soldi verso il meme replicante.
Così io mi leggo Alessandro Lolli, La guerra dei meme.
Leggendo mi diventano meme, replicanti culturali, replicanti messaggi, replicanti comportamenti, questi personaggi che replicano se stessi. I meme tra noi.
Nel libro di Alessandro c’è lo studio della nascita del fenomeno e di come il meme sia stato un veicolo di immagini e concetti, senza concetti, in realtà.
Molto interessante capire perché ormai memetica e mimetica diventò la trasmissione della #culturaFedezFerragniPozzoli
Si comincia dall’etimologia che non c’è.
Meme è una parola inventata da Richard Dawkins nel 1976 scrivendo Il Gene egoista. Per lui il meme "come i gene sono dei replicatori di se stessi" macchine di sopravvivenza, una unità di senso minimo in un ente capace di replicarsi, dalla biologia alla cultura.
La parola viene dal greco mimeme imitazione ma diventa meme per assonanza con gene. Una semplice analogia. Come il gene si replica, in biologia, nei tessuti, così il meme è tutto ciò che nella cultura si replica. Ci incanta e ipnotizza come un fenomeno possa tanto invadere e trascinare, sia esso una vignetta, un modo di dire, un brano musicale, un vestito. Una moda, avremmo detto un tempo. Eppure il Meme è qualcosa di più, condiziona e veicola immagini, condiziona e veicola ideologie e modi di fare. Dal mondo dei videogiochi a Caparezza, sembra che si veicoli non una elaborazione da far propria e continuare, ma un prodotto da acquistare.
Un appiattimento di consenso. "Una truffa a cielo aperto" alla fine scrive Alessandro, cercando di scardinarne il meccanismo per far sì che questo "scherzo infinito" possa essere fruito e giocato da più ideologie, da più fruitori diversi e offra altre alternative.
Contro il condizionamento chiediamoci ogni volta, con Alessandro, "Quando ti chiedi cosa c'è dietro il meme e scopri che qualcosa non torna", in meme che inneggiano a modi di fare violenti, a razzismo, a misoginia, all'odio, in meme costruiti con notizie farlocche, in pagine e pagine, replicanti pancine e mammine cretine, per avvilire e inquinare, in pagine e pagine di falsi su falsi, fake e diversi. Un logorio di pensiero ottenuto replicando idiozie pericolose.
La parola meme è affascinante. Alessandro Lolli qui si interroga su cosa ne sia stato del meme con l’avvento dei social, di YouTube, di un web sempre più replicante un fenomeno.
Riprendiamoci il controllo del pensiero e conosciamo il fenomeno per giocare anche noi.
Un libro che consiglio moltissimo e che, sono sicura, starà in ogni scuola che voglia far capire e incoraggi il pensiero.
Con Alessandro Lolli nel regno della Litweb
Prima la conoscenza
Ippolita Luzzo