mercoledì 15 settembre 2021

Giovanni Tizian Direttore artistico di Trame Festival


 Primo settembre 2021 Trame 10 Festival dei libri sulle mafie  ore 20: " Domani" Come nasce un giornale con Giovanni Tizian, Emiliano Fittipaldi, Nello Trocchia. Si discute di giornalismo d'inchiesta, del tempo per fare un'inchiesta, della possibilità di fare un'inchiesta, e delle ripercussioni sulla carriera di un giornalista per l'inchiesta fatta. Le denunce che vengono fatti ai giornalisti per mettere a tacere inchieste scomode, e come il nostro sistema giudiziario non preveda di far pagare chi denuncia i giornalisti e poi perda la causa. Sarebbe questo un buon sistema per mettere un freno alle denunce come mezzo per impedire che si sappiano corruzioni e ricatti. 

Parlano Emiliano Fittipaldi e Giovanni Tizian ricordando le inchieste passate, nei giornali dove era possibile denunciare l'esito di ricerche. 

Difficile fare giornalismo ma

e su quel ma si ritorna a sfidare i tempi di transizione e trasformazione, si ritorna a sfidare la crisi del giornale di carta, e si propone una nuova testata giornalistica con l'intento di riprendere il mestiere della stampa, il Giornalismo d'inchiesta.

Seduta fra il pubblico ascolto Emiliano, Giovanni e Nello, nella felicità di vedere ancora quanto entusiasmo e serietà abbiano, quanta competenza e voglia di verità, quanto siano credibili, quanto riescano ancora a dare senso al giornale, a leggere un giornale.

Desidero far conoscere a tutti voi Giovanni Tizian Direttore artistico di Trame Festival

"Giovanni Tizian a Domani è capo servizio e inviato cronaca e inchieste. Ha lavorato per L’Espresso, Gazzetta di Modena e ha scritto per Repubblica. È autore di numerosi saggi-inchiesta, l’ultimo è il Libro nero della Lega (Laterza) con lo scoop sul Russiagate della Lega di Matteo Salvini. 

Laureato in criminologia presso l'Università di Bologna, ha iniziato pubblicando su «La Gazzetta di Modena» le sue prime inchieste, con cui nel 2012 ha vinto il Premio per i giornalisti di provincia "Enzo Biagi". Sempre nel 2012 gli sono state assegnate la menzione speciale al "Premio Biagio Agnes" e la Colomba d'oro per la pace. Al giornalismo ha affiancato l'impegno civile e sociale, collaborando con "daSud", l'associazione antimafia con sede a Roma costituita nel 2005 da giovani emigranti meridionali che non hanno intenzione di lasciare le loro terre in mano alle cosche."

 Vado a spulciare la biografia a casa, vado a vedere e dietro la persona scopro la storia di suo padre, bancario che mentre da Locri, sua sede di lavoro,  rientra a Bovalino, in provincia di Reggio Calabria la sera del 23 ottobre 1989 viene ucciso.

Trovo un'intervista di Anna Foti e voglio riportare qualche stralcio:" Il 23 ottobre 1989, a colpi di lupara, veniva assassinato tuo padre, Peppe Tizian mentre da Locri rientrava a Bovalino dopo una giornata di lavoro. Quanti anni avevi? Cosa ricordi o cosa ti è stato raccontato di quella sera?

Avevo 7 anni, ricordo poco e niente. Immagini confuse, una nebulosa di ricordi. Ricordo che mi è stato raccontato subito come un incidente, poi la verità. Terribile.

Peppe Tizian, un funzionario di banca che non si è piegato al malaffare mafioso. Un esempio di integrità. Un uomo per bene che, come tanti (troppi!) per la sua rarità assurge, quando è troppo tardi per onorarne e difenderne la vita, ad eroe. Ma secondo te, tuo padre era un eroe o un uomo per bene. Come vorresti che fosse ricordato?

Come un lavoratore normale, non credo negli eroi (in questo pese gli eroi servono solo a liberare la collettività dalle responsabilità e dall’impegno quotidiano, come dire: “tanto ci pensano gli eroi a salvarci, noi possiamo stare tranquillamente a guardare’’). Vorrei che fosse ricordato come Peppe Tizian, padre, lavoratore, uomo, con i suoi sogni, i suoi ideali, i suoi sbagli, il suo impegno.

Quella sera la tua vita è cambiata e forse anche il futuro che avresti scelto. Tu oggi racconti la ndrangheta nella tua attività giornalistica. Ormai emiliano di adozione, hai drammaticamente ritrovato anche lì il fenomeno mafioso. Come sei arrivato scegliere questo mestiere e perché hai scelto di occuparti proprio di mafia?

Ho iniziato quando mi sono accorto di alcune logiche che regolano la vita economica anche in Emilia. Il favore, la corruzione, gli incendi dolosi, le minacce, la cocaina. Mi sono chiesto chi stesse dietro a tutto questo. E piano piano con la Gazzetta di Modena abbiamo iniziato a raccontare il potere dei clan in Emilia, e al nord. Potere che non porta il nome solo di ‘ndrangheta, ma anche di clan dei casalesi.

Rischi la vita, come l’ha rischiata e drammaticamente perduta tuo padre. Perché pensi che valga la pena di onorare la funzione sociale del giornalismo fino a questo punto?

Quando ho iniziato a scrivere non credevo di dovere arrivare a questo punto per continuare a lavorare. Ma questa è l’Italia. Un Paese che mal sopporta l’informazione, la libera informazione. Onorare la funzione sociale del giornalismo vuol dire innanzitutto raccontare quello che costringe il nostro Paese in questa immobilità. Stretto tra corruzione e mafia. Quella funzione sociale non la si onora perché viene assegnata una scorta, ma si onora lavorando assiduamente per contribuire alla formazione di una coscienza collettiva, credo che il giornalismo e l’informazione possano essere uno strumento a disposizione dei cittadini con i quali essi possono leggere la realtà che li circonda. Spetta a loro poi chiedere conto alle Istituzioni. Spetta a loro boicottare i locali di cui scriviamo negli articoli e li indichiamo come mafiosi.

Ti sei mai sentito solo nel dire la verità? Le verità hanno un prezzo o un valore?

Solo mai. Siamo in tanti e altrettanti hanno creato una rete senza precedenti, una rete che chiede diritti, regole, giustizia. E verità. Senza verità non ci può essere giustizia. L’Italia dei misteri ha bisogno di sapere, di conoscere, chi l’ha ridotta così. Credo sia un valore fondamentale per una democrazia vera."

 Il valore della conoscenza, la voglia di giustizia, i diritti che spettano ai cittadini, sono le basi del mestiere di uomo e di giornalista che Giovanni Tizian ci ha trasmesso in questi cinque giorni di Festival vissuti intensamente. 

Un grazie moltiplicato per mille, diecimila, centomila, milioni di lettori al giornalismo vero e alle persone vere come Giovanni Tizian dal Regno Della Litweb augurale

Ippolita Luzzo 






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