domenica 25 novembre 2012

Regnante di un regno che non esiste- La letteratura Web




Già Fortini lo scriveva nel 1960-I luoghi dell’opinione e del gusto letterario sono stati sorpresi
 nel giro di pochi anni dall’insorgere di forme per noi nuove dell’industria della cultura
 che hanno mutato aspetto e funzione agli organi di mediazione fra scrittori e pubblico.-
All’apparir del vero tu misera cadesti…
 la società letteraria all’apparire di internet si è erosa, oppure è esplosa,
 e trasformata in pulviscolo è diventata una delle prime cause dell’inquinamento atmosferico.
La letteratura web, croce e delizia di tutti noi, utenti di un pc.
Nel 1993 Emanuele Trevi, nel suo Istruzioni per l’uso del lupo, lamenta la fissità marmorea e un po’ demente delle istituzioni.
Macchine sociali produttrici di consenso…noi cercavamo altro, abbiamo trovato internet, abbiamo il web.
Sarai regina e regnerai, le cose che tu sognerai diventeranno realtà- cantava Moustaki, un tempo lontano.
Perché non crederci?
Così anche io, a un anno a questa parte, pigio frenetica i tasti di un pc, iscrivendomi ai siti letterari, così è scritto su Google.
La Recherche, Neteditor, Alidicarta, Descrivendo, Altramusa…una infinità di siti dove, senza sbarramento, tutti possiamo iscriverci, tutti possiamo scrivere, tutti possiamo leggere e commentare.
Liberi tutti
Scriviamo tutti, molti, numerosissimi.
Scriviamo e scriviamo, poi litighiamo.
 Le risse diventano furiose come in un salotto letterario vero,
 per una virgola, per un commento,
 per come e per quanto un romanzo possa chiamarsi romanzo.
Io, nel mio sito di allora,  divento la pietra dello scandalo, io canticchio, faccio collage di canzoni, parole ed opere, di poesie, di film, un minestrone e i classici si impuntano, ne nasce un bellissimo dibattito e vengo incoronata regina della litweb da dissidenti dell’ordine costituito.
Mi aprono un blog,  mi invitano in un altro blog,  divento una blogger e tutto si trasforma 
sotto il regno del nuovo millennio
Evviva questo mondo,
Evviva noi, in fondo siamo in tanti a crederci, però,  una volta tanto vorrei che fossi tu a dirmelo, lo sai.
Tu… che non ci credi veri,
tu che non ci leggi mai,
tu, editore, scrittore,
tu giornalismo di prestigio,
tu premio letterario,
tu Università
il tu tu tu tu sempre occupato, una linea intasata da tante richieste.
Ma noi leggiamo e scriviamo, poi litighiamo, senza stancarci,
 senza annoiarci, perchè
nel regno  della litweb non tramonta mai il sole,
come potrebbe?
Manca il cielo in questo regno,
a dir la verità manca anche la terra. 



Ippolita Luzzo 






3 commenti:

scaglie poetiche ha detto...

Il "TU" che tu dici è sempre impegnato altrove, dietro ai premi letterari, alle politiche editoriali, a fare marchette al presunto scrittore di turno, a fare e a disfare l'ordine del mondo... e non ha tempo...
è un TU autoreferenziale, referenziale, non ama il botta e risposta, tutto insieme appassionatamente attorno a 200 click; ah! se potessi avere mille click al mese! Un abbraccio

Anonimo ha detto...

E' tutto molto vero. Condivido ogni parola, ogni sillaba, ogni virgola.
Nel giro di pochissimi anni siamo passati da non scrivere affatto (chi scriveva più lettere a mano, anche solo dieci anni fa? Magari una cartolina ogni tanto...) all'essere una nazione, un continente, un mondo di aspiranti autori di best-seller mascherati da scrittori in erba. E mi ci metto anch'io, che senza la nascita di internet non mi sarei mai messo a scrivere con serietà. Troppa fatica, prima, prendere in mano penna e calamaio, fare ricerche in biblioteca, spedire e ricevere documenti agli editori...
Non voglio giudicare il livello medio degli scritti che circolano in rete (certo è che, se ci basiamo anche solo unicamente sulla legge dei grandi numeri, in giro non possono esserci milioni e milioni di nuovi Petrarca o Levi o Buzzati...), però forse tutto questo gran scrivere alla fine non significa necessariamente comunicare. Così come fare cento telefonate al giorno, o mandare mille sms non significa avere qualcosa da dire.
Anche per questa esagerazione di "offerta" di nuovi autori il mercato editoriale è in subbuglio. Le case editrici si stanno piano piano rifiutando di pubblicare manoscritti di esordienti (a meno che questi non paghino laute "compartecipazioni alla spesa"). Anche grazie a internet l'editoria è diventato un mercato come un altro (in ampia decrescita - come quasi tutti i mercati al giorno d'oggi); la cultura non ha mai pagato e forse non pagherà mai, siamo d'accordo, ma magari "prima" era più facile che uscisse qualcuno di valido, mentre ora... chissà.
Anche questa è globalizzazione, baby. Tutto si mescola, tutto si tagga, tutto si condivide, tutto si cita (molto spesso senza citare la fonte), per cui alla fine non si sa più cosa sia di chi, chi ha scritto cosa.
Tutto è di tutti. E quindi di nessuno. Anche lo spazio su cui scrivere, anche la cultura. Se questo sia in realtà un male o un bene non lo so. Di per sé, spingere la gente a scrivere di più, a comunicare maggiormente non può essere una cosa negativa.
Certo è che in un mondo dove in tanti, troppi, urlano e sgomitano per farsi ascoltare è la qualità del messaggio la prima a soffrirne...

Un saluto.

Giuseppe Conti

Litweb ha detto...

Giuseppe, Grazie, ma io credo che studiare, leggere e scrivere, e far di conto siano i pilastri di un nostro modo di essere.
Non importa poi il resto.
Tutto il resto è un caso