mercoledì 4 maggio 2022

Calati junco

 9 febbraio 2010

Calati jiunco ça passa la chjna


Piegati giunco che passa la piena, la furia dell’acqua, il fiume in piena, senza argini, 

piegati giunco, abbassati, per resistere, rimarrai così saldamente al tuo posto, perché non potrai essere trascinato  dall’irrompere tumultuoso delle acque, 

piegati giunco, ma fermo, non vacillare, stabile, non è un simbolo di sconfitta, è una dolorosa, reale constatazione, quando gli avvenimenti ci travolgono, quando ogni nostro agire è come un boomerang contro di noi, quando “taci, il nemico ti ascolta…” e il sospetto attanaglia anche le menti più ben disposte, allora è tempo di – calati jiunco ça passa la chjna. -

La piena, proprio per la sua irruzione tempestosa, dilavante, cieca, non dura molto. La furia che ha in sé trasporta, scortica, sposta, e tutto involve, ma poi si placa. 

Finita l’esuberanza, la tracotanza, l’imperio, - dicono i poeti – la quiete dopo la tempesta. 

Ma durante la tempesta non basta piegarsi, ancorarsi, non basta: quanti umili, fragili, o forti sono stati cancellati, e allora bisogna imparare ad affidare le nostre sorti, con umiltà riconoscere il momento e pregare, e con nuovi occhi guardare quel che resta, quel che non c’è più, la miseria, la pochezza dei nostri averi.

Chjcati jiunco, perché di una cosa siamo sicuri tutti, che passa la piena e se ne va.

Ippolita Luzzo 

 







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