lunedì 3 giugno 2019

Storia dell'uno e dell'altro di Gianluca Minotti


L'interruttore d'argento. Compie un anno il 18 giugno questo delizioso libro di Gianluca Minotti e mi sembra bello festeggiare il compleanno con i sette anni del blog, saranno sette anni giorno 8 giugno, dalla nascita del blog e dall'invenzione del Regno della Litweb. L'invenzione del regno ha permesso di creare un insieme di relazioni, di possibilità amicali e di stima, nel mondo della buona letteratura, quella che salva gli uomini dalla solitudine. 
Attraverso la lettura di Gianluca conosco la Casa editrice Ottotipi, con l'accento sulla o oppure sulla i, a secondo del significato, una casa editrice nata quasi con questo libro, almeno questo è il primo libro della collana Fuochi diretta da Francesco Formaggi.
Mi piace seguire le nascite, gli entusiasmi, e applaudire quando a tanto impegno ed entusiasmo corrisponda la bontà dell'opera.
Conosco Gianluca per le sue lettere su Satisfiction, rivista letteraria da me letta dal 2014 e con la quale credo di avere in comune la data  di nascita. Si dice spesso, ma non sarà vero, che sotto il segno della Vergine stiano moltissimi scrittori, forse per via di una esagerata propensione, dei nativi nel segno, ad accorgersi dei dettagli e a fare analisi e sintesi.  Io non sono immune da ciò e da lettrice mi immergo nei libri, ci vivo dentro e se mi sento congeniali i personaggi me li porto con me. Non sempre succede ma è ciò che mi è successo con i racconti di Gianluca.
 Storie li chiama lui nel titolo, Pezzi ho preso a chiamarli io.
" Accade che quando l’uno si specchia, l’immagine riflessa non sia la sua, bensì quella dell’altro. Questo è insolito, certo, ma non tanto se si tiene conto di una certa simmetria che gli specchi comunque mantengono; e infatti, quando a specchiarsi è l’altro, ecco che l’immagine riflessa è quella dell’uno. Da ciò ne consegue che l’uno non esiste senza l’altro e che l’altro non esiste senza l’uno, ma anche che ciascuno ha un’immagine distorta di sé, nella maniera in cui si può considerare distorto ciò che è al contempo diverso e uguale a noi. Perché non sempre è evidente chi sia l’uno e chi sia l’altro, e quando non lo è, è sufficiente mettersi di fronte allo specchio: l’immagine che apparirà sarà il rovescio di ciò che siamo." Lo tengo carissimo il pezzo iniziale, quello specchio che tanto ci fa soffrire, lo specchio con cui un altro ci vede, lo specchio con cui noi lo vediamo, lo specchio di una relazione frantumata e offesa. 
L'altro giorno una mia amica mi ha detto le stesse parole del libro di Gianluca, dopo le metterò, e mentre lei le diceva a me io avrei voluto dire a lei che le volevo bene, che non poteva sentirsi così sola se io ero sua amica, e che io non mi sentivo sola proprio perché sentivo lei amica. Nel momento in cui io non ho potuto esprimere la mia cervellotica asserzione e su come non mi sentissi sola, benché trascorra le giornate a dialogare o con i muri di casa o con la home di facebook, io ho imparato a memoria questo pezzo di Gianluca,che sono le stesse parole della mia amica"Certe volte quando torno a casa è talmente tanta la solitudine che non trovo neanche me stesso. Accendo la luce e niente, non ci sono, non sono tornato, non so quando tornerò. Prendo un libro, mi siedo davanti alla tv, e giunge la notte e sento il cancelletto del cortile sbattere e mi sporgo dalla finestra a guardare e certe volte mi vedo, sono lì che fumo e mi affretto a raggiungermi e afferro il giaccone e sbatto la porta e scendo le scale di corsa mentre io salgo con l’ascensore, arrivo al pianerottolo, apro la porta di casa, accendo la luce e niente, non ci sono, non sono tornato, non so quando tornerò."  Lei mi disse proprio uguale o quasi, ed è tanta la grandezza dello scrittore quando riesce a intercettare i pensieri, il brusio, di tante storie indistinte e dare a loro l'unicità. 
Maria, una delle donne delle storie, sembra mia madre. Come mia madre riempie la casa dove abita, come lei sistema e mette ordine "seduta a rammendare una camicia, a riattaccare un bottone, chinata a infilare panni nelle nostre lavatrici e a stendere il bucato del nostro domani." Mia madre ha 95 anni e noi, io e mia sorella, ma soprattutto mio fratello, uomo fragilissimo, non saremo più niente senza lei. Lei come Maria "Maria riempie con la sua presenza lo spazio intero e non c’è niente intorno che esista senza di lei."
Abbraccerò questo libro, come sto abbracciando le sue storie, come credo già di conoscere lo scrittore, e vorrei chiedere come sia riuscito con ogni frase  a far parte del vissuto dei suoi lettori. Le storie, i Pezzi, hanno un narratore, lo incontriamo infatti a casa di Maria, e, mentre mangia le lasagne di Maria, dice che  ci vorrebbe un interruttore d'argento per tutti noi, per tutti quelli che continuano a credere che raccontando si attivino circuiti, che raccontando si raccolgano, come fiori, amicizie e affetti. " il narratore ci ha spiegato come l’interruttore gli serva per gestire i contatti, per consentire, interdire, deviare il passaggio di informazioni dagli uni agli altri, aprire e chiudere più circuiti contemporaneamente, sebbene ancora gli sfuggano le leggi che regolano i circuiti più sofisticati, e sebbene il suo interruttore – e ce lo ha 
mostrato posando la forchetta – non sia comunque idoneo a supportarli perché rivestito di platino. Il platino non è un
metallo a elevatissima conducibilità elettrica, ha confermato Maria con rammarico. Il narratore ha annuito.Ci vorrebbe un interruttore d’argento"
L'interruttore d'argento nel Regno della Litweb
Ippolita Luzzo 

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